Scuola dalle suore

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Nonostante siano passati ormai diversi decenni dalla mia età scolare elementare, ritengo opportuno raccontare le esperienze negative vissute da bambino frequentando la scuola elementare dalle suore prima (fino alla terza elementare) e alla statale poi (quarta e quinta elementare). Lo faccio per far sentire la mia vicinanza a quel bambino che ha subito angherie e violenze dagli adulti che avrebbero dovuto proteggerlo, così come sta avvenendo ancora oggi, ai bambini di oggi, seppur con modalità diverse, probabilmente ancora più subdole e oscure. Preciso che a livello conscio non mi ritengo traumatizzato da quanto vissuto nella mia infanzia e ricordo di aver vissuto comunque un’infanzia felice e abbastanza spensierata, forte di un carattere ribelle e combattivo e tendente alla voglia di vivere e sperimentare. Non posso però dire di aver sempre indirizzato positivamente questa mia naturale tendenza al non rispetto delle regole vessatorie che la società, sin da bambino, mi ha imposto. Quindi, senza voler scaricare nessuna responsabilità, mi chiedo (credo lecitamente) se in un ambito di crescita ed educazione infantile più partecipata e amorevole e meno coercitiva, non avessi potuto evitarmi tante scelte errate fatte da grande, che mi hanno portato per molti anni di vita, per errata forma di ribellione, verso le strade deviate dei vizi, che danneggiano l’anima, la psiche e la salute fisica.

I miei genitori lavoravano entrambi per portare avanti la famiglia e quindi già all’età di 2 anni e mezzo, ero all’asilo dalle suore e devo dire che, fino alla prima elementare non ho tutto sommato, ricordi particolarmente spiacevoli del vissuto a scuola, se non un eccesso di disciplina e il fatto che, dato che ero abbastanza inappetente da bambino, subivo le costrizioni delle suore che alla mensa (ai tempi chiamata refettorio) volevano farmi consumare con insistenza e minacce, sempre, tutti i pasti, motivo per il quale prendevo sonore sgridate e al contempo imparai a nascondere il cibo che non consumavo, nei vestiti e nelle tasche del grembiule, per gettarlo via alla prima occasione. Ogni tanto venivo scoperto e segnalato a mia madre, che era abbastanza comprensiva, mi sgridava sì, ma difendendomi anche, dalle arpie mascherate di nero. Iniziata la prima elementare, le cose cambiarono e sotto il regime di Suor Teresa, faccia arcigna e mani grandi, presi veramente tanti schiaffi e per i più svariati motivi, maggiormente per quella che era ritenuta la mia mancanza di disciplina nel non rispettare la regole imposte, tipo (ricordo) l’imposizione del silenzio, l’imposizione di dormire con la testa sul banco dopo pranzo o il rischiare di farmela fare sotto perché mi veniva negato (non ricordo perché) il permesso PERSINO di andare in bagno, situazione che mi portava ad essere molto insistente nella richiesta di andare in bagno, a causa dei dolori e del malessere psicologico (non volevo farmela sotto davanti a tutti gli altri bambini) e a volte, anche a scappare dalla classe inseguito, per andare a farla in cortile nascosto dietro gli alberi. Ancora oggi mi sfugge per quale oscuro motivo si dovesse vietare ad un bambino di 6 anni di andare in bagno. Ricordo che odiavo abbastanza Suor Teresa, ma non ero neanche tra i bambini più perseguitati infondo, in quanto ero abbastanza bravo nelle materie scolastiche. Chi prendeva più botte erano i bambini meno performanti nello studio e con maggiori difficoltà di apprendimento. Chissà per quale assurdo motivo la maledetta Suor Teresa, vestita di nero, dovesse pensare che picchiare un bambino avrebbe dovuto aiutarlo a migliorare i propri risultati scolastici. Non sono in grado di ricordare dettagliatamente gli episodi, ma credo di poter affermare che, mediamente un giorno sì e uno no, mi toccassero gli schiaffi della suoraccia malefica, rivolti alla testa o alla faccia o le forti tirate di capelli che usava dispensare. Posso dire comunque che nonostante ciò, ho sempre resistito e combattuto ogni imposizione che ritenevo ingiusta, nella mia mente e con la percezione delle cose che avevo, da bambino di allora. Gli anni dalle suore, fino alla terza elementare, furono naturalmente conditi dalla costrizione alla partecipazione a tutte le funzioni religiose imposte dalla chiesa cattolica, che ho sempre odiato indistintamente ed indiscriminatamente, fin da bambino. L’unica attività “ecclesiastica” che ho apprezzato sono state le ore dedicate ad imparare i canti da chiesa, non per il contenuto dei canti ovviamente, ma per l’interesse di un bambino ad apprendere il canto e almeno in quel caso, per fortuna, con una suora che metteva passione nell’insegnare canto ed era capace di coinvolgere i bambini in tale attività usando modi gentili, il Suo nome era Suor Beatrice.

 

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Trasferiti di città mi trovai a fare la quarta e quinta elementare con una maestra veramente nazista, bastarda, cattiva e malvagia, presso un istituto statale, Rosalia. Non m’importa che fosse ritenuta capace di insegnare e dare basi scolastiche solide (come ricordo che venivano definite allora) ai propri alunni. Di lei ricordo la cattiveria e gli occhi inviperiti di quando picchiava selvaggiamente gli alunni meno capaci o più indisciplinati (io appartenevo di frequente alla seconda categoria). Per rendere l’idea, il suo modo di picchiare bambini di 9/10 anni, era quello di violente tirate di capelli, schiaffi in testa e schiaffi in bocca col rovescio della mano fino ad arrivare a sbattere con forza le teste degli alunni una contro l’altra, quando “colpevoli” dello stesso genere di “reati scolastici”. Oppure era solita sbattere le teste dei bambini sul banco, con forza da dietro o contro la lavagna. Una persona così, col senno del poi, avrebbe dovuto assaporare le patrie galere, invece era rispettata e riverita da tutti i genitori e anche dagli alunni, un po’ per timore ed un po’ per non so cosa. È vero che correvano gli anni in cui lo “scappellotto” da parte della maestra era tollerato, ma la violenza con la quale lei picchiava regolarmente, più o meno sempre gli stessi alunni, era totalmente inaudita e il rispetto e il timore che incuteva, ora che ci penso, erano anomali, quasi il frutto di una ipnosi collettiva. Ovviamente era una zitella di chiesa, assidua frequentatrice della parrocchia, come si confaceva ad una zitella “per bene” dell’epoca, maledetta nazista torturatrice di bambini. Devo dire che io ho sempre combinato infinite marachelle e mi infilavo nei guai quasi per sport e che le botte che ho preso da quella maestra, facevano male fisicamente, ma non mi hanno mai piegato né emotivamente e né psicologicamente. Il trauma maggiore era vedere la sua malvagità scaricata su alcuni compagni di classe che erano le sue vittime preferite e ricordo la mia frustrazione nell’impotenza del non poter fare niente per aiutarli, mentre piangevano disperati.

Ringrazio a tutti coloro che avranno dedicato del tempo per leggere queste mie righe. Voglio dire a quel me bambino, che sono molto fiero di lui e che è ancora la mia colonna portante.

 

 

Bix

 

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3 Commenti

  1. Grazie Bix per quello che hai condiviso, sapevo che in passato gli insegnanti picchiavano i bambini fin dalle elementari e io stessa avendo avuto i primi tre anni maestre di vecchio stampo, ho subito le stesse cose e senza motivo da un insegnante, che credeva di migliorare il mio studio e odiava i miei capelli lu ghi, guarda caso anche ferrida donna di chiesa… Hai fatto bene a raccontare tutto, queste sono esperienze importanti perché non c’è nessun amore in quelle friggide suore, ma solo puro piacere a fare del male! Grazie!!

  2. Grazie Bix per la tua condivisione! È una realtà che a molti giovani di oggi sembra lontana, per chi ha avuto la fortuna di non crescere fra quelle violenze fisiche, ma grazie a condivisioni come questa tutti possono sapere quanta cattiveria c’è fra le persone legate alla chiesa e in tante persone a cui viene dato un minimo di potere sui più indifesi. Mi è piaciuto molto come hai scritto questa testimonianza e come anche il te bambino non si faceva piegare da queste cattiverie! Grazie

  3. La cattiveria di quelle zitelle fanatiche religiose è inaudita, comprendo quando scrivi che riflettendo oggi su quel clima di terrore in cui nessuno reagisce sembra proprio un’ipnosi collettiva…

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