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Nel racconto della mia esperienza, devo adottare una modalità di narrazione sintetica, in quanto lo sto affrontando come un compito in classe per l’ampiezza di cose a cui devo riferirmi. Il mio percorso negativo si svolge nell’arco di quarant’anni. Avendone io 55 adesso. Ho preso anche degli appunti che vanno dal 2002 al 2008, di cui ne ho riletti in parte. In seguito il periodo è stato ancora più duro e di questo devo omettere il racconto perché rischio di perdermi. Nel 2016 ho trovato ACD ed ho iniziato a fare proprio le protezioni e la meditazione di cui necessitavo da decenni. È dai quindici anni circa che ho iniziato ad uscire con gente più grande e consumare alcool, ma in genere con tutti gli amici che fumavano e/o bevevano. Mi sono ritrovata con un ambiente famigliare un po’ in crisi, anzi avevo una sorella che si era presa la briga di portarmi con lei e un’amica, in giro per locali e, non mi rendevo conto, ma in certe situazioni avevo difficoltà ad affrontare la gente. Pertanto mi sentivo protetta e mi sembrava di mollare la tensione in queste uscite, che invece furono dannose. A quell’età ero molto introversa e non avevo l’idea di come fossi realmente, perché alternavo dell’entusiasmo e vitalità a momenti sporadici di senso di vuoto e pianti spontanei, che vivevo da sola senza parlarne, almeno all’inizio. Questo fino ai diciott’anni. Mi aiutava il fatto che avessi fatto una scuola che mi piaceva ed avevo progetti, avevo una tendenza positiva, e volevo costruirmi un futuro autonomo in cui avessi potuto viaggiare e lavorare per conoscere nuovi luoghi. Al tempo stesso però idealizzavo troppo e mi perdevo in ore di fantasie su “ciò che sarebbe stato bello” o su persone che conoscevo superficialmente e ovviamente idealizzavo.
All’ultimo anno di scuola però ho iniziato ad avere un attacco di ansia breve che poi è passato, mentre ero seduta nella sala di attesa della stazione. Stavo leggendo un libro di mattina molto presto prima delle sei, e c’era già un po’ di gente. In tutti i casi dei miei attacchi di ansia o panico, mi è sempre venuto caldo al volto e poi alla testa. Mi sembrava di bollire. All’inizio non avevo un motivo, la presenza di molte persone estranee mi spaventava un po’, poi è arrivata un’immagine di me che andavo a gettarmi sotto un treno, che già avevo sentito in un’altra occasione sul binario. Si trattava di vergogna forse, non sapevo, è certo però che rinunciare a superarli, lo stavo registrando come un fallimento. Le immagini sono l’altra caratteristica iniziale, che mi creava prima una forte ansia e poi una sensazione di irrealtà (come se non fossi dentro il corpo), di rigidità fisica, che peggiorava gradualmente fino ad avere il costante pensiero di fuggire dalle mie intenzioni o volontà e quindi mi sentivo persa in balia di una voce interiore improvvisa. In questo caso, se non sbaglio, rientrai a casa.
È in questo periodo dai diciassette anni che, a causa di frequenti bronchiti, mia madre mi portò da uno specialista, che mi diede una terapia di tre anni di vaccinazioni per allergia alla polvere, ed un intervento nella cavità nasale. Molte delle caratteristiche descritte nei volumi alieni, le posso constatare oggi anche su episodi di allora, in quanto i medici danno cose inutili perché sono spinti, non consciamente forse o forse dai soldi, a darti i farmaci più inutili e dannosi e in questo caso pure costosi, affinché’ si sviluppi poi la malattia in forma cronica. Alle prime vax i dottori non volevano farli perché non c’era la lettera di consenso del medico che li aveva prescritti, e una donna disse che sarei potuta anche morire. A quel punto mi ricordo che mi misi a piangere e mi chiesi per quale motivo fare queste terapie, però non opposi resistenza e in seguito non riconobbi nemmeno gli effetti avversi, che erano appunto legati a tutto il problema. Alcune caratteristiche le rileggo oggi sul volume sette di Angel (Prendere coscienza degli alieni, Apahtie, Amnesie, Schizophrenie), ed è l’unica fonte che ho trovato, a spiegarle così perfettamente in tutte le implicazioni , e soprattutto a dare anche la spiegazione di come avvengano.
Riporto un estratto dei miei appunti, in relazione all’episodio della stazione. “Sono immagini che mi vengono spesso, di tutti i generi, dato che ho una fantasia particolarmente fervida, probabilmente rievoco immagini di film, che mi hanno impressionato, e fatti di cronaca. La differenza è che in questa circostanza come in molte altre, mi spaventai e ritornai a casa, anziché prendere il treno ed andare a scuola. Poi alcuni episodi in classe: facevo fatica a rimanere ferma ed in silenzio al mio posto. immaginavo sempre di perdere la ragione e fare qualcosa di sconveniente. Questi episodi non ebbero seguito immediato, però il mio disagio nasce dal fatto che avevo paura di perdere il controllo “. In realtà oggi so, grazie ad ACD, che questa paura era una condizione che dipendeva dalla debolezza psichica e quindi facevo entrare direttamente gli operatori/ parte oscura, nella mia vita e che mi spingevano a mandare tutto in malora.
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Più che paura della morte era la violenza fisica che mi spaventava ed era una sorta di tortura auto inflitta, il continuare ad immaginare scene di violenza, sia fisica che verbale.
Riporto altro estratto. ” Il primo fatto che ricordo, in cui ho avuto un attacco di panico (per definire l’intensità dell’emozione), è stato un’estate non so a quale età, dai diciannove ai vent’anni. Mentre leggevo un libro, serenamente distesa su un letto, sola, a casa dell’amica di mia sorella, al mare. Ero presa dalla lettura di questo romanzo, una spy story che parlava di una doppia vita o dimensione. Ad un certo punto, mi sono sentita com’ero, distesa ed ho visto l’altezza dei piani, in quanto ero all’ultimo, sotto di me. L’immagine seguente era sempre quella di me che mi gettavo dall’alto. Quindi mi alzai ed in preda all’agitazione scappai al piano terra, indecisa tra le scale e l’ascensore, in stato confusionale e con la solita vampata di caldo eccessivo. Giù incontrai mia sorella e l’amica che mi guardavano stupite. Ritornai in fretta alla normalità ma il ricordo dell’emozione molto forte mi è rimasto.” Da notare che, anni prima nel palazzo vicino un hotel; una volta chiusero le strade perché si era gettata una ragazza di diciassette anni. Questa cosa mi aveva sconvolto non poco e ci avevo pensato perché per me era un fatto terribile.
Devo fare una precisazione, non soffrivo particolarmente di vertigini e paura dell’altezza, da molto piccola quando finivo i miei corsi di scii che purtroppo non furono molti, andai in alto da sola , sentendo anzi un gran senso di pace, lo stesso accadeva anche al mare , prima di questi problemi. Infatti un altro episodio avvenne proprio alla stessa età degli altri, quando dovevo fare un percorso di ore di trekking, in cui ebbi un attacco mentre prendevo la seggiovia ad un posto. Avevo preso la seggiovia decine di volte e sempre sola, però quella mattina dopo alcuni minuti ero sconvolta e sentivo una grande pesantezza, perché volevo scendere nel bel mezzo. Subito dopo quel fatto, percorsi a piedi creste e canalone senza alcun problema. Le persone con cui uscivo, anche in questo caso dell’escursione, erano sempre più attaccate ad abitudini alcooliche in cui coinvolgevano tutti anche chi non ne era solito, ma ero già arcistufa e cercavo un punto di riferimento per avere delle abitudini sane, pertanto seguii alcune attività legate all’arte marziale, con cui facevamo anche una breve meditazione in non pensiero. La cosa finì ben presto perché dovevo lavorare per pagarmi gli studi che volevo intraprendere e quindi andai a fare un lavoro notturno in un posto che aveva discoteca, locale di ristoro e sala da ballo per gente anziana. E questo iniziò a diventare un luogo denso di energia pesante in cui ebbi di nuovo problemi con l’ansia. Innanzi tutto persi qualsiasi contatto di amicizia e questo perché lavoravo i weekend e poi iniziavo ad essere stanca. Finora la vitalità era al massimo, avevo più problemi di iperattività che di apatia, ma stando sveglia di notte e dopo un passato di salute compromessa, stavo perdendo il mio entusiasmo. Iniziai a non prendere più i mezzi per andare ad iscrivermi e a perdere anche fiducia di riuscire a combinare qualcosa. Fino ad ora avevo dimenticato i miei attacchi ci ero passata sopra, sia perché erano sporadici, sia perché la scuola mi aveva stimolato e dato molte aspettative. Ero interessata a molte cose e convinta di avere le capacità per raggiungerle. Avevo fatto svariati lavori, ma ancora non mi ero iscritta all’università. Il problema era un blocco o conflitto, avvenuto con mia madre che non voleva, né che facessi le stagioni, né l’università, ma che cercassi un posto fisso. Non mi ero opposta. Chiunque avesse fermezza l’avrebbe fatto, ma io non avevo il coraggio e nemmeno ero molto stabile e matura. È più frequente trovare degli ostacoli, che la strada sempre spianata. Quindi in questo frangente, dopo una discussione accesa in cui presi pure una botta sul braccio, si stabilì che avrei dovuto continuare a lavorare in questo posto tossico, e da qui la mia ansia non fece che peggiorare al punto che poi si risolse in un ennesimo attacco di panico durato molto tempo.
Di solito durano dai cinque ai quindici minuti. In questo tempo non accade nulla esteriormente, se non che arrossisco, ma interiormente la tua fantasia ti ha già portato a morire nel modo peggiore e senti dei sintomi fisici, che nel mio caso sono un incendio e senso di vomito, oltre che una compressione in testa. La confusione ti colpisce a metà strada di un tragitto. I pensieri sono ormai fissi su andare avanti o tornare indietro. Finito questo rimane un senso di spossatezza enorme, come se ti fosse uscita tutta l’energia dal corpo, vergogna e anche tristezza a causa del non riuscire a fare cose, che hai fatto mille volte. La paura di un evento esterno è secondo me diversa, a meno che non si tratti di immaginazione che scatta, altrimenti è lo stesso senso di panico.
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In questo posto ci andai finche’ le mie risorse fisiche me lo permisero, dato che in un caso ebbi un attacco di panico, sul finire di un turno di lavoro durato dodici ore, a capodanno. Al mattino ritornando in auto, vidi una signora anziana a piedi con una valigia, in prossimità della stazione. Visto l’orario e il fatto che non ci fosse nessuno in giro, pensai che potesse essere un’allucinazione, quindi ritornai indietro per vedere dov’era ma non la trovai. La cosa mi creò la solita situazione di ansia immotivata e iniziai a premere sull’acceleratore per arrivare presto. Da lì in poi, iniziai a farmi accompagnare e sempre e solo con un grande senso di vergogna. Durante una di queste notti, io e mia madre, che a differenza mia era abituata a fare le ore piccole, vedemmo un ufo sopra la nostra testa, piuttosto grande e che girava con calma e silenziosamente intorno alla campagna. In questo caso non ebbi effetti particolari se non che rimasi stupita e lo volevo evitare, a differenza di mia madre che ne era attratta. In seguito ebbi anche una febbre molto alta e vomito che mi sopraggiunse quando ero al lavoro e nel ritorno ero poco cosciente, feci un sogno in cui stavamo andando in auto verso la luna, che si vedeva dal finestrino. Non so se le cose erano correlate però c’era un cambiamento in negativo e anche un altro episodio molto strano. Nei mesi successivi non riuscii a fare più nulla e abbandonai il lavoro perché ero spesso spaventata da tutto. La situazione divenne difficile, perché fu l’unica volta in cui i sintomi peggiorarono drasticamente, al punto di sentirmi fortemente in pericolo di vita a causa della mia mente. In tutto il periodo prima avevo vissuto senza cadere in crisi depressive o continue angosce che durassero per lungo tempo. In questo caso per un mese circa mi accadde di avere una forte crisi. In pratica ogni giorno io mi svegliavo e piangevo perché ero in pericolo, non sarei riuscita a passare la giornata e avevo un’angoscia perenne, inoltre sudavo sempre freddo e mangiavo a fatica, e piangevo a pranzo. Così per il resto della giornata, anche di sera stavo male e non riuscivo a stare da sola, andare a dormire mi dava sollievo ma il sonno non era riposante e piangevo pensando al risveglio… Ero come annullata. Questa cosa era accaduta nel 1993, avevo ventitré anni, non si è mai più ripresentata, anche se ho avuto maggiori ostacoli in seguito. Sono andata a chiedere di avere un ricovero perché mi ritenevo ammalata e non potevo stare a casa. Il medico che mi seguì si rifiutò. Preciso che pur essendo un medico come gli altri, lui mi diede un consiglio che era azzeccato, ovvero mi disse di andare ad abitare per conto mio oppure con il mio fidanzato (che trovai un anno dopo). Per il resto invece mi prescrisse un breve periodo di psicofarmaci, che inizialmente rifiutai, ma a causa della crisi accettai e questo era un periodo di farmaci a base di serotonina. Per i successivi anni, le ossessioni si consolidarono, come abitudini ad evitare qualsiasi situazione che mi esponesse a stare lontana da luoghi abituali, per evitare crisi di panico. Facevo sogni in cui realizzavo le mie paure oppure le superavo, ad ogni modo spesso con una sensazione di angoscia. Il conflitto però con me stessa aumentò anziché’ sentirmi in pace. Continuai ad inseguire una soluzione terapeutica, ma i lavori che trovai mi misero nella condizione di dovermi spostare e continuai anche a prendere farmaci, all’incirca una volta all’anno, fino al 2003, anno in cui in seguito ad una caduta dalle scale decisi di non prenderne mai più, e così avvenne. (Nota sugli effetti degli psicofarmaci. Questi farmaci insieme ai vaccini danno parecchi effetti avversi. Quelli da me provati, solo dopo vari mesi di assunzione e in quantità minima, erano questi. Depressione, gravi cali di concentrazione, stato di apatia con ipnosi che dura anche delle ore, stati di umore alterati e opposti, euforia, grave blocco della deglutizione, scosse elettriche dalla cervicale alle ultime dita della mano continue, problemi nella sfera sessuale, crollo della pressione quando si smettono, diarrea. Inoltre tutti i farmaci in genere soprattutto quelli prodotti negli ultimi anni, mettono a dura prova il fegato).
Era passato un sacco di tempo, in cui dalle analisi che avevo fatto non ne era venuta nessuna spiegazione. Dal 2003 circa iniziai a trovare persone che facevano terapie alternative, e che mi diedero svariate spiegazioni, ma non trovai alcun spunto per risolvere. Di queste non parlo, perché’ sono state abbastanza un buco nell’acqua e non sono rilevanti. Anche se d’altro canto, ho trovato nell’ultimo terapeuta la persona che mi ha dato l’informazione di ACD, e che io ho poi ho seguito (e lui ha preso un’altra strada). In tutti i casi comunque il comune denominatore, era che dovessi risolvere una condizione in cui, dovevo ancora elaborare un lutto e questa era una scusa, oltre che falso, perché non sapendo risolvere nulla o dare le giuste spiegazioni, preferiscono scaricare le cause su un evento, come se il singolo evento fosse sufficiente a rovinare una vita.
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Nella mia vita, mio padre era un po’ estraneo, in quanto conosciuto per 14 anni, nonostante fossi in buoni rapporti per il fatto che era posato, dava affetto e parlava solo il necessario, ma l’elaborazione di un evento traumatico è visto come un meccanismo molto strutturato e, invece non sempre funziona per tutti allo stesso modo. Le nostre memorie possono essere rivissute quando noi lo vogliamo o siamo spinti da fattori esterni, pur non avendo una vita basata su questo trauma.
Quindi da un lato ci sono dei terapeuti tradizionali che ammettono che le terapie verbali non funzionano, ma i farmaci possono aiutarti a passare il tempo, dall’altro ci sono terapeuti alternativi che ti martellano facendoti sentire molto più in colpa del necessario e di quando in quando ti dicono che sei un caso pietoso, così giusto per aiutarti a prendere coscienza… Di certo io mi sentivo già in colpa, consapevole del fatto che ci fossero persone con dei problemi molto gravi e dati da eventi o malattie.
Ho riportato i casi peggiori ma nel periodo successivo, fino a quando poi incontrai ACD, io passai dei periodi in cui ogni giorno, quando dovevo varcare la soglia di casa, avevo un attacco d’ansia seppur mi decidessi a risolverlo senza l’ausilio di niente. Non ho riportato le volte che li ho risolti, ma sono molte, anche se ormai la mia vita aveva preso una strada che non era quella che desideravo. Smettendo di prendere sostanze ho pensato a torto, che avrei risolto i miei problemi, ma mi sbagliavo perché le situazioni si rompono ma non si possono riparare. Quando incontrai ACD, il periodo era molto pesante ed ero in una fase di separazione. Ero sottoposta a continue pressioni, avevo perso il lavoro da molto tempo e non mi sono più rimessa nel mercato lavorativo. La protezione è stata un vero aiuto concreto, nonostante fossi all’inizio, mi sono resa conto che aveva un’efficacia e modificava proprio la situazione del momento. In seguito ho continuato e sospeso il percorso per un anno, una volta, e per un altro anno una seconda volta. Purtroppo ero convinta di non essere portata a fare questo percorso, proprio per il mio passato, e per quello che vivevo in quel momento. Anche se ritenevo il percorso di arti psichiche unico e inestimabile, dato che prima avevo provato delle meditazioni e mi piacevano, ma mancava tutto il loro significato, oltre che quello della dimensione fisica in cui viviamo. In questo percorso ho trovato tutte le risposte sulla vita, alcune cose ancora non le conosco ma i dubbi sono sempre stati il prodotto di suggerimenti esterni, in quanto c’è appunto la tendenza a dimenticare le esperienze positive. Ho pian piano mantenuto il controllo degli scatti di nervosismo e irritabilità inutile, col mio solito ritmo diesel, però i benefici ci sono sempre, ed ogni argomento è una scoperta. Quando ho letto i volumi di Angel ho realizzato molti dei motivi che mi hanno causato dei danni, da un lato mi sono sentita sollevata dai sensi di colpa, dall’altro, in alcuni casi ho fatto degli errori gravi.
Ad ogni modo ho scoperto una cosa fondamentale, che riguarda la suggestione. Che esistono delle emozioni artificiali, che possono essere positive o negative, ma il loro scopo è farti sbagliare strada e farti credere che stia accadendo qualcosa in un senso o nell’altro. Questo fatto lo vedo chiaramente non solo su di me, ma anche sugli altri. L’unica strada per non cadere nell’illusione è silenziare la mente, che ogni giorno è assillata da pensieri falsi e influenza tecnologica dannosa. Tutte queste spiegazioni sono state affrontate e ne sono molto grata. In base all’esistenza della suggestione ho anche appreso a guardare più a fondo le motivazioni che spingono gli altri, anziché vedere solo me stessa. Ovvero alcune persone hanno cercato di aiutarmi e hanno anche avuto atteggiamenti con cui entravo in contrasto, perchè non la pensavamo allo stesso modo, ed anche per dei torti da me subiti. Però in realtà se, accadono troppi di questi casi, il tuo modo di essere, la tua aura e le tue aspettative attirano problemi e quello che ispiri non è positivo. Quindi arrabbiarsi o essere troppo critici, gelosi, invidiosi o altro, è un atteggiamento che non fa progredire, potrà sembrare scontato, ma le ossessioni portano di questi sentimenti. Ho considerato ciò che mi è accaduto come un fatto slegato alla mia personalità. Ovvero quando ero giovane non avrei mai pensato al suicidio come risoluzione ai miei problemi, perchè ero molto interessata a fare la mia esperienza di vita e Non a sprecarla. Avevo l’idea che la Natura umana e del pianeta fosse quanto di più perfetto e che la vita era densa di emozioni positive, oltre ad avere la possibilità di creare e scoprire nuove informazioni. Il benessere in cui ho vissuto, rispetto a chi non ce l’aveva, era una base di cui potevo disporre, e gettare via tutto, mi pareva inconsistente e un po’ infantile, nonostante sia un gesto terribile. Al tempo stesso però, l’ambiente che frequentavo mi pareva e lo sentivo falso, e mi chiedevo spesso il significato di questa dimensione, inoltre le fonti religiose non mi convincevano affatto. (Questo a ventitré anni divenne un’ossessione). Non siamo qui per caso, né per soffrire inutilmente. Siamo qui per avere padronanza dei mezzi, della mente e della nostra vita. Grazie della possibilità di condividere.
Francis