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A fine del 2021 una sera mi sono ritrovata a passare davanti ad una farmacia e la mia attenzione è stata catturata dalla fila di persone in attesa del tampone davanti ad una postazione esterna. Prima di quel giorno avevo solo sentito parlare di queste strutture organizzate per poter fare i tamponi fuori dalle farmacie. Prima di allora speravo di non vedere nulla di tutto questo. Sono sempre stata contraria ed ho sempre avuto paura di questi tamponi. Quella sera però mentre ero davanti a quel posto mi sono bloccata. Non ho potuto fare a meno di osservare i volti di quelle persone in fila, tutti molto stanchi della situazione e alcuni occhi trasmettevano anche parecchia tristezza. E nella mia testa in quel momento ho sentito un forte senso di ingiustizia e mi sono chiesta: “Perchè tutto questo? È realtà oppure sto facendo un incubo?” Ero bloccata. Ad un certo punto arriva un uomo e, pensando che fossi in fila per fare il tampone, si mette dietro di me. Gli ho detto subito che non ero in fila e di andare pure avanti. Lui mi ha detto che non ce la fa più, che per lui è durissima dover passare ogni due sere a fare il tampone per poter lavorare e questo sempre dopo l’orario di lavoro. Era venuto là diretto dal lavoro e oltre ad averlo detto lo si notava pure perchè aveva ancora i vestiti sporchi. Ha aggiunto che si sente stanchissimo e che ogni volta è un doloroso. Voleva aggiungere altro, ma è stato brutalmente interrotto dall’infermiera che è uscita dalla postazione arrabbiata, ci ha urlato contro di stare zitti e a lui poi ha aggiunto qualcosa tipo: “Vedrai quando tocca a te! Preparati!” Io sono rimasta allucinata e mi sono chiesta come è possibile che venga accettato e permesso tutto questo e nella mia testa giravano tutte queste domande: “Non siamo più liberi nemmeno di parlare e sfogarci? Non possiamo più offrire un attimo di ascolto e conforto? Dove siamo finiti?! Dov’è poi la professionalità che dovrebbe avere un infermiere?” E mentre avevo tutto questo nella mia mente, l’infermiera, pienamente a suo agio nel lavoro che stava facendo, chiama la prossima persona in fila per il tampone, una ragazza. Lei si siede e l’infermiera non tira nemmeno la tenda. Io mi sono voltata e stavo per spostarmi, ma poi mi sono rigirata di scatto e ciò che ho visto è stata proprio bruttissimo. La ragazza era agitata e le ha chiesto se le avrebbe fatto male. L’infermiera le ha risposto che doveva stare ferma ed ha subito iniziato a farle il tampone nasale e non ha avuto nessuna delicatezza. Ad un certo punto la ragazza ha mosso la testa indietro e l’infermiera si è innervosita, le ha detto di stare ferma e di non fare la bambina e ha spinto con forza il tampone. Si vedeva chiaramente che le ha fatto molto male. Da quello che ho visto posso dire che non ha avuto alcun rispetto per quella ragazza. Ho percepito molto disagio e anche dolore. Chiunque passava poteva vedere senza problemi la scena e anche questo per la sua privacy lo trovo totalmente ingiusto. Ho sempre pensato che chi decide di fare un tipo di lavoro debba difendere il bene dei pazienti e mettere in pratica ciò che ha studiato con una certa delicatezza e comprensione. A volte però non vedo tutto questo. Alcuni mi diranno che non ne capisco niente, che non è il mio lavoro e che pertanto non posso permettermi di giudicare. Certo posso concordare con tutto, io di certo non me ne intendo, ma posso dire ciò che ho provato quel giorno ed è stato un forte senso di disagio, di rabbia e di tristezza allo stesso tempo.
Claudia
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