Stile di vita negli anni ’60 e ’40: spesa e alimentazione

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Stile di vita tra spesa e alimentazione negli anni ’60 e ’40

Chiacchierando con mia madre in un giorno qualunque, mi sono trovata a chiederle della sua infanzia. Lei è nata all’inizio degli anni ’60 e mi racconta sempre volentieri dei suoi ricordi, facendomi rendere conto che nonostante siano passati solo pochi decenni da allora il mondo è cambiato parecchio per quanto riguarda la società e il modo di vivere quotidiano. Qualche giorno fa la stavo aiutando a organizzare un pranzo con amici, quindi l’ho accompagnata al supermercato per aiutarla a prendere il necessario. Per un caso fortuito abbiamo scelto di andare in un supermercato un bel po’ più lontano del solito, che era quello dove faceva la spesa quando ero molto piccola, alla fine degli anni ’90.

Io: “Mamma mia sono distrutta, non mi ricordavo che questo supermercato fosse così grande! Mi sembra di aver camminato per chilometri!”

M: “Meno male che c’eri tu a darmi una mano! Pensa a quando eravate piccole tu e tua sorella, che dovevo fare la spesa da sola e portarmi pure dietro le due marmocchie! Per fortuna regalavano i palloncini, così almeno riuscivo a tenervi buone anche in macchina al ritorno ahah”

Io: “Ahah sì posso immaginare, quanta pazienza che avevi! E anche coraggio a fare da sola 15km in macchina all’andata e altrettanti al ritorno con due bambine piccole. Come mai non andavi in altri supermercati?”

M: “Beh, in quel periodo non ce n’erano altri. Questo è il primo supermercato che ha aperto nella zona, ormai quasi 30 anni fa, agli inizi degli anni ’90. Gli altri hanno iniziato ad aprire tempo dopo. Ti ricordi che quello a *** ha aperto agli inizi degli anni 2000, e quello di *** eri addirittura già alle medie”

Io: “Faccio quasi fatica a ricordarlo, oggi ce ne sono così tanti che tra centri commerciali e supermercati siamo praticamente circondati!”

Mentre guido e sto attenta alla strada, noto che lei sta osservando il paesaggio che scorre fuori dal finestrino, il suo viso si rilassa e le spunta un delicato sorriso, come se stesse pensando a qualcosa. Sospetto che stesse ricordando quel periodo in cui era più giovane e viveva ogni esperienza in modo totalmente diverso da oggi. Ne ho voluto approfittare per chiederle una cosa che mi incuriosiva da molto.

Io: “Mamma, ma quando eri piccola tu, se i supermercati non c’erano ancora, come facevi la spesa?”

Lei ci mette un attimo a rispondere e il suo sorriso diventa così ampio che sembra sorridere anche con gli occhi.

M: “Ma che supermercato e supermercato! Ti ho fatto vedere dove abitavamo quando i nonni si sono sposati, da quando sono nata fino all’adolescenza. Eravamo quasi in centro al paese e avevamo letteralmente tutto sotto casa! Il macellaio era di fronte al nostro condominio, il panettiere sulla stessa via ma poco più in là, il fruttivendolo nella traversa a fianco. E poi il giovedì c’era il mercato, proprio dove lo fanno ancora oggi. La maggior parte degli acquisti li facevamo lì! Le compere prendevano molto meno tempo perché era tutto vicino e anche se i tuoi nonni lavoravano a tempo pieno si fidavano a mandare noi ragazzi a fare qualche commissione. E ogni volta era sempre una buona occasione per fare qualche chiacchiera, in paese si conoscono tutti e lo rendeva molto più piacevole. Questo lato umano un po’ mi manca, al supermercato si fa tutto in modo così meccanico e distaccato, non puoi mica fermare il ragazzo che rifornisce gli scaffali e chiedergli da dove viene la carne, quale è la più fresca e cosa ti consiglia di prendere!”

Io: “Ahah sì, sarebbe surreale! Come lo descrivi sembra bellissimo, ma trovavate veramente tutto ciò che vi serviva? Come mai hai iniziato ad andare al supermercato appena ha aperto?”

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M: “Innanzitutto per praticità, per trovare tutto nello stesso posto e fare prima. Con due bambine piccole, il lavoro, e senza il supporto di vostro padre che lavorava troppe ore, non era facile. Il supermercato era una bella comodità. Ma in realtà anche prima si trovava tutto! Sempre nei negozi in paese. Ovviamente non c’era la scelta ampia che c’è oggi con mille marche diverse, ma erano molto più riforniti di quel che credi!”

Io: “Uhm… Si trovavano anche le patatine? Ti sfiderei oggi a far vivere tuo marito senza!”

M: “Macché, quando eravamo piccoli non c’erano mica quelle cose. Non ne sentivamo la mancanza perché non sapevamo cosa fossero, non c’erano nemmeno! Figurati tuo padre che da piccolo viveva in cascina ed è stato tirato su con le verdure dell’orto del nonno e il burro fatto in casa con la zangola. Le patatine e gli snack in busta li ha iniziati a mangiare nel periodo dell’adolescenza, prima non sapeva neanche che ci fossero. E tua nonna paterna non li ha mai comprati neanche quando hanno iniziato a diffondersi, non li considerava neanche cibo vero”

Io: “Faccio quasi fatica a immaginare papà senza snack salati! Ma effettivamente hai ragione, viveva in modo completamente diverso”

M: “Sicuramente per come cucinava sua madre non gli sono mai mancati!!”

Io: “Hai ragione, la nonna era una grande!”

M: “…né gli snack salati, né i dolcetti. Non credere che ci fossero le briochine e merendine confezionate quando eravamo piccoli. Neanche le creme spalmabili tanto in voga oggi”

Rimango in silenzio per un attimo. È una realtà facilissima da immaginare, eppure semplicemente non ci avevo mai pensato. Noi non ne usciamo tantissime, ma il pacchetto di biscotti confezionati in casa c’è sempre, e conosco parecchi amici che fanno colazione con i dolci confezionati, ci fanno merenda, ormai sono così abituati che per loro sarebbe difficile sostituirli.

M: “…e nemmeno i cereali”.

Effettivamente più lei rincarava l’elenco, più sbriciolava le alternative di colazione sulle quali mi stavo scervellando. Finché non sono esplosa: “E cosa accidenti mangiavate?”

M: “Tante cose diverse! Pane col burro, marmellate, lo zabaione -che buono con le uova fresche del vicino!!-, il latte col pane avanzato dal giorno prima. Ogni tanto la vicina faceva i biscotti fatti in casa e ce ne regalava qualcuno. Ma davvero pochi e un paio di volte all’anno, lo zucchero non sapevamo nemmeno cosa fosse. Oggi ne siamo dipendenti ma allora non ne sentivamo neanche la mancanza, perché non c’era proprio!! Per tutta l’infanzia. Quando avevo circa 12 anni abbiamo iniziato a comprare i biscotti per colazione, forse è da lì che qualcosa è iniziato a cambiare”

Io: “Neanche le torte fatte in casa?”

M: “Tua nonna lavorava tantissime ore in città come sarta e spesso portava anche il lavoro a casa. Doveva cucinare pranzo e cena per tutta la famiglia, non aveva veramente il tempo di preparare anche delle torte. Se non proprio rarissime volte, magari durante le feste.”

Si è azzittita perdendosi nei pensieri, aveva un viso pensoso e nostalgico. A un certo punto rompe il silenzio con una risata.

M: “Anzi no, ora che mi ci fai pensare l’eccezione c’era! La cotognata!”

Io: “Che è??”

M: “Ma sì, la gelatina di mele cotogne. È un dolce che si prepara nel periodo in cui matura questo frutto, cuocendolo e facendo una gelatina di mele cotogne e zucchero. Lo preparava lei in casa oppure lo

comprava, lo vendevano al negozio preparato artigianalmente confezionato in fogli di carta forno.

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Ma una sola volta all’anno! E spesso a noi ragazzi non ne toccava nemmeno un pezzetto, perché mia mamma ne va matta e a volte lo nascondeva per mangiarselo tutto lei! Ahahah”

In quel momento le è suonato il telefono che ha interrotto la conversazione. Io ripensavo a quel che mi aveva raccontato mia madre, e soprattutto cercavo di immaginarmi mia nonna da giovane adulta, circa 50 anni prima, talmente golosa da nascondersi l’ultimo dolce e quasi non farlo assaggiare nemmeno ai suoi figli, ridacchiando tra me e me. Mia madre chiude la telefonata: era mia nonna che aveva bisogno di uova e non mi ricordo quale altro prodotto che avevamo appena acquistato, quindi decidiamo di fare una deviazione e fermarci da lei prima di tornare a casa. Un quarto d’ora dopo siamo già da lei, le abbiamo messo i prodotti in frigo e ci siamo sedute tutte e tre davanti a una tisana prima di tornare a casa. Ciò che mi aveva raccontato prima mia madre mi frullava ancora in testa. Quindi per saziare la mia curiosità porto anche mia nonna sul discorso di prima, chiedendole come faceva lei la spesa quando era piccola, come funzionava.

N: “Ti ho mai raccontato che il tuo bisnonno Enrico aveva un negozio?”

Io: “Il nonno Enrico! È sempre così spassoso quando mi racconti di lui. Sì, mi raccontavi che vendeva alimentari tra cui i formaggi. Lui detestava praticamente qualsiasi formaggio, ma per venderlo alle signore del paese raccontava sempre di essersi appena mangiato un panino al gorgonzola giurando che fosse delizioso ahah!”

N: “Sì, era un furbacchione ma in paese gli volevano bene tutti! Nel negozio non vendeva solo formaggi e alimentari, ma veramente di tutto. Anche la carta da cucina, le pile per gli oggetti elettronici…”

Mi piace il modo i cui le si illuminano gli occhi quando si perde nei ricordi del passato, le memorie riguardanti la sua famiglia e come era il paese quando lei era piccola. Sono curiosa e incalzo con le domande.

Io: “Sapevo che il negozio era dove negli anni scorsi c’era quel fiorista, che ora ha chiuso. È piccolissimo, sono solo due stanzine”

N: “Ma in qualche modo riusciva a starci tutto, c’era persino la cella frigorifera sul retro!”

M: “Gli scaffali erano fino al soffitto, me lo ricordo!!”

N: “Con quella piccola attività tirava avanti tutta la famiglia. Inoltre avevamo un piccolo pezzetto di terreno con verdure, alberi da frutta, tre mucche e una decina di oche, così avevamo sempre verdure, latte fresco, uova e nei periodi giusti anche carne per la famiglia. Qui in campagna riuscivamo ad arrangiarci e nessuno ha sofferto la fame persino durante le guerre, in città hanno sofferto molto più di noi.” Prende un attimo di pausa per soffiare sulla tazza bollente e bere un piccolo sorso di tè, poi continua a raccontarci. “Quando ero ragazza il paese era molto diverso da come è oggi. C’erano tanti negozi oltre quello della mia famiglia, c’era il macellaio, il fruttivendolo, il panettiere, la cartoleria, facendo un giro a piedi potevi comprare tutto ciò di cui c’era bisogno! Purtroppo, ora la gente prende la macchina e va ai supermercati più grandi, i piccoli negozi hanno chiuso tutti uno dopo l’altro. Solo il panettiere ha resistito fino all’inizio degli anni 2000. Ora molta gente si è trasferita qui perché è comodo per andare a lavorare in città ma prendono casa qui solo per dormirci, il paese non lo vivono per niente. Quando ero ragazza io era diverso, c’era molta più vita e movimento, tutti conoscevano tutti e c’era sempre qualcuno con cui chiacchierare, ci si aiutava l’un l’altro quando c’era bisogno, c’era fiducia. Oltre i bar e i negozi c’erano bar e osterie. In settimana si lavorava sodo, ma la domenica erano tutti al bar a giocare a carte. Giovani e anziani, tutti insieme, giocavano a carte tutto il giorno. E suonavano, cantavano. Qualcuno iniziava a intonare qualche nota, a strimpellare una fisarmonica o quel che c’era, e cominciavano tutti a cantare. Tutti insieme, sia i giovani che i vecchi! Si sentivano su fino a casa, davano vita a un’atmosfera così spensierata!”

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Grazie ai loro racconti sono riuscita a immergermi prima in un’infanzia vissuta negli anni ’60-’70, facendo poi un salto nella vita di paese degli anni ’30-’40. Le mie domande erano volte a risolvere una semplice curiosità sulla loro alimentazione e stile di vita, ma dai racconti di entrambe le donne sono riuscita a sentire i profumi, i sapori, i rumori, le sensazioni e le atmosfere vissute da entrambe in anni così diversi, che rimarranno per sempre nella loro memoria. Spero di essere riuscita a trasmettere anche a chi di voi era curioso sull’argomento almeno un assaggio delle emozioni che mi hanno voluto trasmettere con le loro risposte!

 

BlueRose

 

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