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Quello di cui vorrei parlare è la violenza psicologica subita in questi due anni che mi ha portato a dei forti stress. Non c’era la possibilità di uscire di casa perché continuavano anche nel 2021 restrizioni e zone colorate, quindi se ti trovavi nella fascia rossa e cioè dove i contagi aumentavano, non potevi uscire di casa se non per recarti al lavoro munito di Greenpass o a fare la spesa con l’autocertificazione. Nella prima parte pandemica, ovvero da marzo 2020 in poi fino circa a maggio, non ho praticamente lavorato e ho rispettato quasi per intero le restrizioni. Nel senso che sono stata chiusa in casa e ho più o meno seguito tutto quello che veniva detto di fare, quindi andare a fare la spesa con la mascherina e appunto non lavorare. Quello che ho sentito forte dentro di me sin da subito è stata una privazione totale della mia libertà. Non poter lavorare è stato non solo una privazione di un diritto fondamentale della persona, ma anche l’impossibilità di guadagnare dei soldi per poter vivere una vita normale e dignitosa per me e per mia figlia. Sentivo le persone tranquille che continuavano a lavorare in smart working da casa, mentre io che faccio un lavoro di contatto col pubblico, non riuscivo a farmene una ragione. In quel periodo ho dovuto chiudere lo studio dove lavoravo, in quanto non mi avevano permesso di non pagare l’affitto, e anche volendo… avevano chiuso il centro dove lavoravo. Sono arrivata poi attraverso l’avvocato a pattuire di sistemare la situazione economica in un secondo momento quando avrei ripreso l’attività lavorativa. .. come se tutto ciò che stava accadendo fosse colpa mia. Umiliazione su umiliazione. Lo stato mi impediva di lavorare ma in qualche modo dovevo sopravvivere. In quel mentre avrebbero sospeso, così dicevano almeno al telegiornale, le bollette da pagare o i finanziamenti in corso e così in effetti è stato (in parte). Peccato che poi è arrivato tutto in un botto. Sono arrivate da pagare un sacco di bollette e tasse tutte insieme, e per me il lavoro non era ancora ricominciato a pieno ritmo, anzi…. ho dovuto arrabattarmi fino al mese di ottobre 2020 dove finalmente sono riuscita ad aprire un nuovo studio. Non so dove ho trovato il coraggio (anzi lo so: è stata la pratica e la forza dell’Accademia), ma ho investito dei soldi attraverso un finanziamento appena ottenuto, per sistemare il nuovo posto, e appena ho ricominciato a lavorare sono ricominciate tutte le restrizioni proprio nel mese di ottobre 2020. Non si poteva uscire di casa, e le persone non potevano venire presso il mio nuovo studio. Lì è cominciata una battaglia personale di autoinformazione per riuscire ad evadere ogni tipo di norma, uscire comunque di casa, essere nel mio nuovo studio ad accogliere i clienti che avevano il coraggio di venire da me, e cominciare una campagna contro il vaccino con tutti quelli che conoscevo senza limiti e senza esclusione di colpi. Dovevo far fronte alle spese di tutti i giorni per me e mia figlia, alle spese pregresse e al nuovo affitto che avevo lì da pagare da adesso in poi… e lo Stato stava impedendo che potessi fare questa cosa in libertà e con dignità. Sono diventata enorme, imbattibile, forte, e malgrado dentro di me la frustrazione e lo stress ci fossero, le combattevo ogni giorno con la pratica, senza la quale sono certa, non ce l’avrei fatta. Facevo l’opposto di tutto quello che ci imponevano di fare. Racconto questo perché la mia parte di frustrazione e violenza subita l’ho sentita molto forte, ogni giorno, anche solo uscendo al mattino di casa, perché in ogni momento potevano entrare le forze del disordine e chiedermi questo benedetto lasciapassare verde che non avevo, ma che ero obbligata secondo la legge falsamente messa in atto, ad avere perché a contatto col pubblico. In alternativa c’era da fare un tampone ogni due giorni, ho contattato nuovamente un avvocato per cercare di capire come sopperire a questa situazione e la risposta che mi è stata data è stata che non c’era una soluzione, dovevo fare il tampone ogni due giorni, in modo che se qualcuno fosse entrato per fare un controllo avrei potuto esibire il coso verde rilasciato “in cambio” del tampax. La mia soluzione è stata di fare delle protezioni sempre più grandi, e sempre più intense affinché mai nessuno potesse venire a dirmi qualcosa, fermarmi, o chiedermi niente e…: mai nessuno è entrato da me a chiedere niente.
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Mesi dopo c’è stato un momento molto forte che vorrei raccontare: il primo anno di lavoro tutte le persone che riuscivano a venire sapevano che non ero vaccinata e che non avevo intenzione di fare
la dose, anzi discutevo con tutti dell’assurdità della cosa. Quando arrivava una persona nuova quindi, per prima cosa dicevo proprio: “ti avviso che io non sono vaccinata, a te la scelta di lavorare o meno con me”, e dall’altra parte, all’inizio, non ho trovato nessuna resistenza. Poi ho scelto di non dire più la mia condizione sanitaria e quindi di non dire più i cavoli miei a nessuno dei miei clienti. Ma i primi tempi questa era la prassi che avevo deciso e quindi una mattina mi sono ritrovata a parlare con una cliente, che fino a quel momento avevo sempre visto senza mascherina, (perché un’altra condizione era non tenere la mascherina), di quanto fossero assurde queste restrizioni, aggiungendo con naturalezza che ritenevo assurdo fare il vaccino. Questa donna aveva ricevuto da me non solo la prestazione lavorativa richiesto ma 10.000 consigli, piaceri che mi aveva chiesto per sé e per sua mamma, per sua zia …che io le avevo dato in maniera assolutamente gratuita e con tranquillità. Lei era sempre stata gentile nei miei confronti fino a che non si è accorta non ero vaccinata….. Ha cambiato subito atteggiamento nei miei confronti, perché ha immediatamente espresso un disappunto molto forte in quanto, a suo parere, io non le avevo mai detto all’inizio che non ero vaxxata. (In un secondo momento ha ammesso che forse l’avevo detto, ma non aveva voluto sentirlo perché ci teneva troppo a venire). Si è scurita, è diventata cattivissima e ha cominciato a dirmi delle cose terribili. Non me lo aspettavo, è stato come una doccia fredda da una persona che fino a quel momento era stata gentile, e che non vedeva l’ora di venire da me durante la settimana. Da quel momento in poi mi ha trattata come se fossi una persona stupida, e non attenta alla comunità.… Dopo qualche momento di stordimento, perché veramente ha avuto un cambio totale di atteggiamento nei miei confronti che non mi sarei mai aspettata, l’ho invitata ad uscire perché quella era casa mia. Nessuno poteva permettersi di venire nel mio studio (che io ritenevo essere come casa mia) ad insultarmi. Ero stata assolutamente sincera nei suoi confronti. Fuori dalla porta se avessi potuto l’avrei spinta giù per le scale da quanto mi si era rivoltata contro. Quello è stato il primo momento in cui mi sono accorta di quanta cattiveria potesse venire fuori a causa di questo veleno iniettato che camminava fino al cervello….
Un altro momento in cui mi sono resa conto di come le persone potessero cambiare atteggiamento da un momento all’altro, è stata quando mia cugina mi ha fatto una telefonata assurda. Praticamente l’anno prima della pandemia mi aveva chiesto di essere aiutata perché aveva un fibroma all’utero che a detta del ginecologo, diventava sempre più grande ad ogni controllo e se non si fosse fermato avrebbero dovuto intervenire chirurgicamente. Quindi l’ho aiutata e sostenuta come sapevo cioè con le tecniche riflessologiche e con la medicina naturale. Il risultato è stato in effetti positivo perché ad ogni controllo c’erano sempre miglioramenti fino ad arrivare al punto che il fibroma si era praticamente ridotto fino quasi a sparire. Quando si cominciò a parlare in televisione dell’obbligo vaccinale e di chi si rifiutava di farlo, e cominciarono di conseguenza ad insultare tutte le persone che non seguivano come pecore questo iter… se ne parlava sempre di più anche in famiglia e iniziarono a farmi delle pressioni che ovviamente io non ho minimamente ascoltato. Un giorno mi arrivò questa telefonata appunto da questa cugina, attraverso la quale fui investita di accuse in seguito alla domanda: “tu lo fai il vaccino?” Alla mia risposta ovviamente negativa è cominciata tutta una serie di parole poco carine nei miei confronti senza motivo, senza neanche che abbia cercato di far valere le mie motivazioni. Semplicemente ero una pazza scellerata nei confronti della comunità. Non gli risposi in quel momento, ne mai più nelle volte successive, che tentò di contattarmi (anche qualche settimana fa). La scelta che avevo fatto era che da quel momento in poi tutte le persone che si prendevano la briga di insultarmi senza usare il cervello, e senza un minimo di tatto nei miei confronti con me avevano chiuso per sempre. Cosi è accaduto per mia cugina, per quella mia cliente, ma anche con una serie di persone che ho scoperto essere falsi amici.
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Così sta accadendo probabilmente con mio fratello che durante la pandemia mi faceva sempre la ramanzina come se lui fosse perfetto ed io ovviamente sbagliata, che quando parlava con me faceva due passi
indietro per paura di contagiarsi in mia presenza perché non vaccinata. Comunque sono venuta a sapere da mia zia qualche mese fa che il fibroma di mia cugina è diventato enorme dopo essersi fatta le tre dosi e doveva quindi subire un intervento chirurgico per asportarlo. Non so com’è andata a finire e non mi interessa, ma non è per cattiveria è perché ognuno ha ciò che cerca. Se cerchi la verità vai in una direzione, se ti piace nuotare nella melma vai in direzione opposta.
Un altro evento: questa mattina è entrata da me una cliente in lacrime perché ha scoperto che suo figlio tridosato di 20’anni ha un tumore maligno al testicolo: un linfoadenoma.
E poi ancora vorrei raccontare: una mia cliente a me carissima, un medico, una persona splendida piena di risorse intelligente con cui era un piacere parlare, aveva un problema importante in una parte del corpo in seguito ad una malattia avuta da piccola. Lei vicino alla pensione, e conosciuta a causa di questa problematica su cui abbiamo lavorato per diversi anni, un giorno mi chiede di accompagnarla dal fisioterapista, era primavera 2021, in pieno di quello che secondo la televisione era una moria continua di persone negli ospedali, andiamo lì per un controllo in seguito ad un trauma. Questo ospedale appariva spesso nei telegiornali perché a quanto raccontavano aveva le terapie intensive piene e morivano persone ogni giorno. Ricordo che la mia cliente ha espressamente chiesto com’era la situazione in terapia intensiva perché sembrava estremamente preoccupante. Lui rispose che c’era una sola persona in terapia intensiva e che lei era la prima paziente della giornata ( erano pomeriggio se non erro), ha anche confessato che erano in diversi medici che non sapevano cosa fare già dal mattino perché senza appuntamenti…. Per quanto riguarda lei, purtroppo dopo le tre dosi non esce più di casa: è depressa, ha perso l’equilibrio da sola in casa e a fratturato l’anca per cui ha dovuto subire un intervento con un decorso molto pesante, ha fatto tre volte il COVID, ha la pressione alta e tutti i valori del sangue sballati, ha avuto un’infezione all’intestino e un altro ricovero, e una problematica erpetica sulle labbra durata credo tutta l’estate.
Un’altra presa di coscienza: ora siamo a ottobre 2022, e sono iscritta ad una scuola di formazione per prendere una specializzazione, sono circondata da vaccinati ovviamente, tutti molto più giovani. Quello di cui mi sono accorta, rimanendo con loro tante ore, è innanzitutto una stanchezza infinita e un mal di testa che mi dura almeno fino al giorno dopo che sto con loro. A parte questo, ho notato che sembrano tutti dei piccoli robot , a volte si bloccano nel mezzo del discorso e fissano il vuoto per diversi secondi. Hanno sempre lo stesso sguardo vuoto e parlano solo di cose superficiali. Passano le serate a riempirsi di alcol, mandano continuamente foto e video nella chat di gruppo, foto dove sono ubriachi, brindano e parlano solo di cose superficiali. Quello che noto in questo contesto, fatto di circa 30 ragazzi e ragazze, è una superficialità molto alta, e una assuefazione al sistema, per quello che sento loro dire, completo. Non c’è nessuno di loro che parli con parole che siano proprie, o diverse. Sono tutti conformati ad un’ideologia. Parlano ancora oggi di come sia stato meglio fare una marca di vaccino rispetto ad un’altra, o di come abbiano fatto la scelta migliore a vaccinarsi per non ammalarsi di Covid. Peccato che nella chat di oggi metà erano positivi perché ancora corrono a farsi il tampone per i sintomi influenzali più banali. Sono sempre a contatto con ragazzi e ragazze più giovani, la sensazione è che post-vax la superficialità sia decisamente maggiore. Mi ha molto colpito il senso di vuoto che sento in loro presenza, e il loro modo di bloccarsi e fissare il vuoto magari quando passo o rivolgo loro una domanda, a volte anche in gruppo con lo sguardo perso nel vuoto…
monicsme