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Le discriminazioni da parte dei miei familiari sono iniziate poco prima dell’inizio ufficiale della farsa, circa febbraio 2020. Si stava spargendo voce di questo terribile virus mortale, e i miei genitori (che stranamente avevano iniziato a comprare mascherine già da dicembre 2019), hanno iniziato a tartassarmi, dicendo che ero stupida a non crederci, che sarei morta, che avrei fatto morire loro. Mi spedivano mascherine e un giorno di febbraio venne di persona mia madre per darmi un bustone di mascherine e tantissime bottigliette di amuchina (se solo le avessi rivendute.. sarei ricca adesso, per quante ne erano). Ma non voglio uscire troppo fuori tema, il tempo è passato molto in fretta, e il bellissimo 7 marzo, mio padre partì la notte, mentre dormivo, nonostante gli avessi detto che non sarei scesa a casa, per arrivare al mio risveglio nella mia città, a 4 ore di distanza, e portarmi in carcer…casa. Visto che secondo loro io ero una di quelle che non credeva al virus, ero sicuramente infetta, quindi durante le quattro ore di viaggio mi obbligò ad indossare la fp3 (ebbene si, quella cosa costosa con il filtro, che a distanza di due anni che non avevo più asma, riuscì a farmela tornare in sole 4 ore di viaggio) e se la abbassavo mi diceva di rialzarla. Sono stata stupida, una persona con le rotelle a posto l’avrebbe mandato a cagare, sarebbe scesa dalla macchina, ma non sapevo nulla… “tanto tra due giorni risali” diceva lui, e poi hanno chiuso l’Italia ed è iniziato l’inferno. Arrivata a “casa” la porta si è aperta da sola, come nei film horror, solo dopo vedo che nascosta dietro la porta c’era mia madre con una mascherina, che mi ha detto di andare subito in camera, per non passarle il virus. Vado in camera, vedo un foglio con scritto il mio nome su un bagno. Quello sarebbe stato il mio bagno, loro non ci entravano perché sennò si infettavano (stesso foglio anche sulla porta di camera mia) . Non entravano in camera mia se non per disinfettare e non potevo uscire da camera mia fuori dagli orari previsti e potevo uscire solo con mascherina e visiera, “non vuoi che ci ammaliamo per te” dicevano i miei genitori “sentiti in colpa” dicevano i “miei” pensieri. Non potevo mangiare con loro. Il cibo me lo lasciava mio padre su un vassoio a terra fuori da camera mia o quando si sentiva coraggioso lo portava in camera (ricordo che una volta mia madre scoppiò a piangere, perché avevo lasciato sul vassoio un fazzoletto per il naso e lei l’aveva sfiorato, si sarebbe ammalata gravemente per colpa mia, mi diceva, magari fosse così facile dico io adesso) . Io non le vedevo come discriminazioni, ho anche paura di utilizzare questo termine profondo, perché c’è chi ha vissuto molto peggio. In quel periodo pensavo: “sono i miei genitori, lo fanno per il mio bene, lo dicono loro” , ma quando anche alla riapertura dell’Italia non mi facevano tornare a casa perché “conoscendoti non metteresti la mascherina” e “tu non ti vaccini” oppure “tu non rispetti le regole” minacciando di togliermi tutti i soldi e di lasciarmi in mezzo alla strada (ridendo anche dell’idea che senza loro sarei stata sotto a un ponte) ho iniziato a rendermi conto che qualcosa non andava. Quando hanno messo il green pass e mia madre invece di prenotare all’aperto dicendo che volevamo stare lì ha chiamato il ristorante per avvisare che c’era una non vaccinata in arrivo (alla cassa mi hanno guardata e detto “ah tu sei la figlia non vaccinata”) , ho iniziato a rendermi conto che forse non erano davvero bravi, erano dei luridi nazisti che invece di voler bene alla figlia godevano nel vederla soffrire finché non avrebbe ceduto alle loro minacce. Penso che potrei andare avanti a scrivere per ore, ma queste per me sono le cose più gravi successe con loro e che mi sento di poter condividere al momento. Non sono discriminazioni del tipo “non puoi entrare”, “non puoi lavorare”, “non puoi avere cure” o le altre tantissime terribili discriminazioni che hanno subito tantissime persone (alcune me inclusa, ma sono stata anche tanto fortunata a livello di lavoro e salute, risparmiandomi alcune batoste) ma volevo condividere questa parte che paradossalmente mi ha dato più batoste di tutte le altre. Devo ringraziare solo Angel se ho avuto la forza di superare quel periodo, perché anche se a leggerlo non sembra nulla di che, a ricordarlo ora non è stato per niente facile. Ero chiusa in casa con due mostri che ogni singolo giorno, per mesi interi, mi torturavano psicologicamente senza sosta, e dopo pochi giorni ho realizzato che non potevo fidarmi nemmeno di mia sorella (stranamente non obbligata a tornare a casa al contrario mio), che mandava in giro la polizia dove vedeva le persone passeggiare dalla finestra o anche nelle altre città, da video o racconti. Ad esempio quando ancora pensavo di poterle parlare, le dissi che ero felice che avevo visto persone passeggiare mentre ero andata a fare la spesa, ecco lei chiamò la polizia, da un’altra città, un’altra regione, chiamò la polizia per avvisare di quelle persone che nella mia città stavano passeggiando. Vorrei scrivere tutto quello che meriterebbe questa persona, ma mi trattengo, spero però che chi legge stia pensando più o meno le stesse cose che sto pensando io al riguardo. Nemmeno sapevo che quel periodo pesasse così tanto su di me e a rifletterci ora, scrivendo le cose successe, ha riportato a galla tutto e mi ha fatto realizzare molte cose. Spero che questa testimonianza possa essere utile a qualcuno, magari su come molte persone durante la farsa hanno perso totalmente il loro lato umano, se mai l’hanno avuto, e perché no, far riflettere su cosa non fare ai propri figli…
Anonimo