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Un giorno in visita nella città di Scicli in Sicilia rimasi colpita da una statua bellissima mai vista presente nella chiesa Madre, essa rappresenta una Vergine Guerriera, con un manto celeste e vestito rosso, su un cavolo bianco come ad issare alla guerra, lunghi capelli neri ricci, la spada sopra la sua mano e sotto gli zoccoli del cavallo i corpi di Saraceni sanguinanti. E lì, nello stupore più assoluto di trovare questa figura in una chiesa, cercando di comprendere chi rappresentasse, la mia guida sciclitina mi stupisce con una leggenda, che viene ogni anno festeggiata e riprodotta in una grande festa l’ultimo sabato del mese di Maggio.
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La Sicilia è stata terra di tantissime conquiste e guerra, contesa per millenni tra tantissimi popoli, Punici, Greci, Romani, Saraceni, Normanni e tanti altri… ed è proprio quando il dominio dei Saraceni era giunto ormai al limite con la presa di Noto da parte dei Normanni che questo evento miracoloso avvenne durante una battaglia che pareva essere persa fin dall’inizio.
I Saraceni veri predoni non erano molto apprezzati dal popolo siculo, predoni di cultura araba spesso saccheggiavano le città che conquistavano, non avendo pietà né di donne nè di bambini.
Ma all’arriva dei Normanni la contesa per la conquista del territorio Siciliano divenne negli anni sempre più accesa tanto da instigare l’Emiro Belcàne ad un grande attacco.
Era Marzo del 1091 e nel porto di Donnalucata (borgata sciclitana) l’orizzonte divenne nero, un esercito come mai visto di velieri Saraceni oscurò la vista di ogni sciclitano, che nonostante nel terrore più totale accorse alle armi.
All’approdo delle navi nemiche iniziò una guerra sanguinaria ed impari, dove un esiguo numero di siciliani fronteggiare un esercito mai visto. Nonostante l’arrivo dei Normanni capeggiati da Ruggero d’Altavilla, la battaglia sembrava perduta e così i Saraceni sentivano il sapore di una ghiotta conquista, di una città strategica sia in mare che in terra, una città che sarebbe stata l’inizio della loro ripresa di potere sul suolo Siculo.
Ma ecco proprio quando tutto sembra perduto, quando la speranza è ormai quasi ferma, l’unica cosa che restava al popolo ormai sofferente sciclitanto è stata quella di chinarsi nel chiedere un aiuto Divino, perchè solo un miracolo poteva salvarli dalla sconfitta totale.
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Ma è proprio lì in quei momenti di maggiore sconforto che Dio mostra la sua maggiore presenza, e così da una intensa luce dorata compare una bellissima donna su un destriero, con in mano una spada, indomabile, guerriera potente “Bella amazzone invitta, alma eroina” così come viene ricordata, che inizia a fare strage del nemico, il quale si sente inerme, e scappa terrorizzato dalla sua presenza, mentre l’esercito amico viene animato da un nuovo e potente spirito, riuscendo grazie all’intervento divino un piccolo esercito a sconfiggere e mandare in fuga un’intera armata.
Alla fine della battaglia Ella scomparve nel nulla così come era apparsa.
Dopo un millennio resta una leggenda, un monito di orgoglio e di festa per tutta la città di Scicli.
Lincea A.