Green pass: la discriminazione permessa dalla Legge

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L’istituzione del Green Pass, insieme alle sue forme più repressive ed obbligatorie (Green Pass Rafforzato e Super Green Pass), ha creato delle ingiustizie e dei problemi davvero deplorevoli che non devono essere dimenticati perché hanno impattato con una ferocia disumana sulla vita di tutti coloro che avevano scelto di non vaccinarsi (scelta garantita e permessa dalla Legge). Quando il Governo decise, violando tutti i diritti Costituzionali e il senso della Democrazia stessa, che anche per lavorare (sia nel settore pubblico, sia nel settore privato) fosse necessario esibire un Green Pass molti sono caduti in questo vile ricatto perché non avevano sufficienti risparmi per permettere alla loro famiglia di sopravvivere; questo ricatto estorsivo non deve essere rimosso dalla memoria collettiva in nessun modo. Ciò ha causato ferite psicologiche molto profonde in ognuno, specialmente e soprattutto in chi ha resistito persino alla vigliaccata dell’obbligatorietà ed è rimasto fedele al suo intento di non vaccinarsi nonostante l’impossibilità di vivere una vita normale (visto che, all’atto pratico, era proibito praticamente tutto). Non importa quale fosse lo stato effettivo di salute dell’individuo: chiunque non fosse in possesso di un Green Pass vedeva negarsi prepotentemente il diritto al lavoro, alla socialità, ai mezzi di trasporto, a tutto: era negata letteralmente (e non metaforicamente) la vita. Tutto a discapito dei propri inviolabili diritti.
Voglio testimoniare le ingiustizie subite da me nello specifico perché sono state molteplici e sono arrivate anche in insospettabili contesti dove più mi sarei dovuto sentire al sicuro.
Le prime discriminazioni che ho subito sono avvenute sotto il mio stesso tetto: quando nei primi mesi del 2021 la famiglia si vaccinò cominciò a trattarmi progressivamente come fossi un appestato ed alcuni loro comportamenti mi hanno profondamente scosso perché mi facevano sentire un membro a parte; seppur non lo dicessero mai apertamente che mi considerassero un “pericolo” (più che altro ero in perfetta salute e credo si sentissero in difetto ad attaccare direttamente qualcuno sano come un pesce che non mostrava nemmeno il più timido dei sintomi di un banale raffreddore) cominciai a notare tante piccole cose che facevano evincere quanto la Propaganda li avesse convinti che (siccome non avessi il famosissimo Green Pass che li “rassicurasse” sulla mia condizione) andassi escluso: una delle cose che ricordo con più tristezza è il fatto che impedirono a mia nipote di 5 anni di abbracciarmi, di giocare con me o di darmi dei bacetti. La mia famiglia adducevano i comportamenti della bambina al fatto che non volesse più giocare con me, ma quando lo chiesi a lei mi disse con tutta l’ingenuità che contraddistingue i bambini che la mamma (mia sorella maggiore) le avesse severamente proibito di avvicinarsi. Mio fratello maggiore invece, con cui ho giocato in squadra nei tornei di calcetto amatoriali in giro per la regione per praticamente tutta la vita, ha smesso di propormi di giocare sia per la mancanza del Green Pass che mi avrebbe permesso di entrare nei campetti e sia per il fatto che non intendesse giocare con una persona non vaccinata; vivendo lui in un’altra città per motivi lavorativi (rientrava solo nel weekend) mi avvisava solitamente in settimana per messaggio della data e dell’orario della partita, ma poi non l’ha più fatto e mai mi ha spiegato nello specifico perché (anche se era facilmente intuibile). Lui stesso, che era sempre ben felice di ospitarmi quando saltuariamente andavo a trovarlo prima della pandemia, cominciò poi a rifiutare tutti i miei tentativi di raggiungerlo inventando scuse talmente surreali che mi fecero capire che non mi voleva più e così smisi di chiederglielo anche in concomitanza del fatto che poi imposero il Green Pass persino per i mezzi di trasporto.
Con il lavoro ho avuto problemi sin dalle prime fasi, per gli operatori sanitari (avevo conseguito la qualifica OSS e stavo valutando se dedicarmi concretamente a questo ambito) l’obbligo vaccinale venne messo praticamente nelle battute iniziali e quindi mi ritrovai “fuori parametro di assunzione” (anche se le difficoltà in questo campo per me iniziarono leggermente prima della Pandemia, era da fine estate del 2019 che non riuscivo a trovare un impiego in questo specifico campo); complice l’inizio della pandemia e l’istituzione dei successivi obblighi vaccinali persi definitivamente interesse nel voler proseguire in questo ambito lavorativo.

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Così cominciai a guardarmi intorno seppur la mancanza del Green Pass mi continuasse prepotentemente ad ostacolare: avevo fatto dei colloqui ed avevo trovato delle occasioni, penso per esempio ad un allettante contratto indeterminato che mi avevano proposto (grazie ad un amico che fece da intermediario tra me ed il datore di lavoro) come magazziniere in un supermercato ma, nello scoprire che non avessi il Green Pass e che non fosse mia intenzione arrivare a possederne uno, quel datore di lavoro si rimangiò la promessa fatta e mi preferì un altro. In passato riuscivo tranquillamente a fare tanti lavori che mi permettevano di guadagnare: ho fatto per esempio il barista, il cassiere, lavoravo in un punto scommesse, in un autolavaggio, organizzavo tornei di calcetto per ragazzini ecc, ma dall’istituzione dei vergognosi ed incostituzionali obblighi vaccinali ebbi oggettive difficoltà anche nel trovare questi classici lavoretti saltuari che facevo molto spesso, proprio perché i datori di lavoro non mi permettevano di lavorare se non avessi mostrato un Green Pass. Vivendo con i miei genitori non ebbi difficoltà economiche oggettive, non avevo un affitto da pagare per esempio, seppur venissi spesso criticato (anche pesantemente) da mio padre che mi faceva sentire un fallito dato che non stessi guadagnando e rappresentassi un peso per la famiglia (dimenticando evidentemente tutti i soldi che gli avevo prestato in passato, mai restituiti, quando non lavorava per pigrizia e non perché fosse impossibilitato per cause esterne).
Ricordo e riporto, inoltre, due specifici episodi di discriminazione che mi fecero molto male.
Il primo, dal dentista, quando fui costretto ad aspettare il mio turno sul balcone lontano da tutti, rilegandomi ad attendere per una mezz’ora abbondante in uno spazio strettissimo (di nemmeno 2 metri) mentre fuori pioveva a dirotto (gli altri pazienti non volevano che io entrassi in sala d’attesa non avendo esibito il Green Pass alla segretaria; litigai con un signore di all’incirca 60 anni che pretese che io aspettassi sul balcone con la porta chiusa. Il dentista acconsenti alla folle richiesta del tizio visto che, stando al suo punto di vista, già solo il fatto che avesse accettato di visitarmi lo mettesse in pericolo). Nonostante il tempo angusto nessuno cambiò idea e nessuno mi chiese di rientrare, rimasi di conseguenza in attesa che toccasse a me bagnandomi tutto. Fu un brutto colpo soprattutto per la mancanza di empatia di chi osservava distrattamente il cellulare mentre io ero sotto una pioggia non proprio leggera (purtroppo necessitavo di un intervento medico urgente).
Il secondo quando venni cacciato dal bar in cui sono praticamente cresciuto, visto che lo frequento sin da adolescente. Ero seduto al tavolino con un amico quando un dipendente (di 15 anni) mi chiese arrogantemente di mostrargli il green pass e mi mandò via quando capii che non lo avessi. Si giustificò, sulle mie obiezioni sul fatto che quel suo comportamento fosse illegittimo, dicendo che non dipendesse da lui ed io mi sentii profondamente umiliato perché a tutti gli effetti ero stato buttato fuori da quella che reputavo casa mia.
Non mi hanno fatto entrare in negozi di abbigliamento, in palestra, al cinema ed in tante altre strutture in cui, all’ingresso, mi chiedevano questo Green Pass. Ricordo i volti di tutti perché erano sguardi realmente vuoti, nessuno/a l’ho mai visto sinceramente dispiacersi di compiere quegli atti così profondamente ingiusti e discutibili. Sembrava la “normalità” ma non è normale impedire a un cittadino senza problemi con la giustizia di vivere la sua vita.
Sono eventi che mi hanno profondamente turbato, hanno lasciato scorie pesanti perché inevitabilmente i rapporti cambiano con le persone che ti hanno messo in un angolo senza mostrare cenni di vicinanza ed empatia, ma mai ho vacillato nel mio proposito di non vaccinarmi. Nonostante vivessi momenti di solitudine molto marcati, momenti di tristezza e di noia molto intensi ed invalidanti, so che le scelte giuste vanno perseguite perché non c’è effettivamente nulla che possa “comprare” la libertà e che non va fatto nessun compromesso per ottenerla visto che ci appartiene di diritto e non è merce di scambio.

 

Vitty

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