Leggende e Racconti tra l’Appennino Toscano ed il Montalbano – Le Fate del Bosco degli Schizzi (Terza parte)

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Ecco l’ultimo racconto dedicato alle leggende delle zone in cui sono nato, spero che sia di vostro 
gradimento. 
 
Il Bosco degli schizzi e la Roccia delle scarpette 
 
I monti della Calvana, a ridosso dell’Appennino sono un luogo che ha una particolare conformazione, ricca
di grotte naturali, rocce e prati aperti. Su questi monti ci sono molti racconti e dicerie, dalla grotta che si
dice fosse di un Drago alle basi aliene.
Mio nonno è nato in una famiglia di pastori, e mi ha raccontato che c’era un bosco particolare che
frequentava da piccolo, quando con suo padre si occupava del gregge. Questo bosco caratterizzato da un
terreno roccioso, era il ritrovo per tutti i pastori della zona nelle giornate estive, quando faceva caldo e si
aveva bisogno di un po’ di fresco, ma diventava un luogo magico dopo le giornate di pioggia.
Dopo la pioggia il bosco si riempiva di rivoli e cascatelle di acqua, che scorrendo si infrangeva sulle rocce
creando giochi d’acqua, da qui il nome di Bosco degli schizzi. Era proprio in quei momenti che i pastori
potevano vedere le fate che si recavano lì a giocare con l’acqua, senza aver paura che i pastori le vedessero,
anzi erano felici di condividere insieme quel luogo e convivevano senza problemi.
Molti anni prima della nascita di mio nonno, si racconta che alcune streghe di passaggio si infastidirono
della presenza delle Fate in quel bosco, al punto da volerselo prendere tutto per loro. La strega più forte si
presentò nel bosco, mentre le fate stavano giocando, dicendo che le fate si sarebbero dovute allontanare
entro qualche giorno, altrimenti le streghe sarebbero passate alle cattive maniere. La fata più anziana
rispose che se le streghe fossero state in grado di dimostrare che quel luogo fosse loro, lei e tutte le fate si
sarebbero allontanate senza battere ciglio. La strega disse che per dimostrarlo non ci sarebbero voluti dei
giorni, ma un attimo e fece per andarsene. Dopo che la strega si allontanò, la fata più anziana rese una
roccia delle vicinanze morbida con i suoi poteri, ci camminò sopra lasciando tantissime delle sue impronte e
la fece tornare dura. Mandò a chiamare la strega che era lontana, ma ancora in vista, che una volta arrivata
chiese il perché l’avessero cercata. Le fate mostrarono alla strega le impronte lasciate sulla roccia, prova
evidente che quel bosco fosse territorio delle fate. Le streghe non si presentarono più e da quel giorno
rimangono ancora delle piccole impronte di circa un centimetro, a prova del passaggio delle fate.
Lorenzo7
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