Diverse religioni

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Ciao a tutti, dopo aver raccontato di come ho vissuto in modo diretto la questione religiosa riguardo alla chiesa cattolica, desidero raccontare un’altra esperienza seppur con una religione diversa, in modo più indiretto, la religione Islam.

Sostanzialmente da quasi tre anni sto condividendo di nascosto una relazione con una ragazza che ha origini arabe; lei è la persona con cui mi sono trovato meglio in vita mia nel condividere anche ciò che riguarda l’intimità dei propri pensieri e sensazioni, ma dobbiamo vivere la nostra relazione di nascosto dai genitori. Lei è per me la prima vittima della religione che è riconosciuta da tutti come gravemente violenta e aggressiva tantopiù verso le donne.

C’è da aggiungere che oltre alla religione in sé ci sono i gesti oscuri di persone che per conto di essa (oppure no ma con la scusa di essa) eseguano determinate azioni. I suoi genitori sono persone molto osservanti e fedeli a questa religione e per questo motivo hanno per me un’immensa paura che la loro figlia faccia errori che comportano, per la religione, punizioni divine. La paura li spinge a dover tenere sotto controllo le sue decisioni e finché lei abita e dipende da loro economicamente si trova in una situazione in cui è difficile controbattere, il tutto è reso più difficile dal fatto che loro le vogliono bene e comunque le garantiscono certe opportunità e sostegno fisico ed emotivo e anche lei vuole bene a loro perché le hanno permesso di avere un’infanzia e una vita a detta sua di amore. Questo è problematico dal mio punto di vista perché loro sono convinti di fare quello che fanno per il suo bene e lei si ritrova così a dover scegliere se troncare i legami con persone a cui vuole bene o se sottostare a quello che loro vorrebbero per lei.

Veniamo a come loro vorrebbero che lei si comportasse.

Per prima cosa indossare il velo (diverso dal burqa e da altri tipi di “velo”), questo fatto in realtà è una “scelta” della donna e lei inizialmente aveva e scelto di indossarlo qualche anno fa perché credeva nel suo significato. Oggi però si ritrova meno in quello e vorrebbe non indossarlo più, ma i suoi non glielo permettono e la costringono ad indossarlo comunque, perché per loro sarebbe come compiere un atto che la allontana dalla retta via.

Poi c’è la questione dello sposarsi con un uomo che sia musulmano, a quanto ho capito in realtà secondo la religione lei potrebbe sposarsi con qualcuno che non lo è (come possono e fanno i maschi) ma è visto male se lo fa una donna e quindi è impossibilitata a prendere serenamente questa scelta, ovviamente si parla di obbligo di matrimonio a prescindere come anche in altre religioni.

In seguito c’è tutta una serie di privazioni che lei subisce nonostante sia una donna adulta, come dover faticare per passare la notte fuori a dormire, dover tornare presto a casa la sera, non poter avere certi contatti con le persone di sesso maschile, stare attenta a come parla.

La nostra relazione deve rimanere un segreto perché non potremmo frequentarci senza un fidanzamento e senza che io fossi musulmano e quindi lei per vederci deve ogni volta stare attenta a tantissimi dettagli, trovare scuse e via dicendo. Quando abbiamo iniziato a frequentarci mi ha più volte avvertito e spiegato la situazione, io ho voluto continuare perché mi trovo troppo bene con lei per mandare a monte tutto per una cosa secondo me ingiusta, lei è la prima vittima perché non può vivere la sua vita come vorrebbe e lo fa nascondendosi, vivendo continuamente con quel peso addosso di essere scoperta. I suoi genitori, soprattutto suo padre, sono davvero molto rigidi e spesso quello che impongono non è nemmeno previsto dalla religione.

 

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Questo per dire che comunque l’operato è poi delle persone, ciò non toglie che certi aspetti sono però per me sbagliati proprio a livello di come li dice la religione, come il maschilismo imperante che impone alle donne di doversi coprire per non suscitare certi stimoli ai maschi (incolpando così la donna di attrarre le attenzioni degli uomini) o il fatto che l’uomo possa sposare più donne insieme mentre la donna non possa sposare più uomini, e altri aspetti anche di altre religioni a mio avviso davvero molto sbagliati.

Da fuori è difficilissimo giudicare, infatti io non mi permetto di giudicare le sue scelte però le ho sempre detto che per come la vedo io non è accettabile prendere delle decisioni nella propria vita sulla base di imposizioni altrui perché a pagare le conseguenze di queste decisioni saremo noi, non chi ce le ha imposte, saremo noi alla fine a renderci conto e a pentirci di aver vissuto una vita piena di decisioni altrui oscurando le nostre vere volontà e allora non ci sarà più tempo per riprendersi il tempo trascorso a reprimersi. Per quanto i legami possano essere forti nulla giustifica un atto del genere, le ho spiegato ad esempio che io ero pronto a lasciare casa mia se i miei non avessero accettato il fatto che non mi volessi sottoporre al vaccino per il covid (mentre lei è stata costretta al siero), nonostante io ai miei voglia molto bene ero pronto a recidere i legami perché nessuno può decidere per me una cosa di questo genere. Inoltre non bisogna neanche sentirsi in colpa in quel caso perché è stato tutto frutto di chi ha voluto imporre le proprie decisioni sulla vita altrui, se io scelgo di non accettare e di troncare i legami non è colpa mia che ho deciso per me (come è giusto che sia!) ma è solo colpa di chi ha mi ha messo in quella condizione di dover scegliere!

Tornando a parlare della religione secondo me non è una cosa che si può imporre, se uno è molto credente è perché ha avuto un percorso che l’ha portato a questo, è assurdo che non si renda conto che non può imporre questa credenza agli altri proprio perché per crederci bisogna fare propri gli insegnamenti, bisogna interiorizzarli. Non esiste che si creda perché qualcuno ce lo ha imposto, questo si chiama solo obbedienza e dovrebbe essere qualcosa di molto lontano dalla concezione religiosa anche se così non è perché nonostante la religione con le sue parole non ti dica direttamente che devi obbedire, ti dice che devi comportarti in un certo modo per ottenere qualcosa dopo la morte e non subire punizioni. Anche qui c’è molto da dire; si usa una vita intera a comportarsi in un certo modo con la speranza o convinzione di stare meglio e vivere qualcosa di bello dopo la morte, cioè non si vive la vita come si vorrebbe (ovviamente in un modo sano che non nuoce alle altre persone e a se stessi) per inseguire qualcosa di cui non si può avere certezza mentre la vita stessa che si sta vivendo lo è, è una Certezza e andrebbe vissuta appieno!

Il Dio in cui ho imparato a credere non ti dice che se ti comporti in un certo modo poi andrà bene e non ti promette nulla, ti fa provare immediatamente più felicità, ti fa provare immediatamente la vita ad un livello diverso. Non ti senti obbligato a fare qualcosa ma vuoi avvicinarti a lui ancora e ancora perché ti senti immensamente bene e automaticamente non ti verrebbe mai la voglia di compiere certi gesti o azioni negative nei confronti degli altri perché non hai più frustrazione. Lui vive e prova esperienze attraverso di noi ed è felice se noi siamo felici, siamo strettamente connessi; se noi stiamo male quel dolore lo proverà anche lui. Inoltre le religioni sono estremamente umanizzate, sono dogmi scritti su carta tramandati da persone ed è per me evidente che siano dogmi umani, non si può idealizzare Dio come se pensi come noi, come un essere umano.

 

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Non ha senso pensare che lui ragioni come noi e sia simile a noi e che a farne le veci siano dei personaggi che molto spesso sono davvero ignobili. Senza contare che non possiamo sapere se ci sono insegnamenti che arrivano da persone per bene o che sono stati storpiati continuamente, per questo l’unica soluzione è trovare dentro di noi le risposte e si può fare trovando il modo giusto per comunicare, perché con la religione stai solamente leggendo qualcosa che devi dare per buono a prescindere.

Ogni religione è diversa e io non ho la conoscenza per giudicarle appieno ma da quel che ho visto fino ad ora portano scompiglio e tristezza nella vita delle persone, dividono le persone, sono basate molto sulle parole e poco sui fatti tanto che i credenti molto spesso predicano bene ma poi si comportano estremamente male e lo stesso fanno i rappresentanti (vogliamo ricordare ad esempio dello stato di ricchezza in cui vivono preti, cardinali e il papa mentre predicano la generosità e l’offerta al prossimo).

Auspico un futuro in cui le religioni si stacchino molto di più dalla società e dove si possa imparare a stare bene per davvero e a fare del bene senza farsi dire da qualcuno cosa è giusto o cosa è sbagliato.

Se si va in quei luoghi o si prega per stare bene ma poi si continua ad avere gli stessi problemi e malesseri allora qualcosa non sta funzionando, stare bene si può per davvero, adesso, bisogna trovare ciò che per noi vale la pena fare e non farsi intimorire da minacce e false promesse.

 

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