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Mi ricordo che hanno iniziato ad introdurre il pass nelle università, ho avuto la fortuna di studiare in un corso informatico, quindi potevo seguire qualunque lezione in maniera sincrona e asincrona online senza obbligo di presenza, cosi sono riuscito a stare al passo con le lezioni; mi ricordo che i compagni che hanno saputo che non seguivo in presenza perché non avevo il pass, non dicevano nulla, perché a loro non fregava niente del governo e di tutto il farsavid e ciò, se da un lato era meglio per me perché non ricevevo critiche in quanto rispettavano la mia libertà di scelta, risultava molto dannoso perché ubbidivano a tutto quello che veniva detto da i superiori, cioè il tg, i finti medici, senza mettere in discussione niente perché guai andare contro gli esperti, anche se falsi e corrotti, perché non avevano voglia di indigare. Ho partecipato comunque a qualche lezione in presenza senza pass ed i controlli erano pressoché inesistenti all’inizio, solo per i tre mesi più intensi di farsa li hanno intensificati perché si è intromessa la vigilanza che ha cominciato a girare per le strade dell’università, e per quei mesi sono restato a casa con molto piacere. Ho notato come venivano distribuiti gli ordini, neanche il rettore aveva il potere di stoppare questo provvedimento, perché sia studenti che personale erano accomunati da una cosa: la paura delle sanzioni; era paradossale, potevano decidere sui lavori, sulla gestione organizzativa delle sedi, fino all’ultimo dettaglio, ma non sul pass, perché venivano multati dalla polizia simile alle ss. Alla mensa dell’università si era creata una fila per il controllo del pass modello cinese, sembrava un posto distopico con tante menti intelligenti ma sottomesse, tanto che io, a cui mi stava venendo insegnato da ACD e la sua fondatrice chi c’era dietro le quinte di questa farsa, rimasi disgustato e me ne andai dopo la prima visita a quella mensa, senza mai più metterci piede fino ad oggi. I miei primi esami li ho dovuti affrontare con il pass ottenuto con il tampax rapido, era nel periodo in cui non avevo appreso il vasto danno che le nanotecnologia potevano fare, ed ho girato delle farmacie della mia città per vedere se ce n’era più onesta che poteva effettuarmi un tampax inutile che non avrebbero portato in nessun laboratorio, cosi ne trovai subito una, e parlai con i farmacisti, mi ricordo benissimo quel momento, ho conosciuto una ricercatrice dell’istituto di biotecnologia che mi aveva spontaneamente confermato che la macchina PCR veniva usata per “rubare” qualunque pezzo del DNA che gli addetti ai laboratori volevano/dovevano copiare e poi analizzare, che strano, era proprio l’inizio di quello che c’era scritto su ACD da quando era iniziata la farsa, mel ha spiegato come se fosse la normalità; poi ho conosciuto un cardiologo che mi ha detto essere stato un anno all‘estero a partecipare ad un progetto per installare piccole antennine 5g “cosi piccole da stare anche dentro ai caricatori dei telefonini di casa, per esempio, e monitorare la salute del paziente”, mentre lo diceva aveva uno strano sorriso, come se sapesse che avessi già capito di cosa si trattasse, visto che ero uno dei pochi giovani che vedevano là a fare domande, quindi io dissi a bassa voce “c’entra con i quantum dots?” (li avevo studiati in quinta liceo pure, perché è nanotecnologia pubblica ormai, quindi un’infarinatura molto base l’avevo), e lui mi rispose un “si” netto; vorrei specificare che dentro il vaccivacci ci sono anche i quantum dots tra tanti nano chip, e li hanno trovati nel sangue delle persone che si sono fatte il siero. Dopo chiesi informazioni sulla provenienza dei tampax e mi dissero che quella azienda era proprio di questa città, ma ricordo che ho indagato e se non erro provenivano dalla cina, qua venivano soltanto smistati; comunque, i tampax rapidi venivano buttati via subito dopo nel cassetto dell’immondizia di fronte, e ciò mi tranquillizzò solo sul momento, perché non avevo ancora compreso il danno che avevo fatto. Mi ricordo molto bene che dopo la conversazione con il cardiologo una delle farmaciste, che dall’accento sembrava straniera, uscii dalla porticina con me per pormi domande riguardo alla pericolosità del siero, e sembrava tutta impaurita, mi chiese cosa si poteva fare per rimuovere gli effetti dannosi, e io ripetei a pappagallo le poche cose che avevo letto sulle cure del sangue ribadendole molte volte che non ero un medico e che avrebbe dovuto fare le sue ricerche, visto che non ero io il professionista lì!
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Poi mi ringrazio molto e il collega la chiamò dentro alla farmacia, di lei non seppi più nulla.
Questa è stata la mia esperienza con l’università durante il periodo del nazipass, la mia routine si era spostata di qualche ora, difatti studiavo e lavoravo tardi e mi alzavo tardi, la cosa che rimpiango di più era l’aspetto sociale dell’università, ma in quel momento neanche mi passava per la mente, era più importante adattarsi e migliorare con quello che potevo ancora fare.
Freddy