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Per quanto mi riguarda non ho mai fatto i tamponi e ovviamente nemmeno i vaccini, pertanto non ho mai avuto il diritto di avere il famigerato Greenpass; nemmeno per malattia in quanto non mi sono ammalato né di influenza né di Covid. Essendo un lavoratore autonomo, sono riuscito a gestire i lavori senza bisogno di ottemperare a queste assurde regole, tuttavia devo dire che in alcuni casi ho rinunciato a dei lavori, in quanto non conoscendo il committente, non volevo rischiare di trovarmi in una situazione di contrasto. Quindi mi sono limitato a lavorare per i miei clienti abituali, senza dover mettere mascherine o peggio dover dimostrare di non essere contagiato.
Di persone che hanno fatto il tampone o il vaccino e quindi hanno potuto avere il greenpass, ne conosco diverse, ma non abbastanza bene da poter riferire esperienze particolari, eccetto mio fratello che è anche l’unico in famiglia che ha fatto 3/4 volte il tampone.
Fortunatamente nessuno in famiglia si è ammalato durante la falsa pandemia, quindi non è stato necessario nemmeno effettuare tamponi per dover dimostrare di essere stati contagiati prima e guariti poi. Quando però hanno messo l’obbligo del greenpass per poter accedere a certi servizi, mio fratello era propenso a fare il vaccino per essere libero di circolare ovunque, ma io ho fatto continua opera di dissuasione e alla fine ha capito che non era il caso di farlo, grazie anche ai primi casi di effetti avversi con decesso che cominciavano a trapelare. Tuttavia in alcune occasioni di lavoro, per poter andare in luoghi in cui era necessario almeno il tampone, che comunque valeva solo 48 ore, quello lo ha fatto.
Si è rivolto ad un centro analisi privato convenzionato, a cui ci appoggiamo per le analisi del sangue quando c’è bisogno. Ha dovuto ogni volta prenotare con qualche giorno di anticipo, e poi recarsi al centro dove gli hanno fatto il prelievo nasale. È successo nel 2021 quindi erano già in uso i tamponi poco invasivi, che ti infilavano appena dentro le narici, e non quelli che usavano inizialmente, che invece arrivavano fino al cervello. Dopo circa un quarto d’ora dal prelievo, gli davano l’esito tramite certificato su carta dal quale è risultato essere sempre negativo. Il costo del tampone era di 20€. Con questo certificato in genere è potuto accedere, nei pochi casi in cui serviva, a luoghi come uffici comunali, banca, ecc… Ho detto in genere perché l’ultima volta che si è recato in comune in cui aveva fissato un appuntamento con un tecnico del settore edilizia, era entrato in vigore il greenpass con il QR Code. È successo che sul certificato rilasciato del centro analisi, non vi era tale QR Code, e quando è entrato in comune, l’uscere che aveva il dispositivo elettronico per la lettura del greenpass attraverso il QR Code, non l’ha fatto passare. A nulla è servito mostrare il certificato che confermava la sua negatività al Covid: è stato irremovibile e lo ha mandato fuori suggerendogli di andare a farsi il tampone in una farmacia.
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Il problema era che era già l’ora dell’appuntamento e per fare di nuovo il tampone avrebbe impiegato almeno un’ora perdendo il turno con il tecnico. Quindi ha saltato l’appuntamento, con la beffa di aver speso inutilmente pure i soldi per il tampone. È davvero incredibile l’ottusità di certa gente; possibile che fosse così difficile leggere il certificato e lasciarlo passare? Lui era comunque sano certificato, o no?
Per quanto riguarda gli effetti dei tamponi su di lui, non saprei dire di preciso. Non ho notato cambiamenti nel suo stato di salute e/o nel suo comportamento. Forse avendo fatto il tampone in una struttura privata hanno usato del materiale “pulito”?
Nick