L’emozione di un viaggio

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“I viaggi sono i viaggiatori (F. Pessoa)”

“La cosa più pericolosa da fare è rimanere immobili (W. Burroughs)”

“Il modo migliore per capire il mondo è vederlo dal maggior numero di angolazioni (Ari Kiev)”

“L’unico vero viaggio verso la scoperta non consiste nella ricerca di nuovi paesaggi, ma nell’avere nuovi occhi (Marcel Proust)”

È con queste e tante altre frasi che iniziavo sempre la mia giornata lavorativa: in parte alla mia scrivania in agenzia di viaggio c’era tutta una parete piena di aforismi scritti a mano che invogliavano solo a mollare tutta la vecchia noiosa routine e a partire subito, non importa dove. Proprio come nel film “Mangia, Prega, Ama” che mi aveva emozionato dalla prima volta che l’avevo visto: non tanto per il film in sé, ma per le inquadrature di paesaggi mozzafiato e l’idea di un anno di assoluta libertà per andare ovunque si voglia. Un sogno!

Ho sempre avuto una forte attrazione per il viaggio, volevo (e voglio tuttora) esplorare il mondo, o almeno quanto più possibile; tra la passione sfrenata per l’Egitto fin dalle scuole elementari e i viaggi oltralpe a trovare cugini e parenti, forse è per questo che inconsciamente alle scuole superiori ho scelto l’indirizzo di studi linguistici e ho tranquillamente proseguito questo percorso anche all’università e in ambito lavorativo, stando sempre a contatto col pubblico (soprattutto straniero) e lavorando in molti settori dell’ambiente turistico.

Conoscere più lingue, oltre ad essere un arricchimento del proprio bagaglio culturale, mi ha quindi sempre aiutato sul lavoro ma, soprattutto, mi ha consentito di farmi capire ovunque andassi e di capire cosa mi veniva detto di rimando. Credo sia così tanta soddisfazione poter comunicare e interagire con persone provenienti da tutto il mondo e con background anche molto diversi dal nostro. Ogni lingua poi ha caratteristiche proprie e una bellezza tutta sua con cui confrontarsi: basti pensare allo spensierato spagnolo, o al romantico francese, al formale britannico, al preciso tedesco, o anche al nostro melodioso italiano.

Viaggiare quindi consente di scoprire popoli, sperimentare usanze e tradizioni diverse, e tutto questo ci porta l’enorme beneficio di una maggiore apertura mentale. Viaggiare è lo stimolo naturale alla ricerca del nuovo, l’istintiva attrazione per ciò che è estraneo, la sfida al confronto, l’esperienza di emozioni irripetibili, l’abilità di relazionarsi con il diverso da noi, la capacità di adattamento a situazioni imprevedibili e ad originali contesti. In sostanza, tutto si riduce alla ricerca non di una meta o di un qualcosa, ma di noi stessi. É anche grazie al viaggio infatti che ci rendiamo conto di cosa siamo capaci, di come reagiamo in determinate situazioni, di cosa ci piace sul serio, a cosa diamo importanza o priorità, di quanto e come riusciamo ad aprirci agli altri, a come ci adattiamo e cosa possiamo sopportare; tutto questo ci rende migliori, diamo più retta al nostro istinto, allontanando da noi pregiudizi e superstizioni.

Oggi l’uomo si sposta da un posto ad un altro principalmente per motivi di lavoro o di studio, ma soprattutto per diletto: c’è chi viaggia per l’amore verso l’arte, chi ama la natura e va alla ricerca di nuovi ed incantevoli paesaggi naturali, chi ama la musica e il folklore e viaggia per assistere ad una festa popolare o concerti e via dicendo; ognuno ha un motivo personale e intimo che lo porta a scoprire ed aprirsi all’avventura del viaggio.

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Il primo vero passo comunque lo ritroviamo già quando decidiamo di partire. É in quel momento che l’idea di un viaggio prende forma (anche se ancora abbozzata) nella nostra mente: nelle fantasie e nella pianificazione, nell’immaginare quello che sarà, siamo già attraversati da mari e deserti, da vicoli e strade e da quei panorami che diventeranno realtà e soddisferanno il nostro desiderio di conoscenza. A volte poi la destinazione non è neanche così fondamentale, ogni tanto quello che si desidera è solo interporre km e km tra la propria casa/lavoro/solita vita e un luogo qualunque, per quel bisogno di staccare la spina che sentiamo dentro e che quasi diventa una necessità.

A me personalmente piace un sacco organizzare in parte il mio futuro viaggio (deformazione professionale da ex agente di viaggi immagino), mi piace cercare informazioni sulla mia destinazione e trovare i punti o luoghi più caratteristici e memorabili da visitare, anche se la vera essenza di una città, si sa, non è da ricercare nei punti turistici di massa e non può venire strutturata da una tabella di marcia organizzata al 100%: ogni tanto bisogna “perdersi” e lasciarsi andare per trovare vere bellezze nascoste alla maggior parte delle persone.

Dopo la prima fase di pianificazione e organizzazione, arriva il giorno stabilito per la partenza: oltrepassata la soglia di casa finalmente si parte! Il viaggio vero e proprio ha inizio, l’entusiasmo decolla! Tutti i programmi fatti e le aspettative si dispiegano davanti agli occhi strappandoci (anche se solo temporaneamente) dalla nostra quotidianità.

Possiamo infatti prendere aerei, treni, biciclette o andare a piedi, ma il vero mezzo di trasporto su cui ci muoviamo è la nostra percezione. Le emozioni dominano e i sensi si attivano per affrontare e interpretare quello che non conosciamo e verso cui abbiamo deciso di dirigerci: una eventuale nuova lingua con cui confrontarsi, i fastidi di un jet-lag, i suoni penetranti di una grande città o il silenzio di un bosco in montagna, cibi con forme e sapori a noi sconosciuti da assaggiare almeno una volta, i profumi intensi di spezie, incensi o l’odore del mare sospinto dal vento. La partenza è tanto più felice e attesa quanto più il viaggio viene interpretato come cambiamento, rinnovamento, possibilità di nuove esperienze, viaggio verso una realtà sufficientemente sconosciuta da risultare attraente e suscitare curiosità.

L’ultima fase infine è quella del rientro e del ricordo: tornare a casa significa ripercorrere, elaborare, trasformare in racconto, forse in nostalgia, tutto quanto. Si pensa che di ritorno a casa il viaggio sia finito, in realtà il viaggio non finisce mai perché lo si continuerà a ricordare nella nostra mente. Alla fin fine, torniamo indietro con un bagaglio più grande di quello con cui siamo partiti, solo che questo bagaglio non conta solo di souvenir o cose materiali, ma anche di tutto il vissuto, di tutte le avventure intraprese, degli incontri fatti, delle emozioni provate, delle cose imparate.

Personalmente mi sono ripromessa di fare minimo 3 viaggi all’anno, che siano vacanze lunghe di una settimana o solo qualche weekend. In questi tempi di crisi so che non tutti hanno la possibilità di questo impegno e di conoscere nuovi paesi, ma consiglio sul serio di fare almeno una gita di giornata ogni tanto, anche se in realtà tutti noi compiamo viaggi ogni volta che chiudiamo gli occhi poiché il viaggiatore è anche colui che non ha smesso mai di ricordare o di sognare.

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Da un paio di anni infatti, parlando appunto di sogni, sto creando una lista dei luoghi più curiosi e particolari che vorrei tanto andare a visitare: il Lago Rosa in Australia, il Mar delle Stelle alle Maldive, la valle dei Templi in Myanmar, la Porta del Paradiso in Cina (dove per arrivarci bisogna fare 99 tortuosissimi tornanti in bus e 999 gradini a piedi), etc.; per ora sono arrivata a 108 voci ma conto di aumentare il numero e poi iniziare piano piano a spuntare ogni voce della lista.

Uno dei miei prossimi acquisti inoltre sarà una cartina del mondo grande come una parete da appendere in camera, così da mettere una puntina su ogni città o luogo da me visitato.
E spero che un giorno quella cartina sarà ricoperta di puntine colorate.

E di piccoli sogni realizzati.

D’altronde, il mondo è la nostra casa e va esplorata e vissuta pienamente.

 

“Tra vent’anni sarete più delusi per le cose che non avete fatto che per quelle che avete fatto. Quindi mollate le cime. Allontanatevi dal porto sicuro. Prendete con le vostre vele i venti. Esplorate. Sognate. Scoprite. (Mark Twain)”

 

Ilary

 

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6 Commenti

  1. Bellissimo mi trasmetti la tua emozione nel viaggiare. Anche io amo scoprire posti nuovi e nuove culture, soprattutto nei posti meno turistici dove cogli l’essenza del loro paese.

  2. Hai fatto venir voglia di partire anche a me ahah! Hai ragione, viaggiare è meraviglioso, vedere nuovi posti, assaporare un’atmosfera, scoprire una natura che non ti saresti mai immaginato, immergerti in città e culture totalmente diverse dalla nostra… Ti auguro di riempire la cartina del mondo di puntine colorate ed esperienze meravigliose!

  3. Anche io amo viaggiare e leggere il tuo articolo mi ha dato una grandissima emozione! E pure io mi sono fatta una lista di luoghi da visitare 😀
    Ho visto le immagini del Lago Rosa in Australia e del Mar delle Stelle alle Maldive, sono incredibili!!!! Ora voglio vederli dal vivo!

  4. Anche io amo viaggiare visitando posti e persone nuove, arricchendo la mia cultura e contribuendo ad arricchire quella altrui. Una cosa fortunata che mi è capitata in tempi abbastanza recenti è un lavoro che mi fa viaggiare molto, sebbene entro i confini nazionali. Ma anche all’interno dello stivale ci sono posti meravigliosi! Grazie dell’articolo, ti auguro di visitare tutti i posti che desideri 🙂

  5. Bellissimo ed emozionante. Credo che tu abbia toccato dei punti molto intensi per quello che trasmette il viaggiare. E infatti , se non ti muovi da dove vivi , rimani con degli schemi emotivi e mentali fermi e non puoi guardare oltre degli orizzonti troppo limitati. E’ per questo che il viaggio , almeno per me e’ una crescita interiore. Non amo i viaggi molto organizzati e pubblicizzati, come atto di consumo, per portare a casa la propria esperienza tipo trofeo. Mi piacciono i posti piu’ nascosti e l’ organizzazione per step. Guardo con ammirazione chi viaggia con furgone , anche se so che e’ faticoso. Tempo fa , vidi dei pensionati spagnoli che viaggiavano in continuo, con i camper in giro per l’ Europa. Guardo anche con interesse i viaggiatori in bicicletta, un mezzo che amo. E nei pochissimi, troppo pochi viaggi che ho fatto, non amavo lo stress della fretta, ma nemmeno l’ ozio continuo. Ho conosciuto gente da vari paesi, in un corso di inglese, non parlavo la loro lingua e un inglese stentato..Appunto. Eppure queste persone mi “vedevano” , erano interessate a conoscermi e con una ragazza giapponese , e altri facevamo pranzi e cene insieme. Sono cose che rimangono indelebili. Mi piace molto il Mediterraneo e tutta l’ Europa, ma anche Infiniti altri luoghi. Ritengo di non aver visitato abbastanza il mio paese e questa e’ una grave carenza. Ti ringrazio per l’ articolo , coinvolgente , mi ricorda dell’ importanza del distacco dalle abitudini troppo stagnanti. Grazie ❤.

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