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Ricordo che sin da piccolo il 27 Gennaio di ogni anno ricorreva la giornata della memoria, gli insegnanti a scuola, i giornali, le radio, le televisioni ricordavano la più grande tragedia della storia umana recente, si commemoravono le morti degli ebrei durante il Nazismo a causa della Shoah e delle leggi razziali, milioni di persone innocenti prima discriminate dal Governo (contraddistinte da una stella sul petto per riconoscerle e distinguere dal resto della popolazione, escluse dalla società e privati dei diritti, persino del lavoro, e poi uccise brutalmente in campi di sterminio, il tutto con l’accettazione e quindi la complicità della maggioranza della massa ipnotizzata dalla propaganda di regime. Sono cresciuto avendo quella storia come riferimento del livello massimo di malvagità raggiunto nel nostro mondo, spesso ho pensato all’orrore vissuto da quelle persone, a quanto fossi fortunato a vivere in tempi diversi da quelli, mai avrei pensato, fino a pochissimo tempo fa, di vedere con i miei occhi la storia ripetersi e vivere in prima persona il Nazismo. Inizio questo breve racconto della mia esperienza partendo dal Settembre del 2021, è da poco stato emanato l’obbligo di esibire il green pass, un lascia passare che certifica di aver effettuato le vaccinazioni anti-covid19, per accedere alla quasi totalità delle attività e servizi, come luoghi di ristoro, intrattenimento, negozi tranne che alimentari ecc. la popolazione è spaccata tra una maggioranza che ha accettato di sottoporsi al siero – il cui scopo annunciato sarebbe dovuto essere quello di liberarci del virus che aveva stravolto le nostre vite, ma che nei fatti la gente si trovava a scegliere di fare perchè stavacedendo ad un ricatto: tu ti fai iniettare il siero e io ti rido la tua libertà (ma questo vaccino non dovrebbe servire a combattere una malattia? E poi se è la “mia” libertà perchè sei tu a decidere quando e se concedermela?) – e una minoranza che ha deciso di non cedere al ricatto, ma lottare per i diritti di tutti, andando incontro a tutte le difficoltà della situazione. L’uffico nel quale lavoro è una piccola rappresentazione della società del periodo, una gruppo di una decina di persone spaccato tra chi ha fatto il vaccino e chi ha scelto di non farlo, e un padrone sopra che detta le regole del gioco. Le restrizioni iniziano a far trabballare qualcuno, le voci diffuse dai media avevano iniziato già da un po’ a farsi più insistenti su un probabile apliamento del green pass a tutte le categorie di lavoratori che significa che se vuoi lavorare devi farti bucare. Eppure ricordo quel mese come il più bello passato in quel posto di lavoro, e in qualsiasi altro. Dopo le difficoltà iniziali in cui il gruppo dei “no-vax” si sentiva in difetto rispetto all’altro, ci facemmo forza e ci unimmo più di prima, e la situazione in quell’ufficio si ribaltò: da che eravamo quelli messi all’angolo, che avevano timore di affrontare l’argomento vaccini con gli altri perchè agli occhi di tutti eravamo noi quelli strani, pian piano la situazione cambiava, noi eravamo quelli che stavano meglio, parlavano chiaro anche i risultati del lavoro, e pure l’altro gruppo non si vantava più cosi tanto di aver preso quella scelta. Si era creato un bellissimo clima tra di noi, una grande complicità che non mi era mai capitato cosi prima di allora, quel lavoro non mi piaceva, eppure la mattina mi svegliavo felice di andarci perchè avevo piacere a stare con loro, la situazione era difficile, ma la stavo finalmente condividendo con qualcuno e questo rendeva tutto più positivo. Ogni tanto c’era da incoraggiare un membro che aveva un momento di difficoltà, toccava a me farlo, ero il più preparato, e lo facevo con piacere. Porterò per sempre nel cuore quel breve spazio di tempo in cui mi sono finalmente sentito a casa, come poche volte mi è capitato nella vita. Settembre era volato via come un soffio di vento.. Il 21 Settembre veniva emanato il decreto-legge che sarebbe entrato in vigore il successivo 15 Ottobre, e che avrebbe esteso l’obbligo del green pass a tutti i lavoratori. Quella pulce nell’orecchio era fastidiosa, ma decidemmo di andare avanti senza farci ossessionare dal quel pensiero, tutti erano convinti della loro decisione, ed avevano ragione da vendere, una collega in particolare a cui ero affezionatissimo aveva vissuto da vicino i danni che provocano i vaccini, in quei giorni una persona gli chise se avrebbe fatto il vaccino e lei rispose convinta: “Secondo te, porto mio figlio piccolo a fare il vaccino, me lo ridanno indietro che non è più lui, mi dovrei vaccinare?” Suo figlio era diventato autistico immediatamente dopo la somministrazione di uno dei vaccini obbligatori che si fanno da piccoli, avevo preso molto a cuore la sua storia e da subito legammo tanto, come se ci conoscessimo da sempre.
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Ad essere sincero confidavo un po’ che le cose sarebbero andate bene in quella sede, dal momento che non si trattava di un luogo aperto al pubblico, avevamo sempre lavorato senza rispettare alcuna stupida norma restrittiva per tutto il periodo della pandemia, e non si era mai parlato di nulla per l’intero mese, tutto taceva, ma il giorno in cui le carte si svelarono non sarebbe tardato ad arrivare. Uno dei primi giorni di ottobre entra in sala uno dei responabili, portavoce del capo dell’azienda, con un’espressione nera, senza nessuna spiegazione con un tono autoritario dice: “Voglio i nomi di chi fa il green pass e chi no”. L’atmosfera cambia completamente, si avverte un’energia pesante, negativa, il silenzio cala nella stanza, dentro di me sento una sensazione orribile, inizio a tremare, sento il Nazismo. L’elenco dei nomi parte e le successive risposte seguono, vedo cadere uno dopo l’altro tutti i miei colleghi/compagni, che dicono “si”, compresa la mamma del figlio autistico, leggo nei suoi occhi la rassegnatezza, l’impossibilità di fare altrimenti, mi si spezza il cuore, il mio fu l’unico “no”. Lei avrebbe poi tentato di trovare qualsiasi soluzione ma non ci sarebbe riuscita, il paradosso dei paradossi è che aveva urgenza di portare suo figlio a fare le terapie, ma per farlo serviva il suo green pass, vorrei spiegare meglio questo passaggio: devo portare mio figlio a fare terapia perchè la vita gli è stata rovinata da un vaccino di merda, e per farlo mi obblighi a farmi fare un altro vaccino.. Questa è la follia che abbiamo vissuto nel 2021. Ho provato in tutti i modi a cercare di avere un dialogo con il capo per dire la mia e cercare una soluzione insieme, che era fattibilisisma, ma non mi fu neanche concessa la possibilità di parlargli di persona. Di li a poco me ne sarei andato e non li avrei più rivisti.
Raffae