Mio padre dopo la vaccinazione

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Mio padre si è sottoposto alla vaccinazione poco dopo che era uscito il nuovo siero genico sperimentale, senza alcun dubbio lui ascoltava e faceva ciò che dicevano fosse giusto fare. È sempre stato uno di quei cittadini modello, per lo meno agli occhi del governo. Ricordo che iniziò a stare male con il cuore e con la pressione, spesso mi chiamava al telefono per andarlo a prendere perché fermo con la macchina in un punto della strada in quanto non si sentiva bene e quindi non riusciva a guidare; quando lo andavo a prendere era sempre molto pallido e sembrava essere molto malato. Da lì a qualche mese ebbe problemi al cuore e dovette fare un intervento per mettersi ben 4 bypass. Pensava che siccome aveva 70 anni questi disturbi prima o poi sarebbero arrivati, intanto continuava a fare le dosi, la seconda poi la terza. Le poche volte che lo vedevo, era sempre con la mascherina alzata, prima la chirurgica, poi la ffp2. La gente si sentiva protetta se stava distante un metro da un qualsiasi essere vivente e se aveva sulla faccia l’incredibile ffp2 che li proteggeva da qualsiasi tipo di minaccia terrena ed ultraterrena, con le mascherine si sentivano talmente protetti, che insultavano una qualsiasi persona che l’avesse abbassata sotto il naso, si sentivano così al sicuro che al primo starnuto correvano a farsi il tampone che risultava per la maggior parte delle volte positivo. C’erano nonni che si rifiutavano di andare a trovare i nipoti perché i media di regime diffondevano la voce terroristica che i bambini fossero il primo veicolo d’infezione asintomatico e che uccidevano i nonni, contagiandoli, se avessero trascorso del tempo con loro, se li avessero toccati, baciati, abbracciati. La gente ci credeva e mio padre era uno di questi. Non che fosse una persona dolce e premurosa, tutt’altro. Eppure riusciva ad essere anche peggio, dopo tutte quelle vaccinazioni, qualcosa in lui era cambiato rendendolo peggiore di quanto già fosse. Se mio figlio aveva le placche e lui era l’ultima persona che avrei chiamato per badarlo, ma purtroppo l’unica disponibile, entrava in casa e non si avvicinava neanche a lui. Stava in casa mia, lontano, mascherato e con l’ansia di andare via il prima possibile, prima che il covid mascherato da placche gli saltasse al collo. In fondo ricordiamoci che la parola covid talmente era diventata mostruosa, non tanto il virus, ma la parola, che facendo degli studi si accorsero come quando il personale sanitario annunciava ai pazienti che fossero positivi al virus, la saturazione di quest’ultimi crollava improvvisamente, nell’istante in cui sentivano quelle parole, nonostante prima fosse normale.

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Andavano giù in picchiata in molti, e iniziavano a sentirsi male davvero, bastava soltanto che un qualsiasi sanitario confermasse la positività attraverso un tampone e loro si sentivano già col cappio al collo, avendo tutti i sintomi possibili. Il tampone è una pratica molto invasiva, che diceva di rilevare un virus che nessuno è mai riuscito a isolare, infilavano questo bastoncino molto lungo, molto in profondità nella cavità nasale, arrivando a provocare veri e propri danni, quali: mal di testa persistenti, perdita dell’olfatto e dei sapori, nausee, epistassi molto consistenti e durature proprio com’è accaduto ad un mio conoscente che ha sporcato tutto il sedile della macchina di sangue che non riusciva a fermare. Sì, avete sentito bene, della macchina, proprio perché i tamponi la maggior parte delle volte venivano effettuati all’interno delle proprie auto. Le persone facevano file chilometriche con la macchina, stavano a far file per ore, per farsi letteralmente torturare, abbassavano il finestrino della macchina e via che l’infermiere di turno, tutto bardato e coperto con mascherina, visiera, tuta sterile, tant’è che sembrava aver a che fare con una malattia gravissima che provocasse una morte istantanea, ti infilava questo strumento dell’orrore e via, avanti il prossimo. Aggiungo che, avendo un parente che lavora nella sanità, mi ha confidato come la pratica del tampone era stata insegnata a tutti i medici e infermieri attraverso un semplice video sul cellulare, quindi non hanno fatto corsi specifici per aver un ottima preparazione per questa manovra così delicata (effettuata anche su bambini, anche su neonati!!!! Che hanno la cavità nasale differente dalla nostra e che mai andrebbero toccati a prescindere!!), ma si sono basati su un semplice filmato, bastava essere medico o infermiere e aver visto il video che si era pronti a fare il tampone a tutti. Intanto continuavano le telefonate di mio padre a distanza di tempo, ricordo come un giorno mi disse che non riusciva a camminare, improvvisamente le sue gambe non funzionavano più, e pensava che sarebbe morto. Non aveva affatto una bella cera, dopo poco però riprese a camminare. Ricordo come era attaccato morbosamente alle sue pasticche per il cuore. Si aggrappava ad esse come fossero la sua unica salvezza, guai a mettergli il dubbio che forse il vaccino era la causa dei suoi mali, per lui era il cuore, derivava tutto da quello, anche se prima della vaccinazione non aveva mai avuto di questi problemi. La cosa che mi ha colpito di più oltre a tutti questi mali fisici, fu il suo cambio repentino di pensiero. Ci ho discusso, litigato e sofferto molto, perché letteralmente a lui importava più di ciò che voleva il governo, piuttosto che di ciò che volessero i suoi cari. Mi scriveva che dovevo vaccinarmi a tutti i costi, mi diceva che era solo una punturina, che non dovevo aver paura, che nonostante glielo spiegassi, non capiva perché ero così ostinata a resistere.

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Provavo a farlo ragionare e a volte ci riuscivo, mi dava ragione e quasi malediva ”gli ordini superiori” del quale era succube, capiva che era un’ingiustizia! Poi passava una settimana e sembrava riazzerarsi, di nuovo mi scriveva che dovevo vaccinarmi. In quel periodo io avevo perso il lavoro, era settembre 2021 ed entrava in vigore l’obbligo del green pass sul posto di lavoro, il green pass certificava l’avvenuta vaccinazione o l’effettuazione del tampone con esito positivo (in caso di green pass da tampone la sua validità era di 2 giorni, dopodiché bisognava effettuarlo ancora e ancora se si voleva ottenere il green pass per lavorare, e molti lo fecero, mentre altri, pochi, si rifiutarono a prescindere). Fare il tampone significa dar potere alla dittatura sanitaria aumentando i falsi positivi e il terrorismo mediatico, oltre che aumentare i profitti dei medici e infermieri che marciavano incredibilmente sulla farsa. Se volevi lavorare, andare in ospedale (se no, ti venivano vietate le cure), andare al cinema, a teatro, nei musei, utilizzare mezzi di trasporto, andare al ristorante, entrare nel bar anche solo per prendere un caffè, ti serviva il green pass inviato dal Ministero della Salute direttamente sul tuo telefonino. Dovevi avere il QR code sempre con te che certificasse che tu fossi vaccinato e dovevi mostrare questa informazione sanitaria privata e sensibile a chiunque, a cani e porci. Perché anche un barista, un cameriere, un inserviente, una commessa e chi più ne ha più ne metta erano autorizzati a richiederti il QR code che scannerizzavano direttamente sul telefonino, dove compariva la validità, il nome, il cognome e la data di nascita della persona che decideva di mostrarlo! E siccome io non volevo vaccinarmi, proprio in quel periodo mi scadeva il contratto e non mi è stato rinnovato principalmente per questo motivo. Il mio compagno non voleva cedere a ricatti e il datore di lavoro minacciava di sospenderlo, senza stipendio, perché questa era la punizione dei dissidenti. Morire di fame. Così ci trovavamo in una situazione critica, senza lavoro, con affitto e bollette da pagare e con un bambino piccolo, senza alcun risparmio da parte. Lui, mio padre che la settimana prima mi dava ragione, quella dopo era arrivato a propormi dei soldi, una grossa somma, affinché io e il mio compagno ci vaccinassimo, se no non ci avrebbe più rivolto parola. Dio solo sa quanto mi sarebbero stati utili quei soldi, ma non ci ho pensato nemmeno un secondo ad accettarli, gli ho fatto vedere dov’era la porta. Io mi fidavo, sentivo che ce l’avremmo fatta, non mi sentivo affatto presa dalla disperazione, sapevo che dovevo stare serena e così sono successe situazioni che ci hanno permesso di affrontare quel brutto momento e di andare avanti. Mio padre intanto continuava a stare male, aveva valori sballati, era dimagrito molto e la sua ossessione verso la vaccinazione non sembrava avere limiti.

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Fosse stato per lui mi avrebbe preso di forza e portata al primo hub vaccinale. Noi eravamo una vergogna per lui, perché disobbedienti. Ricordo quando di nuovo provammo a farlo ragionare, il parente che lavora nella sanità gli disse che aveva sbirciato sul tablet che utilizzano i medici dei vari ospedali, per vedere che si dicono nelle chat, e che rimase allibito quando vide messaggi del tipo: “Evvai, anche noi siamo diventati ospedale covid!”, ”Che fortuna, noi ancora no!” e altri simili, era palese come ai medici interessasse soltanto il guadagno e non il bene collettivo. Proprio perché prendevano grosse somme di denaro ad ogni positivo al covid, e ad ogni ricoverato per covid prendevano somme ancora più consistenti. Quindi erano molto contenti di ricoverare le persone positive. Ricordo come ad una conoscente anziana con problemi di diabete che doveva subire un intervento, le fecero il tampone ben 4 volte in un’ora, perché veniva continuamente negativo e volevano che si positivizzasse ad ogni costo. Al quarto è risultata positiva, e volevano ricoverarla nel reparto covid, fortunatamente la figlia ha fatto di tutto per tirarla fuori da lì e ci è riuscita. Lo raccontai a mio padre e lui disse che bisognava fare un articolo di giornale per far conoscere la verità alle persone. Una settimana dopo mi scrive definendomi una nazista, dicendomi che dovevo vergognarmi perché suo padre, ossia mio nonno, ha passato 5 anni in un campo di concentramento, gli feci notare che siamo noi quelli che non hanno diritto al lavoro, a prendere un autobus, un treno, a visitare musei, ad insegnare nelle scuole, ad andare al cinema, al ristorante, a fare sport, a prenderci un caffè in un bar. Che non siamo noi i nazisti, ma lo è chi ci impone tutto questo, e le persone come lui che obbediscono agli ordini. Ha continuato a dirmi che sono una nazista e che neanche me ne sono accorta e simili accuse, era come parlare ad un muro. Era palese che tutto questo non poteva essere normale, era cieco dinanzi all’evidenza, anche se sembrasse ragionare un pochino, dopo tante energie sprecate per riuscirci, la settimana dopo si riazzerava e stava di nuovo a dar man forte al governo Draghi, che lui adorava e difendeva più dei suoi stessi figli, dicendo quanto lui, Draghi, fosse una persona acculturata perché conosceva numerose lingue e lo lodava e lodava continuamente leccandogli il sedere per benino.

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Come se una persona con una cultura significasse inevitabilmente che fosse intelligente e quindi buona. Sinceramente non so che fine farà mio padre, io ho smesso di sprecarci tempo ed energie, allontanandolo dalla mia vita più di quanto avessi già fatto prima, perché è inutile perdere tempo e soffrire con persone che non vogliono essere salvate in primis, che letteralmente preferiscono il bene di un dittatore che li sta uccidendo a quello della propria famiglia. E siamo pieni purtroppo di queste persone al giorno d’oggi. Ed ora che la farsa non regge più, che stanno provando a portare avanti gli ultimi strascichi di quel che ne rimane, salta fuori anche la quarta dose, e mentre molti iniziano a stancarsi e ad essere indignati, mio padre sarà il primo a fare la fila anche per quella.

 

Wolfmoon

 

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