Ciao, tu l’hai fatto il vaccino?

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Ciao, tu l’hai fatto il vaccino? Racconto ciò che ho potuto vedere dal mio punto di osservazione durante il 2021, anno in cui in Italia ha preso il via la campagna vaccinale anti-covid19 , presentata dai media come una sorta di Missione Sacra volta a estirpare il Male dal mondo, dove il male sarebbe il famigerato SarsCov2, reo di aver mietuto vittime per una percentuale dell’ordine dello 0,0 e qualcosa % su tutti i contagiati (senza voler approfondire in questa sede la vera motivazione di quelle morti, tra cure inappropriate e numeri falsati per via di incentivi economici per le strutture sanitarie su ogni morte certificata covid…) e dove il Salvatore sarebbe il tanto venerato “vaccino”, preparato, secondo la narrazione ufficiale, nel giro di pochi mesi (quando per più di un anno, sempre secondo queste autorevoli fonti, nessuna cura era stata ancora trovata) e immediatamente distribuito e poi imposto a suon di ricatti saltando il periodo di sperimentazione. Bene! Detto questo, in quel periodo lavoravo in un’azienda in cui ho avuto modo di vedere giorno dopo giorno la transizione involutiva della quasi totalità dei colleghi: nel giro di poco i convenevoli passarono dal “Ciao, come stai?” al “Ciao, ti sei vaccinato?” fino al “Ciao, che marca di vaccino ti sei fatto?” (arrivati al punto che si dava per scontato che il vaccino l’avessi fatto per forza!). Nel mio ufficio 5 persone si sottoposero alla vaccinazione, o per meglio dire: alla terapia genica, di cui 3 hanno avuto effetti collaterali che per i 5 mesi successivi ho potuto testimoniare avessero ancora, fino al momento in cui fui costretto ad andare via perché il vaccino era diventato obbligatorio per lavorare, ora non so come stiano. Prima di passare alle conseguenze che queste persone hanno avuto, penso sia importante testimoniare anche il clima che si respirava: le persone benedette dal siero erano quelle che ad ogni minima pausa aprivano l’argomento, ne parlavano davvero ogni santo giorno ostentando tutte le loro informazioni, poi c’erano altri colleghi che invece o non intervenivano in queste occasioni oppure parlavano in modo generale senza manifestare una volontà o l’altra. La situazione stava diventando opprimente perché ci si sentiva isolati a non voler essere interrogati da un gruppo che invece era sempre più coeso e sembrava non aspettasse altro che avere la tua conferma di stare “dalla sua parte”. Il fatto era che il nostro voler mantenere la riservatezza ci stava impedendo di aprirci anche tra di noi, tanto che nessuno sapeva cosa pensasse l’altro, a parte una persona con cui avevo molto legato, e questo ci faceva sentire ancora più isolati. Allora capii che spettava a me prendere iniziativa, dato che casualmente quelle 4 persone erano proprio quelle con cui spontaneamente avevo legato di più, e potevo fare così da legante, e allora singolarmente iniziai ad approfondire l’argomento con ciascuno di loro, scoprendo finalmente che la pensavano tutti come me, ma a differenza mia non lo avevano mai detto, e così un giorno creai la situazione per avvicinarli tutti e scherzosamente li chiamai tutti “no vax” (termine col quale la propaganda etichetta chi la pensa diversamente riguardo il vaccino per creare discriminazione e odio tra i cittadini dello stesso popolo) e da lì subito la situazione cambiò, facemmo gruppo e l’aria in studio divenne molto più leggera. Veniamo adesso agli effetti avversi del siero. Innanzitutto uno dei ragazzi non vaccinati mi confidò che il motivo della sua scelta era che un suo amico di 26 anni era morto la notte stessa della seconda inoculazione, l’ultimo suo ricordo era proprio di quella sera in cui il ragazzo salutava gli amici, dicendo che si sarebbero visti il giorno dopo, ma il giorno dopo non si sarebbe svegliato… Tornando ai colleghi entusiasti della celebre puntura: Alba durante la giornata lavorativa più volte doveva correre al bagno perché le veniva nausea; c’era poi Antonella che troppo spesso vedevo chiedere un’aspirina, così un giorno le chiesi il perché e lei mi rispose che si sentiva stanca ogni giorno, le chiesi allora se potesse essere dovuto al trasloco che stava affrontando e ai preparativi del suo matrimonio, ma mi disse che era già da un po’ che la avvertiva, decisi in quell’occasione di non infilare il dito nella piaga sebbene fosse ovvio che si trattasse del vaccino, dal momento che quando la conobbi (pochi mesi prima della vaccinazione) non aveva mai mostrato quei sintomi; infine Stefano, il ragazzo su cui tutti hanno notato un cambiamento radicale innegabile.

 

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Lui era molto inserito nelle dinamiche di gruppo dei colleghi, aveva confidenza anche con i superiori, nelle pause parlava sempre con tutti, rideva e scherzava. Aveva anche qualche momento buio in cui si isolava, come se qualcosa di negativo in lui prendesse il sopravvento e allora si faceva da parte per non coinvolgere altre persone. Ebbene, dalla vaccinazione in avanti, quello appena descritto divenne il suo stato quotidiano, nelle pause non interagiva più con nessuno, il suo sguardo era sempre perso nel vuoto, anche la responsabile si vedeva che avesse un po’ di timore nel fargli un appunto in quanto si avvertiva che lui avrebbe potuto facilmente innervosirsi, chiedeva una bustina di OKI praticamente tutti i giorni. Un giorno ebbi l’occasione di parlargli e gli chiesi come stava, e mi disse che lamentava un dolore straziante allo stomaco, una fortissima gastrite, e di sentirsi sempre costantemente nervoso. Non dovetti aspettare il mio licenziamento per non vederlo più, perché lui andò via un paio di mesi prima perché non riusciva più a lavorare. Ognuna di queste persone sembrava non voler minimamente neanche considerare la possibilità che quei mali potessero essere correlati al vaccino, penso io, perché questo avrebbe significato mettere in discussione tutto ciò a cui avevano creduto e che avevano e difeso a spada tratta per più di un anno e questo non è da tutti, molto più facile e comodo continuare a credere ciò che dice la massa.

 

Raffae

 

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