Arrampicata sportiva: libera la tua mente

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Appena provato è stato subito amore: il free climbing, o arrampicata libera, è uno sport che pratico ormai da due anni abbondanti ma che sembra faccia parte di me da molto più tempo.

Amo gli sport in generale, soprattutto quelli all’aria aperta, e l’arrampicata coniuga molti dei valori e degli stimoli che ricerco in un’attività sportiva: impegno, concentrazione, coraggio, determinazione e sicuramente molta adrenalina!

 

La cosa che invece ho scoperto praticandolo, e che mi ha fatto abbandonare ogni altro sport per dedicarmi solo a questo, è che ad ogni incontro con la roccia, puoi superare i tuoi limiti fisici e mentali, letteralmente.

 

Prima di proseguire però, occorre fare un po’ di ordine e chiarezza per quanto riguarda la classificazione degli sport in montagna che comprendano l’arrampicarsi su una parete, grande o piccola che sia. L’arrampicata libera, infatti, fa parte della grande famiglia dell’arrampicata, che è differente dall’alpinismo.
(In queste poche righe cercherò di spiegare a grandi linee le differenze tra i vari stili, anche se ogni voce meriterebbe un approfondimento degno. Mi perdonino i più esperti se tralascio termini tecnici o ometto alcuni aspetti, ma l’intento non è scrivere un articolo su tecniche e materiali).

L’alpinismo infatti, è quell’attività che riguarda la salita di una cima con diversi strumenti e in diverse condizioni climatiche. Si può conquistare la vetta arrampicando legati in cordata se si affronta una parete verticale, utilizzando ramponi e picozze se in ambiente invernale con ghiaccio e neve, o proseguendo in “conserva” semplicemente a piedi, se per esempio si affrontano creste o pendii che non richiedono l’utilizzo di particolari attrezzature.

Nel corso della storia, ovviamente, l’alpinismo ha avuto una forte evoluzione, e se prima si cercava di vincere la montagna dalla via più facile, nel corso del tempo si è cercato di arrivare in vetta per versanti e vie più difficili, in condizioni avverse (si pensi alle ripetizioni invernali di vie) o magari cercando di battere un record di tempo.

 

L’arrampicata libera, chiamata anche arrampicata sportiva, è quello sport (da cui appunto il nome) che prevede la salita di un tiro di corda o una via di roccia, utilizzando per la progressione solamente mani e piedi (calzando ovviamente delle scarpette adatte). La corda serve solo per la protezione dello scalatore, quindi per arrestare eventuali cadute.

L’obiettivo quindi non è più la conquista della vetta, ma lo stile della progressione: bisogna riuscire a salire senza appendersi alla corda o aiutarsi con altri mezzi.

L’arrampicata libera, a sua volta, si divide in diverse attività che sono: arrampicata in falesia, arrampicata su vie sportive e il bouldering.

Quest’ultimo è uno stile di arrampicata che prevede di salire grossi massi alti anche 5-6 metri senza corda e proteggendosi solo con dei materassoni (crash-pad) posti alla base del masso.

L’arrampicata in falesia e quella su vie sportive invece, prevede la salita di una lunghezza di corda (falesia) o più lunghezze concatenate (vie sportive) in cui la via è riconoscibile grazie a degli ancoraggi fissi piantati nella roccia (fix, spit o fittoni resinati) che permettono di agganciare un rinvio (due moschettoni accoppiati da una fettuccia che li unisce) e far scorrere la corda per proseguire la progressione.

Alla fine di ogni tiro è presente una sosta (generalmente costituita da due punti di ancoraggio uniti da una catena o un cordino) dalla quale il climber si può calare per tornare a terra oppure per assicurarsi, recuperare il compagno da sotto e proseguire poi per il tiro successivo.

Come citato sopra, un climber ha sempre un compagno che lo assicura dalle cadute grazie ad un dispositivo che frena la corda e che è generalmente attaccato all’imbragatura dell’assicurante.

 

Con l’aumentare della difficoltà aumentano anche i requisiti fisici e mentali per poter completare le ascensioni: se da una parte i muscoli e i tendini delle spalle, avambracci e dita sono molto sollecitati, dall’altra il cervello deve rispondere ad una miriade di stimoli sotto stress.

Credo infatti che la condizione mentale influisca alla pari (se non di più in alcuni casi) a quella fisica.

 

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Il problema è che se abbiamo una giornata in cui siamo distratti, tristi, o demotivati non solo arrampicheremo male e con più fatica, molto probabilmente non passeremo nemmeno da quel dato tiro senza riuscire a concluderlo.

 

Trovo l’arrampicata sportiva un po’ come una metafora della vita. Se vogliamo proseguire verso l’alto dobbiamo lottare e la riuscita dell’impresa dipende solo da noi. Nonostante si possa condividere l’esperienza con diverse persone ognuno di noi si troverà faccia a faccia con le difficoltà singolarmente.

 

Affrontare la roccia è affrontare noi stessi. Non veniamo infatti sconfitti dalla montagna ma solo dalle nostre paure, la conquista non è quella della parete ma è dentro di noi perché siamo riusciti a superare i nostri limiti, seppur di poco.

E l’effetto è subito percepibile: appena iniziato questo sport guardavo alcune pareti pensando che mai nella vita avrei potuto salire; troppo lisce, troppo verticali, troppo esposte. Eppure dopo poco tempo sono riuscito con fatica a superarle, e oggi le ritengo addirittura facili! Questo la dice lunga sulla percezione che abbiamo delle cose e di quello che la semplice determinazione può farci fare.

 

E’ incredibile l’effetto che fa la mente quando dobbiamo affrontare un passaggio difficile. La paura se non viene adeguatamente dominata, inizia a far trapelare una miriade di pensieri negativi: non sono abbastanza forte per superare la difficoltà, oggi potevo starmene a casa a fare qualcosa di bello, oddio rischio di ammazzarmi, se cado mi farò malissimo… eccetera eccetera.

In genere queste situazioni accadono quando si è in punti precari, su prese aleatorie, che magari fatichiamo a stringere e che magari ci permettono di resistere solo per pochi secondi se non ci decidiamo a fare il passo e salire.
E’ proprio in quei momenti, con le braccia stanche e con il cuore che rimbomba nei timpani che bisogna uscire dalla propria zona di comfort, spingere sull’asticella del coraggio e compiere una specie di “atto di fede” e proseguire alla presa successiva.

Molte volte superato il passo duro ci si trova in una buona posizione per “riposare” e poter proseguire, altre volte invece troviamo un passo ancora più duro e nonostante questo, proviamo ad andare avanti, ma la stanchezza ci fa cadere.

Attimi di panico, il tempo sembra cristallizzarsi nell’istante in cui realizziamo che finiremo giù.

Ma non c’è tempo da perdere, istintivamente si cerca di cadere nella posizione corretta, attutendo l’impatto sulla roccia con i piedi e ammortizzando con le gambe, mentre la corda si tende e ammorbidisce la caduta fino a fermarla con un deciso strattone.

 

Capita di cadere in arrampicata sportiva, fa parte del gioco.

Quando cadi e guardi il punto da dove sei caduto capisci che non ti succederà nulla per aver provato, anzi, capirai che la caduta ti serve per risalire e ritentare il passaggio in un modo ancora migliore. Ci si rende anche conto che le conseguenze di aver provato a fare qualcosa al di sopra delle nostre capacità non sono affatto mortali o rischiose per noi.

 

Ovviamente gli incidenti e gli infortuni capitano anche in questo sport, ma nella maggior parte dei casi cadere o scivolare è alla stregua di altri gesti atletici falliti come inciampare durante una corsa o perdere l’equilibrio sul surf: paghi la conseguenza di un errore o una distrazione.

 

L’aspetto mentale dell’arrampicata è sottolineato dal fatto che quando si arrampica si è praticamente soli. Avrai sempre un compagno a farti sicura dal basso, ma quando sei sulla roccia nessuno potrà arrampicare per te o darti una mano per fare un passaggio. Potrai ricevere consigli su come affrontare un tiro o una sequenza di movimenti, ma alla fine dovrai ascoltare la tua testa e ragionare a mente lucida per riuscire a passare senza affaticarti troppo e con movimenti sciolti ed eleganti.

Addirittura capita spesso, che su vie di roccia, cioè quando si affronta una parete intera, il compagno si perda di vista già dai primi metri del tiro. In questo caso si è davvero soli, lasciati in compagnia del vento che soffia tra i capelli e del tintinnio dell’attrezzatura attaccata all’imbrago che scandisce con un leggero scampanellio ogni movimento del climber. L’unica connessione che abbiamo con il nostro compagno è la corda, che segue i nostri movimenti e striscia con noi verso la sosta successiva.

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Il grado di soddisfazione che si prova ad arrampicare è enorme, oltre al puro gesto atletico che ogni sportivo ricerca nel suo sport. Il contatto con la roccia ti avvicina alla natura, e godersi il panorama alla fine di una parete è molto più rilassante dopo lo sforzo fisico.

Inoltre, le ore passate ad arrampicare, ti fanno dimenticare lo stress della vita di tutti i giorni, i problemi lavorativi e personali diventano piccoli e insignificanti e ti rendi conto che se liberi la mente da tutti i tuoi pensieri riesci ad arrampicare molto meglio.

 

In conclusione, se ti piace stare in mezzo alla natura e ti piace la montagna, questo sport potrebbe avere dei risvolti interessanti per te.

Tutti possono arrampicare. Non c’è un limite di età, sesso o corporatura. La scala delle difficoltà è estremamente varia e ognuno può trovare gradi adatti al suo livello. L’unica condizione è aver voglia di mettersi in gioco e non aver paura di “sporcarsi le mani”.

 

C’è un solo lato negativo in tutto ciò: arrampicare crea dipendenza!

 

Matteo G.

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5 Commenti

  1. Altro che sport per persone coraggiose, mi sale l’adrenalina solo a leggerti! Grazie per questa spiegazione comprensibile anche a chi non conosce nulla di questa attività. Sicuramente è uno sport che ti forma il carattere e che aiuta chi lo pratica a capire di più se stessi, a scoprire come gestire le proprie emozioni e impegnarsi davvero verso la vetta del successo, sia metaforicamente che nei fatti. Grazie!!!

  2. “Trovo l’arrampicata sportiva un po’ come una metafora della vita. Se vogliamo proseguire verso l’alto dobbiamo lottare e la riuscita dell’impresa dipende solo da noi. Nonostante si possa condividere l’esperienza con diverse persone ognuno di noi si troverà faccia a faccia con le difficoltà singolarmente.
    Affrontare la roccia è affrontare noi stessi. Non veniamo infatti sconfitti dalla montagna ma solo dalle nostre paure, la conquista non è quella della parete ma è dentro di noi perché siamo riusciti a superare i nostri limiti, seppur di poco.”
    Grazie mille Matteo! Mi é piaciuto un sacco il tuo articolo. In particolare il pezzo che ti ho citato e le riflessioni che hai fatto in seguito. Tutti dovrebbero leggere questo articolo e prendere esempio da te, tutti noi dovremo superare le nostre paure e quelli che consideriamo i nostri limiti. Ho potuto approfondire un po’ l’argomento, terrò in considerazione questo sport! Anche perché mi piacerebbe molto provare 🙂 grazie ancora!

  3. Complimenti per l’articolo Matteo! Io ho arrampicato per un breve periodo di tempo e mi sono ritrovato molto nei punti in cui hai descritto le sensazioni durante l’arrampicata. Ora mi hai fatto tornare la voglia di questo bellissimo sport 🙂

  4. Molto interessante, non sono un amante di sport di questo tipo. Ricordo però che una volta in gita abbiamo scalato una parete rocciosa, non era obbligatorio farla, però per via delle leggi della virilità maschile e della competizione con i miei compagni di classe, mi sono messo l’imbragatura e ho scalato la parete. Devo dire che, nonostante io soffra di vertigini, una volta arrivato in alto mi sentivo davvero contento e soddisfatto di me stesso. O almeno finché non ho guardato giù. La parte peggiore è stata la discesa, in cui dovevamo lanciarci all’indietro per scendere, e lanciarmi all’indietro nel vuoto è stato impegnativo… ahahha però lo ricordo come un bel momento. 🙂

  5. Il bouldering mi è sempre piaciuto e ho sempre voluto avere una palestra in casa dove poterlo praticare. Mi è piaciuta moltissimo la descrizione che hai fatto, mentre scrivevi immaginavo la scena e le sensazioni che si vivono. Le difficoltà e il modo di reagire che hai spiegato valgono anche nelle sfide che abbiamo quotidianamente e dobbiamo sempre essere coscienti che niente è difficile, dobbiamo solo dedicarci e non sottometterci alla paura.

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