Bambini imboccati dalle suore fino a vomitare

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Dai 3 anni fino ai 6 sono stata mandata all’asilo dalle suore. Per me è stato un vero incubo, le suore erano incapaci di essere amorevoli, di avere tatto e  di avere capacità comunicative verso bambini che a quella età hanno una forte necessità di  rassicurazioni e sicurezza. Io personalmente appena mi avvicinavo alla porta d’ingresso iniziavo a sentire angoscia e  iniziavo a piangere, ho sempre pensato fosse la difficoltà al distacco, ma anche se in parte  può essere vero, il modo che avevano di accogliere un bambino era pessimo e discutibile. Una volta mentre dovevo entrare, mi ero ancorata con le braccia al collo di mia madre e una  suora per farmi entrare mi prese per le gambe e iniziò a tirarmi per queste, mi dava degli  assurdi strattoni, mia madre gli disse di smettere e di lasciarmi le gambe, di darmi del tempo,  ma la suora imperterrita continuava a tirarmi come fossi una corda, alla fine mia madre riuscì  a farla smettere. Le volte seguenti che andavo all’asilo passavo la maggior parte del tempo con il viso  appoggiato sulle mie braccia ripiegata sul banco piangendo e sentivo i loro commenti, una  volta una suora chiese all’altra, -Ma questa cosa fa- e l’altra – è questa sta qui a piangere  tutto il giorno.- e non è che facessero qualcosa per consolarmi, o cercare di farmi smettere,  non gli interessava che i bambini presenti in quell’asilo stessero bene, il loro unico scopo  era farci stare seduti per ore in quei banchi e farci giocare in giardino 10 minuti al giorno.  Spesso il pomeriggio ci mettevano davanti al proiettore dove ci facevano visionare il film di  Gesù e la sua crocifissione, della durata di tre ore, un film angosciante e non adatto a dei  bambini. All’ora di pranzo io avevo la fortuna di avere accanto a me un bambino che mangiava ciò  che a me non andava, ero terrorizzata che si avvicinasse a me la suora che aveva l’abitudine  di imboccare i bambini che non mangiavano, perché vedevo puntualmente i miei compagni  vomitare da quanto venivano forzati. Non erano incoraggianti, anzi, se un giorno ci facevano fare dei lavoretti se non erano precisi  e come il loro prototipo perfetto, non si facevano problemi a dirci che il lavoretto era brutto  e che eravamo degli incapaci. Per fare in modo che stessimo sempre in silenzio ci minacciavano, perché se non veniva  fatto ciò che dicevano loro allora voleva dire che non eravamo vicini a Dio e che c’era  pericolo di andare all’inferno. Erano delle iene con noi bambini e poi le vedevi sorridere e fare le gentili quando da quelle  parti passavano dei preti, si perché il nostro asilo era collegato con le stanze dei preti che  si trovavano al piano superiore mentre sullo stesso piano c’era una porta che faceva  accedere direttamente alla chiesa. Ecco un luogo che accogliere bambini dovrebbe essere  un posto protetto e sicuro dove non si aggirano altre figure che non siano le persone  “specializzate” che si dovrebbero prendere cura dei bambini. Anche oggi ripensando a quel periodo un’altra sensazione che mi è rimasta impressa era  quella di sentirmi costantemente osservata.

 

Maya

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