Se il fallimento dei commerci fosse un po’ anche colpa loro?

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Ci tengo a raccontare dei piccoli episodi di ingiustizie subite nel periodo in cui il governo ha deciso di rendere obbligatorio il fatto di mostrare un lasciapassare per entrare in… praticamente tutti i commerci e accedere a tantissimi servizi. Tutti sono a conoscenza della storia oggettiva: ad agosto 2021 è diventato obbligatorio mostrare il lasciapassare – ottenuto sottoponendosi alla “vaccinazione covid”, siero ancora sperimentale e dai reali effetti ancora sconosciuti ai più, oppure sottoponendosi ai tamponi nasali ogni 48 ore, spesso dolorosi, dal risultato inaffidabile e dagli ingredienti nocivi mai dichiarati – per entrare nei ristoranti, bar e in svariate categorie di commerci, in pratica quasi tutti i negozi e servizi tranne i supermercati. È diventato presto obbligatorio anche per accedere ai mezzi di trasporto, impedendo alle persone di utilizzare treni o autobus, per i viaggi o anche solo per recarsi a scuola/lavoro, se non si fossero piegati al ricatto. Solo due mesi dopo, a ottobre, hanno scelto di rendere il lasciapassare obbligatorio persino per entrare sul luogo di lavoro, così chiunque non avrebbe accettato per qualsivoglia motivo di farsi il lasciapassare, si sarebbe ritrovato sospeso senza stipendio o licenziato.

Questa è la storia oggettiva, le regole pubbliche. Chi in quel periodo l’ha vissuta in modo superficiale, lasciandosi fluttuare e trasportare dalla massa, probabilmente non ha notato molte di queste stranezze. Magari alcuni ritenevano anche che queste misure fossero giuste, dato tutto l’odio che nei mesi precedenti stavano fomentando contro questa categoria di persone che non accettavano il “vaccino” oppure il lasciapassare. Gli appartenenti a questa categoria sono corsi a farsi iniettare il siero, quelli che non hanno avuto effetti collaterali immediati erano fieri di averlo fatto, si sono scaricati il loro bel lasciapassare, perché se lo sono meritato, e sono andati avanti con la loro routine. Nello stesso momento chi aveva scelto di non farsi iniettare il siero stava vivendo quotidianamente situazioni surreali a causa di queste leggi emanate in pochissimi mesi. Senza lasciapassare qualsiasi azione quotidiana che chiunque svolge fuori casa veniva ostacolata, e bisognava decidere se rinunciare a farla, cercare un’alternativa, o andare lo stesso rischiando multe. Nella prima categoria, molti continuavano a vivere col paraocchi, facendosi permeare dalle opinioni del televisore e fingendo di non vedere che la vita di troppe persone attorno a loro stava venendo resa impossibile da leggi che di fatto erano illegali. Esattamente: i DPCM che dettavano le regole di fatto non avevano alcuna legalità, ma proprio il fatto che la gente ha deciso di seguire e mettere in atto queste assurde regole le ha rese, di fatto, obbligatorie. Finché la televisione diceva che “il vaccino non è obbligatorio”, soprattutto perché “non siamo in una dittatura e siamo liberi di scegliere”, le persone non si fermavano a riflettere su quanto queste parole fossero menzognere e si lasciavano cullare da questo inganno, invece di scegliere di vedere per intero la verità: che gli avrebbe permesso di potersi ribellare e tenersi stretti i propri diritti e la propria salute!! Perché il compromesso che stavano accettando per ottenere quella “libertà” apparente di poter entrare nei commerci, in realtà era la firma definitiva per perdere ogni diritto su se stessi. In questo momento il padrone gli permetteva alcuni svaghi come contentino, ma gli aveva già dimostrato di poterglielo togliere in ogni momento. Quelli che al contrario non si piegavano ai compromessi e lottavano per ottenere la libertà vera erano proprio le persone che non accettavano di farsi il lasciapassare, a cui stavano facendo subire le peggiori discriminazioni e segregazioni! Spero che tante persone appartenenti alla prima categoria, cioè quelli che all’inizio hanno accettato subito “vaccino” e lasciapassare, inizino a guardare la realtà oltre a quella menzognera mostrata dalla televisione, a togliersi con forza il paraocchi che vorrebbero imporre a tutti; spero che tante persone siano ancora in tempo per ricominciare a ragionare con la propria testa, rendersi conto dell’anormalità del lasciapassare Nazista, e comprendano l’importanza di lottare perché un simile abominio e crimine contro l’umanità non si ripeta mai più.

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Chi non lo ha vissuto in prima persona, non ha provato la sensazione di rimanere fuori da un ristorante, dai luoghi pubblici dove andava per ritrovarsi con li amici, perché non aveva il lasciapassare da mostrare. Tutti entrano, tu no. Tu devi sentirti strano, diverso da tutti e con puntati addosso gli occhi della folla. Che cos’hai da nascondere? Non hai fatto il siero che ti renderebbe uguale a tutti noi? Non sarai per caso un “complottista”? Ci vuoi veder morire? (Perché si sa che anche i vaccinati con mille dosi devono continuare a temere il contagio proprio da chi non si è sottoposto a inoculazione! Non è mai stato così per nessun vaccino, ma questo raffreddore è molto più pericoloso delle altre malattie mortali!) Cos’hai da nascondere, perché non fai come tutti che mostrano il lasciapassare coi loro dati personali, sensibili e le scelte sanitarie, dati che non erano mai stati necessari per entrare in un negozio o bar, perché non vuoi rinunciare alla tua privacy per berti questo buon caffè? Il compromesso non aveva alcun senso eppure tantissime persone ci sono cascate in pieno!

 

Sono ancora indecisa se la cosa più folle fossero i commerci che lasciavano fuori una valanga di clienti solo perché andava di moda mettere in vetrina il cartello “gli ebrei non possono entrare”, o la gente orgogliosa di mostrare questo lasciapassare Nazista da bravo bambino (momento che molte altre persone di mia conoscenza hanno descritto come “umiliante”), assicurandosi che i camerieri e commessi rispettassero l’obbligo, come cani da guardia. Io ovviamente ho smesso di andarci, se gli puzzavano i miei soldi, non avevo intenzione di sprecarli nei loro commerci. Se avevo necessità di uscire, sceglievo i locali che non accettavano di effettuare questo trattamento sui clienti, almeno per finanziare qualcuno che stava provando a lottare per il mio stesso obiettivo. Ma questa alternativa non era sempre disponibile e in alcuni momenti era un evidente disagio. Faccio un esempio. Stai camminando per strada e incontri un vecchio amico, o un ex collega. Magari non avete la stessa confidenza che hai con gli amici più stretti, ma sei felice di rivederlo dopo tanto tempo e ti piacerebbe farci due chiacchiere per sapere come va. Ti invita a bere un caffè per fare due parole. E ancora una volta, sarai costretto a scegliere: trovo un escamotage, oppure devo rimanere a spiegargli perché non posso bere il caffè perché sono sprovvisto del lasciapassare Nazista? Perché anche per la situazione più semplice devo scegliere se rinunciare oppure esporre una mia scelta sanitaria che dovrebbe rimanere personale e privata? Anche perché di colpo tutti i baristi sembravano come dei falchi, e rispettavano “la legge” ancora più forte di come si doveva. La “legge” diceva di non poter consumare al ristorante senza lasciapassare, ma teoricamente si poteva prendere del cibo da asporto. Un giorno ero lontana da casa per commissioni e ho deciso di ordinare del cibo da un piccolo bar che faceva anche pasti per il pranzo. Avevo poca scelta e tanta fretta, quindi ho telefonato per ordinare. Era un pranzo, una necessità, quindi avrei rotto la regola che mi ero imposta di non finanziare chi mi discrimina perché non ho ceduto al lasciapassare e ho ordinato comunque qualcosa da mangiare. All’orario prestabilito sono entrata nel bar per prendere l’ordine. Il barista mi ha detto di mostrargli il lasciapassare, se no non potevo entrare. Io gli ho fatto presente che ero lì solo per ritirare il mio ordine e andarmene, non sarei rimasta dentro il locale per pranzare. Ma per lui era necessario lo stesso, anche solo per accedere al suo bar – in cui io, per avere questa conversazione, ero già entrata, ma finché non gli avessi mostrato il documento non mi avrebbe dato l’ordine e non mi avrebbe lasciata uscire. La situazione era ridicola. Ho fatto finta di cercare in borsa e di essermi dimenticata il cellulare per mostrargli il qr code, ma a cosa gli serviva vedere il lasciapassare se dovevo entrare solo a ritirare il sacchetto di cibo già pronto e pagarlo? Alla fine non so come sono riuscita a ottenere il pasto più agognato della mia vita e andarmene via! Io sono uscita ridendo talmente la scena era stata surreale e quel barista completamente fuori di testa, che ricorderò per sempre per sconsigliare il suo locale, ma delle scene simili sono successe anche ad altri che conosco, che giustamente si sono sentiti in forte disagio, quando sapevano bene di essere dalla parte della ragione.

Tutti questi commercianti, oltre a rifiutare deliberatamente i nostri soldi, ci stavano anche negando un servizio che tutti gli altri stavano dando per scontato. Ma in quel periodo dovevamo lottare anche per le cose più banali, sentirci dei criminali e far vedere i documenti anche solo per acquistare un panino al bar.

 

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Un altro esempio ridicolo delle follie del lasciapassare in ristoranti e negozi lo ha subito un mio parente. Un anno prima, durante la quarantena, è stato tra i pochi che hanno continuato a lavorare. Vicino al posto dove lavorava tutti i bar e ristoranti erano chiusi per il decreto, potevano stare aperti solo per l’asporto, il che era un grande disagio per tutti quei lavoratori come muratori, giardinieri, boscaioli ecc. tra cui lui. Questi lavoratori iniziavo a lavorare prestissimo la mattina, stavano tutto il giorno fuori al freddo, e secondo i politici, belli comodi e riveriti a casa loro o in parlamento, questi lavoratori non avevano neanche diritto a un pasto al caldo durante la pausa pranzo, con un tetto sopra la testa in caso di pioggia. Nel paesino dove lavorava è riuscito a trovare un ristorante che ha accettato di accogliere di nascosto queste persone. Salivano dalla porta sul retro, si trovano a mangiare nella saletta al secondo piano. Facevano l’ordine per telefono e il ristoratore gli mandava i piatti dal piano di sotto col passavivande, dove loro lasciavano i soldi per pagare il conto. Si dovevano un po’ arrangiare, ma il ristoratore era felice di riuscire ad andare avanti comunque, e tutti questi lavoratori di avere un posto caldo dove sedersi a mangiare e rilassandosi facendo due parole coi colleghi prima di tornare al freddo e al lavoro. Si trovavano in quasi 80 persone in una saletta da 40, e quando vedevano una volante della polizia dalla finestra, o sentivano un cliente “normale” che entrava dalla porta per prendere del cibo da asporto, stavano tutti zitti per non farsi scoprire ed evitare multe salatissime per aver voluto mangiare al caldo in una giornata gelida. Non volevo vedere la somiglianza con gli ebrei che si nascondono dai controlli dei nazisti e da chi avrebbe potuto fare la spia, ma per me era abbastanza evidente. Un anno dopo, quindi con l’arrivo ed entrata in vigore del lasciapassare, mi ha fatto davvero male scoprire che quel ristoratore ha accettato di chiedere il lasciapassare ai clienti che entravano a consumare. Lui che è andato avanti senza fallire grazie alla gente che aveva deciso di scavalcare le leggi illegali, in questo momento stava sostenendo anche lui questa enorme illegalità del green pass. Nonostante lui stesso avesse deciso di non vaccinarsi! Il suo unico riguardo è stato nei confronti dei non vaccinati tra quei lavoratori che mangiavano da lui durante la quarantena. Il mio patente è tornato a mangiare lì, scoprendo che il ristoratore chiedeva il lasciapassare a tutti “se no sai che figuraccia fai coi clienti se non glielo controlli?”. Non lo ha chiesto al mio parente perché sapeva che non era inoculato e non voleva perdere il cliente, così come non lo ha chiesto a un suo collega che aveva scelto di non vaccinarsi dopo aver visto il padre morire appena ricevuta la prima dose. Questa è l’unica finezza che ha avuto, ma ci sono rimasta davvero male, ancora più di quanto ci sia rimasto il mio parente, nel vedere il modo in cui chiedeva il lasciapassare a tutti perché “lo chiede la legge”.

Per tutto il periodo in cui il lasciapassare è stato obbligatorio per entrare nei ristoranti questo mio parente si è trovato una piccola trattoria gestita da albanesi. Per non rinunciare ai clienti, soprattutto ai lavoratori che sono un’entrata economica sicura perché la pausa pranzo la fanno ogni giorno, il titolare metteva le persone senza lasciapassare nel tavolino in fondo vicino all’uscita di servizio. Così se fosse entrata la polizia per fare un controllo del lasciapassare (che ancora una volta era illegale perché le forze dell’ordine possono chiedere di mostrare i documenti ma non un certificato vaccinale, ma la gente che non conosceva la legge si faceva ingannare e glielo mostrava subito) potevano scappare da quella porticina, evitando la multa a sé stessi e al locale. Il mio parente mi raccontava che avrebbe voluto finanziare anche altri, dato che per lui era comodo pranzare fuori ogni giorno, soprattutto in un momento così difficile per l’economia di questi commerci che riaprivano dopo mesi, ma nessun italiano lo accettava. La trattoria albanese era l’unica che stava trovando un modo di aggirare la legge per non discriminare i clienti. Mi raccontava anche della forte pressione che sentiva ogni volta che doveva lavorare in una zona diversa, quando facevano interventi a casa dei clienti anche parecchio lontani. Generalmente lavorava con colleghi che sapevano della sua situazione, cioè che non aveva il lasciapassare, ma spesso quando lavorava lontano si trovava con colleghi diversi, e ogni volta quando si arrivava alla pausa pranzo, spesso si trovava costretto a rinunciare alla sua privacy dicendo a tutti di non avere il lasciapassare e non poter andare a pranzo con loro, e soprattutto ritrovandosi ancora una volta a dover trovare un posto in cui mangiare perché faceva freddo e nessun ristorante o bar lo lasciava entrare. Sembrerà semplice per chi lo vede da fuori, ma vivere ogni giorno questa situazione di precarietà, discriminazione, è pesante. Questa secondo me è un’ingiustizia inaccettabile, la perdita dei diritti più semplici che venivano negati ogni giorno semplicemente perché non ci si è piegati a un trattamento sanitario sperimentale.

 

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Mi spiace per tutti i piccoli commerci che sono falliti, perché dietro ognuno di essi ci sono persone che si sono trovate in gravi difficoltà economiche. Eppure non riesco a perdonarlo totalmente. Di storie di locali che sono rimasti aperti anche durante le chiusure forzate iniziavano a sentirsene parecchie, che nonostante la violenza quotidiana delle forze del disordine hanno resistito, tenuto aperto, continuato a fornire un servizio e a guadagnare, oppure che durante il periodo del lasciapassare non facevano discriminazioni e accettavano qualsiasi cliente. Di storie iniziavano a sentirsene, e tutti loro vincevano la causa in tribunale perché queste chiusure e divieti erano di fatto illegali. Ora è passato un altro anno. Molte più persone iniziano ad aprire gli occhi sugli effetti dei “vaccini”, e spero che capiscano la mancanza di senso nel richiedere che un’altra persona lo faccia, scegliendo della sua salute, solo per decidere se accettarlo nel suo locale o meno. Soprattutto ora che dopo aver subito due anni di tutto questo, se ancora sono aperti probabilmente non hanno più abbastanza risparmi da parte per permettersi di mandare via clienti, discriminando dei connazionali e mandandoli via per rispettare delle regole totalmente insensate. Spero che molti abbiano usato questo tempo per riflettere e capire, così che se in futuro verranno proposte dal governo altre di queste regole folli, potranno scegliere con coscienza e consapevolezza come comportarsi, per sé stessi e nei confronti della gente.

 

Bluerose

 

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