Follie di un piccolo paese bigotto

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La mia testimonianza sulla religione non è forte o sconvolgente come quelle degli altri, che ringrazio per aver riportato storie così importanti che tutti dovrebbero conoscere, ma mi sembra giusto riportare anche la mia piccola esperienza di come ho avuto a che fare con diverse persone dalla mentalità totalmente rovinata dal loro credo religioso. Sono nata e cresciuta in una famiglia cattolica, in un paesino minuscolo dove la mentalità continua a essere arretrata e la chiesa a ricoprire un ruolo importante per gli abitanti. Da bambina venivo portata a seguire le lezioni di catechismo, la messa ogni settimana, e come da canone tutti i sacramenti fino alla cresima. Per le mie nonne e la maggior parte dei parenti la religione vissuta in questo modo era talmente importante che imponevano a me lo stesso pensiero. Nonostante andare a messa non avesse nulla di positivo da darmi, anzi, mi metteva solo un gran sonno e un sentimento di tristezza apatica che mi portavo dietro per l’intera giornata, essendo comunque obbligata ad andarci cercavo di trovare in quel momento qualcosa di positivo, approfittandone per leggere le letture e cercare di saperne di più su Gesù e Dio. Ad un certo punto, verso gli 11 anni di età, mi sono stufata. I catechisti non sapevano mai darmi risposte convincenti quando chiedevo qualcosa, i sacramenti mi sembravano sempre più ipocriti, così come tutte le persone che frequentavano la messa. Diventando un po’ più grande, iniziavo a prestare più attenzione a ciò che mi accadeva attorno, a sentire i discorsi tra le vecchiette acide che andavano a messa solo per spettegolare su tutto il paese e sputare cattiveria soprattutto sulle ragazze più giovani (all’epoca ero molto innocente e mi sconvolgevo per tutto, e non sentivo dire da nessun altro la quantità di parolacce e insulti che sentivo dire dalle vecchiette tra i banchi della chiesa oppure nei capannelli di gente che rimaneva a chiacchierare dopo la funzione). Mi sentivo l’unica che andava lì con l’intenzione di scoprire, capire e imparare, ma quel luogo mi stava stretto perché non mi stava dando nulla, nessuna delle risposte che cercavo, solo tanta delusione nell’osservare il piattume della gente che frequentava la messa solo per sparlare e mangiare a scrocco alla comunione di qualcuno. Ho deciso di punto in bianco di non andarci più.

Inoltre già a quell’età provavo il forte sentimento di voler fare qualcosa per aiutare le persone, la mia piccola parte positiva in questo mondo. Mi dicevano che la gente che va in chiesa è buona, che per essere brava e altruista dovevo andare a messa ogni domenica: ma che senso aveva, cosa stavo facendo di buono per aiutare la gente, andando ogni settimana a perdere almeno un’ora del mio tempo a cercare di non addormentarmi, e tutte le ore successive a cercare di farmi passare un nervosismo fortissimo che non capivo da dove arrivava? Mi dicevano che per comunicare con Dio dovevo per forza andare in chiesa, ma a me metteva solo una grande sensazione di angoscia ed ero sicura che non lo avrei mai trovato in quel luogo buio o nelle parole di un prete ubriacone. Lo sentivo molto meglio fuori, quando cercavo di comunicarci da sola, nonostante ancora non avessi una connessione forte come quella che ho iniziato a costruire quando da adulta ho iniziato a Meditare, secondo la Meditazione imparata dall’Accademia di Coscienza Dimensionale, già allora era evidente che il modo migliore per sentire Dio e comunicare con lui era tutto fuorché andare a messa. La mia scelta di smettere di andare in chiesa era pensata e guidata da svariate motivazioni, che sentivo forti e sensate nonostante la mia giovanissima età.

Inizialmente i miei genitori non lo accettavano, cercavano di farmi venire i sensi di colpa per farmici tornare; ma non ci sono riusciti, ormai avevo preso la mia decisione e sin da subito avevo capito che si trattava della scelta migliore che potessi fare. Mia nonna invece era furibonda e non perdeva occasione per dirmi cattiverie.

 

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Potevo fare qualsiasi cosa, prendere buoni voti a scuola, aiutare nelle faccende domestiche, ero e restavo comunque una “disgraziata” che si meritava a prescindere le sue “belle sgridate”. Non riuscì neanche lei a convincermi a tornare in chiesa. All’epoca non me ne rendevo pienamente conto, ma anni dopo ho saputo che mia nonna materna non ha parlato per degli anni a mio padre perché “non aveva picchiato me e mia sorella per convincerci a tornare in chiesa”. Quanta carità cristiana, lei si permetteva di parlare male di me con le sue amiche, di far girare pessime voci sul mio conto nonostante fossi solo una bambina, perché non avevo voglia di andare a messa. Non essendo un mio genitore non poteva permettersi di andare oltre alle parole. Ma ha cercato di fare leva su mio padre per picchiarci per “convincerci” a tornare in chiesa, e quando lui ha deciso di non arrivare a tanto, lei gli ha fatto violenza psicologica smettendo di rivolgergli la parola per due anni, e continuando a trattarlo per molti anni a seguire con distacco e freddezza. Questa sì che è carità cristiana, essere buoni coi bambini, ascoltarli, assecondare i loro bisogni, proteggerli dal mondo… Ah no, forse mia nonna aveva capito male l’insegnamento? Smettendo di andare al rito settimanale è come se avessi iniziato a ripulirmi da quell’influenza sulla mia mente, così quando ci sono tornata una volta credo per un battesimo o qualcosa, invece di lasciarmi ipnotizzare come al solito dalla voce e dai canti monotoni, sono stata ben attenta alle parole che venivano dette. E mi ha fatto talmente schifo da decidere di non metterci mai più piede. Però nel frattempo mia nonna continuava ad aizzare il resto della mia famiglia materna contro di me. Le mie cugine, rognose pettegole viziate che già da piccole stavano imparando a diventare incarognite come i loro genitori e nonni bigotti, si erano convinte di essere persone migliori di noi; loro erano “buone perché andavano in chiesa”, “migliori di noi perché andavano a messa a confessarsi”, nonostante appena tornate erano già occupate a sparare cattiverie – e crescendo con l’età anche a farle – sempre convinte di essere nel giusto perché loro frequentavano la chiesa. Anche quando grazie al tempo libero della domenica mattina ho iniziato a fare volontariato (per cercare di assecondare quel bisogno di aiutare le persone) per loro, che di altruista nella loro vita non facevano un bel niente, rimanevo comunque la feccia perché “i veri buoni sono quelli che vanno a messa”. Tutta la loro ipocrisia all’epoca mi pesava, ma è stato proprio ciò che mi ha permesso di rimanere fuori da quel mondo marcio ripulendomi dal nero catrame che si respira in quel luogo chiuso durante quei riti ipnotici che fanno venire il mal di testa e da cui esci come se fossi stato ogni volta a un funerale.

Grazie alla chiesa e alla religione cattolica ho imparato tante cose. Ho imparato come funziona il buonismo marcio grazie alle vecchiette acide e invidiose che insultavano le giovani, a anche alle mie cugine, che qualsiasi cattiveria dicessero, erano convinte di essere sempre le più buone e giuste perché nella loro mente malata bastava andare a messa per cancellare tutta la loro perfidia e diventare le persone “migliori di tutte”. Ho imparato come funziona la bigotteria, la manipolazione, la sottomissione e programmazione mentale, osservando mia nonna nella sua vita piena di insoddisfazione per la quale, ovviamente, incolpava Dio. Un episodio che mi ha sconvolta è stato pochi anni fa, quando sono stati ritrovati in una grotta in Medio Oriente dei manoscritti dell’epoca di Gesù e io, felicissima della notizia, l’ho raccontato anche a mia nonna.

 

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Si trattava di testimonianze che confermavano che la Maddalena fosse la discepola prediletta di Gesù, la prima tra tutte, la sua sposa (questo non avevo osato dirlo a mia nonna, ma le avevo comunque detto ciò che segue), che Gesù insegnava a tantissime donne, che le rispettava al pari degli uomini. Sentendo questa frase mia nonna è letteralmente impazzita urlandomi di “non dire follie, che non è questo che dice la Bibbia, la donna deve stare sottomessa!”. Anche davanti all’evidenza, senza il minimo rispetto della vita e della dignità degli esseri umani, lei preferiva trasmettere l’ideologia che le aveva insegnato il prete marcio sfruttando e infangando il nome di Gesù, invece degli insegnamenti reali del Maestro, al suo amore per la Vita e rispetto dell’umanità. Ho scoperto il livello di marciume che possono raggiungere le persone grazie alla sorella di mia nonna, la mia prozia: nella sua vita è sempre stata una grande approfittatrice, una donna con una cattiveria rara nei pensieri ma soprattutto nelle azioni, ma che fuori casa si mostra sempre sorridente e soprattutto “legge in chiesa”. In questo modo si assicura che tutto il paese pensi sempre che lei sia una brava persona e la difenda anche nel momento in cui le sue vittime testimoniano le sue cattiverie (e ne ha fatte davvero tante, di cui ne ho scoperte un paio che sarebbero punibili legalmente, ma nessuno degli interessati testimonierebbe contro di lei), ma tutto il paese bigotto la difende perché d’altronde, “lei è brava, legge in chiesa”.

Ho scoperto che la bella faccia e il sorriso finto vengono valutati molto di più di mille sforzi per aiutare davvero una persona: quando da adulta ho scoperto che uno dei miei catechisti aveva cercato di avvicinare dei bambini, e la gente di chiesa invece di allontanarlo con violenza dai più piccoli, ha deciso di dargli “una seconda opportunità” buttandocelo letteralmente in mezzo”! E limitandosi a metterci vicino una catechista molto più sveglia e in grado di tenerlo d’occhio. Si tratta di un uomo in carrozzina con gravi disabilità fisiche, che non potrà mai avere una compagna ma ha comunque delle pulsioni e desideri sessuali. La sua famiglia bigotta, però, non vuole affrontare un discorso così “sporco”, quindi chiudono entrambi gli occhi fingendo che vada tutto bene. Persino quando quest’uomo in carrozzina cerca di avvicinare dei giovani, preferibilmente maschi ma non solo, adolescenti ma anche più piccoli, cercando di convincerli a soddisfare i suoi bisogni, la sua famiglia bigotta, ma anche il prete, il gruppo dei catechisti e la gente che frequenta la chiesa, continua a fingere di non vedere. Non succedeva nulla ai bambini che come me gli stavano ben lontano perché trasmetteva sensazioni brutte e un gran viscidume, nonostante all’epoca fossi totalmente inconsapevole della sua situazione e di ciò che stava cercando di fare con altri. (Non si trattava di discriminazione perché fosse disabile, avevamo una compagna di classe in carrozzina o altri ragazzi a scuola con problemi di disabilità che rispettavamo e con cui giocavamo tutto il tempo; bensì era proprio qualcosa nella sua energia e modo di fare che ci teneva lontani). Ma se io ho scoperto la verità sul suo conto dopo quasi vent’anni, in cui lui continua ad essere accettato e protetto dalla gente di chiesa, che sembra fare di tutto per metterlo in situazioni e compiti dove è sempre a contatto con tanti bambini, ho tanto timore (e non sono l’unica ad averlo) che alcuni giovanissimi possano aver avuto delle esperienze pessime di fianco a un soggetto del genere. Da cui sarebbero stati facilmente difesi se solo i genitori fossero stati più consapevoli e attenti, se la gente di chiesa non fosse accecata dall’ignoranza e dal preferire “smettere di vedere” un problema per fingere che non sia mai esistito. In modo disgustoso e imperdonabile, nel ventunesimo secolo.

Questa è la mia piccola esperienza di famiglia e sulla chiesa di paese. Questa è l’ipocrisia che mi ha insegnato a diffidare della chiesa, salvandomi in età adulta dai suoi pericoli. Ad esempio quando trasferendomi in un’altra regione, il giorno in cui doveva venire il prete – un prete straniero giovanissimo, di circa 25 anni – per la “benedizione alla casa” mi sono curata bene dal rispondere al citofono.

 

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Per poi scoprire qualche giorno dopo che parecchie case dei vicini avevano subìto furti da una banda di ladri della stessa nazionalità del giovane prete; furti molto strani, a quanto mi raccontava un vicino, perché dal modo in cui avevano scassinato la porta non sembravano ladri molto esperti, eppure chissà come erano riusciti a capire quale fosse il modo migliore per entrare senza farsi scoprire dalle telecamere e riuscire a colpo sicuro a rubare qualcosa di valore. La “coincidenza” di questi furti ben congegnati appena dopo il passaggio del prete-ladro è stata notata da molti, e poco tempo dopo ho scoperto che l’anno precedente, quindi appena il prete era arrivato, si era verificata la stessa “coincidenza” in altre case del paese. Quindi devo comunque ringraziare il vero insegnamento che ho ricevuto da piccola grazie alla chiesa: di non fidarmi mai di chi la segue così ciecamente, di chi la usa per nascondere le sue vere intenzioni, giustificare le azioni più sbagliate. Troppa gente è stata ingannata e troppa gente continua a farsi fregare da loro, da questi soggetti marci che commettono le peggiori azioni coperti e protetti da una vera e propria Setta, radicata da secoli, molto più organizzata di quel che fanno credere. E sono sicura che tanti si salverebbero da molti pericoli, o salverebbero i propri cari compresi i bambini, se aprissero gli occhi e invece di lasciarsi piegare e forgiare il pensiero e la mentalità da quei bigotti, aprissero gli occhi sulle pessime persone che li stanno manipolando, derubando, che stanno rovinando i più vari ambiti delle loro vite, nascondendosi dietro la faccia falsa e buonista della chiesa. Questa Setta non ha più ragione di esistere se non per perpetrare questa mentalità marcia e di sottomissione, o per coprire queste persone senza umanità né pietà. È compito nostro aprire gli occhi sulla verità e fare qualcosa per cambiare la situazione, smettendo di sostenere questi soggetti, ripulendo la nostra mente dalle loro manipolazioni, smascherando la loro follia quando riusciamo, per proteggere noi stessi e i nostri cari, soprattutto i più piccoli che sono i primi a dover essere difesi!

 

Bluerose

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2 Commenti

  1. Quanto scritto da Bluerose è estremamente vicino alla mia esperienza, e, vivendo anche io in un paesino sottoscrivo ogni singola riga qui divulgata! È agghiacciante l’ipnosi di massa che fanno ai chiesaioli i quali, pur davanti alle prove negano perché si fidano di preti ubriaconi, ladri, maniaci o malati di mente (o tutto questo assieme!) Il potere della chiesa permette loro di sentirsi protetti in un certo senso e di poter fare ciò che vogliono. Si meriterebbero proprio un assaggio della vera giustizia divina… e non solo un assaggio!

  2. Non bisogna aspettare di arrivare ad esiti tragici prima di comprendere che la gravità della situazione, che da questa testimonianza emerge in modo molto palese. La bigotteria fa davvero ribrezzo e spavento per quanto possa andare da una forte deviazione mentale fino ad arrivare alla cattiveria e follia pura.

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