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Quando la Farsa ebbe inizio capii subito che il Governo non voleva il nostro bene, anzi, avrebbe fatto in modo che noi tutti avremmo abbassato la testa e fatto quello che ci ordinava perché, in fondo, siamo solo pecore.
Avevo un brutto presentimento e, trascorsi i due mesi di lockdown, mi resi conto che il piano stava lentamente attuandosi. Quando cominciò a diffondersi la notizia che iniettarsi il siero era l’unica soluzione per sconfiggere il virus, ebbi la conferma che il piano del Governo andava ben oltre la semplice restrizione. Qui si trattava di pilotare le menti delle persone e ci stavano riuscendo davvero bene.
Come cavolo avevano fatto a trovare un vaccino in nemmeno tre mesi quando da trent’anni cercano una soluzione all’HIV e non l’hanno ancora trovata? E, soprattutto, com’era possibile che i politici non si ammalavano o, se accadeva, non stavano così male e non morivano come gli altri? Queste erano le domande che mi ponevo, assieme a tante altre che aumentavano in me la convinzione che era tutta una farsa.
Ma veniamo al siero e al greencazz che ne è conseguito.
Prima dell’imposizione (o ti fai il siero o sei il nemico da combattere ed eliminare) il problema non mi toccava più di tanto, sono sempre stata contraria ai vaccini, figuriamoci a questo, verso cui nutrivo seri dubbi, soprattutto scoprendo che si verificavano eventi avversi dalla sua somministrazione. Fin dall’inizio sono stata categorica: niente siero, era come se quest’affermazione mi partisse dal profondo del mio Essere, ero così sicura di quello che pensavo che non avevo nemmeno il timore di contrarre il virus. E lo trovavo davvero strano, cosa mi faceva essere così sicura? Non ho mai avuto un tentennamento, mai un dubbio, mai un ripensamento, sapevo che non lo avrei fatto, né allora né mai. E così è stato. Per la prima volta nella mia vita sono rimasta coerente e fedele a me stessa. E sono contenta oltre che orgogliosa nell’essere stata ferma nella mia decisione. Tuttavia, si era all’inizio e non si andava oltre la semplice discussione sui pro e i contro il siero, io mantenevo la mia posizione, altri la loro, nonostante alcuni, soprattutto colleghi di lavoro, non fossero così comprensivi nel rispettare la mia volontà di non farlo. Uno, in particolare, ce l’aveva con tutti quelli che, come me, non volevano farsi iniettare il siero; era stato in terapia intensiva a causa del virus (aveva alcune patologie che lo esponevano maggiormente ad esso), e inveiva contro coloro che non volevano farlo augurando loro di andare in ospedale come era accaduto a lui e, magari, rimanerci secco. Di una cattiveria unica. Mi scontravo anche contro la mia amica del cuore, che era nettamente a favore perché lei, che aveva un’attività di ristorazione, ne aveva risentito parecchio in termini soprattutto economici. Fare il vaccino per lei era di primaria importanza perché, a suo dire, conteneva i contagi o, quanto meno, non si andava in terapia intensiva se si avesse contratto il virus. E le persone erano più sicure e andavano al ristorante. Sì, come no. Che ingenua.
Quando imposero il GreenCazz non mi meravigliai, era prevedibile che si sarebbero inventati qualcosa, soprattutto per andare contro coloro che non avevano ancora fatto il siero. “Se vuoi andare al bar fatti il siero; se vuoi andare al ristorante o al cinema fatti il siero, se vuoi viaggiare in treno fatti il siero…”. Ecco, io non l’ho fatto nemmeno sotto ricatto. Ho rinunciato ad andare in giro, alla fine non mi è nemmeno pesato, prima di tutto perché non che prima lo facessi chissà quanto, in secondo luogo perché sapevo che prima o poi questa assurdità sarebbe finita e si sarebbero scoperti gli scheletri nell’armadio. Questa imposizione faceva acqua da tutte le parti, ma la maggior parte delle persone sembrava non accorgersene. Si fomentava solo l’odio verso coloro che avevano deciso di non farlo. Dividi et impera, recita il detto latino, sono stati a dir poco geniali. O siamo stati noi a essere così ingenui da cadere nella trappola. Opto per la seconda risposta.
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La cosa che mi ha lasciata più basita è stata leggere di persone a me care inveire contro chi non era vaccinato; una mia amica della quale sono anche stata testimone di nozze, ha pubblicamente affermato che per colpa dei non vaccinati lei e tanti altri come lei erano costretti a fare anche la terza dose, e augurava ai “complottisti” di morire di virus senza cure in ospedale. Lei era una di quelle sopravvissute che lo aveva contratto in maniera pesante e sapere di persone che ancora dubitavano del siero la mandavano in bestia. E’ ovvio che mi sono sentita chiamare in causa, e questo mi ha fatto male, seppur ho ritenuto di non risponderle, non ne valeva la pena e l’avrei ancora di più fomentata attirando energie negative. A che punto eravamo arrivati, una persona non era più libera di scegliere della propria vita e chi aveva fatto la scelta opposta si sentiva in diritto di obbligare gli altri a fare la stessa scelta. Mi chiedevo: “Ma se ci hanno negato di andare ovunque essendo considerati gli appestati portatori di virus, perché la gente continua ad ammalarsi nonostante noi rimaniamo a casa?”. E, soprattutto, era colpa dei non vaccinati se gli altri dovevano fare anche la terza dose??? A queste domande nessuno mi ha mai saputo dare risposta. La risposta che invece davo a me stessa era molto semplice: le persone che avevano optato per il siero si sono accorte della fregatura (la gente continuava ad ammalarsi e morire, e il Governo dal consigliare una singola dose era passato a imporne tre) e pur di non ammettere la grandissima cazzata che avevano fatto, si scagliavano contro chi era stato più intelligente e accorto di loro. Troppo facile. Siamo stati il capro espiatorio fin dall’inizio.
La mia decisione di non farmi iniettare il siero ha avuto ovviamente ripercussioni nei rapporti con le persone a me care, soprattutto con il mio compagno il quale, nonostante fosse da sempre titubante e sicuro della “fregatura”, alla fine ha ceduto e si è fatto iniettare il siero due volte. Non nascondo che la mia delusione è stata grandissima; dopo tredici anni insieme mi sono sentita in parte tradita, passavamo ore a parlare dell’inefficacia e della pericolosità di questo siero, degli eventi avversi che ne conseguivano, e poi a novembre 2021, si è fatta la prima dose, nonostante il timore e la consapevolezza che non fosse la scelta giusta. Il motivo della scelta fu semplicemente di non avere la scocciatura nel fare continuamente i tamponi per andare a lavorare, che comportavano anche un danno economico non indifferente. Non nascondo che siamo andati vicini alla rottura. Giorni e giorni senza parlargli, mi sono chiusa in un mutismo da far paura, ero così arrabbiata da avere scatti d’ira improvvisi e difficilmente controllabili. Subito dopo il suo vaccino sono tornata in ACD e le cose sono migliorate, ma questo lo racconterò nella testimonianza relativa ai tampax.
In occasione delle festività natalizie del 2021 un mio “caro” amico di università residente in Svizzera scrisse che sarebbe tornato per qualche giorno nella chat di gruppo di cui fa parte anche un’altra mia cara amica che ha frequentato insieme a noi; ogni volta che tornava in Abruzzo era consuetudine rivederci in qualche locale del posto e trascorrere una serata insieme ricordando i bei tempi. Non essendo vaccinata, ho proposto una passeggiata in centro (anche se faceva freddo) o di riunirci a casa di una delle due. Riporto la nostra conversazione:
- Arrivo il 23 dicembre e riparto il 27.
- Io non potrò andare in giro nei bar o nei ristoranti però, ci si vede in giro.
- Niente vaccino?
- Nein.
- Difficile vedersi allora.
- Perché, scusa? Non si può fare una passeggiata?
La sua risposta arrivò dopo un giorno.
- Tutto si può fare, ma rispetto ad un bel convivio dopo anni di assenza una passeggiata mi sembra riduttiva. Fare una passeggiata a dicembre, quando fa notte presto e fa freddo non so quanto sia piacevole.
- E’ piacevole rivedersi. Per me. Se poi ritenete che non è il caso, va bene lo stesso. Un bel convivio si può fare anche a casa.
- Io non ritengo proprio nulla, per carità!
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Dopo di che, il silenzio. Non mi sono meravigliata della sua risposta, quanto del fatto che la mia amica, vaccinata anche lei, non fosse nemmeno intervenuta nella conversazione. E lei aveva perso la madre pochi mesi prima di ictus (che casualità, si era appena vaccinata). Nessuno di loro ha scritto gli auguri a Natale o a Capodanno, al mio messaggio hanno risposto “anche a te”, non ci siamo sentiti più per mesi. A luglio il mio “amico” riscrisse che sarebbe tornato e che gli faceva piacere rivederci, organizzammo un’uscita, prenotai un aperitivo in un locale al mare; un giorno prima scrisse che aveva troppe cose da fare e rimandò l’incontro. Tra l’altro, l’albergo dove soggiornava era di fronte il posto dove lavoro, nemmeno cinque minuti per un caffè o un saluto. E la mia amica sempre silente. Che cosa triste.
Una delle cose che più mi ha colpita nel profondo è stata la frase della mia amica proprietaria del bar/ristorante che ho citata sopra; andavo tutti i giorni da lei, per uno spuntino o semplicemente per vederla. Fino a quando si poteva entrare negli esercizi pubblici con il tampone andavo ogni tanto, e già mi sorbivo le sue battute sul fatto che non avessi fatto il siero e che fossi una grande incosciente; quando seppe che il mio compagno si era vaccinato, pronunciò l’affermazione infame: “Almeno una persona intelligente nella tua famiglia c’è!”. Fu peggio di un treno ad alta velocità preso in faccia, da lei non me lo sarei mai aspettato. Glielo dissi chiaramente, con tutta la calma possibile, lei si scusò tantissimo, ma quando ci ripenso ancora oggi mi fa male. Dopo che fui completamente interdetta a causa dell’obbligo del GreenCazz le mie visite terminarono e anche se ora posso andare tranquillamente nel suo locale, ci scriviamo solo messaggi.
Un’altra restrizione che dovetti subire fu quella di viaggiare. Ogni mese mi recavo a Milano per un corso, interrotto a seguito del virus e della morte del mio professore. Mi mancavano poche lezioni al diploma e a ottobre 2021 ripresero con altri insegnanti. Inutile dire che a causa del GreenCazz i miei viaggi a Milano furono sospesi. Niente siero, niente GreenCazz; niente GreenCazz, niente treno. Ecco, quella fu una cosa che mi pesò tanto. Di andare con la macchina non se ne parlava, già con il treno spendevo troppi soldi e a stento riuscivo a permettermelo, così dovetti rinunciare alla mia formazione. I miei colleghi terminarono tutti il corso essendo tutti residenti al Nord e, quindi, vicini, io oggi mi ritrovo con un pugno di mosche in mano dopo aver speso tanti soldi e tempo nei tre anni precedenti. Senza parlare del fatto che con alcuni colleghi si era instaurato un rapporto di affetto e non poterli più vedere mi ha fatto sentire davvero sola. Questa è una delle conseguenze della scelta fatta, ma la rifarei all’infinito.
Proprio per poter evitare di fare continuamente tamponi per recarmi a lavoro e per poter viaggiare, provai la strada dell’esenzione. Avendo una patologia genetica per cui molte persone erano state esentate dal siero, tentai questa soluzione, ma avevo una strana sensazione. Ero da poco in ACD. Richiesi una visita al centro vaccinale e mi diedero appuntamento di lì a due mesi. Il giorno stabilito mi recai in ospedale e dopo una lunga attesa mi fu comunicato che la dottoressa che effettuava le visite aveva avuto un contrattempo e che si rimandavano tutti gli appuntamenti della giornata. Tra l’altro, il mio appuntamento era stato “stranamente” annullato senza che io ne sapessi il motivo; quando chiesi spiegazioni, fui letteralmente aggredita dall’infermiera che mi sbraitò contro dicendo che la stavo stressando, che non aveva tempo da perdere e che mi stava facendo un favore nell’inserire un nuovo appuntamento avendo annullato il precedente? Avevo annullato l’appuntamento? Ma quando mai? Sotto minaccia di chiamare le forze dell’ordine, mi diede un altro appuntamento dopo un mese, ma continuò a predicare e a inveire contro di noi che non avevamo nessuna intenzione di vaccinarsi. E meno male che lei doveva prendersi cura dei malati. “Preferisco la morte piuttosto che farmi curare da lei”, le dissi. Mi voltai e me ne tornai a casa. Credo che mantenni la calma solo grazie alle pratiche insegnate da Angel. Dopo un mese andai a visita, portando con me tutta la documentazione. Questo episodio lo raccontai anche nella community per quanto ero arrabbiata.
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Prima di entrare dovetti attendere quasi un’ora ed approfittati per farmi la bolla di protezione e leggere un documento dello step dove ero arrivata. Questo mi mantenne calma, anche perché avevo di nuovo una brutta sensazione. Del resto, mi trovavo pure in ospedale, un ambiente a me molto ostico e che mi riportava all’infanzia, quando mia madre era molto malata e passava la maggior parte dei suoi giorni nei reparti più brutti. Ricordo che la dottoressa mi accolse con un sorriso infido, ero convinta di averla vista da qualche parte, mi ricordava qualcuno ma non riuscivo a identificarla. Con lei c’era la sua assistente, l’infermiera isterica che mi aveva sbraitato contro il mese prima. Mi chiese il motivo per cui avevo richiesto la sua consulenza e le esposi la mia problematica. Non mi fece nemmeno parlare. Mi interruppe subito e mi canzonò assieme alla sua assistente deficiente sostenendo che con la mia patologia non avrei avuto problemi con il siero e che non c’era un’evidenza scientifica che dimostrasse che esso causava morti o eventi avversi. Detto da un medico, ne rimasi sconvolta. Dall’altra parte me lo aspettavo, poiché come tutti era una corrotta e senz’Anima. Le porsi tutta la documentazione di cui ero in possesso che attestava la gravità della mia patologia, non la volle nemmeno vedere. Le dissi che altre persone come me con la stessa patologia avevano ottenuto l’esenzione, lei si mise a ridere rumorosamente negando la cosa, ma la sua risata si interruppe quando le feci notare che le esenzioni le aveva sottoscritte proprio lei (me lo aveva riferito il mio medico). Pertanto, le chiesi di certificarmi che potevo farmi iniettare il siero. Il suo volto divenne quasi paonazzo (stava per esplodere dalla rabbia), sgranò gli occhi, rispose con un NO secco, era molto nervosa, e io insistetti perché se lei era così sicura che non avrei avuto problemi, non c’era motivo per cui negasse una sua dichiarazione. Si sentì con le spalle al muro. Mi congedò bruscamente, mi disse di andare via e che la sua era una semplice consulenza e io, guardandola dritta negli occhi, ma senza proferire parola, lasciai che parlasse la mia Anima. Rimasi in silenzio credo per 10 secondi, la guardai insistentemente, percepivo il suo nervosismo, poi la salutai con un bel sorriso e le diedi appuntamento: “A presto”. Mi voltai e uscii dalla stanza cupa dove ero entrata. Non so nemmeno come mi balenò quel pensiero nella testa, ora che sono arrivata quasi alla fine del percorso Alieni ho capito: praticherò su di lei.
Questo fu l’episodio che mi confermò che ero sola e che la battaglia era solo all’inizio. Lungo la via del ritorno, non pensai, non piansi, ero arrabbiata ma cercai di contenere la rabbia respirando Prana. In cuor mio sapevo che sarebbe andata a finire così, ma volli comunque provarci, risparmiare tanti soldi ogni mese non mi dispiaceva affatto. Ma così non fu. E continuai a farmi quei maledetti tampax ogni due giorni per poter continuare a lavorare e racimolare il necessario che mi permette di pagare bollette, mutuo e cibo. Ma la mia esperienza con i tampax la racconterò nel prossimo documento.
Se dovessi tornare indietro, rifarei la stessa identica scelta, con tutto quello che comporta: niente siero. La mia Anima sa cosa è giusto fare e questa è una decisione che, seppure ha portato conseguenze non sempre a me favorevoli, non smetterò mai di prendere. Voglio rimanere pulita. Voglio vivere.
Miriel
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