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Altra leggenda della mia Sardegna è la storia di Sant’Efisio. Nato nel 250 D.C. nell’attuale Gerusalemme sotto l’impero di Diocleziano, dalla madre pagana Alexandra e dal padre cristiano, fu educato al paganesimo e, conosciuto l’imperatore, fu da lui arruolato nell’esercito imperiale per perseguitare i cristiani che egli voleva sterminare. Iniziata la sua marcia si trasferì in Italia. Durante una spedizione Efisio fu fermato da Gesù che lo redarguì per lo sterminio che stava portando avanti e improvvisamente nel cielo apparve una immensa croce cristallina e infuocata, che immediatamente dopo il guerriero si trovò impressa nella mano destra e scoppiò in lacrime davanti a questo miracolo. Non parlò con nessuno di quanto accadde, ma quando, dopo un ordine di Diocleziano che lo mandava in Sardegna sentì di nuovo la voce di Gesù, decise di abbandonare la sua missione di distruzione convertendosi nella nuova religione. Così scrisse una lettera sia alla mamma che all’imperatore dichiarando la sua fede cristiana e chiedendo a Diocleziano di lasciare in pace i devoti cristiani. Per tutta risposta l’imperatore ordinò al prefetto di Cagliari di arrestarlo e di riconvertirlo al paganesimo, e nel caso non fossero riusciti nel loro intento diede l’ordine di ucciderlo.
Così i soldati lo torturarono in tutti i modi, prima dandogli fuoco, ma il fuoco si spense, poi cercarono di eliminarlo con le spade ma le lame si spezzavano come toccavano il suo corpo.
A questo punto la notizia del soldato cominciò a spargersi ovunque raccontando che Gesù lo guariva da tutte le ferite inferte perché lui stava dalla parte del popolo. A questo punto il popolo si rivoltò chiedendo la liberazione di Efis, come lo chiamavano, dalla prigione che si trova ancora oggi nei sotterranei del quartiere di Stampace, dove sopra è stata costruita la chiesa al Santo dedicata.
Avendo paura dei disordini del popolo che insorgeva, il prefetto fece portare Efisio da Cagliari a Nora, spiaggia bellissima nel comune di Pula dove sorgeva una chiesetta, che poi fu dedicata a lui. Nel momento in cui sapeva che stava per morire decapitato il soldato rivolse lo sguardo verso la città giurando di proteggerla in eterno da ogni male.
I festeggiamenti in suo onore vengono fatti il 15 gennaio, giorno fissato dalla chiesa per la sua memoria, e il 1maggio, quando la statua viene portata in processione da Cagliari fino alla chiesetta sulla spiaggia di Nora, dove era stato ucciso, voto fatto quando nel 1656 il Santo venne invocato per salvare la città dalla peste. Si narra che egli dopo la richiesta di salvezza per la città, apparì davanti a un’autorità chiedendo che venisse festeggiato e celebrato ogni anno da quel momento in poi. Da allora ogni anno viene fatta questa processione e al rientro viene sciolto il voto fatto. Un altro voto fu fatto nel 1793 quando fu invocato per salvare Cagliari dal bombardamento delle navi da guerra dei francesi.
Le reliquie del santo furono conservate a Pisa fino al 12 maggio 2011 quando finalmente vennero riconsegnate alla città di Cagliari.
Ogni 1 maggio viene fatta una grandissima festa nel capoluogo proprio per sciogliere il voto perpetuo legato alla peste. È una delle feste più importanti della regione dove i fedeli, giunti da tutta la Sardegna sfilano vestiti col costume tipico sardo del loro comune. È la più antica e lunga processione, circa 65 km percorsi in 4 giorni. I preparativi iniziano alcuni giorni prima quando il 25 aprile avviene l’investitura ufficiale del Terzo guardiano. Il 29 si procede con la vestizione della statua del Santo e l’aggiunta di gioielli in oro offerti come voto e il giorno dopo la statua viene inserita all’interno del cocchio dorato. La mattina della processione vengono addobbati i buoi che dovranno trasportare il cocchio fino a Nora. Quindi il terzo guardiano e l’Ater Nos, ossia rappresentante del sindaco (una volta rappresentate del viceré) si recano alla chiesetta di Stampace dove viene celebrata la messa.
Ai carri addobbati, chiamati traccas seguono circa 5500 persone vestite in abito sardo tradizionale, diverso in ogni comune, bellissimi e ricchi di gioielli e tessuti ricercati. Per tutta la processione cantano le litanie in dialetto chiamate goccius. A rappresentare l’esercito sardo vi sono i cavalieri del Campidano e i miliziani, poi sfilano i membri della guardiania: in prima fila l’Ater Nos e il terzo guardiano. Di seguito i membri della confraternita preceduti da un fratello che regge un crocifisso del 1700. La prima tappa è il Villaggio Pescatori di Giorgino dove i vestiti eleganti vengono sostituiti da quelli più comodi e vengono tolti anche i gioielli. La statua viene trasferita in un cocchio di campagna e messo su un camion militare. Questo è stato reso necessario a causa della costruzione del porto canale che ha interrotto la vecchia strada per Pula.
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Arriva a Capoterra ed essendo patrono anche di quel paese viene accolto con gioia dai fedeli. Poi viene accompagnato a Su Loi e celebrata la messa. Infine arriva a Sarroch dove trascorre la notte nella chiesa di Santa Vittoria. Altra tappa è Villa San Pietro, introdotta nel 1943, anche qui viene celebrata un’altra messa. Poi troviamo la tappa di Pula dove viene celebrata una messa e finalmente il cocchio arriva a Nora verso le 21. Il terzo giorno viene celebrato per tutta la giornata fino a tarda serata quando lascia Nora arrivando a Pula dove sosta per la notte. Il giorno dopo comincerà il viaggio di ritorno verso Cagliari nella chiesa di Stampace ripercorrendo a ritroso tutte le tappe del viaggio fatte fino a quel momento. A Giorgino riprende gli abiti da cerimonia e viene di nuovo trasferito nel cocchio di città. Anche in quest’occasione ci saranno tantissimi fedeli ad accogliere il Santo che rientrerà nella chiesa di Stampace verso le 23:30, comunque entro le 24 orario entro il quale deve essere certificato lo scioglimento del voto che viene fatto dal Presidente dell’Arciconfraternita. Concludono la cerimonia i tradizionali canti in onore del Santo.
Francesca Demontis