Discriminazioni al Sindacato

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In gennaio 2022 viene deciso che dal giorno 1 febbraio 2022 sarà necessario essere in possesso di green pass base per accedere a: pubblici uffici – servizi postali, bancari e finanziari – attività commerciali, ad eccezione di quelle che “soddisfano le esigenze essenziali e primarie della persona”. Mio marito, dopo mesi di sospensione, non gli viene rinnovato il contratto e quindi ci siamo subito attivati per fare la domanda per ricevere la NASpI. Se da una parte c’era l’amarezza, la rabbia, la preoccupazione e la tristezza di non poter lavorare, dall’altra eravamo sollevati perchè la sua disoccupazione ci avrebbe permesso di sostenere le spese. Nella stessa situazione si trovava anche mia sorella. Quindi chiamiamo subito per prendere i vari appuntamenti al Sindacato e al Centro per l’Impiego e fortunatamente vengono fissati entro fine gennaio. Al Sindacato hanno appuntamento lo stesso giorno, uno dopo l’altro. Decido di accompagnarli e appena arriviamo vediamo appeso alla porta un cartello con scritto che per accedere agli uffici era obbligatorio il green pass.

 

Tutti e tre ci poniamo la stessa domanda: “Ma come hanno deciso di applicare in anticipo una discriminazione? Proprio un Sindacato?”. Ci sembra impossibile, quindi facciamo finta di nulla e aspettiamo. Poco dopo l’orario del loro appuntamento, arriva un impiegato a chiamarli e mi dice che io non posso aspettare là e di andarmene subito visto che non avevo appuntamento. Ho pensato: “Ora non si possono più nemmeno accompagnare le persone?”. Veramente assurdo e ingiusto. Vabbè avevamo già deciso che mentre loro sarebbero stati dentro a fare domanda di disoccupazione, io ne avrei approfittato per andare a curiosare in un negozio di prodotti agricoli là vicino per farmi un’idea di cosa poteva servirmi per l’orto e dei costi. Dopo circa un quarto d’ora faccio per uscire dal negozio e proprio in quel momento li vedo arrivare. I loro volti erano amareggiati, tristi e delusi. Non li ho mai visti in quello stato, sembrava come se qualcuno li avesse bastonati. Ero molto dispiaciuta nel vederli così e allo stesso tempo molto arrabbiata per come erano stati trattati, per quello che ci stavano facendo vivere. Eravamo esclusi dalla società. Mi hanno spiegato che una volta entrati il dipendente del sindacato ha chiesto loro il green pass. Mio marito e mia sorella hanno chiesto spiegazioni, hanno provato ad insistere più volte, ma non sono riusciti a fargli capire che quello che stava facendo era ingiusto.

 

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Per rendere meglio l’idea di quello che hanno provato, vi riporto quanto mia sorella ha inviato ad una sua amica per sfogarsi:

“Ieri, 19 gennaio 2022, avevo appuntamento alla UIL per fare richiesta per la disoccupazione. Sono arrivata là assieme a mio cognato, entrambi avevamo appuntamento per la disoccupazione. Ci hanno fatti aspettare fuori più o meno 15 minuti. Sulla porta c’era la scritta enorme che ti avevo mandato ieri, ovvero che per accedere all’ufficio serviva il green pass. Noi ce ne siamo fregati perché da quanto sapevamo gli uffici lo avrebbero richiesto dal 1 febbraio in poi. Dopo 15 minuti di ritardo rispetto all’orario del nostro appuntamento, un ragazzo ci ha fatti entrare entrambi e dopo un po’ ci ha chiesto se avevamo sto maledetto green pass. Siamo stati là a discutere più o meno una quindicina di minuti, tempo nel quale avrebbe potuto quasi far giù le carte per entrambi. Ci ha spiegato che è la UIL ad aver fatto uscire prima questa regola e per questo loro hanno iniziato a chiedere sto pass del piffero già da lunedì 17 gennaio. Ho provato più volte a chiedergli se poteva farci comunque giù le carte, visto che tra il tempo che eravamo stati fuori ad aspettare e il tempo che eravamo là a discutere era passata più o meno una mezz’ora. Ma lui niente, alla fine ci ha mandati via, nonostante l’appuntamento, il fatto che al telefono non ci avesse informati ed il tempo perso.”

E ciò che ancora oggi, novembre 2022, porta dentro ricordando quel momento: “Ricordo molto bene come mi sono sentita quel giorno, come poterlo dimenticare! Sono stati 15 minuti bruttissimi, in cui mi sono sentita discriminata. In un attimo mi è stata negata la possibilità di usufruire di un servizio. Mi è salita una fortissima rabbia…era così forte che mi tremavano le mani ed inizialmente è stata molto difficile da gestire.

 

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Assieme alla rabbia, ho provato tristezza. Ciò che mi ha ferito è stato il fatto di essere esclusa da un servizio da parte di un ente che dovrebbe essere dalla nostra parte, che dovrebbe tutelare i nostri diritti. Inoltre, mi ha fatta soffrire il fatto di vedere escludere anche la persona che era assieme a me. Come ogni volta mi ha quasi dato più fastidio vedere escludere un’altra persona, piuttosto che me stessa. E ciò che dopo mi ha dato ancora più fastidio è stato il rendermi conto che in tutto quel tempo di discussione con il ragazzo che c’era nell’ufficio avremmo potuto fare tranquillamente tutte le carte necessarie. Ma lui ha preferito parlare, perdere tempo e seguire una norma illegale ed anticostituzionale. Poteva fare tutto in dieci minuti e lasciarci andare. La cosa che più è sembrata grave ai miei occhi è stata quella di vedere un ragazzo così giovane, avrà avuto massimo 30 anni, ma completamente senza coraggio, aveva una paura tremenda di andare contro le nazinorme del periodo e forse nemmeno si è accorto della gravità della discriminazione che stava compiendo. Ciò che dopo mi ha segnata ancora di più, che tutt’ora dentro di me fa moltissimo male, è stato il fatto di vedere che tante  persone che avevo vicino in quel periodo quando raccontavo l’accaduto non rimanevano minimamente colpite da quello che ci era successo, come se per loro fosse un evento normale e giusto. Come se per loro fosse giusto che le cose andassero così per noi che avevamo scelto di non vaccinarci. In quel periodo più provavi a testimoniare e a raccontare come ti sentivi, meno alcune persone ti capivano. Come se fossero state completamente pilotate su un’unica via. Ogni tanto mi chiedo come avrebbero reagito queste persone se fossero state al posto nostro, mi chiedo se avrebbero sopportato tutto ciò che abbiamo dovuto vedere e vivere sulla nostra pelle. Ringrazio chi in quel periodo, come in tutti i periodi sia prima che dopo, ci è stata affianco e ci ha dato SEMPRE la forza necessaria di andare avanti in ogni singolo momento: Angel Jeanne.”.

Coloro che dovrebbero tutelare i lavoratori e difendere i loro diritti, hanno fatto tutt’altro, hanno applicato ancora prima una discriminazione.

 

Claudia

 

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