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La mia città Catanzaro è avvolta da tantissimi misteri, uno di questi è legato al ponte di siano, nominato anche il ponte maledetto. Molte persone si sono tolte la vita lanciandosi nel vuoto, e dicono che le loro anime sono rimaste sotto il viadotto. Nel 1932 trovarono anche il corpo di un giovane ragazzo di nome Giuseppe Veraldi. Quel ponte in quel periodo veniva attraversato a piedi, collegava il quartiere Siano da Catanzaro. Un giorno una giovane ragazza di 17 anni e sua nonna lo stavano percorrendo, la ragazza curiosa volle affacciarsi dal parapetto per guarda l’altezza, ma ebbe un malore e cadde in uno stato di trans, la nonna con l’aiuto di un passante la portò a casa e la misero al letto. Al suo risveglio con una voce strana dal tono maschile inizio ad invocare la madre. Quando la madre si avvicinò lei non la riconobbe, dicendo che sua madre si chiamava Caterina e che aveva bisogno di parlare e che solo a lei avrebbe raccontato cosa stesse succedendo, chiedendo di andarla a cercare indicando anche la via dell’abitazione. La ragazza iniziò ad avere atteggiamenti strani, inizio a giocare a carte fumare e bere, cose che non aveva mai fatto… nel frattempo nel quartiere si era sparsa la voce e in molti andarono a vedere questo evento così strano. La ragazza invitò a quattro persone presenti a giocare a briscola, chiedendogli di versarle del vino con del papavero e del sale, dopodiché iniziò ad urlare contro i presenti accusandoli di volerla avvelenare e portarla sotto il ponte. I familiari cercarono di tranquillizzarla e metterla al letto, e passò una notte insonne. Il giorno dopo scappò di casa e si recò dalla signora che lei diceva fosse sua madre, quando si incontrarono la signora gli chiese cosa stesse accadendo e la ragazza sempre con voce da uomo la chiamò mamma, dicendole che era Giuseppe Veraldi suo figlio, raccontandole che non si era suicidato dal ponte, non le avrebbe mai causato tanto dolore, ma che fu ucciso e portato sotto il viadotto per questioni sentimentali, aggiungendo anche i nomi degli assassini. Per dare ancora più prove l’entità condusse la giovane ragazza posseduta sotto il ponte, la fece spogliare da abiti e scarpe e glieli fece mettere nella stessa posizione dove all’epoca furono trovati dai Carabinieri. Da questo episodio si fece luce al caso, e dall’autopsia emerse che il povero ragazzo non morì per caduta, ma per percosse. Purtroppo questo non bastò per riaprire il caso e condannare i colpevoli. Giuseppe lasciò il corpo della ragazza dopo 36 ore, ma lei non ricordava nulla di quello che le era accaduto. Ancora oggi se ne parla… e quasi tutti hanno timore di passare la notte da quel ponte.
Mary Alotta