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Tra il 2018 e il 2021 ho passato un periodo molto difficile, di debolezza, che mi ha visto protagonista di un Trattamento Sanitario Obbligatorio, a seguito di un connubio di uso di sostanze e stress dovute da un periodo socialmente e personalmente complicato, e quindi, il ricovero successivo, in un centro psichiatrico. Fin dal primo giorno di internamento sono stato messo sotto psicofarmaci, con la motivazione, che avrebbero dovuto regolare il mio umore e placare i danni causati dalla situazione che ha generato la psicosi.
Oggi sono perfettamente lucido e non consumo sostanze di alcun genere, né assumo psicofarmaci da anni, mi tengo in salute con uno stile di vita più sano, curato e attivo che posso.
Insomma.. sono cambiato in molte cose da allora.. Oggi dopo tutti questi anni, sto tornando indietro con la memoria, per dare nuova luce a quel pezzo della mia storia personale, in modo che possa diventare, anche, fonte di esperienza indiretta ed esperienza per chi verrà a leggere questi documenti.
Voglio fare una digressione, importante, sulla farmacopea, prima di raccontarti la mia esperienza, che faciliterà gli spunti per seguenti riflessioni e che secondo me, è più che doveroso fare parlando del tema, anche al rischio di sembrare prolisso.
Partiamo dal presupposto, che gli psicofarmaci, sono a tutti gli effetti delle sostanze psicoattive, come anche le droghe. Solitamente sono i circuiti nel cervello, diversi, che vanno a toccare e con diversa intensità e obiettivi. La maggior parte degli psicofarmaci, non tutti, ma una buona parte, ad esempio, si legano ai recettori o del GABA, o della Serotonina, che sono dei neurotrasmettitori molto importanti per la salute del nostro cervello. I neurotrasmettitori sono sostanze chimiche che alterano e descrivono in base alle loro produzione, il tipo di emozione, stato d’animo e qualità di consapevolezza ordinaria che abbiamo ogni giorno. Ovviamente sono prodotte più o meno tutte naturalmente dal nostro corpo e sono perfettamente bilanciate da sé, quando abbracciamo un’alimentazione completa e nutritiva mantenendo in salute e in movimento il corpo.
Il GABA, che non è un vero e proprio neurotrasmettitore, ma a noi poco interessa in questo momento perderci in lezioni di chimica e neurobiologia, si occupa solitamente di inibire l’attività sovra-eccitativa del cervello, permettendogli quindi di rilassarsi e creare benessere.
Mentre la Serotonina, la tanto citata sostanza della felicità, in realtà non genera felicità, come si pensa, ma il suo ruolo è quello di equilibratore e regolatore all’ interno del corpo degli altri neurotrasmettitori, evitando eccessi di una sostanza, di solito di quelle eccitanti come adrenalina, testosterone o dopamina, evita lo stress al corpo. Ad esempio..
L’adrenalina è un neurotrasmettitore importante, come anche il cortisolo o il testosterone (presente e molto importante anche nelle figure femminili), che ci donano l’attenzione, la forza di agire e la grinta necessaria per portare a casa i risultati. Che si tratti di business o che si tratti di situazioni ordinarie di vita. Quindi.. sono sostanze, più che utili! Direi quasi necessarie per vivere bene..
Ma in eccessive dosi, ci fanno sentire aggressivi, inquieti e nervosi. Ecco a cosa serve la Serotonina.
Quindi gli psicofarmaci usano sostanze che simulano la presenza, di quello o questo neurotrasmettitore che si attacca al cervello, e regola l’umore, o la funzione specifica, in base alle necessità del trattamento. Simulando, quello che al cervello, fa stare davvero bene, l’equilibrio.
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Le droghe agiscono allo stesso modo, ma con neurotrasmettitori diversi.
Infatti la famosa cocaina, “semplicemente”, sforza altri tipi di ormoni, tra tutte la dopamina, il neurotrasmettitore della ricompensa e della soddisfazione, a livelli eccessivi, al fine di provare livelli sempre maggiori di piacere e appagamento.
Vedete? Cambiano i processi, le finalità e i modi, ma sono sempre sostanze psicoattive, con lo stesso meccanismo di base.
In genere però quando si immette nel corpo una sostanza, stimolante di questa o quella funzione biologica, a prescindere della strategicità o l’utilità che vi è dietro, si inibisce la capacità di produrre naturalmente quell’effetto che stiamo forzando. Quindi col tempo diventiamo, in primo luogo assuefatti e in secondo, sempre più dipendenti, perché il nostro cervello diventa compromesso e non è più capace di riprodurre autonomamente quelle sostanze come faceva una volta, se non con i suoi tempi, più o meno lunghi di caso in caso, di naturale riposo e recupero, che la nostra personalità frenetica (direi schizofrenica in alcuni casi), o la nostra società con le sue pressione e ritmi, non ci permettono di godere.
Ecco perché, diventa difficile, una volta iniziata una cura con psicofarmaci potenti, soprattutto se assunti intramuscolo come capito a me, terminarla, con un successo, nonostante le precauzioni, perché dal momento che si interrompe la cura, se questa è stata prolungata, si hanno delle ricadute, che il paziente, non sa gestire. Di conseguenza, per molti individui, i trattamenti non finiranno mai, come ho potuto constatare con i miei occhi.
In certi casi di ricoverati, con un passato di anni di dipendenza da droghe, e con danni ingenti in atto, o psicosi, diventa necessario agire per via “esterna”. Almeno questa è la filosofia che muove l’ordine psichiatrico, che difatti, combatte il fuoco con il fuoco.
Quella che vi ho dato è un’infarinatura, molto generale per vostra cultura, utile a chi non sapesse nulla a riguardo. Che non ha la alcun minima pretesa di essere esaustiva o corretta nei tecnicismi, seppure descriva bene la situazione, come tutte le semplificazioni.
Esistono moltissime sostanze che hanno effetti diretti sul nostro organismo, non solo sul nostro cervello, e la maggior parte di loro sono di origine naturale. Sono diventato un appassionato, seppur dilettantesco ancora, di erboristica e spagiria nel tempo, ammaliato, dalla straordinaria abbondanza nascosta di forme, colori, essenze ed utilizzi del mondo vegetale, che considero ora, dopo essermici immerso, l’abbondanza fatta materia. Il discorso è che di farmaci naturali, efficaci, se ne usano davvero pochi, preferendo sempre quelli di origine di sintesi. Questo non avviene, al contrario di come alcuni potrebbero pensare in buona fede, per una non efficacia dei trattamenti naturali, o almeno non è così nella più grande maggioranza dei casi, ma esse, semplicemente, non vengono considerate per niente dai medici “convenzionali”. Gli stessi poi che educano i loro pazienti. Che non avranno né la motivazione, né le informazioni corrette, per cercare autonomamente un’alternativa.
Sono più che convinto, che questa sia stata una conseguenza, di situazioni di datazione e importanza storica, attuata attraverso il marketing e la propaganda, che nulla ha a che vedere, nel fine, con la salute del paziente..
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Sono certo dopo anni di semplice, “guardarmi attorno”, e di più tedioso studio indipendente, che questa sia una scelta, delle aziende farmaceutiche, per aumentare i profitti e più in generale, alimentare i loro interessi, che, spesso, sfuggono, dalla nostra comprensione della massa.. Quante volte andate dal medico, ad esempio, e nonostante le evidenze e l’allarmismo della comunità scientifica, vi ha dato l’antibiotico per un raffreddore? Qui sta la chiave per capire le motivazioni di questa scelta, che è molto collegata poi con il limite e i danni del trattamento psichiatrico prolungato, con psicofarmaci.
Perché lo ripeto.. si sta andando contro le evidenze scientifiche e la crescente sensibilizzazione sul tema dell’immunità agli antibiotici, che potrebbe tra qualche anno generare anche più morti di quanto abbia fatto il COVID stesso. Se al posto di tutti questi antibiotici, che distruggono anche la flora intestinale oltretutto, e quindi ti fanno male più volte in un unico trattamento, si optasse di comprare una boccetta di olio essenziale Tea Tree, uno di Lavanda e uno di Origano o Timo, con un minimo di consapevolezza all’utilizzo, si vivrebbe 5 anni di più e in salute migliore..
Addirittura in paesi come l’Olanda ad esempio, si opta per altre vie ancora… Ti fermi a casa una settimana, se stai male, senza l’uso di medicine e smaltisci la tua malattia.. in quei paesi vengono prescritte, al massimo, delle tachipirine per casi in cui sia davvero necessario. Prova a trasferirti nei Paesi Bassi e farti prescrivere da un medico un oki task o una tachipirina per la tua febbre a 37 e mezzo e ne resterai, molto, deluso. In questo di sicuro si ha più lungimiranza, seppure l’Olanda, abbia comunque i suoi problemi e non sia il “posto perfetto”, come molti dicono, ha infatti le sue luci e le sue ombre.
Ora, serve che arrivi al punto.. le cure naturali sono cure.. “banalmente”, dovrebbero risolvere i problemi. (E enfatizzo “banalmente” perché a quanto pare, è tutt’altro che scontato nella nostra società)
Vanno utilizzate con un approccio che l’occidente ha fatto di tutto per dimenticare. Le cure non si prendono a vita.. rimangono solo finché servono per eliminare la malattia e rendere un paziente sano, e vanno usate, se, servono, proprio perché sono compatibili con il nostro corpo e con la nostra vera natura, evitando di molto i danni di quell’effetto già citato di trauma di distacco dalla cura, tipico sia dei farmaci più fisici che di quelli per la psiche.
Le cure naturali ti arricchiscono anche, non ti tolgono coscienza, anzi, vanno usate con consapevolezza. Le cure naturali, se usate e prescritte correttamente non ti causeranno altri danni nel tempo, che ti richiederanno di cominciare nuovi percorsi medici. E diciamocelo pure, le cure, di conseguenza, non dovrebbero diventare una tassa nascosta sulle tue problematiche con abbonamenti a vita..
Le cure richiedono una partecipazione attiva del paziente che deve essere disposto a fare la sua parte per eliminare la sua malattia e stare in salute. Che possa essere della semplice attività fisica per motivi di sedentarietà o squilibri psicofisici dovuti ad essa, cambiare l’alimentazione, o la necessità di crescita interiore per altri tipi di problemi. Nulla a che vedere con i trattamenti di molte “malattie croniche” di pazienti che di fatto non guariscono mai, ma col tempo, avranno bisogno sempre di più cure per danni dovuti a gli stessi farmaci. Poco importa se il paziente deve iniziare a 40, 50 o 70 anni con l’assunzione a vita di medicinali. Davvero, mi volete dire, non c’è altra soluzione a 50 anni per delle irregolarità della pressione o per dello stress cardiaco??
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Tutti con la logica mi risponderete di sì, ma in realtà, i fatti, e i dati, dimostrano che la popolazione mondiale, la pensa diversamente.
Il progresso scientifico è sacrosanto. Serve per migliorare la qualità della vita del mondo tutto, ma non in nome e per amore del progresso dovremmo invitare quei problemi che vogliamo eliminare, a nascere e a riprodursi, di fatto, allevando tumori. Non per amore della tecnologia e dell’innovazione, dovremmo essere subordinati ad essa, o perdere il nostro vero benessere e la nostra autentica natura.
Lo stesso spirito e filosofia permea i trattamenti psichiatrici. Che troppo spesso sono un ingozzare di medicine, quelle sbagliate, il paziente, perché all’occhio ceco, di una persona con tante lauree e poco cuore, non è salvabile, ma è solo un drogato. Scordandosi che le persone si drogano per debolezza interiore, dovuta al dolore che si è radicato in loro da molto tempo, per quasi la totali dei casi. Se uscirà dal centro di igiene mentale, poi tornerà dentro dopo qualche tempo, secondo molti medici e quindi non ci provano neanche, o se volessero, comunque, optano per una via non efficace.. pure qui.. le cose possono essere fatte diversamente. Anche perché di persone uscite in piedi da un centro psichiatrico, io, ne ho conosciute davvero molto poche, e voi?
E a tal proposito..
La letteratura scientifica è piena zeppa di evidenze e articoli autorevoli che dimostrano i miracolosi benefici che la meditazione fatta bene ha sull’incremento del benessere e la guarigione del corpo, dell’umore, della nostra psiche, e non ultimo come anche sul bilanciamento dei mix biochimici di neurotrasmettitori nel nostro cervello con tutte le funzioni conseguenzialmente annesse. Mente non riuscirete a trovarne neanche uno riguardo dei possibili effetti collaterali. Cercare per credere. Ringrazio infinitamente Angel e Alexander, i fondatori dell’Accademia Di Coscienza Dimensionale, come di questo sito, per avermi fatto scoprire, gratis, senza la pretesa di nemmeno un ringraziamento, la meditazione e tanto altro ancora di questo fantastico percorso.. Siete persone speciali.
Ora.. voi siete qui perché volete sentirmi parlare di me vero? Scusate se vi ho dilungati un po’.. a me piace molto parlare, anche se dovrei rimanere più in silenzio a proposito di meditazione hahah
Sono anche dell’idea che se riesco a passarvi delle informazioni che in qualche modo possono esservi utili o stimolare in voi creatività ed emozioni nuove.. Non ho sprecato tempo a battere le dita per scrivere un testo, ma ne è valsa effettivamente la pena, anche fosse per una sola persona che avrà cambiato in meglio la sua vita. Come è accaduto anche a me.
Quando mi hanno ricoverato ho passato i primi giorni, a seguito di due flebo di “Dio solo sa cosa”, e un bicchierino di “vacce a capi’ ” nella più totale incoscienza, e assenza di me, di cui ricordo solamente un vago sogno, come se avessi dormito per tutto quel tempo.
Già qua potrei parlare ore su quanto è stato strano, nonostante io non fossi in condizioni psicofisiche eccellenti, di certo, non mi agitavo, non urlavo, non ero violento, ne mi ribellavo violentemente a quello che stava succedendo per venire sedato a tali livelli. Ero semplicemente fuso.
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Al mio risveglio non potevo capire però quanto i farmaci facessero effetto sulla mia psiche, potei capirlo solo a distanza di settimane, con dosi ridotte e la crescente assuefazione ai farmaci, ovvero che, ero disabilitato e distante dalla mia normale condizione di presenza mentale.
Direi che la sensazione che si prova è quella di assenza dal corpo. Di spostamento e disorientamento continuo, ti senti gonfio e stretto, come un pesce palla in una vaschetta piccola.
Ti senti imbarazzato a parlare con le persone, anche se sono nella tua stessa condizione, eppure ti senti in dovere di comunicare, come a provare che tu sei presente in quel momento, che esisti, a qualunque costo e che vali qualcosa.
Ti senti uno zombie a tutti gli effetti, anche se non lo ammetteresti mai per disagio.. perché sei davvero tanto più spento. Diventi ripetitivo anche con parole o nei peggiori dei casi, veri e propri “tic”.
Mi capitava di dire sempre una stessa parola magari come riempitivo nelle frasi, e per un po’, quando ero già fuori dal centro, con dosi “basse”, avevo un problema con le gambe, si muovevano “da sole”, non riuscivo a farle fermare, neanche in presenza di altri, come se camminassero con le ginocchia, ma io restavo fermo. E questo… mi ha causato molto imbarazzo, perché tutti, dopo giorni che se stavo in piedi e le mie ginocchia si muovevano per decine di minuti così, se ne accorsero, probabilmente risero pure, ma stare seduto era peggio, mi faceva stare in ansia., come se fossi troppo passivo a tutta la socialità intorno a me.
Infatti se mi sedevo, mi spegnevo e mi impallavo spesso a guardare un punto, senza pensare ad alcune ché, tipo quando sei stanco, ascolti tutti e capisci quello che sta succedendo, ma è come se, tra il te dentro e il te fuori, ci sia troppo “spazio” e “distanza”, per armonizzare il tutto.. poi la gente ti guarda e pensa che sei strano e inquietante, quindi era meglio stare in piedi e pedalare con le ginocchia a quel punto.
Un altro tic che avevo sviluppato era quello al volto, spesso quando provavo a mantenere, con coraggio, il contatto visivo con qualcuno sentivo come se il mio labbro si muovesse da solo con spasmi che sembravano alterare il mio sorriso, su e giù. Normalmente può capitare di fare sorrisi tirati per l’imbarazzo.. ma sono due livelli diversi.
Io lo percepivo come una crisi dell’identità, che voleva sorridere e cercava la felicità, ma in realtà era triste e non poteva più essere felice, ne nasconderlo dietro falsi sorrisi.. per questo lottavo per sorridere, ma la situazione non me lo permetteva.. e quindi non avevo il coraggio di guardare gli altri in faccia.. mi sentivo un po’ così i primi mesi fuori. Anche se i tic muscolari erano svariati come ad esempio alle palpebre, questi due erano i peggiori.
Ho avuto a che fare con i trattamenti per almeno un anno, o forse un anno e mezzo, scalando sempre più le dosi, le sensazioni e i disagi, non sono mai passati del tutto per tutto il trattamento, e sono rimaste per molto tempo anche dopo averlo terminato.
Ripensandoci tutte le persone che prendono psicofarmaci, o hanno smesso da poco, a prescindere dalle dosi, hanno la stessa aria: imbambolata come se pescassero tra le nuvole.. persa e presente.. imbottita.. oltre che gonfia.
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Si perché ingrassi molto con l’uso di psicofarmaci, o meglio ti gonfi, perché non ti senti o appari come una persona che mangia tanto, sembra più, che ti abbiano immesso aria in mezzo alle cellule, tra te e te stesso, che si sono allargate come l ‘elastico di un palloncino.. come un pesce palla in una vaschetta piccola appunto.. da bambino ero molto grasso e ho sofferto molto per la cosa.. quando smisi di allenarmi uscito dal centro, ritornai a mangiare cibo vero, ma comunque a prendere farmaci obbligato, quindi ingrassai molto e la cosa, non fu molto felice per me.. ma mi facevo forza.. non potevo sconsolarmi del tutto neanche volendo poi, perché i farmaci te lo impediscono.. è come se ti togliessero la forza vitale che sta alla base delle emozioni. Il motore della vita. Non puoi essere “veramente” neanche triste, ma non puoi neanche minimamente pensare di essere felice.
Penso che questa sia la fine per una coscienza, l’incapacità di provare alcun ché o di sentire pienamente e in modo abbondante, persino le cose che noi diamo per scontate.. come il rilassamento appena entri in una vasca, o la tristezza per una situazione brutta, o felicità perché fuori è una bella giornata..
È una situazione stagnante, dove le uniche cose che puoi provare veramente bene, sono l’assenza, la vergogna, un vago sconforto e continuo senso di ingiustizia di questo procrastinare la tua vita per via delle medicine (a me facevano questo effetto poi, ad altri avranno dato anche altro, io vi dico la mia). Non mi ha mai tolto la speranza tuttavia, anche se avevano tolto molto sapore alla mia vita. Ogni colore, ogni profumo.
Ero sempre io, ma non stavo bene neanche dopo mesi dall’evento e il rilascio dal centro ospedaliero, infatti pressai molto per farmeli togliere, e dopo altri mesi finalmente ci riuscii.. ovviamente scalando le dosi ti senti sempre un pelo meglio, ma comunque non ti senti mai pieno davvero..
Finita la terapia ho passato momenti pesanti, e anche tristi, visto che non avevo più la “protezione” dei farmaci, o meglio, ne stavo subendo il trauma da distacco, ma quanto meno ero fiero di me per aver terminato quel purgatorio pieno di nulla. Tanto che soffrire, ma sapendo che un giorno avrei sorriso di nuovo, non mi spaventava.
Oggi potrei sentirmi arrabbiato con tutta questa storia volendo. Ho visto persone “impazzire” molto peggio rispetto a come stavo io in quel periodo, e rimanerci per giorni. Davvero, per un po’ non ci stavano dentro… Sempre per colpa delle droghe si intende, soprattutto quando le si usa come modo per evadere dalle difficoltà della vita, e capita che alcune situazioni innescanti si sono generate, proprio da serate dall’ abuso eccessivo di sostanze. Un piccolo esempio: basta una ubriacatura molesta per sporcare anni di buone azioni, per esempio, e i giorni dopo, ti senti in imbarazzo per cose che da lucido non avresti mai fatto.
Ma quelle persone si sono riprese, pienamente, in qualche settimana, senza internamento. Settimane, mica mesi.. seppure continuassero a drogarsi! E parliamo di persone che perdevano di lucidità al punto da diventare violente, sembrando quasi impossessate nei picchi e poco lucide per uno o più giorni.
Sono sicuro che si poteva fare diversamente il tutto, perché come metodo di cura è stato davvero troppo lungo e come vi ho detto mi ha causato, esso stesso, tanti problemi che prima non avevo. Ti abbassa di molto la resilienza tutto ciò e non riesci a incassare le botte come avresti fatto normalmente. La vita picchia comunque anche se sei in riabilitazione infatti, perché la società deve andare avanti e tu con lei. Se proprio vogliamo dirla tutta, picchia più forte…
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Fui “fortunato”, che arrivò la quarantena e passai il tempo in campagna da solo, o al massimo con i miei genitori, mi diede tempo, per riflettere, per guarire, e per decidere cosa avrei fatto della mia vita in quel momento, così cupo a 360°. Avevo solo la natura che mi accoglieva, perché il mondo tutto era nel caos. E questa è stata la mia più grande fortuna all’epoca.
Infatti se avessi continuato a essere influenzato dagli altri, che sentivo il bisogno di appagare per via dei miei traumi passati e l’abitudine, che non riuscivo a maggior ragione a superare per via della debolezza datami dai farmaci, che non capivo neanche fosse un pessimo esempio di vita, chissà che non sarebbe andata diversamente per me..
Se la società e i suoi ritmi malati non si fossero fermati, a discapito del sistema stesso, chissà che scelte di vita mi sarebbero state obbligate e imposte..
Ovviamente parlo dei percorsi di vita, di studi e professionali.. cose molto importanti e tutte ancora in divenire per un ragazzo di 20 anni, che proprio in quel momento inizia ad affacciarsi al mondo. Caso contrario invece per le scelte in ambito sanitario, e non solo per il percorso psichiatrico si intende.
Certo, sicuramente infatti, sarebbe stato difficile ribellarmi alla campagna vaccinale, con cui all’inizio non ero d’accordo, ma per la quale non è che avessi molto carattere per farmi valere in quel momento, come invece è servito a chi si è opposto.. e a nessuno importava se già ricevevi punture intramuscolo.. non si sono curati neanche di informarsi per possibili effetti avversi dovuti dal mix di sostanze durante la vaccinazione. Tanto era tutto a responsabilità nostra, in questo caso specifico, la mia.
Ma è andata bene, nonostante mi sia dovuto fare tre dosi di vaccino, non ho intrapreso percorsi forzati, e ho avuto tempo, solo quello, per riprendermi.
Reputo infatti la mia ripresa un piccolo miracolo, perché di danni ne avevo cumulati parecchi e poteva rivelarsi per me un colpo fatale dal quale, non riprendersi mai più. Se sono sopravvissuto, ed emerso nuovamente, da quel connubio e susseguirsi di eventi al limite della catastrofe per una persona, riuscendo a riabilitare la mia figura, a trasformarla, a togliere vizi e cambiare abitudini, o addirittura, a riaffacciarmi a un percorso spirituale lo devo alla vicinanza alla natura.
Ai boschi, all’attività fisica, alle giornate di sole che ti scaldano il plesso e di pioggia che ti puliscono via i peccati.. a quelle di vento che ti ridanno ossigeno. Lo devo alla caparbietà di un ragazzo che desiderava vivere avventure e sognare più di qualsiasi altra cosa. Più di tutti i veleni che avevano in serbo per lui.
Lo devo alla mia famiglia, lo devo all’ essermi allontanato dai contesti limitanti e a quel quantitativo di forza che ogni volta dovevo trovare per crescere e diventare più saggio.
Lo devo ai nuovi contesti stimolanti, lo devo a persone sincere, a chi si è affezionato genuinamente a me in quei periodi e mi ha donato ricordi splendidi e pieni.
E se oggi questi sforzi possono essere valorizzati come io li desidero, possono trovare un senso e un completamento e una rivalsa lo devo ad ACD, lo devo alla meditazione, lo devo a quel motore che sta dietro tutte le cose belle e alla vita stessa.. che mi ha perdonato e dato modo ora di rimediare a tutti quei tanti “peccati” verso me stesso.. a tutto quel tempo che ho perso e le occasioni che purtroppo non torneranno più.
Ciononostante oggi, ora mentre scrivo, il mio cuore è pieno di felicità e mi sento profondamente, attaccato alla vita..
Grazie.