La pandemia

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Marzo 2020. Ci siamo svegliati un mattino con la notizia che nel mondo si stava diffondendo una pandemia mortale e contagiosissima. Qui racconto la mia esperienza. I primi casi furono in provincia di Brescia, dove nel giro di pochi mesi si verificarono una quantità impressionante di decessi. Io fui colpita come tutti da questo. Ma qualcosa non mi tornava. Infatti, per evitare i contagi, tutti gli operatori venivano vestiti come astronauti, tutto veniva disinfettato e le persone chiuse in casa senza poter uscire. Sembrava di essere in un film, per chi ha visto “Virus Letale”, lo scenario era quello. La tv ci terrorizzava. Le persone morivano come mosche. Causa del decesso: COVID 19. Ho accompagnato molte famiglie nell’ultimo saluto ai loro cari defunti in questo modo. Si fa per dire, perché in realtà quelle famiglie i loro cari non li videro più né da vivi né da morti. Ho visto nei loro occhi il dolore e la devastazione psicologica, la rabbia e l’incapacità di accettare e capire quanto era successo. Quello che era successo è quanto segue. Il virus di cui si parla era un’influenza piuttosto cattiva. Ma il punto è che c’è stata una precisa volontà di UCCIDERE le persone che ne venivano colpite. Infatti venne diramato un protocollo assurdo, ma con manipolazioni e usando l’arma della paura, i medici l’accettarono. Alcuni erano corrotti, altri non sapevano ed hanno seguito le direttive del Governo in buona fede. Le persone che si ammalavano venivano lasciate senza cure (perché bisognava evitare i rischi di contagi) fino a quando si aggravavano al punto che richiedesse il ricovero. Arrivavano le ambulanze, da cui scendevano “infermieri astronauti” con tute, mascherine e scafandri in testa per evitare di infettarsi. I malati venivano portati via e da quel momento nessuno più li vide. Si sapeva che essi venivano intubati, e dopo un periodo di tempo più o meno lungo, morivano. Giovani e vecchi. Il loro corpo a quel punto veniva messo in un sacco, direttamente in reparto ospedaliero e trasportato nelle camere mortuarie. Da qui inizia la mia esperienza diretta. Andavamo a recuperare la salma per darle la giusta sepoltura. In questo modo: entravamo noi stessi vestiti come astronauti nelle camere mortuarie, dove trovavamo delle file di Sacchi che puzzavano di disinfettante, (chissà quali odori dovevano nascondere) con una targhetta che riportava il nome delle persone. Il nostro compito era di prelevare quei sacchi, metterli nella bara e sigillarli immediatamente. Poi, siccome in quei mesi era vietato uscire di casa a tutta la popolazione, portavamo la bara direttamente al cimitero senza funzione di commiato, senza che i parenti la vedessero. Nell’attesa che i comuni di competenza rilasciassero i documenti per la sepoltura a volte portavamo le bare in depositi. Ho visto decine di bare in quegli stanzoni accatastate, in attesa, era impressionante. In altri casi, invece, gli ospedali decisero di mandare direttamente le salme in cremazione senza nemmeno interpellare le famiglie. Insieme al “sacco con il defunto” (ci facevano firmare dei fogli su cui era scritto che non era stato possibile riconoscere il defunto in quanto deceduto per COVID 19) ci davano un sacco nero disinfettato contenete gli effetti personali e la cartella clinica. Le direttive erano di lasciar decantare tutto per 15 giorni prima di aprirlo, per dare il tempo al virus di disattivarsi completamente. Ma era fortemente consigliato buttare tutto nella spazzatura e BRUCIARE LE CARTELLE CLINICHE. Perché? Ve lo dico. Una mia amica perse il papà in questo modo. Un uomo sano nemmeno 60enne, che dopo il ricovero peggiorò fino a morire. Lei decise di conservare la cartella clinica, e appena fu possibile la fece leggere a dei medici e si fece spiegare chiaramente quanto era riportato. In poche parole, diceva che tutti i tessuti e gli organi di quella persona erano stati letteralmente bruciati dall’ECCESSO DI OSSIGENO NEL SANGUE. Le dissi di fare denuncia ma non volle. Disse che tanto nessuno le avrebbe potuto restituire suo papà. Il dolore era così profondo che anche chi aveva sospetti o prove, spesso non denunciava perché non ne aveva le forze. Intanto gli infettivologi in tv dicevano che il virus COLPIVA TUTTI GLI ORGANI DEL CORPO. Avete capito l’inganno? Ultimo punto in caso di morti sospette, la procedura è fare autopsie per capire cosa sia successo. Per legge. In questo caso LE AUTOPSIE FURONO VIETATE perché i cadaveri potevano essere ancora contagiosi. Certo, altrimenti sarebbero state scoperte verità molto scomode. Ma io ho impresso nella mente il ricordo delle persone che non si rassegnavano e non riuscivano a capire. Che mi chiedevano se veramente avevo messo nella bara il corpo dei loro parenti, mi chiedevano se li avevo visti, vestiti ricomposti. Io dovevo dire loro che non avevo fatto nulla di tutto ciò, che l’unica cosa che avevo fatto era prelevare un sacco chiuso sulla fiducia. Immaginate di veder partire un vostro caro per un viaggio non sapete dove, e vi arriva un messaggio che è morto e non tornerà mai più da voi. Questo è quanto successe.

 

Stella d’oriente

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