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Questo è un racconto tra verità, storia e leggenda, un racconto lontano di uomini e donne che quattro volte all’anno uscivano dai loro corpi per combattere l’oscurità. Un racconto sussurrato a bassa voce che vibra d’orgoglio e di vergogna. In Friuli si racconta che quando un bambino nasce avvolto dal sacco amniotico è predestinato a diventare un essere speciale, un benandante. Alla nascita la madre conserva la placenta essiccandola e successivamente la mette in un sacchetto che il bambino porterà al collo per tutta la vita. Alcuni di questi guerrieri nascono predestinati, altri vengono addestrati da maghi e stregoni per combattere l’oscurità. Colmi di segreti, di loro si sa molto e allo stesso tempo si sa poco. Si sa che venivano addestrati, da chi e come rimane un mistero. Fin dall’inizio dei tempi queste donne e questi uomini durante la notte delle quattro tempora si ritrovavano in un’altra dimensione a combattere fianco a fianco. Se qualcuno avesse scosso il loro corpo durante queste notti esso sarebbe apparso come morto, il respiro regolare era l’unico segno di vita. Essi giungevano da luoghi diversi per combattere, alcuni si conoscevano da tempo, altri si incontravano per la prima volta, una sola cosa li accumunava tutti: il sapere esattamente perché si trovavano lì. Il luogo del raduno era diverso ogni volta ma nel campo dove si svolgeva essi riconoscevano i loro capi e si preparano a combattere. Armati di bastoni di finocchio, combattendo a fianco a fianco attaccavano le streghe e gli stregoni che rovinavano i raccolti e diffondevano l’oscurità sul pianeta. Si racconta che le battaglie fossero memorabili, il cielo e la terra si riempivano di lampi e tuoni echeggiando per i colpi inferti e subiti. Al sorgere del sole i benandanti ritornavano nei loro corpi: se la vittoria era loro per la stagione successiva i raccolti sarebbero stati abbondanti e la terra risanata, se avessero perso ci sarebbe stata una carestia e la gente sarebbe morta di fame. Vincere era dunque importante, fondamentale per la propria famiglia e la propria gente. Durante il periodo di attesa tra una battaglia e l’altra si occupavano di guarire le persone con erbe e magia dai dolori e gli attacchi con cui le streghe e stregoni cercavano inutilmente di prendere potere. Di loro si raccontano tante cose, che fossero in grado di vedere la caccia selvaggia e gli spiriti dei defunti, che se avessero perso il loro amuleto sarebbero diventate persone normali… dicevano di combattere per la gente e in nome di Dio e Gesù ma questo alla Chiesa non importò. Quando ne venne a conoscenza il mondo dei benandanti gli crollò addosso. Dopo secoli e secoli passati ad aiutare la gente, quando nei loro villaggi, nelle loro case arrivò l’inquisizione vicini di casa, amici, persone che a loro dovevano la vita sparirono, altri li denunciarono “in nome di Dio”. Alcuni benandanti riuscirono a fuggire nei boschi, come avevano fatto secoli prima le donne celtiche all’arrivo dei romani, donne che vivevano ancora nelle leggende di quei stessi villaggi sotto il nome di agane. Molti furono presi, alcuni riuscirono a scappare. Furono minacciati e torturati ma non dissero mai quello che la chiesa voleva sapere. Cosa succedeva ai raduni? Come si coordinavano? Da dove prendevano i loro poteri? Parlarono sì, parlarono di cose che tutti già sapevano ma per le altre domande non c’era risposta. La gente sapeva quello che stava succedendo ma non diceva nulla, non provava a salvare coloro che fino a pochi giorni prima li avevano curati anzi, era la gente stessa a fare i loro nomi. I benandanti lasciarono tutto, scomparvero nel fitto delle foreste e di loro si perse ogni traccia. La sera davanti al fuoco, sotto il scintillio delle stelle e il vento che scompiglia le chiome degli alberi del bosco si racconta ancora la loro storia. Al termine di ognuna di esse un messaggio passa sussurrato dagli anziani ai bambini. Loro ci sono, sono ancora là, nascosti come le agane tra gli alberi e le grotte. E durante la notte delle quattro tempore scendono ancora a combattere per quella gente ingrata che li ha rifiutati. Combattono perché è giusto, combattono per il nostro futuro.
whitewolf