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Il Bus de la Lum, il cui significato in dialetto locale è “Buco della Luce”, è un inghiotto carsico che si situa a Caneva (Pordenone), presso l’Altopiano del Cansiglio, area prealpina che ricopre i territori di Treviso, Pordenone e Belluno. Questo luogo, caratterizzato per la sua apertura a strapiombo, è purtroppo tristemente noto per essere stato utilizzato durante la seconda guerra dai partigiani come una fossa dove vennero gettati vivi, con i polsi legati con dei fili di ferro, i soldati della Repubblica Sociale Italiana, militari tedeschi e molti civili inermi. Famoso racconto popolare, narra che ai soldati veniva promessa la libertà se fossero riusciti a saltare da un’estremità all’altra dell’inghiotto.
Questo inghiotto, è profondo circa 180 metri (ve ne sono anche di più profondi, come quello della Genziana, profondo circa 600 metri). Sul fondo si apre una caverna laterale, attualmente però coperta da detriti. Si è inoltre appurato, che alla profondità di circa 80 metri ci sarebbe un secondo inghiotto chiamato “Il pozzo dei bellunesi” che si presume sia in comunicazione con le sorgenti dell’altopiano. Sarebbe dunque veritiera la diceria popolare che ricorda come il sangue dei soldati gettati nell’inghiotto scorresse lungo le sorgenti del Gorgazzo.
Vi è una leggenda più antica della seconda guerra mondiale, riguardante le streghe. Gli antichi abitanti hanno sempre temuto questo posto perché era abitato dalle Anguane, creature della mitologia alpina legate all’acqua, ritenute streghe. Esse erano malvagie e ferocissime, avevano lunghi chiodi arrugginiti al posto dei capelli e delle zanne affilate. Queste donne uscivano dalla profondità del bosco per raccogliere le legna, bacche e funghi per poi scendere lungo il lago di Santa Croce. Se lungo il loro peregrinare incontravano dei bambini soli li prendevano e li portavano nel loro antro per ucciderli e cibarsene. Quando erano tutte riunite in questo antro, accendevano un fuoco che saliva da queste profondità che produceva alle sommità delle fiammelle che nei secoli hanno indotto i pastori che le vedevano a chiamare la voragine con questo nome (buco della luce).
Anticamente l’inghiotto veniva considerato come un accesso alle profondità della terra, attraverso cui uscivano energie sotterranee, dunque un luogo di evocazione per far sfuggire spiriti maligni ed invocare la protezione delle divinità benefiche e protettrici.
Chiara Calien