MILITARI MORTI E LAVAGGIO MENTALE

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Questa esperienza che sto per raccontare è talmente fuori di testa che non volevo scriverla da quanto sembra inverosimile, la racconterò il più fedelmente possibile anche se sono sicuro che difficilmente sarà creduta, perché veramente non ha senso. Era febbraio del 2021 e nell’azienda in cui lavoravo, si iniziava a parlare dei vaccini anti-covid, c’era chi ne parlava preoccupato, chi ne era entusiasta e persino che investiva soldi sulle aziende che producevano quei vaccini, per trarne dei benefici. L’azienda stessa organizzava pulmini per i dipendenti per portarli a vaccinare in orario di lavoro, permettendogli così di saltare la giornata lavorativa ed essere retribuiti ugualmente. In quel frangente una mia collega era molto preoccupata, lei era una biologa e capiva che c’erano molte cose che non andavano bene. Avendo visto la mia ferma posizione contraria alla vaccinazione, mi parlò in privato e mi confidò che il suo compagno, anche lui trent’enne, lavorava come militare ed era stato praticamente obbligato a vaccinarsi. Poi mi ha raccontato che a seguito della vaccinazione, pochi giorni dopo, due dei suoi colleghi sono morti all’improvviso. Lei era molto preoccupata, ma nonostante ciò non voleva diffondere i suoi timori con gli altri colleghi, per paura di essere giudicata dall’azienda, che invece era molto favorevole alla vaccinazione e anzi spesso passavano in ufficio per organizzarsi coi pulmini per portare i dipendenti a vaccinarsi. Quando le venne chiesto in che giorno voleva vaccinarsi (quindi non se voleva vaccinarsi o no, ma in qualche giorno “preferiva” andare, con tono dolce, come se fossero così tanto disponibili con lei da accompagnarla a farsi vaccinare nel giorno in cui voleva, della settimana dopo e assolutamente non più tardi), lei scelse un giorno e obbedì, andando a vaccinarsi, seppure ancora non ci fossero gli obblighi o le restrizioni per chi non fosse vaccinato, quindi sembrava ancora una scelta personale. Lei si vaccinò e da lì cambiò completamente personalità, dei colleghi del compagno morti dopo il vaccino se ne dimenticò completamente, negò e non lo raccontò mai a nessuno, al contrario si mostrava a favore della vaccinazione e si prodigò ad aiutare chiunque fosse in dubbio, per convincerlo a vaccinarsi, in qualunque modo. Il lavoro per lei era tutto e nel tempo libero faceva la catechista, trovare una chiesa e diventare catechista fu la sua seconda priorità (dopo aver trovato casa e lavoro) una volta arrivata in questa regione. Successe poi che c’era nel nostro stesso ufficio un ragazzo che non voleva vaccinarsi, e io più volte l’ho appoggiato e convinto a non farsi influenzare, ma lui era innamorato della biologa catechista, di almeno 10 anni più vecchia di lui. E lei usò questa sua infatuazione per sedurlo un po’ e dargli un appuntamento… all’hub vaccinale. Il ragazzo accettò l’appuntamento. Così la catechista convinse il ragazzo appena maggiorenne, e quindi molto più giovane di lei, a vaccinarsi e poi a mangiare qualcosa insieme, come un appuntamento romantico, solo loro due. Dopodiché l’ha scaricato, senza dargli quello che voleva. Ho il forte sospetto che abbia fatto la stessa cosa anche con un altro ragazzo, e anche con me ha cercato più volte di convincermi, io ho cercato di ricordarle quello che era successo ai colleghi del suo compagno e lei mi ha risposto che non era stata riconosciuta nessuna correlazione, quindi potevamo stare tranquilli. Un altro collega ancora era incerto, disse che sua madre anziana era stata molto male dopo la vaccinazione, e lei è intervenuta per rassicurarlo dicendole che erano passate le due settimane in cui si rischia di avere la trombosi (che può avvenire ovunque, poi se prende in alcuni organi come il cervello si muore), quindi ormai era fuori pericolo. Come disse lei “l’importante è farsi la seconda dose”. Era diventata una persona completamente diversa. Persino un altro nostro collega che continuava a dire a tutti che le restrizioni del green pass erano illegali, venne poi a sventolarmi il suo codice davanti la faccia, per mostrarmi che ormai “lui era libero”. Lì dentro ormai non si poteva più stare.

 

Davide D.

 

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