Fare il cameriere: ci vuole coraggio e umiltà

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Fare il cameriere è un lavoro che viene visto su più punti di vista e si divide in due tipi di camerieri.
Ci sono quelli raffinati che lavorano nei ristoranti di alta classe, impeccabili e servizievoli, e quelli invece più sciolti che lavorano nelle trattorie o nelle pizzerie.

Circa dieci anni fa i miei genitori aprirono un agriturismo in campagna per poter valorizzare i prodotti della loro azienda agricola, io allora avevo solo dodici anni ma questa “novità” mi entusiasmò moltissimo.

Allora pensavo che da grande sarei diventato uno scienziato oppure un cuoco, perciò l’agriturismo era per me l’avverarsi di un sogno. Mi sono fin da subito rimboccato le maniche, colonizzando per prima cosa l’angolo bar. Partii alla carica prendendo confidenza con la macchina del caffè e coi vari bottiglioni dei liquori che a quanto pareva alle persone piacevano moltissimo. Per me era una cosa davvero strana perché i miei genitori non li bevevano mentre gli altri li scolavano come fossero acqua.

La sala però mi spaventava terribilmente, vedere tutte quelle persone mi bloccava, ero molto timido e diventavo tutto rosso per l’imbarazzo.

Il primo anno mi sono limitato soltanto a portare i caffè e i digestivi (e assaggiare le nuove pietanze che la cuoca preparava) poi però mi sono lentamente sbloccato e ho iniziato a servire ai tavoli, mi sentivo a disagio, mi tremavano le mani, non sapevo come afferrare molti piatti e quando mi cadeva una forchetta spesso le persone iniziavano a battere le mani tutte insieme e a ridere di me, rendendomi furente e facendomi sentire uno schifo. Per la vergogna scappavo via e mi chiedevo perché le persone si comportassero così e se io avessi potuto evitarlo un giorno. Fare il cameriere non mi piaceva più.

Ma le cose sarebbero cambiate, eccome! Solo che ancora non lo sapevo, non avevo ancora imparato ad apprezzare questo lavoro che invece mi ha dato moltissime soddisfazioni e mi ha insegnato molto.

In quel periodo pensavo che le persone fossero la peggior piaga per il pianeta, come si poteva essere spietati con un ragazzino di tredici anni? Più mi sentivo a disagio e più le persone mi mettevano sotto pressione, ogni giorno entravano persone arrabbiate e tristi che si sentivano in dovere di scaricare il loro nervosismo su di me e sugli altri camerieri, perché fare il cameriere significa scendere uno scalino sotto le persone, significa diventare invisibili.

Il primo insegnamento che mi ha dato questo lavoro è stato comprendere il valore dell’umiltà. Un cameriere non deve essere arrogante né superbo, le persone non ci mettono nulla ad abbassarti la cresta. Finché non ti metti uno scalino più in basso rispetto alle persone non puoi comprendere il valore dell’umiltà, devi controllare il tuo ego.

Il secondo insegnamento è stato mantenere l’equilibrio (non solo quello dei piatti!) . Devi saper controllare le tue emozioni. Le persone ti grideranno addosso e la loro rabbia deve scivolarti via come l’acqua della doccia, devi imparare a non arrabbiarti, a fregartene di quello che dicono gli altri. Le persone ti metteranno pressione, fretta e disagio. Tu devi imparare a fregartene. Io da piccolo mi arrabbiavo e scaricavo poi il mio nervosismo piangendo o lamentandomi coi miei genitori che poi di conseguenza lavoravano peggio, dovendosi fare carico anche della mia negatività.

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Col tempo ho imparato a prendere confidenza con questo lavoro scoprendo poi tutto il buono che esso avesse da offrire, nonostante la prima buccia amara. All’inizio avevo una grandissima paura di parlare con le persone poi però mi sono sbloccato e ho scoperto che non avevo nessun motivo per averne paura, le persone non erano tutte negative come credevo io, c’erano tantissime persone buone, simpatiche e divertenti. Molte persone mi raccontavano la loro vita, mi davano i loro preziosi consigli che avevano imparato in anni di vita. Ognuno di loro mi insegnava qualcosa e io imparavo a confrontarmi con gli altri, scoprendo quanti diversi punti di vista potessero avere le persone.

Ho iniziato così a non temere più il prossimo e a crearmi un’identità sempre più forte e salda, imparando dagli altri. Ricordo che una donna un giorno mi disse “la vita è troppo breve per fare esperienza solo su se stessi, molte cose si devono imparare osservando gli altri”. Questo è stato il miglior insegnamento che mi sia mai stato dato.

Ho imparato ad osservare le persone, il loro modo di fare, vedevo persone stupite nel vedere un ragazzino così piccolo lavorare e parlare di molti aspetti come un adulto e questo rafforzava la mia bassissima autostima. Ero molto maturo per la mia età, a tredici anni avevo il massimo dei voti a scuola, lavoravo con impegno e dedicavo tantissimo tempo ai miei fratellini, dato che i miei genitori non avevano tempo di occuparsene. Tutto questo mi ha reso adulto in pochi anni, mi sentivo molto diverso dai miei compagni di classe che ancora giocavano con i giocattoli.

Il terzo insegnamento è stato capire che non dovevo farmi mettere i piedi in testa. Era una cosa positiva aver imparato ad essere umili e controllati ma questo non doveva significare non reagire e permettere agli altri di fare tutto ciò che volevano solo perché sono clienti. Dovevo farmi rispettare e imparare come reagire, senza dover fare scene da film dove il cameriere lancia il grembiule e se ne va via sfilando per la sala altezzoso.

Reagire non equivale solo a gridare alle persone o a prenderle a botte. Di fronte ad un insulto o un oltraggio non dovevo stare zitto e non rispondere solo perché “sono clienti” o perché “sono più grandi di me”. Provavo prima a scherzare per vedere se era una battuta dovuta all’alcol (se non peggio), poi alzavo la voce e in caso chiamavo mio padre (anche se di solito me la sbrigavo io). Se proprio la situazione era insostenibile allora reagivo, ad esempio chiudevo il cancello e chiamavo le forze dell’ordine. (Purtroppo è successo anche questo).

Il quarto insegnamento è stato comprendere che potevo imparare molto di più di quello che credevo, dalle persone. Mi capitavano persone che conoscevano temi spirituali così come persone di una ignoranza che spero sia molto rara. Ho capito che le persone non erano tutte uguali ma c’era come un grado diverso di evoluzione, così ho iniziato a chiedermi se magari il percorso fosse più lungo di una sola vita. Forse è stato questo ad avvicinarmi all’Accademia di Coscienza Dimensionale.

Nel tempo sono cambiati clienti e colleghi camerieri (mia madre lavorava in cucina mentre mio padre della campagna perciò in sala ero solo) e partecipavo ai colloqui di lavoro per i nuovi assunti (ma ci pensate? A quattordici anni…) e dovevo anche istruirli personalmente. Le persone mi guardavano sempre con molta perplessità, specialmente le donne quarantenni e i ragazzini pieni di ego. Non era facile imporsi su di loro, dato che le prime avevano l’istinto di dover insegnare loro a me e i secondi erano convinti che ogni cosa che facessero fosse perfetta e impeccabile.

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I colleghi sono cambiati di continuo perché i ragazzini o facevano sfuriate o sentendosi abbassare la cresta se ne andavano, spesso si creavano situazioni di competizione con me che ero figlio del titolare e quindi si lamentavano con i miei genitori se non riuscivo a fare certe cose. A quattordici anni non ce la fai a sopportare otto ore di lavoro, avevo bisogno di fermarmi ogni tanto.

Col tempo però ho imparato ad impormi anche su di loro e osservandoli mentre apparecchiavano i tavoli mi sono accorto di tante cose. Tutti quanti compievano errori, delle imperfezioni, e c’era un’analogia tra questi errori e il carattere della persona. Sono così arrivato ad elaborare un rudimentale modello per capire alcuni aspetti del carattere di una persona a seconda di come apparecchiasse. Trovo tuttora la cosa molto divertente.

Un “apparecchiamento” classico come lo intendo io è: piatto al centro con tovagliolo sopra, forchetta a sinistra, coltello a destra e bicchiere sopra.

Ho notato che le persone molto espansive o con grandi ambizioni mettevano le posate storte ma rivolte verso l’esterno, come per allargare i loro orizzonti, mentre le posate storte all’interno, verso il piatto, sono tipiche delle persone molto chiuse. Infatti sembra che le posate chiudano il piatto e ci cadano addosso. Le persone più radicate al terreno e materiali mettono il piatto vicino al bordo del tavolo, con le posate più vicine al piatto. Come se il tavolo fosse un disegno e il piatto fosse sulla linea del terreno, mentre quelle sognatrici appoggiano il piatto più in alto e le posate più lontane, come se volassero.

Le persone più armoniche riuscivano ad apparecchiare in modo preciso, mentre le persone prive di un loro equilibrio apparecchiavano mettendo il tovagliolo storto o in maniera non speculare. Ovvero il piatto delle persona davanti anziché essere nella stessa posizione era più a sinistra o a destra e la sedia non corrispondeva precisa al piatto ma era più da una parte.

Il quinto insegnamento è stato comprendere che le persone sono influenzate dal tuo carattere. Se tu ti presenti molto gentile e sorridente, anche se le persone sono furenti e nervose, spesso si calmano e si chiudono in loro stesse.

Dato che noi abitiamo al piano sopra la sala dell’agriturismo, spesso avevamo in casa moltissima negatività portata dall’esterno e questo non potevo permetterlo, i litigi aumentavano, i miei erano sempre nervosi senza motivo…

Ho così iniziato a praticare seriamente, meditando e proteggendo il mio ambiente lavorativo con le tecniche che mi sono state insegnate in ACD, imponendo la mia energia su chi entrava, mantenendola ogni giorno pulita e luminosa. Mi sono messo in testa che compreso nel pacchetto del servizio doveva esserci anche una dose extra di prana, questo avrebbe giovato a loro e anche all’agriturismo, che così facendo si sarebbe sporcato di meno.

Da allora capita molto raramente che vengano a mangiare persone negative o stressate, è cambiato il tipo di clientela.

Forse potreste pensare che sia sbagliato il mio modo di agire io invece penso che sia giusto perciò mi impegno con gentilezza e con la pratica spirituale a far sì che i clienti che vengono al mio agriturismo stiano bene, muovo energia pulita dentro la sala per eliminare influenze esterne e oscurità. Non è sempre facile però è molto interessante e mi dà molte soddisfazioni, vedo le persone cambiare e stare meglio e questo mi fa sentire molto felice.

Stare a contatto con le persone ti offre la possibilità di imparare e fare molta esperienza.

Mi sono trovato male con molti colleghi ma con le tecniche spirituali nel giro di poco tempo questi cambiavano lavoro, trovandone uno per loro più vantaggioso e stavo meglio anche io.

Fare il cameriere non è l’ambizione della mia vita, anzi, però in questi nove anni mi ha insegnato moltissimo e credo che sia un’esperienza molto interessante. Per quanto riguarda me è stata ottima per formare il mio carattere.

 

Dan94

 

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7 Commenti

  1. La storia lavorativa di Dan94 mi è piaciuta moltissimo perchè ha delle analogie con la mia e cioè che dalle altre persone si può imparare molto e nell’ambiente di lavoro dove si sta a contatto con tanta gente si può notare meglio il diverso grado di evoluzione di ognuno di loro.
    La stessa cosa l’ho dedotta e notata negli anni nel mio ambiente lavorativo dove si lavora a contatto con 15-30 persone per turno.
    Sono contenta di aver trovato riscontri leggendo questa esperienza lavorativa di Dan94.

  2. Mi piace molto questo articolo, mi ha fatto riflettere e trovo chi l’ha scritto una persona davvero sensibile e profonda.

  3. Quest’articolo è davvero bello, soprattutto perché penso che l’umiltà di una persona sia davvero la più importante virtù che rende la persona ricca nell’anima ed arricchisce di conseguenza tutti gli altri valori.
    Grazie di averlo scritto.

  4. Bellissimo articolo, ho avuto modo di osservare chi ha fatto in passato e fà tuttora questo mestiere ed è verissimo ciò che hai scritto, ogni giorno ci si deve confrontare con tantissime persone ognuna estremamente diversa dalle altre e delle volte può essere davvero difficile. Attraverso questo articolo è fuoriuscita la tua sensibilità e la tua dolcezza, accompagnata da una bella dose di tenacia! Complimenti.

  5. Sin dalle prime frasi avevo capito subito che eri tu Dan…una persona meravigliosa con tanto da dare al prossimo.Potresti fare qualunque mestiere,sono certa che riusciresti sempre a trarne il massimo degli insegnamenti.

  6. Grazie per questi articolo! Anche io ho fatto la cameriera per qualche mese per aiutare un amico in difficoltà e devo ammettere che tenere a bada le proprie emozioni davanti a persone cafone e prepotenti è davvero difficile soprattutto per una persona sensibile come me. Ti ringrazio davvero per i tuoi preziosi consigli!!

  7. Mi piace molto come scrivi i tuoi articoli e questo non fa eccezione. Riguardo alla tua esperienza lavorativa mi hai fatto in un certo senso immedesimare nella tua storia durante la lettura, percependo il cambiamento da quando eri più timido e impacciato a quando sei migliorato con l’esperienza. Io ho sempre abitato in paesi non molto grandi (e per fortuna direi…chè io odio le città!) e, lo dico da cliente, posso immaginare come siano alcuni clienti di agriturismi o comunque locali a ridosso di paesaggi rurali. Io stesso ho conosciuto persone diciamo non proprio raffinate che quando sono in serata e purtroppo anche spinti dall’alcool si comportano da maleducati. Guarda caso però, da quando pratico con ACD non mi capita più di conoscere persone del genere….eh eh. Complimenti per il tuo autocontrollo e per la bravura che hai sviluppato in questo lavoro, per non parlare della capacità di capire il carattere di una persona da come apparecchia! Ti auguro tanto successo con la tua attività e…indipendentemente da questo…che tu possa fare sempre ciò che ti piace! Spero un giorno ci sarà occasione di venire a trovarti per un pranzo o una cena nel tuo agriturismo, che anche se non conosco sono sicuro mi ci troverei benissimo grazie anche all’energia buona derivante dalle tecniche che ci pratichi 🙂

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