Religione

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Io e mia sorella siamo cresciute in una famiglia di stampo prevalentemente cattolico perché mia nonna e, di conseguenza, anche mia mamma sono molto credenti quindi ci volevano instradare nel loro credo. Per fortuna, però, negli ultimi anni mia mamma sta iniziando leggermente a distaccarsene anche se ancora non del tutto e ancora troppo lentamente per i miei gusti. Comunque, a causa di questa loro fede, ci hanno fatto fare tutti i “sacramenti” fino alla cresima, abbiamo frequentato l’asilo gestito principalmente dalle suore e in più abbiamo frequentato il coro del paese per 15 anni, quindi dovevamo andare a cantare alla messa ogni domenica. Molto noioso, ci andavamo solo perché ci piaceva cantare e perché era un bellissimo gruppo di giovani con cui uscire, ridere e scherzare, a prescindere da cosa dovevamo cantare e dove.

Non ho esperienze eclatanti o gravi vissute nei confronti della religione e dei suoi funzionari, vorrei però raccontare un episodio per me spiacevole che è accaduto proprio quando ero all’asilo, credo all’ultimo anno. Durante un pranzo in asilo, ci hanno dato da mangiare a fine pasto delle pere cotte, a me onestamente il profumo non piaceva per niente così come l’aspetto; ho provato ad assaggiarne un pezzetto minuscolo e infatti ho confermato che neanche il sapore mi piaceva, per cui ho posato il cucchiaino e non le ho più mangiate. Dopo neanche 5 minuti si è avvicinata una delle suore più intransigenti e più minacciose dell’asilo e mi ha ordinato in malo modo di mangiare le pere. Io ho risposto che non mi piacevano e che non volevo mangiarle e lei a quel punto, dopo vari tentativi di imboccarmi contro la mia volontà, ha risposto che se non le avessi mangiate tutte non sarei potuta andare a giocare in giardino con gli altri bambini, sarei dovuta rimanere lì seduta a quel tavolo finchè non le avrei finite. O finchè non sarebbe terminato il mio orario di permanenza lì in asilo. Mi ricordo benissimo che era un bel pomeriggio soleggiato, i miei amichetti stavano tutti giocando e correndo nel giardino, mentre io li guardavo dalle vetrate della sala mensa, da sola. Non mi ricordo quante ore è durata questa punizione, né cosa è successo in seguito quando sono tornata a casa, purtroppo mi ricordo benissimo solo questa scena appena descritta; ma quel che posso affermare è che da quella volta (quindi da quando avevo 5 anni) la mia mente e il mio corpo rifiutano in tutti i modi di mangiare la frutta cotta, in ogni sua forma, in special modo le pere e le mele cotte. Non ho nessun problema a mangiare la frutta “cruda”, anzi mi piace molto, invece sento proprio una repulsione se essa viene cotta, neanche la marmellata riesco a mangiare o i dolci con frutta cotta all’interno. Mi rendo conto che la frutta faccia bene anche se cucinata e che bisognerebbe mangiarla, ma proprio ho un rifiuto quasi totale verso di essa; dico “quasi” perché ultimamente riesco a consumare solo un tipo di frutta cotta nei dolci ovvero la banana, ma questo solo di recente negli ultimi anni.

Lo stesso fatto è accaduto ad uno dei miei colleghi, l’ho scoperto quasi per caso proprio ieri parlando con lui di cibo. Mi ha raccontato che anche lui ha frequentato un asilo gestito dalle suore e che quando non voleva mangiare alcune verdure le suore gli davano degli scapaccioni per costringerlo. Anche lui, quindi, si è reso conto che dai tempi dell’asilo non mangia quasi nessun tipo di frutta e di verdura, se non rare eccezioni. Strana coincidenza davvero.

So che in apparenza queste esperienze possano non c’entrare nulla con il discorso “religione” ma questi traumi nati in età infantile si sono prolungati fino ad ora, dopo più di 30 anni sono ancora ben radicati in molti di noi (chi più, chi meno) a causa delle suore e non è assolutamente una cosa normale. Soprattutto perché ce li hanno creati delle persone che predicano la bontà e l’amore e la gentilezza, quando invece i fatti dimostrano il contrario.

 

Ilary

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