Io e i miei pasticci: non solo meraviglie! Il dietro le quinte delle mie preparazioni in cucina

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Sono talmente tante le ricette che esistono e le loro varianti, che cambiano da paese a paese, come i dialetti, molto diversi anche a distanza di soli 30 chilometri. Tra l’altro curiosamente, ho sempre dato precedenza a ricette continentali. Penso quindi che lascerò questo argomento ai veri chef e racconterò invece come è nata la mia avventura culinaria, cosa mi ha spinto e qualche aneddoto dei miei pasticci. Esatto pasticci, perché non mi definirei mai una cuoca, ma, appunto, una pasticciona!

 

Premetto che non ho mai avuto molta simpatia per la cucina, nonostante avessi due genitori molto bravi in materia. Anzi devo dire che mi chiedevo proprio come potessero le persone amare cucinare, fare corsi, cose che ritenevo orrende, noiose, e oltretutto la mia nota pigrizia non agevolava per niente. Infatti, quando abitavo da mamma (fino a 10 anni fa), non cucinavo mai se non in qualche rara occasione quando invitavo i miei amici. Sapevo fare due cose: la pasta, nel senso di bollirla, perché il sugo lo faceva mia mamma, e le fettine alla milanese! Sì quelle sì, le facevo io! Totalmente! Due passate di uovo e panatura doppia! Certo, sapevo fare il caffè, che però non ho mai bevuto fino all’età di 33 anni, cuocere la pasta e fare qualche fettina rosolata: lì finiva la mia capacità culinaria. Nonostante tutto questo, adoro mangiare, e soprattutto adoro fare e mangiare i dolci.

 

Dieci anni fa mi sono trasferita a vivere con Mauro, l’uomo che da tre anni è mio marito, e qui comincia la tragedia! Quello vuole mangiare! Tutti i giorni! Due volte al giorno! Oddio! È pure muratore poveraccio che lo lascio a stecchetto? Così chiedo ai miei qualche ricetta che scrivo in un quadernino e parto a 50 km di distanza, piena di belle speranze. Imparo a fare il sugo, qualche fettina, avevamo il camino quindi la maggior parte della carne finiva alla brace, cotta da lui ovviamente, che si divertiva da matti. Ma soprattutto ero la regina dei surgelati! Fornetto e via! L’unica cosa che avevo provato a fare e che desideravo provare da tempo, è stata la lasagna al forno, che fortunatamente è riuscita alla grande. Per qualche anno è andata avanti così, qualche volta chiedevo una ricetta a mia cognata che ho avuto la fortuna di avere inizialmente nella casa al piano di sotto, poi quando ci siamo trasferiti, di fronte nello stesso pianerottolo. Nella nuova casa, molto più piccola della precedente, niente camino, così la carne ora la devo arrostire nella piastra in ghisa, gentilmente offerta (rubata) dalla mia mamma, che simpaticamente emana un fumo stile nebbia in val padana ed un odore che soffoca! Lui adora la carne cotta in questo modo quindi sono costretta a spalancare finestra e portafinestra con 2 gradi fuori: letteralmente da brivido!

 

In effetti cucinare sempre le stesse cose era sempre piuttosto noioso. Un giorno poco prima di pranzo, sola come sempre quando mio marito lavora fuori paese, seguo un programma di cucina. Ecco in effetti vedevo che la conduttrice faceva cose abbastanza accessibili anche per me; ben spiegate e visto che c’era la dimostrazione era più semplice, inoltre faceva un sacco di danni ed era proprio simpatica, pasticciona come me! C’era anche la possibilità di recuperare le ricette nel sito e vedere il video con calma. Mi rendo così conto di avere anche un altro problema: non avevo gli attrezzi adatti. Era quindi difficilissimo fare qualsiasi cosa, senza nemmeno i coltelli decenti necessari per tagliare la carne o altre piccole cose che potevano servirmi. Poi vedevo i macchinari che usava con i quali in un attimo poteva tritare, frullare, montare, impastare, insomma, contrariamente a lei, non ero per niente ben organizzata.

 

La mia prima ricetta è stata salsiccia e fagioli alla Bud Spencer! Un successo! Mauro ha gradito eccome e la mia autostima così bassa, si è sollevata un pochetto lasciandomi una bella sensazione di “wow non sono poi così impedita!”. Così comincio a sperimentare.

 

Non ricordo come, mi trovo inserita in un gruppo di cucina su facebook: mi si è aperto un mondo! Facevano cose che voi umani, ehm, a parte gli scherzi erano capaci di cucinare tutti i giorni di tutto e di più non si fermavano mai. Cucinavano come se non ci fosse un domani!

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E non parlo di un piatto di pasta e un secondo, ma cose complicatissime, lievitati, torte incredibili, insomma c’era davvero da rimanere a bocca aperta. Come in ogni gruppo si fa amicizia, con alcune persone in modo più stretto e queste amiche mi aiutavano tanto. Comincio così ad appassionarmi e a voler sperimentare. Soprattutto come ho scritto prima amo i dolci, in particolare i lievitati e grandi lievitati, ma anche torte, frolle, insomma tutto. Un anno ho perfino fatto la colomba di Pasqua in casa, esperienza incredibile sia per la difficoltà (due giorni di lavorazione) che per l’immensa soddisfazione! Infatti molti mi chiedevano ma chi te lo fa fare! Con 4 euro vai e la compri pronta. Certo, ma hai idea della meraviglia, della soddisfazione, e dell’incredulità di aver creato una cosa così difficile con le tue mani? Certo devo ringraziare una mia amica per avermi seguito, anche se a distanza; ho sfiorato diverse volte la tragedia, ma alla fine come spesso mi accade mi salvo in extremis.

 

Comincia così un periodo di esperimenti che mai avrei immaginato di fare, ho provato un’infinità di cose che sono riuscite buonissime e bellissime ed ero finalmente fiera di me: anche io sapevo fare qualcosa! C’è però il rovescio della medaglia! Come si suol dire non tutte le ciambelle riescono col buco e infatti ho avuto diversi… ehm ok, parecchi incidenti nelle preparazioni, anche se vedendo il risultato finale non sembrerebbe. Chi è bravo in questa materia difficilmente sbaglia, perché attento a fare le cose e molto allenato. Infatti la parola magica è attenzione, ma siccome io non sono come gli altri ovviamente, avendo sempre la testa per aria mi dovevo distinguere perché difficilmente mi andava liscia! Si avete capito bene! In qualche modo alla fine riuscivo a salvare capra e cavolo ma la maggior parte delle volte rischiavo la tragedia una volta si e l’altra pure! Il mio primo grande problema è stato sin da subito il forno. Una cucina comprata quando mi sono trasferita, quindi nuova, aveva uno o due anni, ma non sapevo niente di cucine e similari quando l’ho comprata e così l’ho presa a gas. Poi ho scoperto che sarebbe stato meglio un forno elettrico. Ma in fondo il problema non era quello, visto che le nostre nonne sfornavano meraviglie col forno a gas: è che io avevo un lanciafiamme travestito da forno! Esatto un lanciafiamme che il mio amico superchef Bruno ha ribattezzato Aushwitz (penso renda bene l’idea).

 

Dopo qualche anno scopro che il rivenditore non mi aveva avvertita che gli ugelli montati erano quelli per il gas metano (che da noi in Sardegna non esiste, abbiamo le bombole normali) e quindi molto più larghi rispetto a quelli che si devono usare. Così chiamo un tecnico e me li faccio sostituire speranzosa di aver finalmente risolto il continuo carbonizzare la base dei miei preparati! Ma niente da fare! Nonostante la sostituzione il vigliacco continuava a bruciare le cose e dovevo sorvegliarlo a vista! Un incubo perché vedere sotto era impossibile. Avrei potuto vincere il guinness dei primati in carbonizzazione dolciaria e salata.

 

Così continuo imperterrita a sfornare cose bruciacchiate e salvate in estremis, come le zeppole di San Giuseppe un dolce che si fa per la festa del papà mi sembra di origine pugliese, una sorta di bignè. Tutta contenta faccio l’impasto che è abbastanza semplice, le metto in forno e: ah che belle si sono gonfiate! Proprio carine! Come da ricetta spengo il forno e le lascio riposare dentro prima di aprire perché rischiano di abbassarsi. Bene il tempo è passato, ora apro il forno e sono crollate! E addio zeppole! Le tolgo dal forno e la parte di sotto era bruciata. Stavo per buttare tutto quando mi invento un modo per usarle lo stesso. Invece di aprirle e metterci la crema dentro ho tolto la parte bruciata e ho usato quello che è rimasto, ormai ridotto a sottiletta come base di un pasticcino, ho messo crema e fragole et voilà! Salvato il dolce per il rotto della cuffia!

 

Spesso e volentieri quando pasticciavo era mia complice la vicina, Vicky, che abitava sopra di me, che purtroppo 3 anni fa è dovuta rientrare nel suo paese, la Sicilia. È stata tragica separarci ma è stato stupendo conoscerla e soprattutto pasticciare con lei per ben 5 anni. Inizialmente quando ancora non pasticciavo mi piaceva da matti guardare gli altri mentre facevano dolci. Così decidiamo di fare un bel tiramisù! Con felicità assoluta la osservo mentre prepara gli ingredienti e li mette nel bimby, no, non è un arnese infernale, ma solo un robot da cucina che aiuta non poco le persone che hanno poco tempo.

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Prepara la crema al mascarpone e mentre la macchina la lavora iniziamo ad inzuppare i savoiardi nel caffè. Ah che meraviglia! Ora componiamo il dolce, si ecco lo strato di savoiardi, poi la creme, ma escono liquide! Oddio e adesso? Tranquilla, mi dice, la metto in frigo un po’ e come si raffredda si rapprende sicuro! Ah meno male! Già disperata per non poter assaggiare quella delizia! Dopo due ore la tira fuori dal frigo, evviva si è rappresa ora è… blblbblblblbl (rumore della crema liquida che si muove). Benissimo! Ottimi savoiardi in brodo di crema di mascarpone! Grande! Comunque ce lo siamo mangiati lo stesso!

 

Con Vicky ne abbiamo combinate diverse, ma la cosa più furba è stata quella di preparare l’albero di biscotti di pan di zenzero per natale. Nella vetrina del negozio dove vendono gli attrezzi per pasticciare ho visto una confezione che conteneva varie formine per biscotti con le quali avremmo creato l’alberello. Si trattava di fare i biscotti di diverse misure e forme e metterne alcuni uno sopra l’altro dal più grande al più piccolo in modo da formare un albero, tenuti dalla struttura che c’era nella scatola. Dentro la confezione era gentilmente offerta la ricetta dei biscotti pan di zenzero. Suo marito faceva i turni di notte così abbiamo iniziato verso mezzanotte a fare questi dolcetti. Un lavoro pure lungo perché oltre a farli dovevamo aspettare che raffreddassero, decorarli con una glassa e infine montarli. Abbiamo finito alle 4 del mattino! L’alberello è venuto pure carino ma quando abbiamo assaggiato uno dei biscotti ehm, non era venuto come ci aspettavamo. Il sapore era disgustoso e stupidamente non avevamo pensato di fare una frolla normale fidandoci della ricetta che era nella confezione. Morale: l’alberello è rimasto in bella mostra sul tavolino di casa mia a prendere polvere per il periodo natalizio, senza che nessuno avesse il coraggio di assaggiarlo, sotto lo sbeffeggiamento dei due mariti che avendo saputo l’orario inumano di produzione, ma soprattutto il saporaccio e la perdita di tempo, ancora dopo tanti anni ci prendono in giro ridendo. Due geni proprio!

 

I problemi con “Aushwitz” sono aumentati quando si è rotta la manopola del forno. Ho provato a cambiarla ma purtroppo non sono mai riuscita a farlo funzionare perché non essendo il ricambio originale non si incastrava bene e di conseguenza girava un pochino a vuoto senza riuscire a diminuire o aumentare la fiamma, per cui non era utilizzabile. Così, in lutto per la grave perdita, cerco di trovare un’altra soluzione considerato che comprare un’altra cucina intera era impensabile viste le scarse finanze, ho deciso di comprare un fornetto da tavolo.“Papino! lo sai che…” insomma quel sant’uomo mi compra un fornetto e io felicissima quando arriva lo provo subito. Ah bello grande! Posso cuocerci di tutto. Lo provo e mi rendo conto che per scaldare ci metteva un sacco di tempo. Così lo rimando indietro. Ne ordino un’altro dietro consiglio del mio amico Bruno, il superchef che ho citato prima; finalmente arriva e comincio a usarlo facendo la mia prima torta! All’arancia, la preferita di mia cognata che mi fa la richiesta. Bruciata! E allora ditelo! Devo avere qualche problema col fuoco o qualcuno me la manda? Insomma carbonizzata la base. Ma come fanno le mie amiche a sfornare tutte quelle meraviglie cotte alla perfezione? Mi viene il dubbio e compro un termometro per forni e scopro che c’è uno scarto di 30 gradi, quindi se lo mettevo a 180° in realtà erano 210°, ecco perché bruciava tutto. Oltretutto le teglie che usavo, quelle in teflon con la cerniera, in realtà sono ferrose e trattengono il calore. Le migliori sono quelle in alluminio. Purtroppo anche questo fornetto dopo sei mesi si è rotto, ho comprato il pezzo e ha ricominciato a funzionare, ma dopo alcuni mesi è di nuovo deceduto perché pare che il problema fosse un altro e non il pezzo sostituito. Così mio padre preso dalla pietà decide di comprarmene un altro. Tutta contenta lo ordino e attendo qualche giorno per la consegna. Due giorni dopo mio padre si ritrova il rimborso dei soldi sul suo conto: il forno non era più disponibile! Ma come! Online ancora lo dà disponibile! Così decido di prenderne uno che ho visto qualche giorno prima nel negozio vicino a casa. Faccio i controlli per capire se era un forno valido e aspetto che passino i giorni di chiusura di Pasqua e il martedì vado a comprarlo, ma è stato venduto! Ma che hanno i forni contro di me? È una congiura! Insomma alla fine lo ordino di nuovo online e questi giorni dovrebbero consegnarlo.

E così giunge al termine questo mio racconto su quelle che sono state alcune delle mie disavventure in cucina.

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Ieri è arrivato il nuovo fornetto e vi giuro che ho quasi paura di provarlo viste le precedenti esperienze! Ma è solo un mio blocco e devo affrontarlo. Sicuramente le avventure pasticciose non sono finite e in un certo senso, nonostante mi piacerebbe tanto saper fare tutte le cose alla perfezione, non vi nascondo che mi piace questo mio lato pasticcioso (magari sul momento mi piace un tantino meno).

 

Francesca D.

 

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7 Commenti

  1. Sbagliando si impara! Complimenti per la costanza di fare pasticci nonostante i tanti pasticci! 🙂

    • Grazie Lelletta, vero… almeno in una cosa sono costante… i pasticci! auhauahu dai in realtà mi sono uscite bene tante cose, ma come si sà tendiamo a ricordare sempre più i disastri che sono più divertenti, che le cose fatte bene… 😀 grazie per il commento 😀

  2. Devo dire che, mentre leggevo questo breve racconto della mia amica Francesca, sorridevo. Sorridevo perché con la mente ho rivissuto tutti i momenti di disperazione (sua) quando mi chiamava la telefono cercando aiuto. Ogni volta riuscire a stupirmi con le sue disavventure a volte esilaranti (solo a lei capitanomcerte cose in cucina), a volte assurde “…ma come cavolo hai fatto!??” era la mia risposta più frequente. Il nome al forno “crematorio” aggiungo io, forse sembra un pò irrispettoso, ma affettivamente era l’unico che rendeva bene l’idea sulle “tragedie” culinarie Francescane (non non c’entrano i frati). Dopo un sacco di lavoro, il tutto veniva rovinato per colpa di un forno che invece che fiammelle pareva avesse cannoni laser di star trek…
    Auguri per il nuovo forno Francesca, ora incrociano le dita e…..

    • Si amico mio ora ci rido, ma sai quanto entravo in panico e come miracolosamente riuscivo grazie a te a salvare le cose… comunque ora va meglio… perchè non pasticcio più! auhauhauha grazie del commento <3

  3. Ahahaha ma comeeeee ?! A noi mandi sempre dolci buonissimi e perfettissimi!!!

    • uahauahu si è vero, ma infatti ho scritto sotto il primo commento che moltissimi sono i dolci usciti benissimo e buonissimi ma stranamente tendiamo sempre a ricordare i disasatri… vabbè sono più divertenti senza dubbio uahuahau 😀

  4. Racconto simpaticissimo! Complimenti per la costanza. Sarebbe veramente divertente provare a cucinare qualcosa insieme

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