Un racconto degli anni passati

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Quando ero piccola la televisione era una vera rarità. Era uno scatolotto grigio con due antenne che i miei genitori allungavano o direzionavano per vedere meglio le immagini.

Le immagini erano per lo più puntini grigi e bianchi, era in bianco nero. Per accenderla e cambiare i canali c’erano 5 bottoni alti circa 5 cm da premere con forza.

Col passare degli anni la TV è diventata a colori. Nel mio parentato eravamo gli unici ad avere la TV e quindi mio papà invitava a volte i suoi fratelli a vedere i film colossi che trasmettevano di solito a Pasqua o a Natale.

Per noi bambini la TV era una tortura perché quando era accesa dovevamo stare in silenzio, quindi durante il telegiornale delle 19 e al sabato sera quando in TV c’erano le ballerine o comunque qualche spettacolo che non ricordo perché non mi interessava.

Noi bambini abbiamo iniziato a guardare la TV circa verso i 6-7 anni. (1980 circa). Alle 16 in punto e solo in quell’orario c’erano i cartoni animati e non tutti i giorni, solo da lunedì a venerdì. C’era bim bum bam con Bonolis, guardavamo Candy Candy, oppure Chobin, ma se non ci piaceva il cartone trasmesso l’unica alternativa era spegnere.

Crescendo l’ offerta è aumentata e anche alla sera c’era GiG robot o Daytan che a me non piacevano, ma li guardava mio fratello, oppure le serie TV come Hazzard.

Fra parentesi tutti i cartoni avevano delle sigle bellissime con delle cariche emotive molto forti, alcune le conservo ancora e mi emozionano moltissimo anche oggi.

Questa è una delle mie preferite, porta con sé molti ricordi di giochi con i miei coscritti di supereroi invincibili.

Chi mai spezzerà le nostre catene? Chi mai fermerà la follia sopra la città? https://m.youtube.com/watch?v=xKbtq9kvoKg

Comunque alcuni cartoni erano dei capolavori e ti portavano a emozioni incredibilmente alte, altro che Peppa pig!!!

Io sono nata e cresciuta in un piccolo paese montano di 500 persone. Dagli ultimi anni di asilo ( oggi si chiama scuola materna) alle elementari, fatte nel paese, eravamo in 8 bambini che vivevano nella parte di paese dove abitavo io.

Questi ricordi che narro risalgono alle elementari.

La mattina io e mio fratello indossavamo il grembiule nero e alle 7.30 correvamo a scuola veloci perché il primo ad arrivare, di tutta la scuola – 5 classi – aveva il premio di sbattere i cancellini della lavagna, la bidella ci lasciava tirarli sui muri e questi lasciavano i segni del gesso rotondi.

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La scuola aveva un profumo speciale, alle 10 ci davano la merenda che era un cartoncino di latte da bere mentre le maestre mettevano su la moka e tutto profumava.

Dopo i pranzi fatti dalla mamma ( le mamme erano tutte casalinghe) e un pochino di compiti si andava a giocare. Scendevamo liberi in strada come gli uccelli a correre e urlare fino a quando calava la sera. Alle 16 in punto mia mamma, ma anche le altre mamme, ci buttavano dalla finestra un panino imbottito per merenda.

In caso di pioggia qualche volta rientravamo a casa per vedere i cartoni delle 16, ma non ci fermava certo la pioggia.

A volte andavo con mia zia, una maestra, a portare o a riprendere il nonno al bar nel paese principale dove giocava a carte con altri uomini. Era un evento importante per me perché le macchine erano pochissime in circolazione e mia zia l’aveva perché appunto era una persona importante : una maestra. Era una 127 o 126 non ricordo, verde. Mi piaceva moltissimo e mi sentivo importante anche perché il nonno era il più anziano del paese.

Il sabato pomeriggio le suore ci aprivano i cancelli e potevamo giocare liberamente nei campi da tennis, oppure con il calcetto oppure avevano moltissimi giochi da tavolo e anche il pianoforte.

Il sabato era anche il giorno del bagno. Rigorosamente alle ore 16. Mia mamma accendeva lo scaldabagno e noi avevamo il compito di mettere la legna e dovevamo stare attenti alla lancetta rossa perché poteva scoppiare tutto. Poi potevamo fare un bagno caldo e giocare nell’acqua e ovviamente lavarsi.

La prima doccia è arrivata in quegli anni e mia zia è stata la prima del paese ad installarla in casa! Mi ricordo che in pompa magna siamo andati a provarla.

In casa mia è arrivata moltissimi anni dopo, ero già alle superiori!

La domenica pomeriggio spesso la passavamo dai nonni e le prozie in un altro paese ed era sempre una festa perché noi eravamo gli unici bambini e la nonna mi preparava sempre una ( UNA!) caramella e la prozia mia adorata spesso preparava lo strudel con la pasta matta.

Invece le domeniche estive erano completamente dedicate alle escursioni in montagna, non certo a prendere il sole, ma a fare lunghe camminate anche molto complesse per dei bambini. Mia mamma raccoglieva l’arnica per fare l’unguento per i dolori muscolari oppure delle erbe da cucinare a cena. Poi i pastori hanno iniziato a portare su in alta quota anche le mucche quindi non li abbiamo più raccolti. Altro che centro commerciale!

Mio papà e mio fratello costruivano sempre attrezzi “tecnologici” io ero spesso esclusa e rimanevo a guardare. Un giorno avevano costruito questa radio ed erano stati intercettati da qualche forza dell’ordine. Io mi ricordo che i miei erano spaventati da questo, infatti poi mio papà mi ha detto, proprio settimana scorsa, che era il periodo in cui cercavano Moro.

Tutti i bambini, ma in generale in tutta la valle, crescevano con i nonni e con i papà a lavorare già da piccoli ed erano subito instradati ad essere autonomi in piccole riparazioni, conoscenze elettriche, manutenzioni varie e a gestire le coltivazioni, anche guidando i trattori, da piccoli. Al giorno d’oggi i giovani invece per me sono proprio delle talpe che non sanno fare nulla di tutto ciò, ovviamente la colpa non è loro ma anche della mentalità dei genitori che porta e spera sempre che i figli abbiano una vita migliore e quindi spesso rovinandogliela.

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Una figura molto importante era quella della maestra. La maestra era unica per tutte le materie e per tutti i 5 anni di elementari. C’era chi era fortunato e trovava una maestra severa ma corretta, altri invece trovavano il maestro che bacchettava le dita o ti faceva inginocchiare in un angolo per ore.

Ovviamente non esistevano tablet o telefonini.

Invece esistevano i computer e mio papà ne aveva comperato uno perché aveva deciso che era importante saperlo usare.

Avevamo dei giochi su un supporto tipo cassettina, ancora prima dei floppy disk. Caricavano in circa 20 minuti.

Il telefono era a fili, appeso al muro.

In casa non esisteva il riscaldamento . L’ unica fonte di calore era il focolare a legna e avevamo anche una piccola stufa a cherosene. Io sinceramente non ricordo di aver mai patito il freddo, ma i primi di gennaio tutti ci riunivano a festeggiare il nonno al suo compleanno e mio papà doveva continuare a correre a casa per fare scorrere l’acqua nelle tubature per evitare che si ghiacciasse e rompesse tutto.

La luce elettrica era molto ballerina, è diventata stabile verso la fine delle scuole medie. Moltissime sere le passavamo al buio oppure alla luce di candela.

Durante la settimana non avevamo la macchina perché mio papà lavorava nel capoluogo di provincia e portava la macchina alla stazione del tram perché non c’erano collegamenti per arrivare al nostro paese. Quindi noi andavamo al paese vicino, il capoluogo di valle, sempre a piedi. Questo è continuato per moltissimi anni, anche con gli amici dovevamo scendere al paese per andare al bar oppure in discoteca spesso di notte, anche con molti gradi sottozero. Erano circa 3 km ma in dislivello molto forte.

Al giorno d’oggi non è molto cambiato perché la “ vita mondana” è ancora nel capoluogo di valle e i mezzi pubblici non ci sono, invece per fortuna, visto l’incremento di auto, ci sono i trasporti fatti dai genitori.

Ho sempre avuto moltissimi animali, i conigli, le galline, anche una capretta. Mia mamma mi dice sempre che lei ci ha insegnato come nascono i bambini osservando le mamme gatte partorire!

 

fiamma

 

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