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“Tu sarai amato il giorno in cui potrai mostrare la tua debolezza senza che l’altro se ne serva per affermare la sua forza”.
Credo che questa citazione di Cesare Pavese descriva in maniera sintetica ma efficiente la differenza fra un amore sano ed uno patologico.
Se c’è una cosa che ho imparato da quest’esperienza è di non giudicare una persona e la situazione che sta vivendo se non hai mai vissuto una cosa simile, perché non potrai mai comprenderla fino in fondo. Ricordo che da piccola sentivo spesso di donne maltrattate fisicamente o psicologicamente dal proprio compagno, e pensavo “che stupide! Perché ci restano insieme?”
Ebbene, avrei avuto la risposta anni dopo, provandolo sulla mia pelle.
Le dinamiche sono quasi sempre le stesse, un inizio quasi celestiale, in cui si prova molta affinità con l’altro e un’intensità emotiva tale da travolgerti totalmente, per questo nonostante il rapporto dia molta sofferenza non si riesce (e più spesso, non si vuole) rinunciare a un amore che si ritiene perfetto. Si tende a idealizzare il partner, esaltare smisuratamente i suoi pregi e sminuire i suoi difetti, o in qualche modo vederli come caratteristiche indispensabili. Il primo allarme è certamente la sofferenza, perché un amore sano ha un effetto rigenerante, ti dà forza e sicurezza, mentre quello patologico ti abbatte con violenza, ti fa a pezzi l’autostima e nonostante ciò desidererai ugualmente il partner, che riterrai insostituibile. Inoltre il rapporto è solo in potenza: non si vive realmente questo rapporto e quello che ci dà, ma solo quello che ci Potrebbe dare se si verificassero determinate condizioni, e si vive nella speranza che il partner possa cambiare un giorno. I ruoli sono piuttosto rigidi, solitamente uno dà regole e l’altro deve seguirle senza se e senza ma; si finisce per litigare per le stesse cose, perché il partner non vuole scendere a compromessi di nessun genere e non è in grado di ascoltare e venire incontro alle esigenze dell’altro. Spesso nell’esprimere il proprio disaccordo su una situazione si subisce una reazione piuttosto violenta da parte del partner, che comprende insulti e denigrazione della propria persona, riuscendo poi abilmente a far credere di essere noi dalla parte del torto, che è colpa nostra se si è comportato così e che in un certo senso lo meritiamo. Di conseguenza ha origine il cosiddetto effetto di ambivalenza affettiva (in maniera molto accentuata), che consiste nella coesistenza di sentimenti positivi e negativi verso la stessa persona, “odi et amo”, una repulsione e un’attrazione continua che renderanno ancor più complessa un’analisi obiettiva del rapporto. I rapporti interpersonali e più in generale la vita sociale diventano disastrosi: si vivrà unicamente per soddisfare le esigenze dell’altro trascurando tutto ciò a cui prima si teneva, e ci si ritroverà a tentare di giustificare in qualche modo l’atteggiamento aggressivo che il partner dimostra nei confronti delle persone a noi vicine. Si finisce quindi per isolarsi, perché si prova un forte senso di imbarazzo per questa situazione ma al contempo ci si vuole dedicare unicamente a questo rapporto eliminando tutto ciò che potrebbe ostacolarlo.
Ho dovuto affrontare questo per mesi e mesi, e fino all’ultimo ho mentito a me stessa ripetendomi che andasse bene così, che era quel che ho sempre voluto, soffocando la vocina che mi pregava di riprendere in mano la mia vita. Spesso sono stata mossa dalla convinzione di poterlo aiutare, ma è sbagliato credere di avere il potere di cambiare una persona col nostro amore e il nostro sostegno, perché è una scelta personale e implica innanzitutto il riconoscimento e l’accettazione del problema, e subito dopo un lungo lavoro per migliorarsi.
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Probabilmente penserete sia stato sciocco cascare in un meccanismo così banale, che voi sicuramente al mio posto avreste allontanato subito una persona del genere, allora vi sfido a trovarvi in una situazione simile. Essere giovani ed ingenui e vivere il primo amore, quello che credi durerà per tutta la vita non è semplice da raccontare, ma ho deciso di condividerlo affinché tutti abbiano la possibilità di riconoscere il meccanismo, ed evitare un’esperienza simile. Il primo passo da fare è innanzitutto ammettere a se stessi che si sta vivendo una relazione poco sana, e in questo possono esserci d’aiuto i nostri cari, che non essendo coinvolti in prima persona ma notando gli effetti devastanti della relazione su di noi hanno la possibilità di essere obiettivi e aiutarci ad uscirne. Eventualmente parlarne col partner e provare a reagire quando vivi una relazione del genere si instaurano precisi meccanismi che ti faranno abituare a non reagire e subire costantemente, e una volta individuati devi cambiarli ed essere reattivo. Se quando decidi di “ribellarti” il partner comincia ad essere violento o totalmente distaccato nei tuoi confronti, è il momento di allontanarsi. A questo punto inizia la parte più complessa: ricostruire la propria autostima. Durante questa relazione il partner tende a sottomettere la sua “vittima” andando a colpire i suoi punti deboli, infatti dopo averli individuati farà leva su di essi per poterti avere in pugno. Lamentele costanti (qualsiasi cosa tu faccia non va bene) derisioni, insulti, denigrazione della propria persona, finiranno per farti credere che meriti tutto questo e che forse sei davvero fortunato ad avere un partner del genere, perché non vali nulla e nessun altro ti amerebbe mai. A questo punto devi decidere se ripensare costantemente al passato e consumarti dall’astio e dal dolore, o se reagire finalmente: distacca tutto ciò che è accaduto e vai avanti. Riprendi a vivere, finalmente potrai prendere delle decisioni senza quel peso soffocante, senza la paura di un ennesimo litigio. Respira. Circondati di persone che ci tengono realmente a te e che ti stiano accanto in un momento così delicato, e che ti mostrino che persona meravigliosa sei. E soprattutto, mai provare sensi di colpa per ciò che è successo. Per aver fatto soffrire i tuoi amici, i tuoi familiari, e per aver permesso di essere trattato in quel modo, perdonati, perché tutti commettono degli sbagli e l’importante è apprendere dall’esperienza, ma soprattutto Amati. Prenditi cura di te fisicamente ed emotivamente, perché solo amando e rispettando te stesso vedrai la tua vita da una diversa prospettiva, una migliore in cui il mondo non è poi quel posto orribile che hai pensato, e forse vale davvero la pena vivere e lottare.
Voglio concludere questo articolo dedicandolo non solo a tutti gli uomini e le donne che hanno subìto questo genere di violenza, ma a tutte le vittime di violenza psicologica. A chi ha creduto di essere una nullità, di aver meritato tutto il male che ha ricevuto, e che forse il mondo sarebbe stato un posto migliore senza di lui, a chi è stato distrutto lentamente e, sentendosi risucchiare sempre di più in un abisso di disperazione ha temuto di non farcela.
Siamo qui adesso, siamo più forti di quanto pensiamo, valiamo più di quanto pensiamo! E se ci hanno fatti a pezzi è perché non erano in grado di affrontarci interi.
Atena
Atena, ti ringrazio per aver condiviso la tua esperienza. Sono certa che sarà d’aiuto a tantissime persone! Sei stata forte ad uscirne e tuttora lo sei. Un abbraccio ❤️
Bellissimo questo articolo quanto la forza di chi lo ha scritto. Ammirevole non è solo il gesto,ma anche l’intento messo. Si sente che è stato scritto col cuore affinché nessun altro possa vivere tali esperienze.
Atena, complimenti per aver preso in mano la tua vita in un momento difficile e aver trovato il coraggio di distaccarti da una relazione che ti faceva male. Questo sicuramente gioverà alla tua autostima. 🙂
Come hai detto tu stessa, in questi casi è facile criticare i comportamenti altrui da fuori, perchè siamo convinti che noi non ci cascheremo mai, ma è invece importante immedesimarsi nella vita degli altri e tu hai saputo affrontare quest’esperienza con molto coraggio!
Ti ringrazio, sono consigli che tutti noi dovremmo seguire 🙂
E’ bellissimo quanto ho letto.
Spero di poter, come te, arrivare a rialzare la testa e rinascere.
Ciao Atena so di cosa parli ho vissuto questa triste esperienza con il mio ex marito e finalmente dopo vari tentativi di separazione ci riuscii nel 2008 ritornando a vivere❤️
Ciao Atena,
Io ci sto passando adesso è le tue parole scritte mi sono di grande aiuto.finalmente vedo la fine di questa mia storia malata e sono sempre più convinta che ne verrò fuori definitivamente e più forte di prima!grazie del tuo articolo
Monica
Grazie mille Atena per aver condiviso la tua storia, servirà sicuramente ad altre persone! Sei stata molto forte 💜
Davvero complimenti, questo articolo vorrei farlo leggere a diverse persone che non frequentano l’accademia ma che si meriterebbero di poter riflettere riguardo questo argomento. Se non si dovessero iscrivere al suo interno, vedrò di farglielo leggere attraverso il mio cellulare 🙂