I Lager del 2020

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Vorrei raccontare un’esperienza che ho vissuto riguardo la situazione sanitaria durante la pandemia. Intorno agli anni 2012/2013 mio nonno iniziò ad ammalarsi, scoprendo presto di aver contratto epatite C e avere grossi problemi ai polmoni così da costringerlo a ricorrere ad una cura sperimentale per il fegato e a dover utilizzare una bombola d’ossigeno per compensare il lavoro che non svolgevano più i suoi polmoni. Ogni giorno che passava le cure lo prosciugavano sempre di più e i medici dovettero rimediare ai problemi causati dalle cure precedenti con altri medicinali. Quindi il suo stato di salute non era dei migliori, anzi, più passava il tempo e più il suo corpo si indeboliva. Nonostante tutto aveva sempre uno stato mentale molto positivo, non perdeva mai la pazienza e rassicurava noi che stavamo male nel vederlo così. Aveva una voglia di vivere che ormai pochi hanno. Gli ultimi anni sono stati un via vai tra casa e ospedale per le tante visite e per monitorare il suo stato di salute. Noi familiari eravamo sempre presenti, ad ogni visita e anche a casa non era mai solo e cercavamo di non fargli mancare niente. Ciò che gli dava forza di andare avanti eravamo noi. Arriva ottobre 2018 e lui non si sentiva bene, forse aveva una bombola d’ossigeno poco funzionante e il medico di base ci consiglia di portarlo al pronto soccorso. Che vi dico a fare? Un uomo in quelle condizioni lo hanno lasciato lì, buttato su una barella per una notte intera, fin quando ci siamo stufati di aspettare, nonostante i continui richiami, e lo abbiamo riportato a casa cercando di arrangiarci con quel che potevamo, attaccandogli la bombola di emergenza fino a che non ne avessero avuta una disponibile e vedere se era quello il problema. “Per fortuna” in questo modo abbiamo risolto. Arriva luglio 2019, non si sentiva nuovamente bene, l’ossigeno artificiale gli provocava dei problemi e così decidiamo di chiamare il medico di base che ci consiglia nuovamente di portarlo al pronto soccorso perché lui non poteva fare niente. Quindi lo portiamo e questa volta dopo almeno 3-4 ore di attesa lo visitano e ci dicono che sarebbe stato il caso di ricoverarlo per accertamenti. Noi abbiamo acconsentito pensando fosse la soluzione migliore, con il pensiero che lì, avendo tutte le attrezzature e il personale necessario, gli avrebbero dato le giuste cure. Lo salutiamo e andiamo via pronti per tornare il giorno dopo. Il giorno successivo ci rechiamo in ospedale per vederlo ma non fu una bella sorpresa, anzi. Appena entriamo nella stanza in cui stava, il nostro sguardo si rivolse subito a lui, era seduto sul letto, incosciente, con la bava che colava dalla bocca e un respiro lento e affannoso. Mi veniva da piangere nel vederlo in quelle condizioni. Ma come era possibile? Se il giorno prima era super cosciente, lucido. Ci siamo fondati su di lui ma non rispondeva, era come se fosse stato sedato. Con tutta la rabbia che avevamo addosso cerchiamo i dottori ma non volevano parlare con noi. Vista la situazione minacciai di chiamare le forze dell’ordine se si fossero ancora rifiutati e subito dopo questa avvertenza uno dei dottori ci invitò ad entrare nel suo studio per rispondere alle nostre domande. Ci disse quello che già sapevamo e che le condizioni in cui era erano una conseguenza della malattia. Io non mi sono bevuta quanto detto e ho precisato loro che a casa nostra non era mai stato in quelle condizioni, come era possibile che dopo una notte in ospedale lo troviamo sul punto di morte? Volevamo riportarlo a casa ma i dottori insistettero perché rimanesse lì, dicendoci che gli avrebbero fornito tutte le cure di cui lui aveva bisogno. Noi accettammo a patto che uno di noi rimanesse lì per tutto il tempo della sua permanenza.

 

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Vista la nostra insistenza dovettero accettare anche loro. Rimase mia madre per tutta la notte, aggiustandogli l’ossigeno, girandolo quando vedeva che non stava bene ecc. La mattina successiva sarei dovuta andare io, mia madre lo aveva lasciato che ancora dormiva e io mi aspettavo di ritrovarlo ancora nelle condizioni del giorno prima. Poco prima di entrare il mio telefono squillò, lo controllai e vidi il numero di telefono di mio nonno, mi spaventai tantissimo perché non sapevo chi mi stava chiamando e soprattutto perché! Risposi e sentii la sua voce, mi veniva da piangere per l’emozione. Parlavamo come se non fosse mai successo niente e poco dopo entrai da lui, felice di rivederlo cosciente come era sempre stato. Il giorno successivo ci dissero che doveva essere dimesso e così lo portammo a casa. Passa così circa un anno e nel frattempo arriva la pandemia. Continuavamo a prenderci cura di lui nonostante le “regole” del Governo ci imponessero di rimanere ognuno a casa propria. Sono contenta di aver preso questa scelta. Il 22 Agosto 2020 mio nonno avverte un dolore intercostale e si preoccupa più del solito visti tutti gli allarmismi della tv. La mattina del 23, verso l’1:00 mia nonna decide di chiamare il 118 perché aveva paura che potesse essere qualcosa di grave. I soccorsi arrivarono poco dopo ma non lo vollero assolutamente visitare perché le regole del governo imponevano loro di portare i pazienti direttamente in ospedale. Lui era dubbioso, non se la sentiva di affrontare quel viaggio e un eventuale ricovero. Alcuni miei familiari che si trovavano lì gli diedero il tempo di decidere, perché volevano che fosse lui a fare la scelta e alla fine decise di andare con il 118. Lo fecero camminare veloce senza ossigeno dal letto fino all’ambulanza sempre perché per disposizioni governative non potevano toccarlo. Lui con tutte le forze e i pochi respiri che i suoi polmoni gli permettevano di fare, senza lamentarsi, fece quel tragitto ma arrivò in ambulanza stremato. I miei familiari chiesero loro che almeno uno potesse accompagnarlo visto le sue condizioni di salute ma respinsero categoricamente la nostra richiesta perché vista la situazione pandemica non potevano rischiare altri contagi. Rimanemmo tutta la notte svegli, aspettando delle notizie, ma niente. Il giorno seguente proviamo a chiamarlo sul cellulare ma non rispondeva, proviamo e riproviamo ma niente. Preoccupati cerchiamo il numero privato di una infermiera che sapevamo lavorasse in quell’ospedale ma in un altro reparto e con grande gentilezza andò a controllare se era tutto a posto e quel che vide era raccapricciante. Trovò mio nonno, in una stanza, da solo, con un piattino che conteneva del cibo ancora pieno su un mobiletto poco distante da lui, che con le poche forze che aveva cercava di prendere il telefono che gli avevano lasciato vicino a piedi, sotto le coperte. Scoprimmo che lui era lì dalla notte prima perché, appena entrato, gli fecero il tampone e prima di avere l’esito lo lasciarono da solo in una stanza senza poter mangiare o chiamare i suoi cari per dire almeno come stava, perché da solo non riusciva a fare queste cose.

 

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Il pomeriggio ci recammo immediatamente da lui ma fecero entrare solo mia nonna che cercò di sistemarlo perché non mangiava da due giorni poiché nessuno, per disposizioni governative, poteva avvicinarsi a lui (nonostante fosse anche risultato negativo al tampone) e quindi non mangiava e non si poteva lavare. In quella mezz’ora mia nonna riuscì a fare ciò che poteva perché la cacciarono fuori poco dopo. In quel brevissimo tempo mia nonna vide il lenzuolo pieno di sangue e chiese lui spiegazioni. Le riferì che gli stavano facendo un sacco di punture, ogni 5 minuti gliene facevano una senza dirgli niente, lui chiedeva che cosa gli stessero iniettando ma non rispondevano e l’ultima volta gli avevano provocato una ferita che non si preoccuparono di curargli. La sera lo chiamai e sentivo come sforzava la voce, cercava di farmi credere che fosse in forma, cercando di scherzare ma sapevo che c’era qualcosa che non andava, così gli chiesi se avesse qualcosa davanti alla bocca che gli impedisse di parlare bene e lui mi disse che gli avevano messo la maschera grande dell’ossigeno (che è quella che mettono quando una persona è in gravi condizioni di salute) e mi allarmai ma non gli feci capire niente per non spaventarlo ancora di più. Il giorno seguente saremmo dovuti andare a vederlo nel pomeriggio. Poco prima di partire arrivò una telefonata dall’ospedale a mia madre. Sapevamo non era niente di buono. Rispose e i medici gli dissero di andare il prima possibile perché stavano rianimando mio nonno, lei chiese subito in quanti potevamo andare e le risposero che potevamo andare tutti. Avevamo già capito tutto ma nessuno voleva accettarlo. Quando arrivammo lì ci dissero che la sua malattia stava peggiorando e che purtroppo per lui era arrivato il momento. Eravamo sconvolti, non volevamo crederci. Aspettammo in camera mortuaria e vedemmo due infermieri che portavano il suo corpo in barella. Si avvicinarono a noi con quegli occhi spenti, come se davanti a loro ci fossero animali e non persone che soffrivano per la perdita di un caro e sembrava che spingessero un carrellino delle pulizie e non una barella con sopra il corpo di un essere umano che aveva appena perso la vita. Se ne andarono senza neanche guardarci in faccia, senza dire una parola, lasciarono lì il corpo senza vita di mio nonno che portava ancora il pigiama. C’erano riusciti, avevano ottenuto un’altra morte ospedaliera. Nel 2019 non gli era stato possibile perché potevamo entrare tranquillamente a visitarlo, e lo abbiamo salvato quella volta. Nel 2020 nessuno poteva visitare e stare vicino ai propri cari. Troppi anziani sono andati via così, per questo. Senza nessun familiare che stringesse loro la mano al momento del distacco. Ma.. Cos’erano tutte quelle punture che nel 2019 lo avevano quasi ucciso e nel 2020 lo avevano portato direttamente alla morte?? Com’è possibile che il giorno prima sentisse solo un leggero dolore intercostale e il giorno successivo ritrovarlo su quella barella senza vita?? Qualche tempo dopo una ragazza mi disse che a suo nonno avevano riservato gli stessi trattamenti ma per fortuna aveva un po’ più di forza e i parenti riuscirono a portarlo via da lì. Questa è solo una verità di ciò che realmente accadde lì dentro, dentro quegli ospedali, dove troppe persone uscirono senza vita.

 

12/07/2022

 

Sabrina

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