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Il conflitto più grande che ho avuto a causa del lasciapassare nazista 2022 è stato quando ho dovuto recarmi all’ufficio postale di poste italiane-cinesi. Vivevo in un piccolo paesino, e un giorno, poco dopo l’introduzione del cazzoverde sono andata alle poste per versare dei soldi nella mia carta prepagata. Sapevo ci sarebbero stati dei problemi, ma non sapevo esattamente cosa mi aspettava. Salendo le scale che mi avrebbero portata alle poste, sull’ultima rampa, mi è venuto una sorta di improvviso e veloce calo energetico alla testa, che mi ha fatto presagire che qualcosa di negativo sarebbe successo. Comunque ho proseguito perché tanto ero lì e avevo tutta l’intenzione di fare ciò che dovevo. Quindi sono entrata nell’edificio ed ecco il primo ostacolo: non puoi prenotare il turno senza mostrare alla macchinetta gialla di essere stato marchiato anche tu mostrando il tuo codice dal telefono. Bene. Nell’ufficio c’era solo un’altra persona oltre ai dipendenti, così mi sono recata da uno di loro (e già tutti mi conoscevano di vista perché andavo là a spedire pacchi regolarmente) a spiegare che dovevo versare dei soldi sul mio conto. Per carità di dio! Il vecchietto era terrorizzato da questa richiesta! Senza il greenpass?! “Cioè dovrei rischiare di perdere il lavoro per fare un favore a una ragazzina che pretende di far valere i suoi diritti?!” questa è stata la sua reazione, in realtà mascherata da diversi “non lo posso fare se non hai il greencazz” e molto silenzio e tentativi di ignorarmi. Al che ho deciso di rimanere lì davanti a lui a guardarlo, dicendo che non me ne sarei andata se non avesse esaudito la mia richiesta, dato che ero un cliente, e per giunta loro erano un’istituzione pubblica. È bastato poco, da quando sono entrata, che hanno iniziato a scaldarsi. Chiesi a un signore, che aveva appena concluso ciò doveva fare a un altro sportello e che stava per uscire, se potesse farmi il favore di versare i miei soldi sulla mia carta per me, gli avrei dato il documento di identità e tutto, ci sarebbero voluti solo pochi minuti. Esitò un attimo, ma poi disse ok. Gli impiegati intervennero subito, dicendo al signore che sarebbe stato ILLEGALE farmi questo favore, dato che non ero munita di greenmerda. Ma come? Ero io a non essere marchiata, mica lui! Lui era appena stato servito e ora non poteva tornare allo sportello per fare un’altra operazione perché non era per lui ma per me? E se glielo avessi chiesto fuori questo favore, prima di entrare e senza farmi vedere, lo avrebbero fermato lo stesso? No, è la risposta. E ci tornai a quelle poste, chiedendo a diversi sconosciuti all’esterno dell’ufficio se potessero farmi il favore di ritirare un pacco per me, dove all’interno c’erano delle medicine per io mio fidanzato che è diabetico. “NO! In nome della salute!” Cazzate, solo cazzate, solo scuse. Nonché una tremenda incapacità di aiutare gli altri. Nessuno mi fece quel favore e dovetti chiedere al mio ex datore di lavoro di prendere quel pacco per me. Ridicolo. Ma torniamo al giorno protagonista di questa storia. Vista l’indisposizione del vecchietto e di tutti gli altri, che mi ripetevano che non potevo stare lì all’interno delle poste senza il lasciapassare, mi sono seduta su una delle sedie al centro dell’ufficio e ho iniziato a praticare. Il vecchio ha chiamato la direttrice, che con la stazza di una balena è venuta verso di me a dirmi che dovevo uscire. Ho iniziato a farle un video e subito si è calmata dicendo che non potevo filmare e dopo pochi secondi è andata via dato che non le piaceva la telecamera puntata. I pochi impiegati crebrolesi che lavoravano in quell’ufficio avevano tutti la loro attenzione puntata su di me, che non avevo la minima intenzione ad andarmene e pretendevo che esaudissero la mia richesta di usufruire del loro servizio (pubblico!!!). Così la cicciona chiamò la polizia. Nell’attesa dell’arrivo dei piedipiatti andai dalla signora a un altro sportello che stava osservando e commentando la scena. Le chiesi se lei ci fosse andata a scuola, ai suoi tempi, e se si ricordasse la segregazione razziale che era avvenuta durante la seconda guerra mondiale, in cui gli ebrei non avevano più diritto a niente. Le chiesi se le ricordava qualcosa al giorno d’oggi. Avevo iniziato a scaldarmi e ovviamente la donnina non mi rispose, piuttosto mi volevano fuori di lì il prima possibile, volevano dimenticarsi di me e non rivedermi mai più.
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Ma spero che mi abbiano rivista spesso, nei loro incubi. Così arrivò la polizia, mentre stavo di nuovo parlando col vecchio, e alla fine mi ritrovai a dover uscire fuori con le forze armate. Spiegai la situazione ai due poliziotti, e il fatto che avevo “solo” intenzione di far valere i miei dirtti e anche quelli degli altri visto che loro non ci riescono. Mi dissero che erano d’accordo con me sull’inguistizia ma allo stesso tempo dovevano dimostrare di stare facendo qualcosa a proposito della chiamata che avevano ricevuto. Tipico. Gli dissi che era anche colpa loro se tutto questo era diventato realtà, perché avevano giurato di difendere i cittadini, ma si erano schierati dalla parte del Governo. Ci parlai per un po’ e firmai un verbale che avrebbero portato al loro superiore. Dissero che avrebbero provato a farlo finire nel dimenticatoio e così è stato, non mi è mai arrivato niente a casa. Ci sarebbe mancato, dato che i diritti che stavo cercando di fare rispettare erano anche i loro!! Ero molto arrabbiata, un po’ triste e spaventata nel vedere un mondo che mi negava ciò che di più semplice ci dovrebbe essere: la collaborazione tra umani.
Wanderer