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Ho iniziato a fare uso di cannabis al liceo, trascinata dalla curiosità e dai miei compagni di classe. Ricordo ancora che la prima volta non mi è sembrato nulla di che, non percepivo niente né mi sembrava più di una sigaretta (non che quella faccia bene eh!). I vizi li ho iniziati da giovane e poi, per fortuna, li ho smessi tutti ad uno ad uno. Già allora bevevo, fumavo e mi facevo le canne, ai miei occhi di quel tempo era un “normale” divertirsi con gli amici, a pensarci ora invece lo trovo piuttosto patetico, tanto quanto allora mi pareva trasgressivo. Uscivo, fumavo, bevevo sempre e qualche volta mi facevo le canne. Molte volte sono stata anche male perché tutte quelle sostanze messe assieme erano un vero casino per la salute del corpo ma, soprattutto, erano un gran casino per l’anima, che andava via via perdendosi, senza che nemmeno me ne accorgessi. Penso anche ai miei genitori che mi vedevano tornare a casa sempre sballata… sarà stato uno spettacolo penoso e sicuramente gli avrò dato un sacco di preoccupazioni.
Per quanto riguarda la droga, non sono mai andata in cerca di comprarla, ma quando capitava che qualcuno offrisse io accettavo, cosa che succedeva spesso. Poi un giorno accadde una cosa che non aveva poi molto senso, visto che ero io quella che fumava: il mio ragazzo ne porta a casa un po’ e da allora, assieme, abbiamo continuato per tanti anni. Troppi. La droga era diventata un rituale quotidiano per rilassarsi ed evadere, allora pensavo fosse un mezzo per liberare la creatività quando scrivevo o creavo musica, ma in realtà era diventata una gabbia, sotto tanti punti di vista. Ti rendeva apatico, ti faceva perdere un sacco di tempo perché volevi solo stare “rilassato”, ti isolava perché quando eri in mezzo alla gente ti sentivi in soggezione e poi quando la finivi ti sembrava tutto “strano” quando invece era normale: era solo la mente che si trovava ancora in uno stato alterato che non ti faceva apparire bello ciò che avevi attorno, perché ti sembrava sempre che mancasse qualcosa. Invece non mancava proprio un bel niente, era solo apparenza. Se da ragazzina lo facevo per trasgredire e sballarmi, con l’avanzare dell’età lo facevo solo per rilassarmi, non esageravo mai e mi ero creata una specie di spazio in cui stavo in pace. Una finta pace perché in realtà la mia vita era un disastro per quanto la affrontassi sempre con il mio spirito solare e positivo. A riguardare ora indietro vedo solo tante trappole, una dietro l’altra in cui cascavo in continuazione, percependo chiaramente che così non avrei mai potuto essere felice. Avevo in qualche modo annullato la mia individualità e percepivo tutta l’enorme sofferenza della mia anima che si sentiva inespressa. Era straziante. Mi sentivo in trappola. Cercavo di essere ciò che gli altri si aspettavano da me e posso dire che a mio avviso non c’è cosa peggiore. Cercavo di mediare a tutti i conflitti in cui mi trovavo trascinata. Cercavo di giustificare i comportamenti negativi degli altri nei miei confronti pensando di essere io sempre quella in difetto, quella che sbagliava. Avevo la chiara impressione che ciò che io ero disturbasse gli altri fino a farli infuriare e non è per niente bello quando questi “altri” sono le persone a cui vuoi bene. Davvero una brutta situazione.
Poi, per caso, un giorno e poi un altro ancora, e di nuovo ancora, capitai su un sito e iniziai a trovare molto materiale interessante sulla spiritualità: era il sito di Accademia di Coscienza Dimensionale, allora molto diverso da com’è oggi, visto che molti documenti non erano accessibili. Iniziai a leggere ciò che potevo finché trovai la tecnica di meditazione sui 5 chakra e decisi di provare. Poi, il giorno successivo, decisi che l’avrei fatto ogni giorno, volevo ricavarmi quella mezz’ora per me e così feci. Questo scatenò l’inferno, perché il mio ragazzo non accettò per niente questa cosa, ostacolandomi in tutti i modi, arrabbiandosi, trattandomi male. Se penso ora alla forza che ebbi allora di continuare senza mai fermarmi, nonostante l’aggressività che avevo accanto, penso davvero sia stata la scelta più saggia della mia vita: se non avessi iniziato a meditare non avrei mai sentito l’energia e non avrei mai capito lo sporco che negli anni avevo immagazzinato a livello energetico. Quello fu l’inizio di un cambiamento, per molti versi difficile, perché tutto attorno a me cercava di farmi desistere, ma io avevo deciso. Per fortuna. Iniziai oltre alla meditazione a fare anche qualche altra tecnica, poi aumentai le meditazioni e imparai nuove tecniche e, man mano che mi nutrivo di energia, iniziavo naturalmente a sentire la pesantezza che mi portavano i miei vizi.
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Per prima cosa smisi di fumare e lo feci soprattutto perché mi resi conto di essere schiava di quello schifo: non ero io a voler fumare, era solo una dipendenza da cui non riuscivo a staccarmi. E non volevo essere schiava, lo ero già stata abbastanza di troppe cose. Così iniziai a percepire, ogni volta che fumavo, il sapore, l’odore, la sensazione sul mio corpo: non c’era proprio niente di bello. Un giorno, uscita da una sessione di meditazione, vado in cucina e c’era un odore di fumo che mi faceva schifo, così ho deciso di non fumare più lasciando lì il pacchetto quasi pieno. Il giorno successivo cedetti, ma restai ferma nell’avere consapevolezza di ciò che stavo facendo: sentii lo schifo in bocca, la puzza, la testa che girava e gettai la sigaretta. Alla sera, tornando dal lavoro, il mio ragazzo si accese comunque una sigaretta in macchina e mi venne “voglia”: feci un solo tiro e fu l’ultimo. Già “solo” smettendo di fumare sentii come tutti i miei sensi miglioravano e poi iniziai naturalmente a bere sempre meno finché smisi del tutto, devo dire che non mi costò poi tanta fatica nonostante le continue pressioni degli altri che ti facevano sempre sentire “strano” perché non bevevi, come se ti volessero convertire. Io avevo bevuto abbastanza e mi volevo sentire sempre più lucida. C’era però ancora una cosa che mi stavo trascinando: le canne. Quelle non erano facili da smettere anche perché il mio ragazzo fumava ogni giorno e la tentazione era sempre a portata di mano. Aumentai ancora la pratica e quando lessi il capitolo sulle droghe nel libro sugli Alieni di Angel Jeanne, la Fondatrice dell’Accademia di Coscienza Dimensionale, capii che dovevo smettere subito, perché non volevo restare imprigionata con la coscienza in dimensioni trappola illusorie. Ma non ci riuscivo. Ero sempre schiava e mi rendevo conto che non riuscivo a smettere sebbene volessi. Raccontai questo fatto ad uno studente dell’Accademia, che allora mi era molto vicino, e mi disse qualcosa di semplice: “se vuoi, puoi.”. Era vero. Aveva ragione. Non c’erano scuse. Io volevo. E così smisi per sempre.
È incredibile come poi la pratica ha iniziato a migliorare e, con lei, anche gli eventi attorno a me.
Tutto ciò che crea dipendenza è una droga e dipendere dall’assunzione ossessiva di una qualsiasi sostanza o azione non potrà portare mai qualcosa di positivo.
Ognuno di noi è diverso e non c’è una formula magica che vale per tutti: se dovessi dare un consiglio a chi vuole smettere di bere, fumare o drogarsi, per quanto possa sembrare assurdo, direi di farlo con consapevolezza, di cercare di percepire cosa quella sostanza fa al corpo e alla mente, di sentire il gusto, l’odore, anche quello che permane sulle mani e in bocca dopo averlo assunto perché, se ci si fa bene caso, ci rendiamo conto che quel gesto è ormai un automatismo e lo facciamo per abitudine fisica e mentale, non perché faccia bene al nostro corpo o alla nostra anima. Siamo solo dipendenti, schiavi. “Se vuoi, puoi” resta per me la verità più grande, perché siamo noi ad avere il coltello dalla parte del manico e possiamo imporre quella volontà su noi stessi. Per il bene nostro e della nostra anima.
-Anonimo