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La mia generazione, quella nata negli anni ’80 è stata una generazione di passaggio che ha vissuto il cambiamento dell’era digitale all’età di 20 anni.
Sono felice di aver vissuto l’infanzia, l’adolescenza fino a raggiungere la maggiore età senza tutti questi dispositivi a cui siamo legati nel presente.
Da bambina mi inventavo un sacco di avventure, mi piaceva creare cose e mi piaceva sempre tanto conoscere nuove persone. Quando ero in vacanza con i miei genitori facevo molte nuove amicizie (anche con chi non parlava la mia lingua!) e con molti di questi bambini continuavo a mantenere i rapporti scrivendo delle lettere. Com’era bello sia scriverle che… aspettarle! I tempi non erano sicuramente rapidi, ma quanta emozione provavo ad andare a prendere la posta nella speranza di ricevere una lettera e quando arrivava quanta gioia: aprire la busta e leggere con calma ogni parola. Poi prendere carta e penna e rispondere, andare dal tabacchino a prendere il francobollo e imbucarla nella cassetta della posta. Quel gesto aveva un qualcosa di definitivo. Mi piaceva davvero tanto questa cosa delle lettere, mi piaceva vedere la scrittura delle persone e come scrivevano, cosa raccontavano.
Questa passione mi è poi rimasta negli anni: avevo tantissimi rapporti epistolari anche con amici che vedevo ogni giorno! E mi emozionavo così tanto, certo, nei casi in cui ci scambiavamo le lettere a mano era un’altra cosa, ma aprire i fogli piegati e leggerne il contenuto era sempre bellissimo. Ho continuato a scrivere anche dopo l’avvento di internet, poi la cosa è andata piano scemando.
Oggi con le mail non si vede più la scrittura (che a mio avviso racconta anche molto di una persona), non c’è più nulla di fisico e tangibile, qualcosa che rimanga negli anni e che non venga sepolto tra i brevi messaggi virtuali. C’è della distanza. Manca completamente quella dolce attesa e quella grande emozione ad aprire la busta, a leggerne il contenuto.
Un’altra cosa da non trascurare era la mancanza del cellulare: forse adesso uno non ci pensa ma allora era molto più facile contattare qualcuno di adesso! Oggi ognuno ha un numero di cellulare anonimo ma un tempo… c’erano gli elenchi telefonici! Quindi se tu sapevi come si chiamava e dove abitava una persona facevi molto presto a cercare in quei libroni che ti venivano recapitati a casa dall’unica compagnia telefonica che esisteva. C’era di solito il nome del padre di famiglia (che magari non conoscevi) ma andavi per tentativi, mal che andava facevi due chiacchiere con qualcuno e magari scoprivi che la persona che cercavi era un nipote o il cugino!
Poi quando eri adolescente e volevi parlare con qualche ragazzo c’erano un sacco di ostacoli. Innanzitutto chiamavi a casa sua e non sapevi mai chi ti rispondeva, la madre, la sorella… chi lo sa! Poi se volevi un momento di privacy era un disastro perchè di sicuro non potevi andartene in giro con il telefono fisso. Però ripenso con nostalgia a quei momenti e alle emozioni vissute, perchè sentirsi al telefono non era poi così scontato o comune come lo è oggi.
Tara
Mi è piaciuto molto leggere i tuoi ricordi di quel periodo, la dolcezza con cui hai raccontato alcuni dettagli. Oggi il cellulare è una delle cose che ci riempie più di stress, rendendo tutti i ritmi troppo veloci e le relazioni tra persone sempre più distaccate e irreali. Prima con le persone si parlava molto di più dal vivo, oppure con le lettere, che era bellissimo aspettare e leggere, prendendo in mano la carta impregnata dell’energia e dell’affetto dei mittenti, scritti con la loro calligrafia e la loro creatività, dato che le mie amiche adoravano riempirle di disegnini a bordo pagina! Le relazioni forse erano più difficili perché non era così immediato e semplice reperire e contattare una persona, dall’altro sembravano molto più… reali, genuine. Grazie per aver rievocato quei ricordi e sensazioni, che nel mondo frenetico di oggi non avevo realizzato quanto mi mancassero!!!