Nosce te ipsum: come vincere l’eterna mutevolezza del tempo

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Nell’arco dell’ultimo decennio, un team di fisici americani ha condotto una serie di esperimenti che hanno portato alla pubblicazione, sulla rivista scientifica “Science”, della scoperta dei cosiddetti “time crystals”: questi cristalli temporali hanno la straordinaria capacità di oscillare, successivamente a una spinta motrice fornita da un laser, tra due differenti configurazioni atomiche senza l’impiego di ulteriore energia. La continua variazione della loro conformazione nel tempo ha dato alla luce un nuovo stato della materia, che può essere considerato il primo concernente la dimensione temporale, aprendo così la strada alla fantascientifica prospettiva di un controllo del tempo. L’entità dei possibili risvolti di questa piccola rivoluzione è tale che ha nuovamente portato al centro dell’attenzione intellettuale internazionale la questione circa la natura del tempo, tema intrinsecamente legato all’indagine introspettiva propria dell’umanità.

Esso è stato oggetto di numerose discussioni filosofiche nel corso della storia, dalle quali sono scaturite diverse concezioni nel tentativo di fornire una definizione universalmente accettabile.

La prima e più antica di esse è incarnata dalla visione ciclica del tempo, della quale si fa portatore il greco Eraclito, proponendo un incessante divenire nel quale tutto fa parte. Antecedenti alle tesi eraclitee troviamo le filosofie orientali, imperniate su di un sistema binario uomo-natura che presenta la tendenza a fondere e unire, e che pertanto non poteva che dare origine a una forma di tempo ciclica e senza interruzioni di alcuna sorta. Friedrich Nietzsche si occupa di riesumare quest’idea adattandola al proprio impianto filosofico.

Di tutt’altra impostazione è invece la concezione lineare del tempo, fermamente sostenuta dalla Chiesa, la quale trova nell’avvicendarsi dei fatti storici la definizione stessa di tempo, il quale cessa di esistere nel momento in cui verrà l’ora finale, l’istante oltre il quale termineranno le vicissitudini e non accadrà più nulla.

Attualmente, alla luce delle sconvolgenti teorie einsteiniane per cui a livello quantistico il tempo non sarebbe altro che una conseguenza del moto di particelle subatomiche, si è giunti a ritenere come valida l’ipotesi di una sua relatività, aggiungendo ulteriore confusione al variopinto panorama di credenze e correnti di pensiero inerenti a questa tematica.

Tuttavia, in uno scenario ricco di dubbi e divergenze, si staglia come unica certezza l’aspetto di problematicità insito nel rapporto che intercorre tra il tempo e l’uomo stesso. Eugenio Montale è tra coloro che nel secolo scorso hanno saputo riconoscere il terrore dell’essere umano posto di fronte all’inesorabilità del trascorrere di giorni, mesi e anni e il suo aggravarsi a causa degli esiti della rivoluzione industriale ottocentesca.

Vari sono i modelli risolutivi avanzati dai letterati nel corso dei secoli, e a questo proposito è indubbiamente indirizzato il pensiero di Seneca: grazie all’analisi accorta del passato, eterno e inalterabile, il saggio è in grado di possedere pienamente il tempo, a differenza degli affaccendati che sprecano le loro giornate in occupazioni futili e guardano al passato malvolentieri, per il timore di imbattersi in sgradevoli ricordi difatti di cui pentirsi.

Il poeta greco Nasos Vaghenòs invece, considera la poesia e la religione, e in modo più ampio ogni forma d’arte, come mezzi di fuga da sé stessi e dai propri limiti, che assumono concretezza solamente all’interno dello spazio temporale.

Nonostante l’avanzamento del progresso scientifico offra nuovi e potenti strumenti di ricerca che profilano la possibilità futura di una manipolazione del tempo, la permanenza di uno stadio di caoticità psicologica nell’approcciò a una dimensione temporale soggettiva ed interiore (delineata da Henri Bergson) rende di fatto insignificante qualsiasi tipo di controllo esterno.

L’orologio del pensiero infatti è ciò che maggiormente influenza il comportamento e la forma mentis umani, ed è ciò che più determina la conflittualità del rapporto uomo-tempo.

La chiave della risposta al problema, di conseguenza, si cela nel millenario e ancestrale processo filosofico attraverso il quale l’uomo conosce sé stesso e impara ad addomesticare l’eterna e invisibile chimera del tempo.

 

Matteo N.

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2 Commenti

  1. Il tempo è davvero un argomento interessante, ormai non lo si può più considerare con una linea retta costante perché esso dipende anche da come lo percepiamo e per questo è soggettivo, basta pensare al fatto che i momenti belli ci sembrano volare, mentre nei momenti brutti i momenti sembrano ore e il tempo quindi ci sembra rallentare. Riflettere sul tempo ed esserne coscienti è importante per imparare a manipolarlo a tuo piacimento 🙂

  2. Da tutta questa vita mi sono posto domande relative al concetto di tempo e ammetto che spesso le non risposte ai miei quesiti o le risposte che ho trovato mi hanno spaventato. Ma da qualche tempo ormai ho iniziato e vedere il tempo in maniera non dal punto di vista di un animale che vive su questo pianeta, quale è l’essere umano, bensì da “occhi” diversi. E gran parte delle mie paure è scomparsa, alcune paure non saprei dire perchè non le provo più ma tant’è…. Questo grazie soprattutto all’Accademia di Coscienza Dimensionale, sito nonchè splendido e numeroso gruppo nel quale sto scoprendo cose sbalorditive a primo impatto per un semplice essere umano!

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