Testimonianze che non possono tacere

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Testimonianza n. 1

Da quando era esplosa la fobia del virus non si faceva che parlare di vaccini. Servivano vaccini urgenti per salvare tutte le persone, dicevano. In effetti furono prodotti e distribuiti molto in fretta e una grossa fetta di medici non era d’accordo a somministrarli, perché non si era avuto il tempo sufficiente per testarli. Furono fatte numerose obiezioni, tutte coerenti con quanto sostenuto dalla scienza fino ad allora, ma vennero tutte ignorate. Improvvisamente quelle che fino a pochi giorni prima venivano considerate verità scientifiche, stavano venendo confutate.

Poi veniva tacciato di ignoranza e complottismo chi ne faceva riferimento. Sembrava di stare vivendo uno strano film in cui improvvisamente il mondo si ribaltava e solo pochi lo stavano notando. Veniva spinta l’idea che era un privilegio poter accedere alle cure tempestive e perciò qualunque altra cosa doveva passare in secondo piano data la gravità del virus, anche la stessa efficacia.

Erano i primi mesi del 2021 e la vaccinazione era appena cominciata. Le chiamate furono organizzate in maniera da dare la precedenza alle categorie più deboli: anziani e immunodepressi, quelli cioè che se muoiono subito dopo il vaccino, nessuno ci fa caso perché erano già deboli.

Una mia amica mi sorprese per il suo stranissimo comportamento. Era la prima volta che lo stavo vedendo; in futuro l’avrei riconosciuto in molte altre persone. Mi confidò che non si fidava del vaccino, perciò non si sentiva favorevole a farlo, tuttavia l’avrebbe fatto scavalcando anche le precedenze imposte per fascia di età. Questo comportamento privo di alcuna logica stava per essere ricalcato da migliaia di persone.

Le fecero credere che il suo lavoro le consentiva di avere la precedenza sugli altri, ma la verità è che le hub vaccinali non erano così indaffarate come sosteneva la TV e avrebbero fatto di tutto per vaccinare chiunque. Così prenotò. La motivazione che la spinse con fretta verso l’avventato gesto fu tanto assurda quanto inutile: le piaceva viaggiare e temeva che nei mesi successivi, con l’arrivo dell’estate, avrebbero richiesto le vaccinazioni per andare in vacanza.
Una persona che non voleva vaccinarsi, che non si fidava del vaccino, stava decidendo non solo di farlo comunque, ma di essere tra le prime in Italia e con una motivazione che esisteva solo nella sua testa. Perché tutta questa urgenza?

Così si precipitò a farlo e qualche giorno dopo ci sentimmo. Mi raccontò che dopo l’iniezione non poté più muovere il braccio per un giorno intero. Si era spaventata, ma per fortuna ormai stava bene, perciò si sentiva tranquilla. Restava un sintomo fastidioso: le dolevano svariati linfonodi del corpo e si stavano gonfiando.

Nei giorni successivi la contattai per sapere come stava, ma non stava migliorando affatto: la ghiandola di Bartolino (una delle due ghiandole situate nella vulva) stava crescendo senza sosta. Aveva cominciato l’antibiotico ma non sembrava fare effetto, così si era dovuta recare al pronto soccorso dove avevano tentato di asportarle il pus. Purtroppo (dopo avere riempito ben due siringhe) non erano stati in grado di aiutarla del tutto perché era già molto denso e così le avevano prescritto con un secondo antibiotico per riuscire a fluidificare il pus. Cambiò antibiotico ma non migliorò. Nemmeno il dolore sembrava affievolirsi: era un bruciore fortissimo di intensità costante che la costringeva a tenere il ghiaccio fisso tra le gambe. Ormai non poteva più camminare. La operarono d’urgenza quando la ghiandola aveva raggiunto le dimensioni di una palla da ping pong sviluppata all’interno. La convalescenza fu dolorosa, rimase a letto per giorni con la ferita mezza aperta per lasciarla spurgare. .

 

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Come se questo non bastasse, i medici l’avvertirono che probabilmente le sarebbe rimasto il problema dei linfonodi che si sarebbe riaffacciato periodicamente, in quanto ormai era un soggetto predisposto.
Nonostante ciò, e nonostante nessuno mise in dubbio che l’accaduto fosse una conseguenza del vaccino, si tenne pronta per la seconda dose.

 

Testimonianza n. 2

Questa esperienza è accaduta alla mia vicina di casa, una donna di circa 65 anni in perfetta salute e non solo secondo la sua personale opinione, ma secondo quella dei medici che l’avevano visitata prima di fare il vaccino.
Lei non era intenzionata a farlo, ma come molti nel paese si fidava del medico di famiglia e, dopo tanti tentativi, si era lasciata convincere.
Immediatamente dopo il siero accusò una serie di reazione avverse, tra cui un’improvvisa polmonite che i medici immediatamente etichettarono come polmonite da Covid. I mesi successivi furono anche peggiori, perché le prese un infarto che le costò 3 stant al cuore.
Un medico in ospedale le confermò con sicurezza che l’infarto era una conseguenza del vaccino, ma la cosa scandalosa è ciò che la mia vicina venne a sapere da una sua amica infermiera che lavora nella stessa struttura: una lettera ricevuta dal Ministero imponeva loro di ignorare ogni effetto avverso.
La mia vicina, che era sana, improvvisamente si ritrovava con il cuore malandato a causa di una medicina che avrebbe dovuto difenderla dalla possibilità di prendere la febbre con il mal di gola. Questo la fece reagire e da quel momento cominciò a testimoniare ciò che le era accaduto, per impedire agli altri di commettere lo stesso errore e quindi tenere lontane più persone possibili dal vaccino. So che voleva procedere per vie legali, spero che l’abbia fatto e che nessuno sia riuscito a farla desistere.

 

Testimonianza n. 3

La mia dirimpettaia ha tante certezze ed esse provengono tutte dalla TV e dalla chiesa. Lei, che proprio non capisce come si possa essere così stupidi da rifiutare le cure per un male tanto grave, è la paladina del vaccino. Fatto il siero le è stato scoperto un tumore che le è costato l’asportazione di utero e ovaie. Ovviamente, essendo diventata un soggetto debole, ha preferito fare la terza dose per non rischiare l’influenza!

 

Notte

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