Un gelato in cambio della salute  

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Una storia che merita di essere raccontata è quella di Andrea, un mio conoscente poco più che trentenne. Questo ragazzo è da sempre ipocondriaco, per cui è facilmente intuibile la reazione che ha avuto dinnanzi alla fantomatica pandemia di Covid-19, un’epidemia diffusa a livello globale che attentava costantemente alla sua salute e che lo ha portato a cibarsi di ansia e angoscia quotidiana. Al contrario la sua reazione alla scoperta del siero sperimentale è stata di gioia pura e bramosia di avere al più presto la sua dose (proprio come un vero drogato che si rispetti ed infatti ha un passato di tossicodipendenza alle spalle), così da poter ricominciare a condurre un’esistenza normale. Tante erano le persone che morivano dalla voglia di fare da cavie alla sperimentazione in corso che addirittura abbiamo avuto la fortuna di assistere alla realizzazione di un calendario suddiviso in fasce d’età per sottoporsi alla vaccinazione, per cui arrivato finalmente il suo fatidico momento, Andrea è corso a farsi inoculare la prima dose e a seguire la seconda. Il magico momento è stato immortalato in un selfie postato dal diretto interessato sui Social in cui addentava soddisfatto un gelato, dono raro e prezioso gentilmente elargito a tutti gli Eroi inoculati in quello specifico hub vaccinale. Trascorse giusto un paio di settimane dalla seconda dose Andrea ha cominciato a lamentare un dolore alla pianta del piede sinistro, un fastidio che man mano che passavano i giorni diventava sempre più insistente e soprattutto invalidante. Questo dolore in brevissimo tempo lo ha costretto a letto, perché non riusciva neanche più a poggiare il piede per terra tanto era forte. I medici che lo hanno visitato hanno riscontrato un’infezione all’osso del piede, un’infezione molto profonda e ben radicata tanto che nessuno è riuscito a spiegarsi a cosa fosse dovuta. Appena ho conosciuto la sua storia per me è stato palese il nesso con il vaccino, ma così non è stato per lui, né per le persone che lo circondano. Ho incontrato Andrea la settimana scorsa in giro per il paese, camminava con le stampelle e so che ad oggi è in malattia dal lavoro da quasi un anno e non riesce a compiere le più semplici azioni quotidiane come camminare o guidare senza qualcuno che lo accompagni.

Per me la sua vicenda è stata di fortissimo impatto, perché ho visto la vita di questo ragazzo trasformarsi e crollare nel giro di un paio di settimane, tutto a causa di una puntura fatta per il suo bene. Ma ancora di maggiore impatto è il sonno in cui versano ancora alcune persone che, pur subendo un tracollo non indifferente, non si rendono conto della pericolosità del siero e continuano, dose dopo dose, ad uccidersi lentamente.

 

Isa

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