Il Folletto Salentino

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Anni fa ho avuto il piacere di visitare il Salento. È una terra davvero ricca di tradizioni, miti e racconti popolari, molti dei quali purtroppo stanno pian piano venendo dimenticati poiché non è più tradizione tramandarli oralmente, ma fortunatamente alcune testimonianze degli anziani sono state trascritte e sono arrivate fino a noi! Una leggenda che mi ha particolarmente colpita è quella del folletto salentino.

Era un folletto dispettoso, che aveva un nome diverso a seconda della zona: a Lecce veniva chiamato Laurieddhu o Lauru; a nord del Salento era conosciuto come Uru, e a sud era conosciuto come Monacieddhru, Municieddhru o Scazzamureddhru. 

Nonostante i diversi nomi, si trattava dello stesso folletto, perché i racconti sugli avvistamenti erano gli stessi, sia per quanto riguarda il suo aspetto fisico che soprattutto per il suo carattere molto dispettoso! Fisicamente era simile ad un bambino molto piccolo, con delle grandi orecchie a punta e un particolare berretto rosso, anch’esso a punta. Gli avvistamenti furono molti, tanto che la chiesa si accorse di non poter cancellare questa credenza, dunque decise di trasformare la storia, raccontando che in realtà “Lu Laurieddhu” era lo spirito di un bambino morto senza battesimo. Tuttavia le origini di questo folletto sono molto antiche!

Per quanto riguarda i suoi comportamenti, variava in base a chi aveva davanti: alle donne di solito tirava i capelli, agli uomini dava molti pizzicotti o faceva il solletico, e in generale faceva diversi scherzetti. Spesso nascondeva gli oggetti, che faceva riapparire magicamente dopo molto tempo, o faceva molti rumori nelle case ad esempio rovesciando pentole e piatti, per disturbare e svegliare gli abitanti. Si raccontava infatti di una donna che era costantemente tormentata dal folletto, che le faceva molti dispetti in casa, soprattutto nascondendole gli oggetti. La donna era così esasperata da decidere di trasferirsi, ignara del fatto che lo “Scazzamureddhru” non sia legato alla casa, ma anzi possa seguire ovunque la persona che decide di tormentare.

Non era considerato malvagio, ma era particolarmente temuto da chi possedeva una fattoria. Infatti riusciva a far smettere alle galline di produrre uova, o faceva deperire i cavalli. Si racconta anche che riuscisse a intrecciare e aggrovigliare le criniere dei cavalli, con delle treccioline molto sottili, che per essere sciolte richiedono molto tempo.

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La parte centrale della leggenda era costituita dal suo berretto, e dalla possibilità di rubarlo! Non di rado infatti disturbava il sonno delle persone, schiacciandole col suo peso sull’addome per gli uomini e sul petto per le donne, e togliendo loro il fiato. Ed è in quel momento che si poteva approfittarne per afferrare il suo berretto, a cui tiene molto, tanto che sarebbe stato disposto a tutto per riaverlo, e quindi era possibile esprimere un desiderio! Essendo un folletto dispettoso, il desiderio andava espresso seguendo un preciso schema, ovvero affermando l’esatto contrario: ad esempio, se si chiedeva denaro si ricevevano solo pietre o oggetti di poco valore. Quindi bisognava chiedere degli oggetti di poco valore, e solo così si ottenevano oro ed altri tesori! Questi tesori venivano chiamati “acchiature”, cioè letteralmente “tesori nascosti sotto terra”; infatti erano ben nascosti in alcuni luoghi, e bisognava andare a cercarli nel luogo indicato da lui. Era molto importante non restituire subito il cappello, perché a causa della sua natura, era solito non mantenere le promesse, e anzi scappare via ridendo e sbeffeggiando!

 

Ancora oggi ci sono numerose testimonianze, e molti anziani possono giurare di averlo visto! Per quanto vi si possa credere o meno, è importante non dimenticare queste testimonianze e continuare a tramandarle di generazione in generazione, affinché le origini della tradizione e la cultura di queste terre possa sempre essere nella memoria dei suoi abitanti.

 

Karen

 

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