Mia figlia in ospedale e io non posso entrare

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Condivido questa esperienza che è fresca di oggi 29 agosto 2022.

Mia figlia, che ha 18 anni appena compiuti, è fuori casa per fare la stagione come cameriera. Questa notte verso le tre ha chiamato mio marito, che a differenza mia ovviamente ha sempre il cellulare acceso, per avvertirci che a breve sarebbe arrivata a casa infortunata.

Il primo pensiero che è arrivato è “ecco vedi col cellulare spento.. se non ci fosse stato mio marito come faceva a chiamare “… Già lì mille manipolazioni poi alla fine sono riuscita a tacciare tutto realizzando che chi l’aveva portata in ps l’avrebbe poi portata a casa .

Il giorno dopo in ospedale, dopo tre ore fra visite attese raggi etc ci dicono che deve essere operata in urgenza, con prognosi lunga.

Mentre aspettavamo mi è entrato un altro pensiero “ecco vedi che protezione hai fatto a tua figlia, non sei capace fare nulla”. E peraltro ieri era il suo turno di protezione e davvero non gliela ho fatta perché mi sono addormentata.

Poi inizia ad intrufolarsi il pensiero del GP per entrare in reparto.

Mia figlia è adulta certo, ma mi voleva vicino e io ovviamente le volevo stare vicino.

Vedere tua figlia che piange è una esperienza straziante, soprattutto quando sei impotente. Non la puoi cullare come quando è neonata, neppure distrarla con qualcosa come quando sono più grandicelli.  In queste occasioni ci devi solo essere, presente, con un abbraccio e un bacio. Io ci sono, senza invadere.

Io l’ ho accompagnata in reparto poi praticamente l’ho abbandonata, è così che mi sento adesso. Ho abbandonato mia figlia . Ed è bruttissimo quello che sento dentro.

Le infermiere, per la verità tutte molto gentili e comprensive, mi hanno spiegato che devo avere tre vaccinazioni per portare anche solo le mutande a mia figlia.

Gentilmente mi hanno spiegato che se avevo avuto il covid allora forse potevo entrare, ma senza tre dosi nulla.

Quello che mi ha fatto “paura” era la totale accettazione di queste donne che erano in quattro a prendersi cura della mia figlia ( qua è un ospedale piccolino) e tutte sorridenti come se fosse la cosa più naturale del mondo a sostenere che per entrare ( ma comunque ero già entrata) dovevo avere questa certificazione. E mi mostravano il punto dove avrei dovuto puntare il telefono, come se non riuscissero a concepire quello che io dicevo no vaccino no covid.

Il volto era strano, gli occhi erano buoni e sorridenti. La maschera ben piazzata comunque non mi nascondeva questa sensazione – e mi scuso ma per rendere l’idea- di avere di fronte degli ebeti.

Una in particolare.

In questo momento mi sento mancare dove vorrei e dovrei essere presente.

E penso a tutti gli anziani che sono morti in solitudine pompati nei polmoni da ossigeno e o ammazzati con i farmaci libera letti..

Non esiste cosa peggiore che sentirsi soli e abbandonati, non riesco a concepire una tale crudeltà e come la gente lo accetti.

Adesso torno in ospedale a lasciare i vestiti in portineria come una barbona infetta .

Vorrei agire materialmente ma la paura è che l’azione poi sia contro chi amiamo, come ho già potuto capire da sola.

E quindi mi sono anche risposta.

Per fortuna (!!) ho una schiera di pluridosati  armati di telefonino e stanze intorno che mi aiuteranno in questo momento, umorismo a parte è purtroppo vero.

 

fiamma

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