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Non ricordo quanti anni avevo di preciso forse 15 o 16, ma ciò che ricordo è che un giorno mi puntai un coltello al petto. Ero triste, per via delle solite cose che colpiscono tutti gli adolescenti, che sembra vivino l’emozioni triplicate: quel ragazzo non ti guarda? La scuola va male? Le amiche fanno quella battuta di troppo che ti colpisce allo stomaco e sembra crollare il mondo, ogni cosa sembrava far crollare la terra sotto i piedi, come se fossi eccessivamente sensibile e fragile.
Ricordo che arrivò quella voce nella testa che parlava con la mia stessa voce però aveva un tono diverso, duro, distaccato, si infilava dentro tra un pensiero e l’altro e se le davi ascolto sembrava azzerare tutto il resto: “Non ti vuole nessuno, forse faresti meglio a farla finita. Piantati un coltello nel petto e falla finita” era molto insistente e tra le lacrime sembrava davvero molto convincente. Anche perché a quel pensiero le lacrime scendevano ancora di più, per l’enorme tristezza che attanagliava il petto nell’averci pensato. Non era la prima volta che mi capitava di sentire quella voce farsi imponente. Era accaduto altre volte avvicinandomi alla finestra e guardando giù, o guardando giù da un ponte mentre passeggiavo, la maggior parte delle volte quando ero sola, ma accadeva anche quando c’erano altre persone accanto a me.
In quel momento mi estraniavo, vedevo le altezze e guardavo giù, arrivavano le vertigini e allo stesso tempo quella voce che diceva “pensa se adesso scavalchi e ti butti..” poi continuava quando la stavo ad ascoltare, come se stessi valutando se farlo oppure no, arrivava l’immagine di me che lo facevo e nella testa non sembrava troppo spaventosa, più che altro alla fine lasciava di nuovo molta tristezza l’averle dato attenzione. “Un salto e non ci pensi più” “è così semplice. È facilissimo. Un salto e non pensi più a nulla. Una caduta di qualche secondo e poi è tutto nero. Buio. Nessun dolore” Stavo ferma e fissavo il vuoto con sguardo perso senza lasciar trapelare emozioni. Poi era come se improvvisamente tornassi lucida, riprendevo a sbattere le palpebre e mi allontanassi distaccando il tutto e tornavo a camminare come niente fosse o mi allontanavo dalla finestra e sentivo un’inquietudine strana dentro di me.
Allo stesso tempo non mi fermavo a riflettere della gravità della situazione, forse era troppo difficile e doloroso pensarci e analizzare ciò che era appena accaduto. Ma quella volta che la voce parlava del coltello ricordo che lo presi e lo puntai davvero al petto come a volerlo fare sul serio perché quella voce insisteva che io non ne avessi avuto il coraggio, che fossi debole e volevo dimostrare che non lo ero affatto, ma volevo dimostrarlo a chi? Ricordo che spinsi un po’ la punta sul petto e lì sbarrai gli occhi e mi resi conto di ciò che stava accadendo, mi prendevo a schiaffi mentalmente, allora mettevo via il coltello e in quel momento mi domandavo se lo avrei fatto davvero, poi arrivava la tristezza per quei pensieri che pensavo fossero miei e mi chiedevo che razza di problemi avessi.
Un giorno invece decisi di voler essere depressa, c’era qualcosa che si infilava in testa e mi diceva che dovevo stare al buio in camera a piangere e a essere triste per giorni interi e assolutamente non mangiare nulla perché ero io ad averne voglia e non aveva senso, forse era un modo x attirare l’attenzione? eppure sembrava che lo desiderassi e ricordo che iniziai a farlo forse x un giorno intero, non ricordo bene, ricordo solo che mi volevo chiudere in questa cappa di disperazione il più a lungo possibile, volevo solamente piangere e soffrire di depressione.
Ricordo benissimo la forte sensazione quel giorno che mi pervase e mi dava una forte spinta per rimettermi in piedi e non perdere tempo in queste cretinate. Questa forza positiva mi prese e mi risollevò e non voleva obiezioni, questo fu un momento molto positivo infatti tutto sparì nel giro di poco. Non mi feci troppe domande nemmeno quella volta, pensai semplicemente che la depressione non faceva parte di me, come se qualcuno fosse più propenso ad averla rispetto a qualcun altro eppure ora non ho dubbi nel ricollegare quella forza a qualcosa di molto più coscienzioso di me.
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Mentre per quanto riguarda i pensieri che si sarebbero trasformati in tragedia, ricordo che accadevano proprio nei momenti in cui ero più debole emotivamente e mi sentivo molto sola anche se intorno a me c’era gente, oltre al fatto che fumavo molte sigarette e nei weekend bevevo cocktail insieme agli amici e questo spaccava le difese naturali del mio cervello facendo entrare al suo interno qualsiasi cosa. L’evento del coltello, e della depressione era accaduto una singola volta. Quello del buttarsi giù quasi ogni volta che mi trovavo in un punto alto, a volte la voce era più insistente altre volte la scrollavo via con più facilità, ma il pensiero mi sfiorava ogni volta che guardavo giù. Ma quando arrivai a prendere la patente le voci erano diverse, infatti qualcosa era cambiato perché non c’erano solo i pensieri ma anche una sensazione molto molto forte, era come se mi possedesse e spingeva fortissimo la voglia di sterzare improvvisamente mentre guidavo ad alta velocità.
La sensazione era così forte che dovetti letteralmente combattere con me stessa x non ascoltarla e accadeva numerose volte, e solamente nel momento in cui acceleravo e quindi nel momento in cui sarei morta per certo se le avessi dato retta. Ricordo che oltre alla sensazione, arrivava anche la scena nella mente di me che lo facevo e la macchina che rotolava, stringevo le mani forte nel volante e mi schiaffeggiavo mentalmente, ma la sensazione e il pensiero ritornava di lì a poco “Fallo! Fallo ora! Fallo!” Urlava e spingeva allo stesso momento. Lì ricordo che stetti male, che finalmente presi questa cosa sul serio, e pensai veramente di essere una pazza, la voce in testa mi spingeva a compiere il fatto, mi possedeva, e quando combattevo contro quella voglia ecco che arrivava la voce che mi accusava di essere pazza, dovevo esserlo per forza, come potevo aver voglia di fare una cosa del genere? In quel momento iniziavano i grandissimi sensi di colpa che mi facevano stare veramente male.
Avevo paura anche a parlarne con qualcuno per le conseguenze che sarebbero inevitabilmente arrivate. Mi sentivo senza speranze, l’unica a vivere quei momenti, continuano a ripetermi cosa non andasse in me, che problemi avessi, perché fossi nata così? A ripensarci ora è come se si riaprisse quella ferita e vedessi quell’enorme sofferenza quella paura di non essere compresa ma soprattutto la paura di avere seri problemi mentali. Poi ricordo che trovai ACD, la luce nel buio, e ricordo che iniziai a meditare subito impegnandomi molto perché mi ero attaccata all’accademia come fosse un ancora di salvezza, per tutto un insieme di situazioni disastrose che stavano accadendo nella mia vita e delle quali non avevo più il controllo e ACD lo è stato davvero, ACD mi ha salvata. Iniziai a meditare, a proteggermi e a svolgere le varie tecniche e fin da subito non ebbi più questi problemi, mai più mi hanno sfiorato minimamente, la voglia di suicidio sembrava fare parte di me in passato, sembrava essere un mio pensiero mentre grazie all’accademia e ai libri di Angel capii che non era affatto vero, perché mi riscoprii amante della Vita e mai più pensai di prendermi il diritto di togliere questo dono che mi era stato fatto.
A ripensaci ora capisco quanto possano essere subdole le manipolazioni perché ti fanno sentire l’unica a provare certe cose, ti fanno sentire la mosca bianca, la pazza in mezzo a tutti che si merita di farla finita per non causare male a se stessa ma soprattutto agli altri. Se riescono a fare breccia dentro di te, ti distruggono la vita. Ricordo che questi pensieri furono tutti spazzati via e manco me ne resi conto all’inizio, dovetti ripensarci perché ciò che era successo voleva sparire come se non fosse mai accaduto. Eppure è importante ricordare. Ricordare cosa è successo. Comprendere che ciò che succedeva non derivava da Me o da un mio Reale volere, non ero io a essere pazza, ma erano altri che volevano che lo fossi, che volevano che mi facessi fuori da sola, senza neanche sporcarsi le mani, ma facendo fare tutto il lavoro a me. Ora non posso non pensare a tutte le persone che in questo momento stanno passando ciò che ho passato io e mi si stringe il cuore solamente a immaginare quella sofferenza e mi viene voglia di gridare forte che non è colpa loro, che tutto questo non fa parte di loro, che non sono loro ad essere pazze!
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Che dovrebbero assolutamente iniziare a Praticare perché nel giro di poco tempo la vita cambia completamente, cambia Davvero, perché è possibile eliminare tutto questo dolore, è possibile fare smettere tutti questi pensieri una volta per tutte! Dio solo sa, quanto io abbia tirato un sospiro di sollievo nel ripensare alla ragazzina di un tempo e nel comprendere che quelle voci non facevano parte di lei, di me, Dio solo sa quanto io ringrazi Angel Jeanne per averla trovata e averla incontrata anche in questa vita. Mi ha letteralmente salvata come ogni giorno salva milioni di coscienze. Mi commuovo ora al solo pensiero di quante manipolazioni gravi abbia subito e di quanto una persona possa essere indifesa senza la pratica psichica costante, totalmente vittima delle influenze che decidono di prenderla di mira. Angel mi ha dato la Forza, e il Coraggio per trovare la Vera Me e io non posso che rimanere in silenzio ed Ammirare un Essere così Luminoso e Altruista che ogni giorno Combatte per permettere alle coscienze di Risvegliarsi e Combattere senza arrendersi Mai anche se le situazioni a volte portano inevitabilmente a farlo. Infatti la sua Forza e Determinazione allo stesso tempo aiuta anche me a riprendermi e a non arrendermi!! Grazie Angel, Grazie Alexander! Onore e Gloria a Voi, incredibili Maestri Psichici, nonché Grandissime e Potentissime Divinità! Grazie per salvarci ogni giorno e per averlo fatto innumerevoli volte in innumerevoli vite.
Anonimo
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