Leggende e Racconti tra l’Appennino Toscano ed il Montalbano – Due piccole curiosità su due grandi rocce

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La zona dove sono nato, la piana che da Pistoia, includendo Prato, arriva fino a Firenze è circondata e racchiusa da due rilievi montuosi, il primo più imponente l’Appennino ed il secondo, più collinare, il Montalbano. Tra i boschi incontaminati, i ruscelli e le rocce di queste zone sono nati diversi racconti e leggende che contribuiscono a renderli ancora più misteriosi e ricchi di fascino, si tratta di luoghi che da sempre offrono i loro frutti all’uomo, e che da esso sono spesso frequentati ed abitati da secoli.

Il primo territorio dove ci addentreremo è il Montalbano, un rilievo montuoso-collinare che, partendo da Pistoia fino ad arrivare a Firenze chiude ad ovest la piana che comprende le città prima nominate.

 

Il Masso del Diavolo a Pietramarina

Pietramarina è il nome di un antico insediamento Etrusco che si trova sul Montalbano, vicino al monte Pinone. Appena fuori questo sito archeologico di circa un ettaro, si trova un boschetto di lecci, alberi che si dice fossero cari agli Etruschi, sia perché luogo di trapasso delle anime, sia perché luogo capace di attirare le energie divine, di trasmettere profezie e di essere il luogo dove le api amavano posarsi.
Il Masso è una grande roccia di forma rotonda, ai cui lati sono stati scavati degli scalini per raggiungerne la sommità. Le cose che lo rendono particolare sono due: la prima sono le numerose incisioni etrusche di cui è tappezzato, la seconda un foro molto profondo presente sulla sommità, che sembra andare verso l’interno della roccia e anche molto più in profondità.
Si dice che questa roccia sia il resto di un teschio di un gigante e che sia stato usato poi dagli Etruschi come altare su cui celebrare i loro rituali e le loro pratiche, ma anche come luogo di incontro con gli spiriti dei defunti.
Il nome deriva però da diversi avvistamenti di spiriti maligni che volevano infestare il luogo a partire dalla scomparsa degli Etruschi, e sono apparsi più volte facendo sentire le loro urla, ma senza riuscire a prendere possesso del luogo. Si racconta che un giorno un demone molto forte si arrese nel tentativo di appropriarsi del masso e che per lasciare un segno del suo passaggio riuscì a lasciare un segno dei suoi zoccoli sulla scalinata che porta in cima alla roccia prima di arrendersi e scappare, segno che è visibile ancora oggi sugli scalini. Dopo quell’apparizione nessun demone e nessuno spirito maligno si sono più avvicinati al luogo per paura, lasciando che la pace e la tranquillità di quel luogo sacro siano rimaste intatte fino ai giorni nostri.

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Il Masso delle Fate

Il Masso delle Fate è una roccia, un grande monumento naturale che costeggia il fiume Arno, vicino Montelupo Fiorentino. Come si evince dal nome, questa roccia circondata da boschi è famosa per gli avvistamenti di fate che continuano a susseguirsi nel corso degli anni, ma non è tutto qui.
Un tempo questa roccia impediva alle acque del fiume di scorrere, rendendo di fatto la pianura di Firenze, Prato e Pistoia una vastissima zona paludosa che impediva agli Etruschi, che abitavano la zona, di raggiungere altri territori e di avere più terreni su cui insediarsi.
La prima leggenda che riguarda questo territorio racconta che Ercole si fermò in Toscana, presso gli Etruschi dopo il compimento della decima fatica. Si dice che gli Etruschi chiesero ad Ercole di creare una breccia in questa roccia, per far defluire le acque e rendere abitabili e percorribili quelle aree a loro inaccessibili. Ercole acconsentì e con la sua forza riuscì a creare un varco e l’acqua defluì grazie ai suoi grandi poteri. Ercole fu acclamato dagli Etruschi che ne fecero il loro re. Il gesto di Ercole è stato così Miracoloso, che nei secoli successivi altri hanno provato ad emularlo non riuscendoci. Durante il Medioevo numerosi scalpellini, hanno tentato di scalfire la roccia, ma ogni tentativo finiva con i loro attrezzi distrutti e spezzati. Nel secolo scorso i Nazisti, che vicino a questo masso avevano costruito una polveriera tutt’oggi integra, hanno provato a bombardarlo per farlo cadere, ma nonostante vari tentativi non sono riusciti a fare cadere neanche un sassolino.

La seconda leggenda su questo luogo, simile alla prima, è legata alla figura di Noè.  Si narra che dopo il diluvio universale Noè approdò con la sua arca tra il Lazio e la Toscana, e qui si stabilì fondando un suo regno. Lasciò ai suoi figli il compito di popolare la regione nel corso dei secoli, finché uno di essi arrivò nella zona dell’attuale Firenze e vi fondò un insediamento. Si dice che chiese aiuto ad un uomo di nome Ercole Libio per abbattere la roccia e creare un nuovo fiume. Ercole, con grande fatica e sforzo riuscì ad abbattere la roccia e a creare un passaggio per l’acqua. Il figlio di Noè dedicò a Ercole il fiume chiamandolo Arno, parola che in antico aramaico significa “leone vittorioso”, sarà un caso?

 

Lorenzo7

 

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