LA LEGGENDARIA CITTÀ DI RAMA

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Nella piemontese Valle di Susa si narra dell’esistenza, in tempi remotissimi, di una città megalitica di nome Rama, sorta alle pendici del monte Roc Maon (nome celtico, ora Rocciamelone), ed estesasi poi sino a giungere alle porte dell’attuale città di Torino. Di certo era una città molto grande e maestosa, ma d’altra parte gli abitanti stessi vengono descritti come dei giganti, dalla pelle scura, veri maestri di scienza e arti magiche, depositari di una cultura e di una preparazione scientifica e spirituale decisamente superiori ed evolute. Essa era nota sia nel mondo greco che romano, tanto da essere citata in vari oggetti. Per anni alcuni ricercatori, spinti dalla curiosità e dalla passione, cercarono di dimostrare che proprio in Val di Susa questa antichissima ed evoluta, nonché “magica” civiltà, abbia avuto origine. Uno degli indizi che hanno spinto queste ricerche è stata l’indicazione trovata in una vecchia carta toponomastica del ‘700 che indicava una precisa area in Val di Susa col nome di “Rama”, oltre al fatto che in valle ci sono ancora diversi toponimi che richiamano questo nome. Grazie alla collaborazione dei contadini del posto e soprattutto di famiglie di tradizione celtica, questi ricercatori hanno rinvenuto importanti aree di culto, strutture megalitiche, grosse pietre rituali incise, caverne e zone di riparo e molti reperti di attività preistorica in varie zone della Valle, risalenti a migliaia di anni fa. C’è da precisare che nulla di ciò che è stato rinvenuto nei boschi e nei prati della Valle può essere ricondotto direttamente all’antica civiltà di Rama, che risalirebbe a tempi remotissimi, difficili da identificare; rappresenterebbero però l’anello di congiunzione con essa e la dimostrazione della sua cultura, tramandata nei tempi. Uno di questi siti è stato rinvenuto negli anni ’80 nella zona chiamata “Ramats” a Chiomonte, proprio dove poi è stato allestito il cantiere per la costruzione della linea TAV. Il prezioso e antichissimo complesso archeologico chiamato “La Maddalena” è ora occupato dalle forze militari che hanno distrutto le preziose testimonianze storiche. Tutto il complesso archeologico è stato sostanzialmente cancellato e sostituito da un enorme cantiere che si è appropriato anche del nome “della Maddalena”… La scoperta più importante avvenne nel 2007, anno in cui fu ritrovata una porzione di mura formata da blocchi di pietra giganteschi, del peso di circa 4-5 tonnellate, sovrapposti a secco, tagliati in modo evidente dalla mano dell’uomo, perfettamente incastrati in modo che tra un masso e l’altro non potesse passare neanche un foglio di carta. Un altro ritrovamento interessante, da parte di contadini del posto, è stato un sarcofago in pietra, lungo più di tre metri, contenente i resti di un essere umano di identiche proporzioni (un gigante!). Esistono le testimonianze di questo ritrovamento, ma sembra che un parroco della zona lo abbia in qualche modo occultato, facendone sparire ogni traccia. Non distante dalle mura, nel minuscolo paese di Caprie, si trova una strada denominata curiosamente “via Città di Rama” e proprio nei pressi di questa via sono state ritrovate tracce di grandi colonne in pietra risalenti ad epoca preistorica. Questi reperti non sono purtroppo accessibili in quanto si trovano, guarda caso, nel giardino di un istituto di suore missionarie (dall’architettura e geometria molto particolari…). Pare che tutti gli indizi che potrebbero richiamare l’esistenza della Città di Rama siano stati dichiarati “di nessun interesse” da parte dagli enti ufficiali e quindi ignorati… se non addirittura occultati e distrutti. Pertanto la Città di Rama in Val di Susa rimane soltanto nella leggenda. Questa leggenda si desume da un antichissimo cofanetto in pietra contenente una sessantina di lamine di un metallo simile all’oro, incise in greco arcaico; una sorta di enciclopedia contenente leggende, cronache di eventi storici di quell’epoca, trattati dell’antico druidismo e narrazioni riferite al mito di Fetonte. Il contenuto di questo libro d’oro ricorda la cultura ancora presente e tramandata dalle Famiglie Celtiche e dalle comunità druidiche del Piemonte.

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Comunque sia, sta di fatto che l’esistenza della Città di Rama sia strettamente legata al mito di Fetonte. Il mito classico riferisce che Fetonte, figlio di Apollo, un giorno decise di guidare di nascosto il Carro del Sole, seppure ancora inesperto, ma perse il controllo del mezzo avvicinandosi troppo alla terra, incendiandola. Zeus, per punirlo, lo fulminò, facendolo precipitare al suolo. Secondo invece la tradizione druidica del posto, Fetonte non cadde al suolo, ma discese dal cielo col suo carro celeste, costruito interamente in oro massiccio. Egli si unì alla popolazione locale, formata da uomini molto alti, dalle fattezze a tratti mostruose, descritti a volte come piccoli sauri e serpenti antropomorfi, ricoperti di piume e dal sangue caldo. Qui avrebbe incontrato una confraternita di uomini che praticava il culto del fuoco e che operava in lavori di metallurgia, trasformandola in una scuola iniziatica: la Scuola del Fuoco. Formò così i primi Druidi, gli Ard-Rì, che avrebbero in seguito civilizzato tutto il continente europeo. Fetonte ampliò poi la sua Scuola iniziatica dando vita all’Ordine monastico-guerriero dello Za-basta che si impegnò alla civilizzazione del pianeta. Sempre secondo la tradizione, Fetonte avrebbe portato un albero in dono agli uomini: l’Yggdrasil, l’Albero della Vita in grado di donare benessere e conoscenza a chi lo seminava e coltivava, richiamando il concetto dell’esperienza introspettiva e creativa della meditazione, considerata la base fondamentale della Scuola iniziatica di Fetonte. Da quel primo nucleo di abitanti si formò la Città di Rama che, espandendosi per tutta la Valle, divenne in seguito una Città florida di commerci e ricca di cultura, una vera e propria città-fortezza. Rama sarebbe stata la vera e unica città esistente allora su tutto il continente europeo: la sede pacifica e intellettuale di un popolo misterioso che diceva di aver avuto origine dalla conoscenza giunta dalle stelle. Prima di congedarsi dagli uomini Fetonte fece costruire una grande ruota d’oro di circa due metri di diametro, forata al centro, in cui era racchiusa tutta la conoscenza trasmessa agli umani. Essa simboleggiava la via del Vuoto e racchiudeva ciò che viene definito “Shan”, secondo un antico linguaggio dei popoli autoctoni europei. Lo Shan era il nome dato alla Natura, intesa non solo sul piano della materia e dei cicli stagionali, ma considerando anche la natura immateriale dell’esistenza, riconducibile al significato di “vuoto”. Una divisione invisibile dove avrebbe sede la vera realtà delle cose, al di là dell’illusione percepita dai sensi e dalla mente, e che per i popoli naturali rivelerebbe una conoscenza fonte di armonia e benessere. Tutto questo Fetonte avrebbe insegnato agli uomini ai tempi della leggendaria Città di Rama. Fetonte fece altri due importanti doni all’umanità: la Musica del Vuoto, capace di agire sull’inconscio e liberare l’individuo dalla prigionia soggettiva della mente, e la Kemò-vad, una forma di meditazione in grado di risanare il corpo e la mente, portando a intuizioni mistiche. I doni di Fetonte all’umanità dovevano contribuire a creare un mondo in cui non esistessero più sofferenze, né guerre, né violenza; un mondo dove potesse esistere pace e fratellanza, libera espressione e vera gioia di vivere per ogni essere vivente. Da alcune interpretazioni Fetonte non sarebbe da intendersi come una figura singola, ma come un evento giunto dallo spazio che avrebbe donato un’immensa conoscenza agli uomini del tempo. Tra l’altro il mito di Fetonte è da sempre legato alla leggenda del Graal, pertanto questo mito locale porta a credere che esso sia stato custodito e protetto da un essere mutaforma semidivino, incaricato dal Dio Fetonte, all’interno di un altro monte, situato all’ingresso della Valle di Susa: il famigerato Musinè. Questo monte da sempre ha attirato l’attenzione dei curiosi per via della sua forma simile a una piramide e dalle pareti stranamente brulle; inoltre molti sostengono che esso rappresenti un centro di particolare energia, attribuita alla presenza aliena. Riguardo agli abitanti di Rama c’è anche un’altra teoria leggendaria, ossia che a cadere dal cielo sulla Valle di Susa non sia stato un Dio, ma un oggetto semidivino che, si dice, possedesse la proprietà di evocare gli dei.

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Secondo questa leggenda l’oggetto misterioso rimase lì intatto per molto tempo, sinchè da un luogo molto lontano nell’Oceano Atlantico, in cui avvenne un cataclisma che sconvolse l’intero continente, i sopravvissuti si spinsero alla ricerca di una nuova terra e, attratti dal richiamo di quell’oggetto, giunsero fino all’attuale Valle di Susa (..e dintorni, incluse aree ora francesi) e qui si insediarono fondando una città senza confronti. Si dice che essi avessero trovato in questa Valle un raro materiale che utilizzavano per i loro scopi segreti, scavando delle vere e proprie miniere. Ancora oggi i valligiani raccontano di leggende in cui i misteriosi strumenti di lavoro siano ancora sepolti nelle loro cave, con essi estraevano il minerale avvalendosi della sola luce emanata da un raggio dalle proprietà ignote. Grazie a questi strumenti avrebbero anche spaccato e alzato gli enormi massi di pietra con i quali costruirono la città e le sue imponenti mura. La fine di questa rigogliosa ed evoluta civiltà è attribuita ad un probabile cataclisma che avrebbe completamente distrutto ogni traccia di essa (sommerso o inghiottito nel terreno), proprio come avvenne per l’antica Atlantide; infatti Rama viene anche definita l’Atlantide Europea. Secondo un’altra versione, non tutti i suoi abitanti scomparvero nella catastrofe, ma una parte di essi sopravvisse, costruendo una città segreta nelle viscere del monte Roc Maon.

 

LauraF

 

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1 Commento

  1. Bellissima descrizione. Anche io ho sentito parlare della Città di Rama e il monte Musinè è ricco di racconti e leggende riguardanti astronavi aliene e strani magnetismi del terreno. Grazie per questa bella descrizione.

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