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Nel mese di gennaio mio figlio ed io abbiamo cominciato ad avere sintomi influenzali. Abbiamo dapprima fatto un auto test salivare risultato negativo. Dopo un paio di giorni, persistendo i sintomi e avendo perso gusto e olfatto ho deciso di farne uno nasale io sola, questa volta risultato positivo (a cosa chi lo sa, ma questa è un’altra storia).
Avendo avuto in passato un principio di polmonite vissuto abbastanza traumaticamente, ho deciso di ufficializzare la mia “positività”, credendo che questo mi avrebbe consentito di essere visitata (illusa!). Ho effettuato perciò un altro tampax a casa, ma fatto da un infermiere. Se quelli fatti da me mi hanno infastidita, quelli fatti dagli altri li ho vissuti come una profanazione. Per loro era una routine, qualcosa che facevano in batteria, era diventato un rompimento di palle e lo avevano scritto in faccia molto chiaramente, ed anche comprendendo l’umanità del loro sentire, questo ha appesantito ulteriormente la cosa, la mancanza di solidarietà, di condivisione e la reciproca comprensione, sono le cose che più hanno pesato.
Dopo il primo tampax avevo la sensazione di avere nel naso come un odore alcolico che non so bene definire, e che forse era portato dall’inizio del calo olfattivo.
Fortunatamente non ho mai avuto mal di testa dopo, il mio è stato un disagio emotivo, molto forte.
Quando oltretutto ho capito che non mi avrebbe visitato il mio medico, al quale ho detto che era allucinante che dopo due anni loro si rifiutassero ancora di fare il loro lavoro, e neppure l’usca, per la quale io non ero un caso grave, ho sentito solo il peso di tutto quel baraccone, al quale io stessa avevo deciso di prendere parte, cosa che da un lato mi ha fatto toccare con mano la situazione, che per fortuna per me non è stata particolarmente problematica, ma ho capito come lo stato di salute di alcune persone abbia potuto precipitare, tra lo scarica barili della sanità.
Una sensazione di precarietà, che avevo già peraltro vissuto in passato in momenti in cui ho avuto bisogno della sanità, trovando pressappochismo, disorganizzazione, mancanza di vicinanza, il tutto in questo caso aggravato dall’abbandono totale delle persone che non venivano neppure visitate.
Ho vissuto momenti di forte ansia, una spirale negativa da cui sono uscita lentamente, ero agli inizi del mio percorso in Accademia e questo mi ha dato la forza che arriva da alcune consapevolezze, acquisire determinate conoscenze e l’allenamento nelle tecniche mi ha dato strumenti potenti che mi hanno dapprima tenuta a galla e che adesso mi stanno letteralmente salvando. La sensazione infatti che sia arrivato qualcosa di subdolo e potenzialmente negativo nei confronti di mio figlio è iniziata proprio da lì, da una sera in cui ho avuto come la percezione di qualcosa simile ad un serpente nero che si fosse infilato sotto la porta e che strisciasse nella direzione di mio figlio. Al tempo non sapevo che è possibile colpire con la Prana, ma istintivamente nei giorni successivi ho iniziato a richiamarla e respirarla per sentirmi più forte ed in grado di neutralizzare questa serpe subdola. Ho anche pensato che il tutto potesse essere frutto della preoccupazione nei suoi confronti che ho scoperto in seguito essere essa stessa un modo in cui la negatività può avvicinarsi ad una persona, perciò mi sto impegnando per non essere io un’antenna umana per mio figlio. La pulizia da tutta questa negatività l’ho iniziata consapevolmente in queste ultime settimane, mi ci sono voluti perciò otto mesi per comprendere e iniziare finalmente ad agire e reagire in modo che sento essere adeguato.
Tammy
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