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La prima volta che ebbi pensieri suicidi è stato nel 2019. Avevo 21 anni, e i miei genitori mi avevano appena messo un app spia sul telefono che avrebbe dovuto spiare tutti i miei movimenti, le mie conversazioni e qualsiasi cosa facessi con il cellulare. Mi sentii tradita, anche perché non ho mai fatto niente di male e non mi aspettavo una cosa del genere. Mi chiusi in me stessa pensando che se i miei genitori si erano comportati così, allora non avrei potuto fidarmi di nessuno. È difficile descrivere l’umiliazione che ho provato in quei momenti… Mi sentivo completamente sola.
Anche quando ero insieme ad amici o compagni di corso fingevo di essere socievole e di stare bene, ma dentro di me mi sentivo completamente vuota. Mi allontanai da tutto, passavo le giornate al computer, a guardare video e quando non facevo queste “attività” mangiavo. Mangiavo, mangiavo e mangiavo solamente alimenti pieni di zuccheri. Non mi importava della mia salute, tanto non volevo più vivere. In brevissimo tempo presi tanti chili, ingrassai arrivando ad odiare il mio corpo perché mi ricordava quello di mia madre. Uscivo la notte perché stare in casa mi faceva stare peggio e speravo che avrei incontrato qualche malintenzionato che avrebbe potuto fare il lavoro al posto mio. La notte non dormivo, soffrivo di insonnia probabilmente per i troppi zuccheri, ma anche perché ogni notte mi svegliavo in paralisi con dolori fortissimi alla schiena, come se fosse aperta, quindi avevo paura a dormire.
Un giorno ero rannicchiata e guardando le mie caviglie, mi ricordarono molto quelle di mia madre ed ebbi uno scatto di rabbia stringendo forte quel punto con le unghie fino a farlo sanguinare. Avevo notato che il dolore mi aveva fatto sentire meglio, o perlomeno aveva zittito i pensieri, così iniziai a praticare autolesionismo. Mentre lo facevo mi sentivo chiusa in una scatola, come se fossi uno spettatore mentre le mani si muovevano da sole. Non mi sembrava di avere controllo sul mio corpo. Non stavo pensando ma non ero nemmeno io, ero sotto ipnosi. Smisi nel momento in cui sentii una parte di me, molto sepolta nel profondo, che era stata come sbarrata da un muro mentre io stavo facendo quelle cose. Mi spaventai e da quel giorno non lo feci più. Mi chiesi come mai mi importasse, tanto non volevo più vivere e pensavo di aver ormai toccato un fondo da cui non sarei più risalita.
A ricordare ora, non so come ne sono uscita.. da un giorno all’altro mi sono svegliata che ero di buon umore, che volevo praticare le tecniche insegnate in ACD, decisi di allontanare alcune amicizie tossiche e di dare maggiore valore a quelle positive. Cosa era cambiato? L’ho scoperto mesi dopo, quando lessi che in quei giorni Angel Jeanne aveva fatto un Tour nella mia città. Non dormivo bene da mesi, non provavo emozioni positive da mesi, ero un guscio di apatia (e grasso) e di colpo mi ero sentita meglio, speranzosa e con voglia di fare. Ne ho dovuta fare tanta di strada, ma la pratica di Angel mi ha permesso di dare il via a un percorso di risalita. Non è stato per niente facile perché era molto semplice ricadere nelle cattive abitudini, ma ho ripreso a vedere la vita come qualcosa di bello.
Durante quel periodo orribile non vedevo minimamente via di fuga, se non nella fine della vita. E penso che questa sia una cosa che più o meno pensano tutti quelli che si ritrovano ad avere pensieri suicidi. Però non è così, perché c’è sempre il modo per uscirne, solo che i pensieri non ce lo fanno vedere. Circondarsi di energie positive, Meditando, tagliare le relazioni tossiche (nel mio caso alcune amicizie che non mi facevano comprendere che quello che stessi passando non fosse normale, erano quel tipo di persone che a qualsiasi problema gli poni ti rispondono che non fa nulla, che si risolve da solo, che se vedono che in pochi mesi hai preso 10kg ti dicono che non fa niente e che sei comunque bellissima e nonostante queste siano cose di cui ci si deve rendere conto personalmente, quando ho iniziato a prendermi cura di me, togliendo alcuni alimenti e iniziando a fare sport, queste persone si sono innervosite dicendomi che non avrei dovuto farlo, così le ho allontanate, come ho piano piano allontanato i miei genitori, che per primi avevano causato quel periodo e fatto tanto altro), mangiare sano, fare sport, restare in contatto con le persone che amiamo e che ci amano e portare avanti progetti, hobby! Qualsiasi cosa che ci faccia vivere, provare emozioni e non affondare nella totale apatia e perdita di controllo.
È stato molto importante ricordare quel periodo, che avevo accantonato e nascosto in una parte della mia mente che avevo paura ad esplorare. Mi fa riflettere come nei periodi peggiori rimanevo attaccata ai dispositivi elettronici, ero apatica e mangiavo male. Ciò che ha permesso la mia ripresa è stato andare nella direzione opposta, staccarsi dai dispositivi, fare attività, hobby, praticare le tecniche di ACD e migliorare l’alimentazione. Spero che quello che ho scritto possa essere d’aiuto a chi sta affrontando un periodo simile, perché anche se i pensieri sono molto convincenti nel far credere che non se ne uscirà mai, seguendo la giusta direzione l’uscita non solo c’è, ma è anche più vicina del previsto.