Infanzia anni ’80

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Voglio raccontarvi la mia bellissima infanzia vissuta negli anni 80, nulla a che vedere con l’infanzia che vivono i bambini di oggi. Conservo dei ricordi meravigliosi e sono felice di poterli condividere con voi. Provengo da una famiglia composta da 5 persone, mio padre mia madre e i miei due fratelli, abbiamo sempre vissuto nella mia città natale, Catanzaro. In casa lavorava solo mio padre, mamma faceva la casalinga e la mamma a tempo pieno. Mio padre è stato un ispettore di polizia, ma all’epoca era un poliziotto semplice, vivevamo solo con il suo stipendio mensile e nel suo piccolo non ci ha mai fatto mancare nulla. La moneta di quei tempi era la cara e vecchia lira e con essa si viveva benissimo, la maggior parte delle persone conduceva una vita tranquilla e benestante. Molti si potevano concedere il lusso di viaggiare, possedere due macchine a famiglia, andare spesso al ristorante e comprarsi, o costruirsi case con i propri risparmi senza chiedere mutui da capogiro. A miei tempi la scuola era molto diversa, si aveva una sola maestra dove ci insegnava tutte le materie, non come oggi che ogni materia si ha una maestra diversa e i bambini vengono mandati solo in confusione, non solo non riescono ad instaurare un legame affettivo, cosa che ai miei tempi era una cosa importante, ma vengo oberati di materie da studiare. Mi reputo fortunata ad avere avuto una sola maestra alle scuole elementari, dove ancora oggi la porto nel mio cuore e nei miei pensieri, la mia cara maetsra Lidia. Ricordo ancora il suo metodo di insegnamento, ci faceva svolgere moltissimi dettati, poesie e tantissimi temi. Adoravo fare I temi, ero molto fantasiosa, e lei ci lasciava liberi di spaziare con gli argomenti, senza porci limiti, era molto curiosa di sapere fin dove potevamo arrivare con la nostra mente. Con i compagni si andava tutti d’accordo, non esisteva il bullismo, anzi, ci aiutavamo gli uni con gli altri. Anche se il ceto sociale era diverso, per noi non c’era differenza… non guardavamo le marche dei vestiti o delle scarpe, a differenza di come avviene oggi dove già alle scuole elementari se non sei vestito alla moda vieni tagliato fuori dal gruppo, facendo soffrire e sentire a disagio sia il bambino, e di conseguenza anche il genitore, facendolo sentire in difetto per non avere la possibilità economica di permettersi un certo abbigliamento per i suoi figli. Anche se un compagnello arrivava a scuola mal vestito, facevamo di tutto per non farglielo pesare. Spesso invitavo i compagni a casa mia, qualcuno veniva a pranzo altri nel pomeriggio. Mi piaceva trascorrere i pomeriggi con loro. Non abitavo vicino nel quartiere, ero un pò distante, e per arrivare alla mia abitazione era necessario un mezzo di trasporto, ma molti di loro anche se piccoli di età si univano a gruppi e venivano a piedi. Non si aveva paura delle macchine, o di gente poco raccomandabile, perché si respirava aria serena. In quegli anni i genitori non accompagnavano i figli ovunque con la macchina, nemmeno a scuola,, si camminava a piedi, oggi invece anche per fare 500 metri si prende la macchina creando file e ingorghi allucinanti. Il Natale a scuola era sempre un grande divertimento, le maestre ci organizzavano le recite, e sceglievamo i vestiti da mettere, non c’era bisogno di spendere grande cifre, si utilizzava qualcosa che avevamo già, oppure li realizzavamo con la carta pesta, lo stesso valeva per le decorazioni. Anche nelle famiglie il Natale era diverso, molto più armonioso di oggi. Ricordo che mia madre ci faceva scendere sotto casa con una cassettina di legno per andare a raccogliere il muschio, e tutti insieme facevamo il presepe. L’albero all’epoca non era ecologico, si acquistava con le radici dentro il vaso per poi ripiantarlo. Gli addobbi non erano importanti, ma allo stesso tempo erano belli, si sentiva l’amore, per quella festa. Eravamo famiglie numerose, quindi grandissime e lunghe tavolate, tutti felici. A noi bambini non interessava molto il regalo, non avevamo richieste o pretese, ogni dono era un gesto d’amore, anche fosse stato solo un paio di calze, la nostra felicità era stare tutti insieme. Anche il cibo era molto diverso, sulla tavola non mancavano mai legumi, verdure carne e frutta e la pasta fatta in casa. Non esistevano capricci, si mangiava quello che c’era. Spesso capitava che scendevo sotto casa con mia madre alla ricerca del finocchio selvatico, dove lei ci cucinava la minestrina per la sera, era così buona! Le verdure e gli ortaggi li raccoglievamo dal terreno di mia nonna paterna. Ogni tanto mio padre ci portava con loro in quel terreno , si trovava in un paesino grazioso, distante un ora dalla mia città, dove le donne anziane si vestivano da pacchiana, mantenendo le loro usanze.

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Affianco a questo terreno passava un fiume e grazie a questo gli ortaggi crescevano enormi e saporiti. Inoltre c’era anche una distesa di pannocchie dove io e mio fratello ci ingozzavamo, li mangiavamo raccolti al momento, c’erano anche molti alberi di ciliegio e arance, era così tutto meraviglioso. La carne bianca invece era tutta allevata da mio nonno materno, conigli , polli e maiali e quando era il periodo dell’uccisione di quest’ultimo si viveva come una grande festa, sia grandi che piccoli venivano commissionati a svolgere delle mansioni, c’era chi riempiva le salsicce chi puliva la pelle del maiale e chi cucinava. Questo lo si faceva per mantenere e tramandare la tradizione, la stessa cosa succedeva nel periodo dei pomodori quando si faceva la salsa in casa o nel periodo della raccolta delle olive dove si produceva l’olio.In quegli anni la gran maggioranza delle persone nel mio quartiere viveva così, si alimentavano di quello che producevano loro stessi, purtroppo in questi ultimi anni queste tradizioni sono quasi scomparse. Negli anni 80 anche i giochi che facevamo da bambini erano diversi, non c’erano cellulari o playstation, le uniche cose di tecnologico che avevamo e che ogni tanto mio padre ci faceva usare, era la macchina da scrivere e il baracchino. Vivevamo in una tenuta in campagna e in estate con i miei fratelli stavamo sempre fuori a giocare, rigorosamente scalzi, amavamo stare a piedi nudi e non avevamo paura di ammalarci, anzi,era pure difficile che ci veniva una febbre. Passavamo le giornate in bicicletta, tant’è che a 4 anni la guidavo già senza rotelle, a 9 anni papà mi regalò il mio primo motorino, era un bravo e mi era concesso di guidarlo solo nella tenuta. Quando capitava che ci facevamo male cadendo, ci medicavamo con un pò di acqua buttata sulla ferita, giusto per togliere il terriccio e si era di nuovo pronti a giocare, guai se la mamma ci vedeva piangere, preferivamo nascondere il tutto e tenerci il dolore. Delle volte andavamo a caccia di gerini, e spesso incontravamo bisce e serpenti. Ci costruivamo le fionde da soli, oppure essendo figli di uno sportivo e cresciuti con i film di Bruce Lee ci costruivamo i Nunchaku, erano dei bastoni con delle catene, e imitavamo Bruce nelle sue mosse. In inverno nelle giornate piovose giocavamo in casa, raramente giocavamo con bambole e soldatini, preferivamo costruire delle capanne fatte di lenzuola e coperte, oppure giocavamo a nomi cose e città, o facevamo dei lavoretti con il das o magari aiutavamo mamma a fare dei dolci. Ci piaceva anche interagire molto con i nostri genitori, delle volte ci univamo davanti la stufa a legna e ci facevamo raccontare episodi del loro passato, e non mancavano mai i racconti paranormali vissuti da qualche familiare. Le domeniche le passavamo quasi sempre fuori casa, non al ristorante, ma all’aperto, facevamo delle scampagnate in montagna o nelle pinete al mare, e mentre i grandi grigliavano la carne noi piccoli giocavamo a pallone o a nascondino.

Ad oggi mi dispiace molto che sia le mie figlie e ancora di più i miei nipoti non possano vivere ciò che ho vissuto io ai miei tempi. Ho modo di osservarli, li vedo quasi come fossero addormentati, sempre con gli occhi fissi sui telefonini o davanti alla tv a guardare video su youtube o giocare alla play station. Le domeniche i genitori preferiscono portarli nei centri commerciali o in ludoteche, notando anche che interagiscono poco con i loro figli, quasi come volessero sbarazzarsi di loro, anche perché, sono i primi a voler stare e ubriacarsi di social. Ho potuto costatare che, anche se viviamo nel 2023, questa nuova generazione è meno sveglia di come eravamo noi alla loro età.

 

Maryall80

 

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