Pagina 1 di 5
Tutto cominciò quando avevo 10 anni. (No, non sto per raccontarvi come diventai un’allenatrice di Pokèmon!).
Un po‘ di tempo dopo l’ultima scomparsa dell’ennesimo micio, chiesi ai miei di prendermi un altro gattino. Mi portarono da una cugina per sceglierne uno, ma erano ancora troppo piccoli, così dovetti aspettare altre due settimane circa. Furono due settimane lunghissime, non vedevo l’ora di poter strapazzare quella gattina di coccole, riempirla di affetto e giocare con lei. Purtroppo ero una bimba parecchio timida ed introversa.
Non sono mai riuscita ad essere io quella che “parla per prima”. Tendevo ad isolarmi e ad osservare gli altri da lontano. Ci stetti un bel pò prima di riuscire a parlare con qualcuno. Alla fine riuscii a farmi un’ “amica”, solo che potevo vederla solo a scuola, essendo mia madre iperprotettiva oltre ogni immaginazione. Avevo però questa necessità di trasmettere ciò che provavo a qualcuno. Anche se me ne stavo sempre zitta e in disparte, avevo tanto affetto da offrire, ed allo stesso tempo avevo bisogno di riceverlo. Eppure agli occhi delle persone, bambini o adulti che fossero, io sembravo non esistere.
Finalmente passarono quelle due settimane e andammo a prendere la gattina. Inutile dire che mi ci affezionai tantissimo. Eravamo sempre insieme, quasi quasi volevo metterla nello zaino e portarmela a scuola! Passavo le giornate a giocare con lei, stavamo nella mia camera e lei mi riempiva di fusa, non smetteva mai! Poi si addormentava o ci addormentavamo insieme. Ripensandoci adesso, posso dire con certezza che è stata la cosa più bella che mi sia capitata nella mia infanzia. Quando stavo male mi bastava averla vicino per stare subito meglio, se ero giù mi bastava stringerla a me o anche solo accarezzarla e tutto spariva. Stavo bene al solo pensiero che fosse lì accanto a me a tenermi compagnia. Stavo bene al solo pensiero che qualcuno finalmente dimostrava di volermi bene.
Non me ne accorsi nemmeno ma, ripensandoci adesso, mi rendo conto che quella gattina è stata fondamentale nella mia vita! Grazie a lei ho anche imparato tantissime cose! Le persone mi riempivano di tristezza ed altri sentimenti negativi, ed io sentendo la sua profonda pace, ne ero parecchio attratta. Volevo provare quella pace anch’io. Cominciai così ad imitarla. Lei andava a stendersi in terrazza a prendersi il sole, ed io mi mettevo lì accanto a lei. La osservavo: il vento l’accarezzava, mentre il sole la scaldava. Vedevo la sua pancia che si muoveva a ritmo dei suoi respiri, che si facevano sempre più profondi. Provai quindi a mettermi nei suoi panni: volevo sapere cosa provava. Provai prima a capire cosa provava lei e dopo su di me. Chiusi gli occhi e mi concentrai su ciò che sentivo: il vento sulla pelle, il calore del sole, ogni singolo respiro, la pancia che si muoveva, il pavimento su cui ero distesa, mi rilassava parecchio, ma ancora non mi bastava. Volevo sapere cosa pensava! Trovai il vuoto, la calma più assoluta, davvero non pensava nulla? Sì stava solo godendo quel momento? Fantastico! Nessuna preoccupazione, nessun problema, solo tanta, ma tanta pace! Era davvero così facile riuscire a stare bene? Ebbene sì, mi aveva appena insegnato a stare bene con me stessa! Mi aveva appena insegnato che per essere felice mi bastava volerlo. Certo, con la scuola e mia mamma che mi opprimevano, continuavo a dimenticarlo di continuo, ma quella è un’altra storia! In ogni caso mi bastava guardarla per tranquillizzarmi e sentirmi subito felice.
Scoprii in seguito che quella gattina era in realtà un gattino, ma ciò ovviamente non cambiò nulla, se non l’ultima lettera del suo nome, che da “a” passò ad “o”.
Crescemmo insieme, ma al mio terzo anno di superiori si ammalò. Gli diventarono le mucose gialle, era itterico. I veterinari sospettavano qualcosa di grave al fegato, ma non sapevano cosa. Gli fecero un’ecografia, da cui non risultò nulla di strano. Dissero che c’era bisogno di una biopsia per scoprire con certezza cos’avesse e dargli una cura esatta. Il problema era che avrebbero dovuto fare analizzare il tutto a Milano e poi aspettare per i risultati, e solo per la spedizione ci volevano almeno 100€, soldi che i miei non avevano e che nemmeno sembravano intenzionati a trovare.
Pagina 2 di 5
Ero disperata e non sapevo come fare, come aiutarlo. Il mondo mi stava crollando addosso. Non riuscivo ad aiutare chi per tutti quegli anni mi aveva fatto stare bene, salvandomi. Non potevo fare nulla, mi sentivo maledettamente inutile! Eppure sentivo dentro me che tutto si sarebbe risolto. Non poteva finire così. Non doveva finire così! Cominciavo a pensare di voler studiare Medicina Veterinaria, volevo imparare, volevo aiutarli. La dottoressa mi consigliò di provare una cura più generale e vedere come andava. Mi disse che bisognava fargli delle punture sottocutanee per altri 20-30 gg. I miei comiciarono subito a fare 4 calcoli veloci e tra viaggio e prestazione ci sarebbero voluti circa 10-15 € al giorno. Iniziarono a dare di matto, la veterinaria mi disse quindi che avrei potuto fargliele io: eh? Io chi? Io che appena vedevo un ago scappavo a nascondermi sotto il letto? Beh, non c’era altra soluzione, così acconsentii. Mi disse che il giorno dopo il suo collega mi avrebbe insegnato come fare e che non dovevo preoccuparmi, perché tanto era “semplicissimo”! A quel punto, una parte di me era contenta, perché ero più vicina ad imparare davvero qualcosa, l’altra non voleva assolutamente dover imparare sulla pelle del migliore amico che avessi mai avuto.
Arrivò il giorno seguente ed il veterinario cercò di spiegarmi meglio che poteva come dovevo fare. Presi la siringa con una mano, mentre con l’altra sollevai la collottola (parte posteriore del capo), e “no, non ce la faccio”. Sentivo che avrei tradito la sua fiducia, non volevo fargli del male, avrei preferito farmele io stessa, per quanto odiassi le punture. Allora il veterinario, quasi leggendomi nel pensiero, cercò di incoraggiarmi dicendomi “dai, non sentirà male”. “Beh, certo che sentirà almeno un pò di male! Non prendermi in giro!” pensavo, ma capivo bene il perché di quella frase. Mi girai a guardare in faccia il mio micio, se lo toccavo io si tranquillizzava, si fidava di me, come avrei potuto tradire tutta quella fiducia? Come avrei potuto fargli del male, fargli sentire quel seppur piccolo dolore? Eppure se non lo facevo non sarebbe stato bene. Non potevo vederlo così abbattuto e triste, così, chiedendogli perdono nella mia testa, mi decisi. Continuai a fargli quelle iniezioni per i successivi 20-30 giorni e finalmente stette meglio! Ricominciò a mangiare, a muoversi, a giocare! Ero contentissima!
Mi aveva appena insegnato che a volte le scelte più difficili sono le migliori e soprattutto che bisogna affrontare le proprie paure.
Passarono altri due anni ed ero al quinto anno delle superiori. Il mio desiderio di diventare un medico veterinario era andato un po‘ scemando, anche perché non mi sentivo all’altezza e soprattutto il mio rapporto con gli aghi non era migliorato per niente. Chi dovevo fare ridere? “Un dottore che ha paura delle punture, ma dai! Ridicola! Ahahaha!” Eppure nel mese di marzo qualcosa mi spinse prepotentemente a rivedere la mia scelta. Tornò in me un desiderio fortissimo di voler percorrere quella strada e lo facevo anche per lui. Gli promisi che ci sarei riuscita. Corsi quindi a comprare un libro di preparazione ai test di ammissione, che si sarebbero svolti ad inizio settembre. Pagai la tassa di 41€ e cominciai a studiare giorno e notte. No, non scherzo. Mi svegliavo alle 8, andavo a scuola (venendo rimproverata quasi tutte le mattine per essere arrivata in ritardo), alle 14 tornavo a casa, mangiavo in fretta e furia da sola e subito cominciavo a studiare fino alle 2-3 di notte, con mia mamma che non faceva altro che gridare: “Disgraziata, spegni la luce e vai a dormire! È notte! Devi dormire!”. Non poteva fregarmene di meno, dormire era diventato ormai solo una perdita di tempo per me. Mi sentivo tremendamente svantaggiata rispetto agli altri partecipanti al test: dovevo recuperare quello svantaggio! Non ci capivo nulla delle materie oggetto del test: biologia, fisica, chimica. E chi le aveva mai studiate?! Non sapevo da dove metterci mano, così cercai di imparare ogni singola parola di ciò che il libro diceva sulla parte di biologia, che era la parte più comprensibile, senza calcoli e formule strane. In seguito, ebbi la fortuna di trovare su youtube un professore che filmava le sue lezioni di chimica, spiegando tutto benissimo, così potei apprendere qualcosina pure sulla parte di chimica, che per me era aramaico antico! Puntai molto anche sulla parte di logica, imparando i vari trucchetti che permettevano di capire quale fosse la risposta giusta e facendo online più test che potevo, soprattutto gli ultimi due mesi prima del test vero e proprio. In tutto questo, dovevo pure studiare per l’esame di maturità, visto che, appunto, ero al 5° anno.
Pagina 3 di 5
Avevo delle occhiaie scurissime ed enormissime, che mi accompagnarono per tutti quei mesi, ed essendo io molto chiara di carnagione, sembrava proprio che mi stessi trasformando in un panda! Ciò nonostante, erano poche le volte in cui ero davvero stanca. Ah, la gioventù! Ancora oggi mi chiedo come abbia fatto, non mi ero mai applicata così tanto e per così tanto tempo in qualcosa. E la cosa che rendeva il tutto più assurdo era che quel qualcosa era studiare, e a me non era mai piaciuto granchè prima di quell’anno.
Arrivò quindi l’esame di maturità che con mia sorpresa riuscì a superare brillantemente, mancando di pochi punti il 100. Bene! Ora potevo dedicarmi totalmente a studiare per il test. Luglio, agosto, piena estate, 300 °C all’ombra ed io studiavo come se non ci fosse un domani. Il mio metodo di studio consisteva nello studiare tot pagine ogni giorno, per poi ripeterle dopo 1-2-4-8-16, ecc, giorni. Quindi ogni giorno oltre alle nuove pagine da studiare e ripetere fino a quando non le sapevo davvero perfettamente, mi ritrovavo a dover ripetere anche tutte le altre che capitavano in quella precisa data. Il punto è che io sono parecchio pignola sul significato della parola perfettamente: se sbagliavo una parola o avevo più di mezzo secondo di esitazione, allora avrei dovuto ripetere quella parte ancora una volta, perché ero insicura e quindi non la sapevo bene! E se non riuscivo a ripeterla perfettamente almeno 10 volte di fila, allora lo stesso non la sapevo bene e dovevo ricominciare da 0! Sono sempre stata parecchio severa con me stessa. Col tempo le pagine da ripetere diventarono tantissime. A volte erano anche 60-80 pagine al giorno, che a pensarci ora rido, ma volevo davvero sapere tutto benissimo. Senza contare che alle superiori il mio studio difficilmente andava oltre il semplice leggere ed andare a ripetere quello che ricordavo, quindi è stata parecchio dura passare da un estremo all’altro. Fortunatamente ho sempre avuto una buona memoria! Mi ero comunque imposta di non alzarmi e (per la felicità di mia mamma) di non andare a dormire se prima non avessi finito tutto ciò che avevo programmato di fare per quel giorno. Mi sentivo troppo indietro rispetto agli altri ragazzi e ciò contribuiva a darmi una forte motivazione a non arrendermi.
Imparai così a lottare per ciò in cui credevo, mettedoci tutta me stessa, sempre e comunque. Imparai ciò che da quel momento diventò il mio motto: volere è potere!
Arrivò quindi il giorno del test. Mi svegliai presto e presi il treno. L’emozione era alle stelle. Sul treno c’ero solo io e mi misi a ripassare, ma ovviamente era troppo semplice così, e infatti alla fermata successiva salì un’allegra famigliola con dei bei bimbi piccoli che non fecero altro che gridare per un’ora e mezza. Cercavo di non farci caso e continuare a ripassare, non avevo tempo per disperarmi. Ero talmente fusa che non pensai minimamente alla possibilità di cambiare carrozza! Scendo dal treno e prendo il tram, continuando a ripassare. Scendo dal tram e aspetto la navetta che porta all’università, continuando a ripassare. Era pienissimo di ragazzi, l’ansia aumentava sempre più. Mi ero impegnata tanto negli ultimi 6 mesi e non volevo che andasse tutto sprecato. Prendo la navetta e mi guardo un pò intorno. Ovunque vedo dei ragazzi super decisi, ed io mi sento sempre più piccola, decido però di non farci caso e continuo a ripassare, ripassare, ripassare, anche se non riuscivo nemmeno più a leggere. Dopo una decina di minuti arriviamo di fronte al cancello. Ero felicissima. A varcare quel cancello sembrava che non stessi nemmeno poggiando i piedi a terra, ero in un altro mondo. Continuavo a ridere senza motivo. Il mio sogno cominciava da lì. Dovetti aspettare 1-2 ore prima di entrare per il test ed in quel lasso di tempo mi guardai intorno: gli altri ragazzi avevano accanto il padre, la madre, o addirittura l’intera famiglia, alcuni si erano portati perfino il cane! Li incoraggiavano. Io invece ero lì da sola, completamente sola, non conoscevo nessuno e ai miei non importava se passavo o meno. Anzi, loro nemmeno volevano. Vedere tutti quei ragazzi mi faceva sentire davvero sempre più piccola. Eravamo più di 700 ed i posti appena 59. Vedevo dappertutto gente diplomata al classico o allo scientifico! Gente che sapeva tutto di biologia, chimica e fisica ed avrebbe fatto tutti gli esercizi ad occhi chiusi! Che possibilità potevo avere io, uscita dall’alberghiero?! “Zitta, basta, smettila!”: queste parole continuavano a risuonare nella mia testa. Decisi che non era quello il momento di abbattersi, non avevo ancora nemmeno provato! Finalmente ci fecero entrare per fare il test. 80 domande: circa 20 di biologia, 20 di chimica, una quindicina tra fisica e matematica (che non sapevo nemmeno se erano buone da mang..ehm..cosa fossero) ed il resto erano domande di cultura generale e logica.
Pagina 4 di 5
Mi precipitai subito alla parte di biologia, e con mia grandissima sorpresa scoprì che erano tutte semplicissime! Finì quella parte in pochi minuti e continuai con le altre domande. C’era gente che consegnava dopo soli 30 minuti e l’ansia in me cresceva a dismisura, ed ovviamente mi portò a sbagliare a ricopiare. Mi feci quindi dare un altro foglio e riuscì a ricopiare il tutto appena in tempo. Poi tornai a casa e dovetti aspettare almeno una decina di giorni per poter sapere il risultato. L’ansia era alle stelle, ma cercavo di calmarmi pensando che la parte di biologia era stata semplicissima, quindi calcolavo che almeno 20 punti li avevo fatti, più quelli sulle altre domande. Pensavo che non fosse andata troppo male, bisognava però vedere cosa avevano combinato gli altri ragazzi, che, ahimè, apparivano ai miei occhi come tanti piccoli Einstein. Quando finalmente ci furono dati i risultati, scoprì che avevo totalizzato 42 punti. Ero arrivata cinquantaquattresima! Su 59 posti! Su oltre 700 partecipanti! Cominciai a tremare per almeno 1-2 minuti. Ero euforica! Non ci potevo credere! Non riuscivo a stare ferma! Ce l’avevo fatta! Ce l’avevo fatta davvero! Io! Proprio io! La ragazzina su cui nemmeno lei stessa avrebbe puntato un centesimo! La ragazzina uscita dall’alberghiero che non sapeva nulla di fisica, chimica o biologia! Lo dissi subito (tramite sms, avrei sicuramente balbettato in quel momento, o forse non sarei proprio riuscita a parlare!) ad una mia professoressa che sapeva che avrei provato il test, e soprattutto corsi su youtube a ringraziare quel caro, sconosciuto professore, senza il quale non avrei mai e poi mai potuto superare quel test. Grazie a lui riuscì a rispondere correttamente a ben 11 domande di chimica! 11 punti che sono stati ovviamente fondamentali!
Imparai quindi a credere in me stessa, anche quando sembravo non avere alcuna possibilità.
Circa un mese dopo comiciarono le lezioni e, con esse, la mia vita da studentessa di Medicina Veterinaria, che continua ancora oggi, con tantissimi alti e bassi. Purtroppo al secondo anno dovetti affrontare un’esperienza per me parecchio difficile, che durò per ben 3 anni, visto che proprio non riuscivo a superarla. Continuavo a stare male sempre per la stessa situazione. Tante volte pensai al suicidio, che la mia vita non valesse più niente, che tutto fosse inutile, ma finalmente, dopo anni di quell’agonia, fui così stanca che mi decisi a rifletterci seriamente e a non volerci più soffrire. Capii che non avevo alcun motivo per continuare a stare in quello stato. Mi ero sempre fatta in quattro per aiutare chiunque, non volevo più soffrire in quel modo. Io non me lo meritavo. Mi resi conto che da troppo tempo non stavo più vivendo, mi limitavo a sopravvivere.
Incominciai ad imparare a distaccarmi dalle persone. Io potevo stare bene anche da sola, dopotutto fin lì c’ero arrivata contando solo sulle mie forze, quindi perché continuavo a disperarmi solo per aver incontrato una persona falsa in più? Come avevo fatto a ridurmi in quello stato? Come avevo potuto permettere a qualcun altro di rovinare la mia vita così? Perché mai mi ero attaccata così tanto ad una persona che continuava ad usarmi, prendermi in giro e ferirmi? Perché non riuscivo a lasciar perdere qualcuno a cui non importava nulla di me? Perché, perché, perché continuavo a permettere tutto ciò? Sin da piccola avevo trovato solo gente falsa, approfittatrice, disposta a fare quel poco che faceva solo per avere in cambio altri 1000 favori da parte mia, per poi sparire quando ero io quella in difficoltà. Speravo dentro di me di trovare una persona diversa da tutto lo schifo che vedevo in giro. Una persona davvero buona esiste in questo mondo? Esiste almeno una persona davvero buona di cui potersi fidare ciecamente? Continuava a gridare una vocina disperata dentro di me. Sapevo, o più che altro speravo fortemente, che sicuramente esisteva da qualche parte, ma mai mi sarei aspettata di incontrarla davvero, perché un’altra vocina dentro me continuava a ripetermi “figurati se riesco a trovarla proprio io! Ammesso che esista veramente!”. E se pensare di riuscire a distaccarmi da tutto il dolore di quegli anni era semplice, a fatti tutto si complicava. Ci impiegai quasi un anno ad uscire da quella situazione. Avevo dimenticato che da piccola mi bastava davvero poco per tornare a stare bene ed essere felice: mi bastava volerlo. Lo avevo proprio rimosso. Certamente vivere lontano da casa aveva parecchi pro e contro ed io lo imparai a mie spese.
Pagina 5 di 5
Quando finalmente ricominciai a trovare una certa pace, tutto sembrò andare per il verso giusto. Non me ne accorgevo nemmeno, ma tanti piccoli avvenimenti concatenati tra loro continuavano a susseguirsi, portandomi nella direzione giusta. Finalmente trovai pure lavoro in un bar/ristorante, in cui lavorai tutta l’estate. E proprio in quel bar, l’incontro con una persona mi spinse ad informarmi sul mondo del “paranormale”. Trovai anche delle informazioni sul reiki e super eccitata all’idea di poter curare il prossimo, corsi a comprare un libro su tale pratica. Scoprii solo allora che c’era bisogno di un’attivazione da parte di un master reiki, che costava un bel pò, che c’erano 3 livelli con prezzi sempre più alti, e bla bla bla, eravamo alle solite: nessuno fa niente per niente. Abbandonai quindi la cosa pensando anche “sì, va beh, dove devo trovarlo mai un master reiki qui? E poi anche se ci fosse, figurati se lo trovo proprio io! E poi costa assai! E se non funziona?”
Qualche giorno dopo ebbi l’ennesima sgridata a lavoro a causa del ragazzo con cui lavoravo che si divertiva a mettermi tutti contro. Io lavoravo tutto il giorno facendo avanti e indietro come una trottola e venivo trattata male (e dovevo sorbirmi quella che aiutava in cucina che aveva pure la faccia tosta di dire che pretendevo lo stipendio senza fare nulla!), e lui che stava tutto il tempo a farsi amico il principale, fumando, chattando, telefonando, mangiando e servendo al massimo 2-3 tavoli al giorno, veniva elogiato continuamente! Ma stiamo scherzando? Quella situazione mi faceva ribollire il sangue nelle vene. I clienti abituali del bar non se ne capacitavano, visto che il cambiamento era arrivato proprio assieme a questo ragazzo. Per i 2 mesi precedenti i proprietari mi consideravano la loro figlia. Da quando arrivò lui, invece, non facevano altro che prendermi in giro e sgridarmi per qualsiasi cosa. Senza rendermene conto stavo ricominciando a stare male, quella situazione mi stava logorando. Dopo l’ultimo rimprovero ingiusto che mi portò davvero al limite, a fine giornata (le 2 circa di notte) due clienti del bar, che avevano avuto modo di conoscermi in quei mesi, mi invitarono a sedermi al loro tavolo per tirarmi un po‘ su. Mi sforzai di non piangere, ma non ci riuscì. In tutto quell’inferno, qualcuno stava dimostrando di tenerci almeno un po‘ a me. Lo apprezzai molto. Parlando, scoprii proprio quella notte che uno di loro era un master reiki! Assurdo! Non ci potevo credere! E come se non bastasse, faceva l’attivazione senza richiedere cifre esorbitanti, ma solo un’offerta libera! Mi sentii subito fortunatissima! Avevo trovato un master reiki senza fare nulla! Se non mi avessero trattato male quella sera non lo avrei mai scoperto, visto che quella era l’ultima settimana di lavoro!
Cominciai a riflettere parecchio su questa situazione e anche su molte altre avvenute nel corso degli ultimi anni, visto che tutto mi aveva portato proprio lì. Cominciai a convincermi che non potesse essere solo un caso, e a pensare che forse il caso non esistesse! Continuai ad informarmi sul “paranormale” e ad interessarmi all’Aura. Siccome leggere solo un sito non mi basta e voglio saperne sempre di più, aprii tantissimi siti sull’argomento, ma sembravano dire tutti la stessa cosa, sembrava che si copiassero a vicenda. “Oh, ma dai, possibile che nessuno dica niente di nuovo? Possibile che nessuno ne sappia niente? Forse è davvero solo un effetto ottico?”, mi ripetevo. A quel punto però trovai un sito che sembrava avere qualcosa di diverso. Cominciai a leggere, sembrava scritto da qualcuno che la sapeva parecchio lunga sull’argomento e che avrebbe potuto continuare a scrivere per ore. Fantastico! Doveva avere circa 40 anni per avere tutta quell’esperienza e sapere tutte quelle cose! Non potevo trovare di meglio, io che sono la curiosità fatta persona! Cominciai così a spulciare quel sito. Mi si presentò davanti una pagina con scritto “Non sei qui per caso”. Capii finalmente che quello era il sito giusto! Avevo finalmente trovato la persona che speravo di incontrare un anno prima, ma ancora non lo sapevo!
Arrivati a questo punto, molti di voi sanno già come continua la storia, ma non come finisce. Questo potremmo scoprirlo insieme su www.accademiadicoscienzadimensionale.it! Io sono proprio curiosa!
Annamaria S.
Complimenti Annamaria, per avere avuto fiducia in te stessa ed essere andata sempre avanti. Ognuno vive i suoi alti e bassi ma l’importante è saper andare avanti e tu sei stata molto capace 🙂 Anche io ho conosciuto Accademia di Coscienza Dimensionale e non c’è paragone tra la vita che vivevo prima e quella che conduco ora.
Il tuo racconto è davvero emozionante, complimenti per tutta la forza che hai dimostrato, affrontando ogni ostacolo senza mai arrenderti. Grazie per averci raccontato la tua meravigliosa esperienza! Ti auguro il meglio per il futuro, e che il nuovo percorso spirituale ti sostenga in ogni momento
Bello, sei stata davvero molto forte nella vita 😀
Ti faccio i miei complimenti Annamaria, la tua storia è molto emozionante! Allo stesso tempo riesce a dare un grande carica, ciò che hai scritto mi sprona ad impegnarmi di più e ad avere più fiducia in me stessa. Sono contenta che tu abbia trovato il tuo percorso, anche io ho trovato ACD, circa un anno fa e i cambiamenti che ha portato nella mia vita l’incontro del sito e della meravigliosa persona che lo ha creato sono incredibili. Un abbraccio
Bellissima condivisione. Grazie
Mi è piaciuto molto leggere la tua esperienza. Dalle tue parole traspare lo stato emotivo vissuto volta per volta in questo tuo (lungo) pezzo di vita. Mi fa molto piacere che anche tu sia capitata (non) per caso su ACD 😉